UMBERTO I conte di Savoia
Chiamato per la prima volta blancis manibus, dalle bianche mani, in una cronaca del sec. XIV; più comunemente detto Biancamano. Si può considerare come il vero fondatore della potenza della sua casa, ma non si conoscono i suoi antenati. Dei documenti che ne ricordano il nome, o che si ritiene che ricordino il nome di lui e non di un altro, furono date, per tentare di spiegare le origini della dinastia, varie interpretazioni, ma le numerose teorie escogitate a tal fine non dànno affidamento di accostarsi alla verità. Non si conosce neppure l'anno della sua nascita, che può credersi avvenuta, con qualche approssimazione, verso il 980.
La prima comparsa del suo nome nei documenti si ha il 25 gennaio del 1000, quando un U. presenziò come teste una concessione di terre da coltivare, fatta dal vescovo di Belley nella contea di Sermorens. E si ha buon motivo di credere che l'U. del 1000 sia lo stesso che è teste il 2 aprile del 1003 a una concessione consimile insieme con la moglie e e con la qualifica di conte. Senonché alcuni genealogisti, i quali ritengono che la famiglia fosse divisa in più rami, con più U. contemporanei, non sono d'accordo nell'attribuire al Biancamano tutti quanti i documenti in cui quel nome figura.
È cosa certa tuttavia che egli fu uno dei feudatarî più potenti del regno di Borgogna sotto il re Rodolfo III, alla corte del quale non è inverosimile che egli coprisse la carica di contestabile, come generalmente si crede. Del resto egli sempre figura presente ad atti compiuti dal re o dalla regina, e quando Rodolfo III nel 1032 morì, e il pretendente Oddone o Eude di Champagne invase il regno per contrastarlo a Corrado II successore dell'imperatore Enrico II, al quale Rodolfo III ne aveva fatto cessione, U. accompagnò con altri feudatarî la vedova regina Ermengarda presso Corrado II per riconoscerlo come re di Borgogna, e poi nel 1034 al passo del Gran S. Bernardo ricevette le milizie italiche condotte fin là per ordine dell'imperatore dal marchese Bonifacio di Toscana e dall'arcivescovo Ariberto di Milano, e ne assunse il comando. Eude II fu sbaragliato e il regno di Borgogna sottoposto diretta mente all'impero. A un altro avvenimento di notevole importanza, succeduto alcuni anni prima, avrebbe partecipato personalmente, U. I: la pace di Dio proclamata nel concilio di Anse del 1025 da un grande feudatario di cui non è noto il nome ma avente giurisdizione nel Viennese, nel Sermorens e nel Belley, e che si ritiene sia appunto U. I che aveva giurisdizione in quei luoghi e ne era indiscutibilmente uno dei principi più potenti. Egli infatti già esercitava la sua sovranità su un vasto territorio, accresciuto poi dalle donazioni fattegli da Corrado II per la fedeltà dimostratagli nell'ultima guerra; territorio che quantunque inframezzato da altri dominî non ancora in suo possesso, al tempo della sua morte, avvenuta il 1° luglio del 1047 o del 1048, si estendeva dal Sermorens, dal Viennese e dal Lionese alla Moriana, alla Tarantasia, al Bugey, alla Savoia e allo Sciablese, di là dalle Alpi, nonché alla Valle di Aosta di qua.
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