Umberto di Silva Candida
Cardinale (m. Roma 1061). Entrato (1015) nel monastero benedettino di Moyenmoutier, fautore della riforma della Chiesa, fu chiamato a Roma da Leone IX (1049) che lo ebbe proprio consigliere creandolo cardinale vescovo di Silva Candida (Porto e S. Rufina), durante il Concilio romano, e poi (1050) arcivescovo della Sicilia, allora sotto i saraceni. Avverso all’unione tra Chiesa greca e Chiesa latina, fu uno dei principali artefici della rottura nelle trattative avviate: dopo aver scritto l’Adversus graecorum calumnias, inviato da Leone IX a Costantinopoli con il cardinale Federico di Lorena, U. non raggiunse risultati positivi e scomunicò Michele Cerulario aggravando la rottura tra le due Chiese. Durante il pontificato di Vittore II, U. nel 1057 fece eleggere abate di Montecassino Federico di Lorena che fu poi papa Stefano IX. Con l’avvento dell’antipapa Benedetto X, dovette ritirarsi a Montecassino. Nuovamente bibliotecario della Chiesa, sotto papa Niccolò II, nel 1059 U. figura fra i sottoscrittori del Concilio lateranense. Fu anche al Concilio di Melfi, dove si stabilì l’accordo fra il papato e i normanni.