GIORDANO, Umberto
Compositore, nato a Foggia il 27 agosto del 1867. Accademico d'Italia dal 1929. Nel 1881 entrò nel conservatorio di Napoli, nella classe di P. Serrao. Nel 1888, ancora alunno del conservatorio, ebbe dall'editore Sonzogno l'incarico di comporre un'opera. La quale fu: Mala vita (Il voto), tratta da un dramma di Salvatore di Giacomo e S. Cognetti. Mala vita, rappresentata a Roma (Teatro Argentina) il 21 febbraio 1892 (interpreti G. Bellincioni e R. Stagno) ebbe ottimo esito e G., per le sue eccezionali attitudini all'espressione teatrale, poté sino d'allora sentirsi sicuro sulla strada che voleva percorrere. Fece più rappresentare Regina Diaz (Napoli 1894), che ebbe scarsa fortuna ma che tuttavia portava in sé i germi musicali dell'imminente grande conquista artistica: Andrea Chénier. La grande fortuna di quest'opera (rappresentata per la prima volta alla Scala il 26 marzo 1896) si dovette anche al libretto, assai teatrale, di Luigi Illica, ma soprattutto al calore melodico e all'impeto drammatico della musica. Anche Fedora (libretto di A. Colautti dal dramma di V. Sardou), che venne rappresentata due anni dopo lo Chénier, riportò un caloroso successo al Teatro Lirico di Milano il 17 novembre 1898 (interpreti Gemma Bellincioni ed Enrico Caruso). Seguirono poi: Siberia (Milano, 19 dicembre 1903), che ebbe ottime accoglienze a Parigi; due opere brevi: Marcella (libretto di G. Cain e altri, Teatro Lirico di Milano, 1907) e il delicato Mese Mariano (dramma di Salvatore di Giacomo, 1910), Madame Sans-Gêne (libretto di R. Simoni dal dramma di Sardou) rappresentata con buon esito la prima volta al Metropolitan di New-York (25 gennaio 1915) sotto la direzione di Arturo Toscanini; La Cena delle beffe (dal poema tragico di Sem Benelli, riduzione dello stesso poeta), rappresentata alla Scala di Milano il 20 dicembre 1924 e la novella lirica: Il Re (libretto di G. Forzano, Milano, Scala, 12 gennaio 1929). L'esito del breve lavoro fu ottimo in ragione di quel raro intuito del teatro che nel G. ha finito col diventare una vera sapienza. In collaborazione con Alberto Franchetti, e su libretto di L. Illica ed E. Romagnoli, il G. scrisse anche la musica di un'operetta: Giove a Pompei (Roma, 1921).
La produzione del G., che con Mala vita sembrava voler seguire il movimento cosiddetto verista (rappresentato, in Italia, da Cavalleria rusticana), già con l'Andrea Chénier ritornò al romanticismo. In quest'opera la figura del G. si disegnò chiaramente: musicista che sente fortemente il teatro, che non vuole e non sa limitare il prorompere degl'impulsi schietti e aspira a un'assoluta libertà di espressione. Le melodie facili, quadrate, orecchiabili, delle sue opere si diffusero ovunque - come avvenne p. es. alla celebre romanza Amor ti vieta, della Fedora - facendo del G. uno dei musicisti più popolari. Dopo Fedora la tecnica del G. e i suoi mezzi espressivi vanno acquistando sempre maggiore ricchezza, in una via segnata specialmente da: Siberia (a proposito della quale G. Fauré scrisse: il secondo atto prenderà posto tra le pagine più espressive della musica drammatica"), Madame Sans-Gêne, La Cena delle Beffe, nella quale il G., pur ritrovando intatta la sua esuberante giovinezza musicale, volle però fare di questa un uso più accorto e meditato, e - inteso a stringere sempre meglio la musica al dramma - raggiunse senza dubbio un più alto livello d'espressione teatrale. Rapidi scorci tematici, vivaci e suggestivi rilievi ritmici e armonici aggiungono alle ben note qualità musicali del compositore anche qualità interpretative, rispetto alla psicologia dei personaggi, che in teatro assumono speciale importanza. Sempre più attratto dalle nuove tendenze armoniche e strumentali il G. volle cimentarsi in una novella lirica: Il Re, sopra ricordata, colorando la fiaba di vivaci giuochi contrappuntistici, di audaci dissonanze e di moderne combinazioni orchestrali.
Nel 1908 il G., allo scopo di rendere più agevole lo studio e la lettura delle partiture d'orchestra, pensò ad un sistema di "notazione moderna" secondo il quale tutte le parti avrebbero potuto notarsi a suoni reali e con sole due chiavi comuni di violino e basso (sol e fa). Tale sistema, presentato al congresso musicale didattico internazionale, tenutosi al conservatorio "G. Verdi" di Milano nel 1908, fu generalmente approvato, e con eguale sistema il G. curò e pubblicò le nove sinfonie di Beethoven (ediz. Ricordi), ouvertures, preludî, ecc., di autori diversi (ediz. Sonzogno). Notevole il fatto che più che in Italia il sistema del G. ebbe seguaci all'estero, e tra i compositori modernissimi che fecero propria l'iniziativa del G. si potrebbero citare A. Schönberg, S. Prokofev e altri.