GNUTTI, Umberto
Nacque a Lumezzane, nel Bresciano, il 3 nov. 1900, nono e ultimo figlio di Serafino e Teresa Nember.
La presenza della famiglia a Lumezzane è segnalata sin dalla metà del XVII secolo, ma è solo alla fine del XVIII che un ramo della stessa si specializzò nella produzione artigianale di armi da combattimento, una delle attività economiche caratteristiche del tessuto economico del Bresciano sin dal secolo XVI.
Nel 1860 il nonno dello G., Giacomo, diede alla produzione di armi, fino ad allora svolta informalmente dai membri della famiglia, una inquadratura societaria, fondando la ditta giunta ai nostri giorni con la ragione sociale s.a. Eredi Gnutti metalli s.p.a. La prima officina venne installata in un antico mulino con fucina e maglio, sulle rive del torrente Valgobbia, dove Giacomo si dedicò quasi esclusivamente alla forgiatura e arrotatura di attrezzi agricoli. Alla sua morte, nel 1893, l'attività fu proseguita dai figli Serafino e Andrea, che diedero alla ditta paterna la ragione sociale Serafino e Andrea Gnutti - Prima fabbrica italiana di armi e accessori da guerra, da scherma, da duello, da teatro e di lusso. Serafino, padre dello G., venne nominato tutore dei suoi fratelli e, insieme con Andrea, si dedicò ad ampliare l'attività, mirando alla trasformazione della produzione artigianale di armi bianche e di ferramenta in lavorazione in serie. Nel 1907, l'allaccio alla rete elettrica consentì all'impresa un salto dimensionale e un allargamento del portafoglio prodotti tali da garantire forniture regolari a clienti di importanza crescente. La fortuna della ditta fu da allora legata a una felice combinazione di committenze pubbliche e private e a una miscela di specializzazioni produttive capaci di sostenere il fatturato anche in tempo di pace.
Ancora bambino lo G. rimase orfano del padre, scomparso prematuramente nel 1911. Mentre egli proseguiva gli studi fino al conseguimento della licenza di scuola tecnica, il fratello Battista venne chiamato a svolgere di fatto un ruolo centrale in seno alla famiglia e nella ditta, la quale, ormai, dava occupazione a una quarantina di operai. Durante il primo conflitto mondiale, quando lo stabilimento venne dichiarato ausiliario per la fornitura di armi da guerra all'esercito italiano, lo zio, Andrea, rimase alla direzione dell'azienda mentre tutti i nipoti, compreso il giovane G., partirono per il fronte.
Il ritorno della pace, con la conseguente crisi economica, rappresentò una delicata fase di transizione per la ditta dei fratelli Gnutti, che tentarono una riconversione produttiva dedicandosi alla fabbricazione di coltellerie e di posaterie stampate.
La crisi dell'industria delle armi colpì soprattutto le armi bianche, rese obsolete dal totale predominio delle armi da fuoco, che fece di spade e pugnali il simbolo di un'epoca antica.
Il nuovo corso della ditta Gnutti fu intrapreso nel 1926, quando fu siglato, tramite la Breda, un importante contratto di fornitura di sciabole, baionette e fucili Mannlicher-Schonauer con il governo ellenico. Il felice esito dell'iniziativa risollevò le sorti della società che, nel periodo tra le due guerre, sotto la guida dello zio Andrea, dello G. e dei suoi fratelli Battista, Basilio, Giacomo e Luigi, vide una crescita del fatturato che portò a nuovi investimenti e a diversificazioni produttive.
La ditta Gnutti divenne così per grandi aziende destinatarie di commesse statali, quali la Isotta Fraschini o la Breda, un punto di riferimento produttivo cui cedere in appalto determinate competenze di elevato contenuto tecnico a costi contenuti.
Il contributo dello G., chiamato alla carica di vicepresidente dal fratello Battista, presidente dal 1926, nella gestione della s.a. Eredi Gnutti, venne qualificandosi per l'apporto strategico e concettuale nella programmazione delle linee di sviluppo della società.
Una delle scelte operative che caratterizzarono la direzione aziendale negli anni Venti e Trenta mirò a sostenere, in Val Trompia, lo sviluppo di attività artigianali indotte dall'industria bellica. Lo G., poi, seguì particolarmente il progetto relativo alla costruzione di abitazioni per gli operai e per gli impiegati, vista la necessità di importare forza lavoro dalle zone limitrofe e quindi di offrire adeguate soluzioni abitative. A tal fine, nel 1938, fu finanziata l'edificazione del cosiddetto Villaggio Gnutti, completo di chiesa parrocchiale, ospedale, asilo, ospizio per gli anziani e di altre strutture assistenziali.
Attorno alla metà degli anni Trenta, intanto, la trasformazione produttiva della ditta, legata alla crisi delle armi bianche manifestatasi già nel primo dopoguerra, fu formalizzata con l'interruzione della fabbricazione di queste ultime, e con il passaggio all'industria meccanica di precisione. Una trasformazione ulteriore, acceleratasi con la fine del secondo conflitto mondiale, ma prevista da Battista e dallo G. ancor prima dello scoppio dello stesso, fu dettata dalla necessità di svincolare l'andamento produttivo della società dalle contingenze belliche e dalle forniture militari. A tal fine, nel 1938, era stato acquistato, in Germania, un moderno impianto per la produzione di semilavorati di metalli non ferrosi, destinato a entrare in funzione nel dopoguerra.
La produzione di componenti ausiliarie o di specifiche tipologie merceologiche venne delegata a una serie di società controllate dalla società madre (trasformata in s.r.l. nel 1946 e in s.p.a. nel 1950) o anche da essa autonome, quali la Greiner, la Mival, la Società non ferrosi, l'Officina Monte, la SILMA e la Almac (poi Almag) San Giorgio. In tale ottica di distribuzione produttiva, anche l'attività della fabbrica principale venne suddivisa in tre stabilimenti: in quello centrale fu perfezionata la lavorazione di semilavorati non ferrosi; nello stabilimento di "Valle" la produzione fu orientata verso parti ciclistiche in leghe leggere, mentre lo stabilimento "Monte" fu dedicato alla fabbricazione di lucchetti e serrature e quindi al recupero del metallo dai cascami di fonderia.
Dal 1946 in avanti lo G. concentrò l'attività nella produzione di metalli non ferrosi, ricoprendo contemporaneamente cariche pubbliche in enti di natura creditizia, assistenziale e di amministrazione locale.
A partire dagli anni Cinquanta fu consigliere comunale di Lumezzane, e, nell'ambito istituzionale della città di Brescia, consigliere della Banca popolare, presidente dell'Automobile Club, presidente del Sindacato metallurgico-siderurgico-minerario, membro della giunta dell'Associazione degli industriali. Inoltre, in quegli anni, fu nominato commendatore dell'Ordine di S. Silvestro, cavaliere della Repubblica e, nel 1961, cavaliere del Lavoro.
Nel 1959, alla morte del fratello Battista, lo G. divenne presidente della Eredi Gnutti s.p.a., che l'anno successivo celebrò un secolo di vita. Intorno alla metà degli anni Sessanta, una redistribuzione delle proprietà familiari e delle partecipazioni azionarie consegnò al ramo dello G. la società Almag e altre proprietà, amministrate dai figli Giorgio e Damiano.
Lo G. morì a Brescia il 22 ott. 1982.
Fonti e Bibl.: Notizie e documenti personali sono stati forniti dal figlio dello G., Damiano; v. anche Roma, Arch. della Federazione Cavalieri del lavoro, f. pers.; 1860-1960. I cento anni della S. & A. Eredi Gnutti, a cura di F. Feliciani, Brescia 1960; A. Frumento, Le Repubbliche Cisalpina e Italiana con particolare riguardo a siderurgia, armamenti, economia ed agli antichi luoghi lombardi del ferro, 1796-1805, Milano 1985, ad ind.; A. Fappani, Enc. bresciana, VI, Brescia 1985, ad vocem; Società italiane per azioni. Notizie statistiche, sub voce.