ULTRAMONTANISMO
Il termine "ultramontano" (da ultra montes "al di là dei monti", cioè delle Alpi) ebbe nel Medioevo, applicato alle cose e alle persone della Chiesa, un'accezione puramente geografica: ultramontano era, per gl'Italiani, un papa tedesco; ultramontani erano, per i Tedeschi, gl'Italiani. Ma a questo significato puramente estrinseco e relativo si aggiunse presto una connotazione sostanziale e il termine finì con assumere un significato tecnico: in quanto le sorti politico-religiose dell'Italia e del papato sono considerate inscindibili, ultramontano comincia a essere, nei paesi non italiani, colui che, non tenendo conto degl'interessi nazionali, si afferma totalitariamente e integralmente seguace del papa.
Già durante le lotte fra papato e impero, i seguaci tedeschi del papa erano definiti, in Germania, come ultramontani. Ma la fortuna del termine, in questo senso, è posteriore alla Riforma, e si riconnette al prepotente affermarsi dello spirito nazionale per cui venne facendosi strada anche fra i cattolici quel sentimento di particolarismo ecclesiastico espresso dalla nota massima cuius regio eius est religio (v. chiesa: Chiesa e Stato). Il papato è sempre più considerato fuori d'Italia come una potenza straniera e gl'Italiani sono associati come agenti, alleati o parti in causa all'atteggiamento di Roma verso le chiese nazionali, nei riguardi dell'autorità dei vescovi di quella nazione e dei diritti dello stato in materia ecclesiastica. Sì che il termine "ultramontano", sorto, in questo senso, in Francia, finisce con essere usato un po' dovunque, fuori d'Italia, per designare persone e atteggiamenti favorevoli a questa affermata ingerenza del potere papale nella vita religiosa delle nazioni. È applicato in Francia agli avversarî delle cosiddette libertà gallicane, è adottato in Austria dai seguaci del giuseppinismo, e, in genere, dovunque da tutti i movimenti a carattere giurisdizionalista: erastionismo, regalismo, febronianesimo. Il termine ebbe particolare fortuna e nuove accezioni nel sec. XIX: in Francia, dove la rivoluzione francese lo rimette in onore per tutte le tendenze conservatrici e dove, avvenuta la restaurazione, torna spesso a identificarsi nel papa la fonte del potere legittimo, ciò che provoca, da parte degli avversarî, l'accusa di ultramontanismo a scrittori come La Mennais, De Bonald, De Maistre, Lacordaire; in Germania, dove, durante il Kulturkampf i seguaci della libertà e indipendenza della Chiesa di fronte allo Stato sono definiti come ultramontani. Anche il Concilio Vaticano diede luogo ad accuse di ultramontanismo. Il centro tedesco fu chiamato, dagli avversarî, partito ultramontano. Ultramontani furono detti i seguaci del Sillabo di Pio IX, e, più tardi, gli stessi avversarî delle correnti moderniste. È ovvio, in tutto questo, che per il cattolico non esiste alcuna distinzione fra ultramontanismo e una professione di cattolicismo integrale, mentre manca, presso gli avversarî dell'ultramontanismo, una chiara coscienza dei caratteri di ciò che essi definiscono come tale. Un tentativo di precisazione è quello, del resto non felice, compiuto da uno dei più vivaci polemisti contro l'ultramontanismo, il tedesco Fr. X. Kraus che ha definito (nelle sue Spektatorbriefe) come ultramontano colui che pone il concetto di Chiesa sopra quello di religione, che confonde il papa con la Chiesa, che crede essere il regno di Dio regno di questa terra e che il potere delle chiavi concesso a Pietro includa anche la giurisdizione temporale sopra i principi e i popoli, che ritiene le convinzioni religiose possano essere imposte coercitivamente.
Bibl.: C. Mirbt, Der U. im 19. Jahrh., 3ª ed., Lipsia 1902; L. K. Goetz, Der U. als Weltanschauung, Bonn 1905; Fr. Heiler, Der Katholizismus, Monaco 1923.