Una vita difficile
(Italia 1961, bianco e nero, 118m); regia: Dino Risi; produzione: Dino De Laurentiis; sceneggiatura: Rodolfo Sonego; fotografia: Leonida Barboni; montaggio: Tatiana Casini; scenografia: Mario Chiari, Mario Scisci; costumi: Lucia Mirisola; musica: Carlo Savina.
Durante la Seconda guerra mondiale, Silvio Magnozzi, un partigiano romano in fuga a Dongo, conosce Elena, che gli salva la vita e lo protegge dai tedeschi. Silvio si riunisce ai partigiani e, finita la guerra, torna a Roma, lavorando come giornalista per un quotidiano di sinistra. Ritrova Elena, che fugge nella capitale per condividere con lui una vita di stenti e priva di compromessi. La coppia attraversa così varie fasi della storia d'Italia nel dopoguerra: in particolare, la notte del referendum monarchia/repubblica e l'attentato a Togliatti (dopo il quale Silvio, che aveva partecipato ai moti di piazza, viene mandato in carcere). Nasce un figlio, Paolo, ma la vita di Elena e Silvio, tornato in libertà, è sempre più dura. Silvio ha perso il lavoro, mentre il suo amico e collega Simonini si è fatto corrompere da un industriale. La madre di Elena accetta di aiutare Silvio a patto che ricominci a studiare e "metta la testa a posto". All'esame di architettura, però, viene bocciato e per la vergogna fugge a ubriacarsi in un night club. Elena lo raggiunge e Silvio, ancora annebbiato dall'alcol, la accusa di essere la causa delle sue disgrazie. La moglie, sconvolta, lo lascia e va a vivere a Viareggio, dove si rifà una vita lavorando in un negozio di moda. Passano gli anni, Silvio tenta di far pubblicare il suo romanzo autobiografico, dal titolo Una vita difficile, senza esito. Prova allora a farne un soggetto per un film, ma anche stavolta i suoi sforzi sono vani. Raggiunge quindi Elena a Viareggio, nella speranza di tornare insieme a lei. Ma Elena non ne vuol sapere e Silvio, affranto, si allontana inveendo contro le auto di passaggio. Trascorre altro tempo. Silvio, come Simonini prima di lui, ha rinnegato le sue idee e lavora come segretario del commendator Bracci, un ricco industriale che aveva già tentato di corromperlo e lo tratta come un servo. Dopo la morte della madre, Elena torna con lui. Una sera, a un ricevimento, Silvio viene umiliato di fronte a tutti dal commendatore, ma in un gesto di ribellione fa cadere l'industriale in piscina con un potente schiaffo, prende Elena sottobraccio e si allontana.
Una vita difficile appartiene senza dubbio al novero dei film più maturi di Dino Risi; la sceneggiatura di Rodolfo Sonego, l'interpretazione di Alberto Sordi e di Lea Massari, la cura nella strutturazione narrativa e l'abilità nel fondere insieme gli eventi storici e il dramma di Elena e Silvio ne fanno uno dei prodotti più rappresentativi della commedia all'italiana. Risi racconta la storia di un uomo sconfitto dalla Storia, mostrando il legame profondo e la continuità delle strutture del potere dal dopoguerra agli anni Sessanta. Silvio Magnozzi, uno dei personaggi più riusciti di Sordi, attraversa le fasi salienti della storia d'Italia, calpestato o messo ai margini dai meccanismi del potere che si dispiegano lungo tutto il film, dalla magistratura all'editoria, dall'industria del boom economico alle istituzioni di controllo (università e carcere), dalla famiglia borghese sino al mondo del cinema (come nella sequenza in cui Silvio cerca di vendere il suo soggetto a Silvana Mangano, a Vittorio Gassman e ad Alessandro Blasetti). Il rapporto tra il microcosmo delle vicende individuali e il macrocosmo della Storia risalta in alcune sequenze: ad esempio quando Silvio ed Elena si lasciano o quando Silvio rimane solo lungo una strada di Viareggio. In entrambi i casi la macchina da presa rimane a distanza, quasi a sottolineare la piccolezza della tragedia del singolo, il suo essere immerso in una realtà più grande di lui, che lo ingloba e lo trasforma.
Alcune scene di Una vita difficile sono rimaste famose, come quella in cui Elena e Silvio, affamati e senza un soldo, capitano in una ricca casa nobiliare romana la notte del referendum. Dopo l'annuncio della vittoria della Repubblica, i commensali si allontanano dalla tavola e la giovane coppia rimane sola a godersi il pasticcio di pasta e l'effimera sensazione di vittoria. L'equilibrio tra le gag comiche e la tragedia sottesa all'esistenza senza compromessi rimane costante in tutto il film, tranne nella sequenza finale, quando Silvio, vendutosi al potere, ha un ultimo scatto di dignità e si ribella alla sua condizione servile. Il film si chiude con un gesto liberatorio, come se Risi non avesse voluto negare allo spettatore un finale aperto all'ottimismo. Proprio il conclusivo riscatto morale di Silvio Magnozzi (che Risi e Sonego furono a lungo indecisi se inserire o meno) fece molto discutere, in quanto il regista fu accusato di cercare un lieto fine artificioso per compiacere il pubblico. Il film ottenne comunque alcuni riconoscimenti dalla critica di sinistra, sino ad allora in genere diffidente nei confronti di Risi e della commedia all'italiana. Dino De Laurentiis vinse con questo film il David di Donatello come miglior produttore, mentre Lea Massari si aggiudicò il premio come miglior attrice (per questo film e per I sogni muoiono all'alba, Indro Montanelli, Mario Craveri, Enrico Gras 1961).
Interpreti e personaggi: Alberto Sordi (Silvio Magnozzi), Lea Massari (Elena), Claudio Gora (commendator Bracci), Lina Volonghi (Amelia Pavinato, madre di Elena), Franco Fabrizi (Simonini), Antonio Centa (amico di Elena), Mino Doro (Gino Laganà), Daniele Vargas (marchese Cafferoni), Loredana Cappelletti (amica di Elena), Paolino Vanni (Paolo Magnozzi), Edith Peters, Silvana Mangano, Vittorio Gassman, Alessandro Blasetti, Renato Tagliani (se stessi).
L. Autera, Una vita difficile, in "Bianco e nero", n. 1-2, gennaio-febbraio 1962.
V. Spinazzola, Una vita difficile, in "Cinema nuovo", n. 144, marzo-aprile 1962.
J.A. Gili, Une vie difficile, in "Écran", n. 51, septembre 1976.
A. Tournès, Dino Risi aujourd'hui et hier, in "Jeune cinéma", n. 98, octobre-novembre 1976.
P.-L. Thirard, De l'histoire à la chronique?, in "Positif", n. 187, novembre 1976.
D. Rabourdin, Jeux de massacre, in "Cinéma 76", n. 215, novembre 1976.
B. Roland, Sur 'Une vie difficile', in "Cahiers du cinéma", n. 274, mars 1977.
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Sceneggiatura: in 'Una vita difficile' di Dino Risi, a cura di L. Miccichè, Venezia 2000.