ultrasuonoterapia
Impiego a scopo terapeutico degli ultrasuoni. L’u. fu impiegata per la prima volta nel 1938 nella cura della sciatica. L’azione biologica, sfruttata a fini terapeutici, è la risultante di varie componenti: un’azione meccanica sulle cellule, che comporta l’acceleramento del metabolismo e degli scambi osmotici cellulari; un’azione termica collegata all’assorbimento di energia sonora; un’azione chimica, consistente nella demolizione di molecole e accelerazione di processi elettrici, osmotici e catalitici. A queste azioni va aggiunta un’ipotetica azione sul sistema neurovegetativo, che avrebbe per effetto modificazioni del tono neuromuscolare e neurovascolare. Sono possibili effetti lesivi: il limite di sicurezza è stato fissato, per l’uomo, in un’intensità energetica di 7 W/cm2. Le indicazioni sono essenzialmente rappresentate da sindromi dolorose (nevriti, artriti e periartriti, ecc.); le controindicazioni da cardiopatie, sindromi emorragiche, ecc. U. chirurgica: tecnica impiegata per la frantumazione dei calcoli (➔ litotripsia).