SBORGI, Umberto
– Nacque a Cecina, presso Livorno, il 15 marzo 1883, da Guglielmo, di professione cartolaio, e da Giuseppa Varoli.
Conseguito nel novembre del 1904 il diploma in farmacia presso il regio Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento di Firenze, si iscrisse subito dopo al corso di laurea in chimica all’Università di Pisa, laureandosi a pieni voti nel dicembre del 1908.
A Pisa Sborgi svolse la sua carriera universitaria fino al 1928, come assistente e poi aiuto del laboratorio di chimica diretto da Raffaello Nasini, trasferitosi dal 1906 a Pisa dall’Università di Padova. Di Nasini egli fu allievo e stretto collaboratore; le sue ricerche si ispirarono nei temi e nelle metodologie a quelle del suo maestro, insieme al quale pubblicò nel 1914 uno dei suoi primi studi sull’analisi di sorgenti termali italiane, che sarebbero rimaste anche in seguito al centro dei suoi interessi (Indagini chimico-fisiche ed analisi dell’acqua acidula ferruginosa manganesifera litiosa ozonizzata delle «Bagnore» nel Monte Amiata, in Annali di chimica applicata, I (1914), pp. 42-63, con R. Nasini - C. Porlezza). Particolare attenzione era dedicata all’analisi dei gas emanati dalle sorgenti, interesse che, sin dalla scoperta dell’argon da parte di William Ramsay nel 1894, era stato coltivato da Nasini anche con l’intento di trovare, in esse e nelle esalazioni gassose presenti nel nostro Paese, questo e gli altri gas nobili.
A partire da questi studi era nata la collaborazione di Nasini con la Società boracifera di Larderello e con il suo presidente e amministratore delegato Pietro Ginori Conti. Sborgi, nato in quei territori come il suo maestro, sin dal 1923 affiancò e poi sostituì Nasini nella sua opera di consulente scientifico degli stabilimenti della Società, dove era stato costituito un attrezzato laboratorio chimico che consentiva non solo studi di carattere tecnico, ma anche ricerche di buon livello scientifico.
Il coinvolgimento di Sborgi nelle indagini sui soffioni boraciferi, sui prodotti che da essi potevano trarsi e sulle applicazioni industriali di tali prodotti, portò a numerose pubblicazioni tra il 1913 e il 1927, particolarmente lodate dalla commissione giudicatrice del concorso a professore per la cattedra di chimica generale inorganica e organica dell’Università di Ferrara, cui partecipò nel 1928. La commissione le definì «una notevole mole di lavoro» e «un contributo serio per la conoscenza di questi importanti composti» mentre avanzò qualche critica su altre ricerche, condotte nei primissimi anni della sua carriera e poi riprese successivamente, sulla passivazione di metalli in solventi non acquosi (Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero della Istruzione pubblica, Direzione generale dell’Istruzione superiore, Fascicoli del personale docente, ad nomen). Del resto tali ricerche, in cui aveva incontrato difficoltà non lievi in relazione ai materiali impiegati e all’ottenimento di risultati confrontabili tra loro, erano state sfavorevolmente accolte anche da Nasini, che aveva esortato Sborgi a intraprendere studi di altro genere per non rischiare di perdere troppo tempo (C. Porlezza, Umberto Sborgi, in La chimica italiana, a cura di G. Scorrano, Padova 2008, pp. 414-416).
La produzione scientifica di Sborgi fu valutata adeguata dalla commissione giudicatrice per il concorso alla cattedra di Ferrara. Vennero considerati positivamente anche i suoi titoli didattici, avendo egli tenuto per molti anni, dopo il conseguimento della libera docenza nel 1913, vari insegnamenti di chimica all’Università di Pisa, tra cui quelli di chimica tecnologica e di chimica fisica, quest’ultimo per oltre dieci anni. Egli fu quindi classificato secondo nella terna dei vincitori. Questo gli consentì di essere chiamato dall’Università di Camerino a ricoprire come professore non stabile la cattedra di chimica generale e inorganica per poi passare all’Università di Parma, dove divenne professore ordinario e fu anche nominato rettore nell’anno accademico 1935-36. Il 29 ottobre 1936 venne infine trasferito alla facoltà di scienze dell’Università di Milano.
Sborgi aderì senza riserve al fascismo. Poteva vantare un’iscrizione al Partito nazionale fascista già dal 2 novembre 1921, un brevetto (n. 80548) che testimoniava la sua partecipazione alla marcia su Roma, per cui aveva anche ottenuto la cosiddetta sciarpa littorio. All’inizio della seconda guerra mondiale restituì l’onorificenza di onorary member of the British Empire, concessagli sul finire della Grande Guerra, mentre era a Londra quale ufficiale di collegamento tra l’Ufficio invenzioni italiano e quello inglese (Milano, Archivio dell’Università degli studi di Milano, Fascicoli personali, f. 2828). A Londra erano nate due delle sue tre figlie, avute dal matrimonio con Jole Pontecorvo, sposata il 22 settembre 1917. La moglie morì prematuramente il 6 dicembre 1936.
Negli anni Trenta e Quaranta, gli studi di Sborgi continuarono a riguardare le emanazioni gassose attive in molte parti del territorio italiano, anche se la sua maggiore attenzione fu ancora per i soffioni boraciferi di Larderello, potendo lì contare sui laboratori e le attrezzature presenti che andavano ad affiancarsi a quelle, specifiche per l’analisi delle miscele di gas, che aveva organizzato presso gli istituti universitari prima di Parma e poi di Milano.
In particolare, in quel periodo si occupò dei gas nobili presenti nelle emanazioni (Studi e ricerche sui gas dei soffioni boraciferi con particolare riguardo al loro contenuto in elio ed altri gas nobili, in Reale Accademia d’Italia. Memorie della classe di scienze fisiche, matematiche e naturali, V (1934), pp. 667-709). Infine compendiò i suoi studi ventennali e le sue considerazioni teoriche e pratiche su tale argomento in un articolo pubblicato nel 1942 (Studi e ricerche sui gas naturali, in particolare sui gas vulcanici, in Annali di chimica applicata, XXXII, pp. 395-441).
Alla fine della guerra, dopo la Liberazione, per la sua adesione al fascismo, fu proposto per l’epurazione da parte del comitato interno istituito presso l’Università di Milano. Venne sospeso dal suo ufficio con decorrenza 1° agosto 1945; tuttavia, nel giugno del 1946, Enrico Molè, che ricopriva all’epoca l’incarico di ministro della Pubblica Istruzione nel primo governo De Gasperi, dispose che Sborgi non dovesse essere sottoposto a procedimento epurativo, tenuto conto che gli addebiti a lui mossi non potevano dar luogo a deferimento a giudizio, ai sensi del decreto legislativo 9 novembre 1945 n. 702, che regolava la materia.
Nei mesi in cui fu allontanato dall’insegnamento, Sborgi si dedicò a una curiosa opera di ben diverso contenuto, una favola scientifica, come lui la definì, in cui la descrizione di una leggendaria comunità, isolata da secoli dal nostro mondo, ed evolutasi in pace e fraternità, senza la piaga della guerra, gli forniva l’occasione per azzardare un rapido e divulgativo compendio dell’evoluzione della scienza e qualche previsione avveniristica su possibili future scoperte (I Kemi: favola scientifica, Milano 1946).
Rientrato in servizio, Sborgi riprese per alcuni anni il suo ruolo di professore, andando fuori ruolo nel 1953, al compimento del suo settantesimo anno di età. Gli venne assegnato come incarico didattico il compito di tenere conferenze di geochimica, compito che assolse nell’anno accademico 1953-54.
Morì pochi mesi dopo a Milano il 10 gennaio 1955.
Opere. Umberto Sborgi ha pubblicato circa 130 opere, di cui sono citate nel testo alcune delle più significative, atte a descrivere la sua attività scientifica.
Fonti e Bibl.: Oltre alle fonti citate si veda anche, per il periodo pisano: Pisa, Archivio generale di Ateneo, Personale docente, ad nomen.