FIORE, Umberto
Nacque a Giampilieri (Messina) il 12 maggio 1896 da Giuseppe, ferroviere, e da Giovanna Tringali, casalinga. Dopo il terremoto del 1908 il padre lo inviò a Caltanissetta alla scuola tecnica. Rientrato a Messina e turbato dalle locali condizioni sociali e di disagio economico, maturò l'idea di avvicinarsi al socialismo.
Nella sua formazione politica un posto importante ebbe il settimanale Il Riscatto, diretto da F. Lo Sardo, segretario della sezione socialista e della Camera del lavoro. Il foglio socialista, dopo la scissione operatasi, nel 1910, nella sezione, si proponeva di raccogliere intorno al partito i vecchi e i nuovi compagni.
Nel 1913. insieme con Pietro Pizzuto che lo seguirà in numerose vicende politiche, fondò la sezione giovanile socialista. Eletto segretario, la diresse fino al 1920, quando per la forte concorrenza dei gruppi socialriformisti fu costretto a scioglierla e a ricostituirla, subito dopo, su nuove basi più estremiste.
In quegli anni il movimento popolare messinese viveva una esistenza alquanto travagliata. I numerosi problemi sollevati dal sisma, la disgregazione politica dei partiti locali, la crisi scoppiata all'interno della sezione socialista e della Camera del lavoro, scosse da numerosi contrasti personali e divisioni che riflettevano anche le differenti impostazioni e modi di procedere nell'opera di ricostruzione, avevano creato una profonda frattura nella classe operaia locale. Nel 1910 esistevano infatti a Messina due distinti organismi sindacali: il primo, vagamente riformista, faceva capo all'on. Giuseppe Toscano; il secondo, collegato alla Confederazione generale del lavoro, era ispirato dal Sardo.
Convinto neutralista, partecipò al conflitto mondiale come sottotenente nel 1° reggimento genio, ma continuò anche in trincea a propagandare le idee socialiste e diffuse tra i militari simpatizzanti scritti di Marx ed Engels. Scoperta l'attività della sua cellula, nella quale operavano anche il Pizzuto e diversi altri militanti socialisti siciliani, fu sottoposto nel luglio-agosto 1917, insieme con altri diciotto imputati militari e civili, ad un processo, svoltosi a Pradamano (Udine), al termine del quale - "per aver fatto attiva propaganda delle idee e dei principi cui si ispiravano i deliberati delle Conferenze socialiste internazionali di Zimmerwald e di Kienthal e del Bureau internazionale giovanile socialista di Zurigo" (Forcella - Monticone, p. 243) -, il tribunale militare di guerra lo condannò a sette anni di reclusione e alla degradazione. La pena inflittagli non impedì che fosse rimandato nuovamente al fronte, dove fu gravemente ferito sulla Bainsizza.
Congedato nell'estate del 1919, svolse una sistematica attività di propaganda politica e di partecipazione alle lotte sindacali, mirando a rafforzare le strutture organizzative del partito in seno al proletariato messinese. Nel 1919 fu chiamato a dirigere la locale Camera del lavoro, ridando slancio al movimento rivendicativo. Decisivo, per il rilancio organizzativo del partito socialista, fu lo sciopero intrapreso dalla lega elettrici: un nodo iniportante non solo per lo sviluppo delle lotte sindacali nella città e per la confluenza di numerose leghe riformiste nell'organizzazione confederale, ma anche per il dibattito ideologico che ne seguì all'interno del partito socialista locale prima della scissione di Livorno.
Nel 1920 fu chiamato a far parte della federazione giovanile socialista regionale. Aderente alla corrente comunista astensionista che si riconosceva nel Bordiga, approfittando di alcune circostanze favorevoli venne eletto segretario della sezione socialista, la cui maggioranza era detenuta dall'ala massimalista elezionista del Lo Sardo.
Dopo la scissione si iscrisse al partito comunista, insieme con il Pizzuto e Concetto Marchesi, allora docente nell'ateneo messinese. Superato l'orientamento astensionista si presentò candidato alle elezioni generali del 1921, nel collegio della Sicilia orientale. Nello stesso anno fu anche nominato segretario interregionale per la Sicilia e la Calabria della federazione elettrici.
Trasferitosi, nell'agosto, a Milano, continuò l'attività di sindacalista nella federazione degli elettrici e nel 1922 fu redattore capo del periodico comunista Il Sindacato rosso, il cui primo numero Uscì il 2 novembre, subito dopo la marcia su Roma. Nel 1923, minacciato dai fascisti, fu costretto ad emigrare in Francia e a Parigi; tra il 1924 e il 1925, oltre a lavorare alla redazione di Umanità nuova, diresse il foglio antifascista La Riscossa.
La permanenza in Francia non durò molto. Per forti dissensi con i comunisti francesi, poco tolleranti con l'opposizione trotzkista, nell'agosto del 1925 tornò in Italia. A Messina, insieme con il Lo Sardo, nel frattempo passato al partito comunista ed eletto deputato nel 1924, si impegnò nella costituzione del comitato interprovinciale di agitazione.
Arrestato nel novembre del 1926 insieme con altri esponeriti comunisti calabresi e siciliani per aver costituito l'organizzazione clandestina, prima fu mandato al confino, quindi nel processo tenutosi davanti al tribunale speciale per la difesa dello Stato, con sentenza del 18 genn. 1928, fu condannato a otto anni dì reclusione. Scontata la pena, ridotta a sei anni per il condono del 1932, seguitò nella sua azione di propaganda, in gran parte vanificata dalla vigilanza della polizia ma anche dalla mancanza di collegamenti con il partito.
Scoppiata la seconda guerra mondiale, nel 1941 fu inviato nel campo di concentramento di Lacedonia (Avellino), dal quale uscì nel settembre del 1943. malgrado il parere contrario delle autorità locali di polizia. Tra notevoli difficoltà di ordine politico ed organizzativo - superando le tendenze separatiste di alcuni gruppi comunisti indipendentisti e le perplessità destate nell'isola dalla svolta operata da P. Togliatti a Salerno -, il F. rilanciò l'attività del partito comunista divenendo un protagonista del dibattito politico in Sicilia. Dopo aver ricostituito la federazione comunista provinciale e la Camera del lavoro di Messina, coprì diversi incarichi nel partito e nel sindacato: membro della direzione meridionale al consiglio nazionale del partito riunitosi alla fine del marzo 1944, segretario regionale e dirigente del servizio emigrazione della Confederazione generale dei Lavoro, segretario generale della federazione pensionati.
Nominato sottosegretario al ministero dell'Industria e Commercio nel secondo governo Bonomi (12 dic. 1944-21 giugno 1945), membro della Consulta nazionale, il 2 giugno 1946 fu eletto deputato alla Costituente. Consigliere comunale di Messina, nel 1948 designato senatore di diritto perché aveva scontato cinque anni e undici mesi di reclusione in seguito a condanna del tribunale speciale, fu rieletto successivamente nel 1953 (collegio della Sicilia) e nel 1963 (Siracusa).
I suoi interventi al Senato riguardarono particolarmente i problemi dell'industrializzazione del Mezzogiorno, dell'emigrazione, dell'assistenza medica e farmaceutica e dei pensionati.
Morì a Messina il 15 maggio 1978.
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