Un anno di Grande bellezza
La crescita d’incassi del mercato cinematografico italiano nel 2013 è stata una boccata d’ossigeno, ma i
successi dei film di Paolo Sorrentino e di Checco Zalone rimangono casi eccezionali che non possono da
soli cancellare un bilancio spesso deludente. E una politica che non premia il cinema di qualità.
L’Oscar come miglior film straniero 2014 a La grande bellezza di Paolo Sorrentino e il trionfo al box office nazionale di Checco Zalone con Sole a catinelle sembrano le due ‘ciliegine’ ideali per chiudere in bellezza un anno che ha visto crescere gli incassi globali del mercato cinematografico italiano e la quota specifica del cinema nazionale.
Secondo i dati Cinetel (l’organizzazione dell’Associazione esercenti che monitora il 90% del mercato italiano), il 2013 si è chiuso con 97.430.864 presenze (+ 6,61% rispetto al 2012), il che fa ipotizzare un totale di più di 109 milioni di biglietti staccati (nel 2012 sono stati 102.633.108, ma i dati definitivi della SIAE vengono annunciati sempre con molto ritardo e non sono disponibili al momento di stampare queste note).
È cresciuta anche la quota del cinema italiano, che con 29.392.636 presenze – sempre dati Cinetel – ha conquistato il 30,21% del mercato, rispetto al 25,26% dell’anno precedente. In termini economici, questi numeri corrispondono a un incasso globale di 618.694.175 euro (+ 1,50% rispetto al 2012) e a 183.925.832 euro per il cinema italiano (+ 29,53%). Questo non vuol dire, però che ci siano molte ragioni per essere contenti della situazione generale, anche perché vanno contestualizzati i dati che alla fine dell’anno (e all’inizio di quello successivo, per quel che riguarda la carriera internazionale del film di Sorrentino) hanno modificato notevolmente un bilancio fino ad allora piuttosto deludente. In termini di biglietti, il ‘successo’ del cinema italiano deve tutto a Sole a catinelle, prodotto dalla Taodue di Pietro Valsecchi e diretto da Gennaro Nunziante, che firma anche la sceneggiatura con Checco Zalone: senza i suoi 8 milioni di spettatori (e i suoi 51.845.978 euro d’incasso), i dati positivi sarebbero diventati pesantemente negativi.
Ma il ‘più’ finale non può certo mascherare la situazione critica del cinema italiano, sotto molti dei suoi aspetti fondamentali. Dal punto di vista produttivo solo La migliore offerta di Giuseppe Tornatore (decimo incasso assoluto dell’anno) e La grande bellezza di Paolo Sorrentino (diciannovesimo) hanno saputo insidiare lo strapotere delle commedie, unico genere nazionale che sembra far presa sul pubblico italiano (o meglio: unico genere che gli viene proposto…).
E tra i 33 titoli che contribuiscono da soli a creare il 50% del mercato, ci sono solo 10 film italiani. Gli altri 151 – parliamo solo dei film italiani o con coproduzione maggioritaria italiana usciti nel 2013 – si devono accontentare spesso delle briciole. Oltre al fatto che dopo la ‘sbronza’ Zalone (uscito in un migliaio di copie, cioè in poco meno di un terzo degli schermi disponibili) la risposta del pubblico alle commedie italiane è stata spesso inferiore alle attese, mentre ancor meno è stata l’attenzione dei mercati esteri a quei prodotti.
All’estero l’onore è stato salvato da La grande bellezza, miglior film europeo ai BAFTA (gli Oscar europei), miglior titolo straniero ai Golden globe (il premio della critica non statunitense accreditata a Hollywood) e agli Oscar (dove non vincevamo un riconoscimento simile dal 1999, con La vita è bella di Benigni) e l’orgoglio nazionale si è giustamente gonfiato il petto, nascondendo però dietro a un tifo ultra-campanilistico i molti problemi che l’industria cinematografica italiana ha ancora nel suo complesso.
A cominciare da un esercizio troppo orientato a favore dei multiplex, che ha finito per favorire la diffusione di ‘pochi’ titoli vincenti (i cosiddetti blockbuster o, con espressione più consona al loro ‘peso’ culturale, i popcorn-movies) e ha contribuito a mettere in crisi le sale di città, quelle cioè che offrono maggior attenzione al cinema di qualità.
Per continuare con la scarsa propensione a creare uno star system degno di questo nome (dopo la Loren, l’attrice italiana più conosciuta all’estero è Monica Bellucci, cresciuta e consacrata in Francia!) fino ai cronici ritardi sulla digitalizzazione degli impianti di proiezione. Per non parlare della mancanza di una seria politica per la salvaguardia e la conservazione del nostro patrimonio cinematografico. Ma questo, ahimè, non è certo un problema solo del cinema.
La carriera di Sorrentino
Nato a Napoli nel 1970, rimasto orfano dei genitori a 17 anni, dopo il liceo classico dai Salesiani si è iscritto alla facoltà di Economia e commercio che non ha concluso per dedicarsi al cinema, la sua vera passione nata e coltivata grazie al gruppo napoletano di amici, tra cui Mario Martone e Pappi Corsicato. Dopo aver girato dei cortometraggi – tra cui va ricordato L’amore non ha confini (1998) – e avuto un’esperienza televisiva come sceneggiatore di alcuni episodi della serie RAI La squadra, debutta con il lungometraggio L’uomo in più (2001), che conquista un Nastro d’argento come miglior regista esordiente. Il film è prodotto dalla Indigo Film, con cui il regista ha instaurato un lungo rapporto di collaborazione. Seguono: Le conseguenze dell’amore (2004), vincitore di 5 David di Donatello e 3 Nastri d’argento; L’amico di famiglia (2006); Il divo (2008), ispirato alla vita di Giulio Andreotti e interpretato da Toni Servillo, che vince il Premio della giuria al Festival di Cannes. Dopo la parentesi ‘americana’ di This must be the place (2011), interpretato da Sean Penn, nel maggio del 2013 presenta a Cannes La grande bellezza ancora con Toni Servillo. Il successo del film è internazionale e dopo 4 European film awards, il Golden globe per il miglior film straniero e 5 Nastri d’argento, La grande bellezza il 2 marzo 2014 riporta in Italia l’Oscar come miglior film straniero. Sorrentino ha diretto anche un episodio del film collettivo Napoli 24 (2010) ed è apparso come attore in Il caimano di Nanni Moretti del 2006, in Questione di cuore di Francesca Archibugi del 2009 e in una puntata della serie televisiva Boris (2010). Ha pubblicato: Hanno tutti ragione (2010) e Tony Pagoda e i suoi amici (2011).
Gli incassi di Checco Zalone
- Cado dalle nubi
regia di Gennaro Nunziante
2009
14.073.000 € al 1° agosto 2010
- Che bella giornata
regia di Gennaro Nunziante
2011
43.474.047 € al 21 aprile 2014
- Sole a catinelle
regia di Gennaro Nunziante
2013
51.894.000 € al 21 aprile 2014
Fonte: movie player.it