ultima regna
Prime parole dei due esametri e di un emistichio, riferiti dal Boccaccio come esordio della Commedia di D. in latino. Sia nella Vita sia nell'" accessus " al Commento ne fa cenno; causa del cambiato proposito sarebbe stato il vedere " i liberali studi e ' filosofici essere del tutto abandonati da' prencipi e uomini " (Esposizioni, ediz. Padoan, p. 18), sicché D. reputò bene di ricominciare la Commedia in volgare e proseguirla fino alla fine, tralasciando la stesura latina, il cui esordio suonava così: Ultima regna canam, fluvido contermina mundo, / spiritibus quae lata patent, quae praemia solvunt / pro meritis cuicunque suis. Sia i versi che la notizia sarebbero stati desunti dal Boccaccio dalla lettera del monaco Ilaro (v. ILARO) indirizzata a Uguccione della Faggiuola.
Lo Zingarelli ha ben osservato che i versi in questione sono però tutt'altro che danteschi: essi dovettero essere accozzati da altri, con un po' di buona volontà e molta insipienza, dal momento che non dicono quasi nulla, e forse dovettero essere ricavati sulla falsariga degli esametri della prima egloga dantesca a Giovanni del Virgilio. Non per nulla le egloghe seguono subito dopo sul retro dello stesso foglio nel codice Laurenziano, che fu prima zibaldone del Boccaccio, nel quale si trova la lettera. Il Rajna da parte sua ne aveva già sentito anche un'eco nell'apostrofe iniziale dal Del Virgilio rivolta a D.: " Indita pro meritis animarum, sortibus orcum, / Astrepitis Lethem, epiphebea regna beatis ". Ha ripreso e sviluppato queste ipotesi il Billanovich, affermando che la lettera di Ilaro, e quindi anche i versi latini, sono un abile esercizio retorico del Boccaccio.
Bibl. - Vedi la Bibl. sub v. ILARO.