GUGLIELMOTTI, Umberto
Nacque a Perugia il 12 febbr. 1892, da Camillo e da Maddalena Orsini. La sua famiglia era di Roma e il G., ancora studente universitario, aderì al Gruppo giovanile nazionalista della capitale. Vicino ai capi del nazionalismo romano, e in particolare a L. Federzoni, fu tra i primi redattori de L'Idea nazionale. Nel 1915 si arruolò volontario, combatté come capitano nell'81° reggimento fanteria e venne poi insignito di due medaglie d'argento al valor militare, di due croci di guerra e del distintivo d'onore di mutilato. Al termine del conflitto riprese l'attività di redattore dell'Idea nazionale e l'impegno nelle file dell'Associazione nazionalista italiana (ANI), di cui divenne uno dei giovani dirigenti. Alla fine del 1918 fu messo a capo del nuovo segretariato per l'organizzazione e la propaganda e fu incaricato, insieme con il segretario politico A. Caprino, di provvedere alla riorganizzazione dell'Associazione.
Dedicatosi attivamente alla politica, il G. prese parte anche a manifestazioni e scontri di piazza. Nel corso del convegno nazionalista di Roma (16-17 marzo 1919) presentò, insieme con G.Q. Giglioli, un ordine del giorno sulla questione dei combattenti. In occasione delle elezioni del 1919, come presidente della commissione elettorale del Gruppo nazionalista romano fu tra gli organizzatori della campagna dei candidati dell'ANI. Al termine del IV congresso nazionalista (Roma, 17-19 apr. 1920), fu chiamato a far parte della giunta esecutiva dell'Associazione e nominato segretario generale, continuando a occuparsi di questioni organizzative.
Di fronte all'eventualità di una fusione con i fascisti, divenuta più vicina dopo la marcia su Roma, il G. assunse un atteggiamento di recisa opposizione - come ribadì in un'intervista a Il Giornale d'Italia (7 genn. 1923) - e in febbraio presentò un suo progetto di unificazione, approvato dalla giunta esecutiva dell'ANI, che prevedeva più una confederazione dei due partiti che non una loro fusione, lasciando all'Associazione il compito di curare la propaganda culturale e politica e di dirigere le organizzazioni giovanili e universitarie. Tuttavia, una volta realizzatasi la fusione con il Partito nazionale fascista (PNF), il G., nonostante le riserve precedentemente manifestate, proseguì nel fascismo la sua attività di organizzatore politico e di giornalista: dal 1923 al 1926 fu vicedirettore dell'Ufficio stampa e propaganda del PNF; dal 1924 membro del direttorio del fascio di Roma, capeggiato da I. Foschi. Con questo, nel pieno della crisi seguita all'assassinio di G. Matteotti, fondò nel luglio 1924 il settimanale Roma fascista, assumendone la direzione cui, per un periodo, si associò anche Foschi.
L'attacco agli oppositori del fascismo e la difesa delle realizzazioni del nascente regime furono i temi dominanti dei primi anni di vita del periodico; particolare risonanza ebbe la violenta polemica antimassonica avviata sin dai primi numeri. Passato per il regime il momento di crisi, il settimanale attenuò i toni accesi e accusatori e si dedicò prevalentemente a temi connessi alla costruzione dello Stato fascista, con un'attenzione specifica ai problemi del PNF; al centro delle sue pagine fu anche la città di Roma. Il G. rimase alla direzione di Roma fascista fino al 1934, quando il settimanale passò alle cure del Gruppo universitario fascista di Roma.
Il 17 dic. 1926, succedendo a Foschi, il G. fu posto alla guida della federazione dell'Urbe, con il compito di adeguare l'organizzazione fascista di Roma e della provincia al nuovo ruolo disegnato per il PNF dal segretario generale A. Turati, allontanando in primo luogo i responsabili della perseveranza squadristica.
Il G. dispose a questo scopo la costituzione di una commissione di revisione e disciplina e di una commissione per la collocazione delle vecchie camicie nere, ma contribuì anche a dotare la federazione romana di strumenti per accrescere la presenza del partito nella vita pubblica, dando impulso allo sviluppo del Dopolavoro - di cui assunse direttamente la gestione dal 1927 - e incoraggiando la crescita delle opere assistenziali. Durante la sua segreteria furono estinte le pesanti passività ereditate dalla precedente gestione e fu realizzato il trasferimento della federazione nella nuova sede di palazzo Braschi.
Nel corso degli anni Venti il G. fu anche membro di organismi direttivi di diversi enti e istituti - collegati in prevalenza all'Opera nazionale combattenti (ONC) e alle organizzazioni professionali dei giornalisti - e condirettore, con N. Sansanelli e con A. Manaresi, poi direttore sino alla cessazione della rivista nel dicembre 1928, di Italia augusta, organo dell'ONC.
Il G. lasciò la federazione dell'Urbe nell'aprile 1929, quando entrò alla Camera dei deputati, dove rimase per tre legislature (l'ultima alla Camera dei fasci e delle corporazioni), occupandosi prevalentemente di questioni riguardanti l'organizzazione militare e il giornalismo. Dal 1929 al 1932 diresse La Nazione di Firenze e, dal dicembre 1931, fu a capo del Sindacato regionale dei giornalisti toscani. Nell'ottobre 1932 si sposò con Gina Forges Davanzati; da allora l'impegno nel campo del giornalismo prese definitivamente il sopravvento sull'attività di organizzatore politico. Un anno dopo fu nominato segretario del Sindacato nazionale fascista dei giornalisti, che guidò sino al 25 luglio 1943; fu anche direttore, fino al 1938, del Bollettino sindacale nazionale fascista dei giornalisti e membro della Corporazione della carta e della stampa, della Commissione superiore per la stampa e, dalla fine degli anni Trenta, del consiglio generale e del comitato direttivo dell'Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti.
Quale segretario del sindacato il G. si impegnò nella difesa dei livelli retributivi dei giornalisti e realizzò il rinnovo del contratto collettivo di lavoro nel 1939. Nel 1941 fu tra i promotori dell'Unione tra le Associazioni nazionali giornalistiche, organizzazione creata di concerto con i rappresentanti della stampa tedesca quale espressione delle potenze dell'Asse, di cui divenne vicepresidente.
Corrispondente de Il Resto del carlino dal 1932, poi responsabile della redazione romana, nel giugno 1936, alla morte di R. Forges Davanzati, il G. fu chiamato a dirigere La Tribuna, alla cui guida rimase sino al 25 luglio 1943.
Il quotidiano, espressione della componente nazionalista confluita nel fascismo, aveva all'epoca una bassa tiratura, che il G. riuscì ad aumentare, e si trovava in una difficile situazione finanziaria, che egli tentò di arginare finché, nel 1938, la gestione amministrativa non passò alla Banca nazionale dell'agricoltura.
Dopo l'intervento italiano in guerra il G. collaborò alla rubrica radiofonica Commenti ai fatti del giorno e ad altre rubriche di commento politico, che gli diedero notorietà; dal gennaio 1943 gli furono affidate le trasmissioni politiche per i soldati ("Cronache della guerra") che tenne fino al 25 luglio.
Alla caduta di Mussolini il G. fu arrestato "per zelo fascista"; dopo la nascita della Repubblica di Salò, nel quadro delle nuove nomine dei direttori dei principali quotidiani decretate dal ricostituito governo fascista, il 9 dic. 1943 fu nominato direttore de Il Giornale d'Italia, incarico che continuò a ricoprire durante i mesi dell'occupazione nazista della capitale (rievocò questo periodo nel volumetto L'assedio di Roma, Verona 1944). La notte del 3 giugno 1944, lasciata Roma, fuggì verso il Nord, dove, nell'agosto, fu chiamato a far parte del Comitato consultivo per la propaganda istituito dal ministro per la Cultura popolare F. Mezzasoma.
Nell'aprile 1945 la Commissione di primo grado per la revisione dell'albo dei giornalisti di Roma decretò la cancellazione del G. dall'Albo, per la sua attività a sostegno del fascismo. In seguito, privato anche dei diritti elettorali, il G. presentò ricorso alla Commissione provinciale di Roma per le sanzioni contro il fascismo, la quale, con deliberazione del 28 marzo 1947, lo prosciolse con formula piena da ogni addebito. Nel maggio 1949 fu archiviata anche una pratica aperta dall'Ufficio speciale per i profitti di regime.
Nel dopoguerra il G. riprese l'attività politica e, ottenuta la reiscrizione all'albo, la professione giornalistica. Dopo il 1946 si iscrisse al Movimento sociale italiano (MSI) e fu redattore de Il Secolo d'Italia; per qualche anno, insieme con E. Erra, fu anche direttore di Lotta politica, settimanale del MSI. Eletto consigliere comunale a Roma nel 1952, fu presto destituito, poiché il Consiglio comunale deliberò a maggioranza per la sua ineleggibilità, a causa degli incarichi ricoperti durante il regime. Nel 1953 si presentò alle elezioni politiche, sempre con il MSI, ma non fu eletto. Nel 1956 si ricandidò alle elezioni amministrative e ricoprì la carica di consigliere comunale a Roma fino al 1960.
Dalla fine degli anni Cinquanta il G. si dedicò soprattutto alla pubblicazione di opere di carattere storico, in gran parte con il Centro editoriale nazionale dell'editore G. Carlucci.
Il G. morì a Roma il 23 sett. 1976.
Fra le pubblicazioni del G. si ricordano ancora: L'azione politica del nazionalismo dal 1914 al 1920, Roma 1921; Previdenza, conquista civile, estr. da Le Assicurazioni sociali, X (1934); 8 settembre, Venezia-Milano 1944; Italia disarmata, Roma 1950; Repubblica sociale italiana. Storia (con G. Almirante, F. Anfuso et al.), ibid. 1959; La storia della Marina italiana, ibid. 1959; Le armi italiane nel secondo conflitto mondiale, ibid. 1963; I presidenti del Consiglio dei ministri dall'Unità d'Italia a oggi, I-III, ibid. 1966; I grandi italiani, I-II, ibid. 1970; I dittatori, I-III, ibid. 1972; Il prezzo della libertà. Storia del mondo moderno dal 1870 ai nostri giorni, I-II, ibid. 1977; Storia della Repubblica sociale italiana (con F. Massobrio), I-II, ibid. 1978.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Segr. part. del duce, Cart. ris., b. 86, f. W/R U. G.; ibid., Cart. ord., f. 530.213, G. U. Cons. naz.; f. 526.658, Roma. Federazione dell'Urbe; Partito naz. fascista, Segr. amm., Servizi vari, s. 1, b. 1045, f. Roma anno V; b. 1046, f. Roma anno VI; Min. della Cultura popolare, Gabinetto, Sovvenzioni, b. 232, f. U. G.; f. La Tribuna; Min. della Cultura popolare, Gabinetto, b. 342, f. Commenti ai fatti del giorno di personalità fasciste, giornalisti, gerarchi e scrittori; b. 343, f. Commenti, note del giorno, cronache di guerra, trasmissioni per le forze armate; Agenzia Stefani, M. Morgagni, scatola 27, f. 476, U. G.; Min. dell'Interno, Direz. gen. di Pubblica Sicurezza, Divisione Affari gen. e ris., 1926, cat. G1, b. 110, f. Roma, Fascio; 1927, b. 157, f. Roma, Fascio; Alto Commissariato per le sanzioni contro il fascismo (1944-47), titolo III, 22, f. 13.2, Albo professionale dei giornalisti, sottofasc. G. U. - cancellazione albo giornalisti; Ibid., Arch. stor. della Camera dei deputati, Consiglieri fascisti, f. 440, Notizie riguardanti il consigliere G. U.; Comune di Roma, Atti consiliari, vol. 252, luglio-settembre 1952; vol. 260, dic. 1963; vol. 263, aprile-maggio 1954.
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