Unforgiven
(USA 1992, Gli spietati, colore, 131m); regia: Clint Eastwood; produzione: Clint Eastwood per Malpaso; sceneggiatura: David Webb Peoples; fotografia: Jack N. Green; montaggio: Joel Cox; scenografia: Henry Bumstead; costumi: Glenn Wright; musica: Lennie Niehaus, Clint Eastwood.
William Munny, che ha speso buona parte della sua vita in imprese criminose e omicide, seppellisce la giovane moglie in una fattoria del Kansas. Due anni dopo (è il 1880), a Big Whiskey, nel Wyoming, il rude Quick Mike sfregia la prostituta Delilah con l'aiuto di un compare, Davey Bunting. Lo sceriffo Little Bill Daggett, per tacitare le proteste di Skinny, tenutario del bordello, impone come risarcimento che i due uomini consegnino alcuni pony. Le prostitute, oltraggiate, fanno una colletta e mettono una taglia sulla testa di Mike e Davey. Nella fattoria del Kansas, il giovane Schofield Kid raggiunge Munny, padre di due figli e ormai dedito a una vita ritirata e al ricordo della moglie defunta. Il ragazzo lo vuole coinvolgere nella caccia agli aggressori di prostitute. Sulle prime, Munny lascia partire Kid da solo, ma in seguito pensa che la taglia verrà utile ai figli e si mette sulle tracce del ragazzo, facendosi accompagnare dall'amico di colore Ned, anche se entrambi sono tutt'altro che in buona forma. Intanto, a Big Whiskey arriva un pistolero dall'aria dandy, English Bob, accompagnato da Beauchamp, un giornalista che sta scrivendo una biografia ingiustamente eroicizzante di Bob. Il pistolero intende accaparrarsi la taglia, ma lo sceriffo lo riempie di botte e, dopo averlo incarcerato, lo espelle dalla città, tenendo Beauchamp con sé. Quando finalmente Kid e i due acciaccati compagni giungono in città, anche Munny è percosso dagli uomini di Daggett. Il gruppo delle prostitute, Delilah in particolare, si prende cura di lui, che non cede alle profferte sessuali tenendo fede al suo amore per la moglie. Rimessosi in sesto, assieme ai due compari Munny uccide Davey. Ned afferma di non aver più lo stomaco per certe cose e molla tutto, ma viene catturato dagli uomini dello sceriffo. Poi tocca a Kid sparare a Mike: è il suo primo omicidio, e il ragazzo ne è talmente scosso da decidere di cambiar vita. Munny, invece, apprende che Ned è stato giustiziato e recupera la spietatezza di un tempo per vendicarsi dello sceriffo e dei suoi accoliti, prima di riprendere la via del Kansas.
Nei film di Clint Eastwood ricorrono costantemente la tendenza allo squilibrio e all'imperfezione, l'estremismo psichico (l'ossessione dell'individualismo e dell'opposizione tra singolo e collettività) e quello fisico (l'ossessione nel rappresentarsi battuto e umiliato ai limiti del martirio), come l'andirivieni consapevole tra cinema di genere e cinema d'autore: Unforgiven costituisce sia una maturazione di tutto questo, sia un suo sorprendente superamento. L'originalità del film sta nell'avere come oggetto un intero genere, il western, senza precipitare nella distorsione malinconica ed espressionista di alcuni film degli anni Settanta, ma anche senza ridursi all'omaggio neoclassico e celebrativo. Nel film ci sono il West autunnale di Anthony Mann, i multiformi paesaggi rocciosi di Budd Boetticher e anche un uso nervoso e freddo della violenza che si ritrova in alcuni film di John Sturges. Se la sua asciutta 'classicità' lo distanzia dalla stilizzazione e dal nichilismo del western di Sam Peckinpah, tuttavia la storia può essere letta come una riproposizione di un 'mucchio selvaggio', non meno carica di rimpianto e disillusione. Con una raffinatezza narrativa che ricorda The Man Who Shot Liberty Valance (L'uomo che uccise Liberty Valance, John Ford 1962), la drammaturgia del film consente solo allo spettatore di conoscere la verità sulla leggenda del protagonista, Munny, la cui furia omicida è scatenata da un desiderio di giustizia per certi versi affine a quello del suo antagonista (e a quel film si rifà anche la figura del cronista, espressione della consapevolezza della funzione dei media nella costruzione del mito del West). Ma, soprattutto, la fisionomia scabra e sempre più ieratica del volto e del fisico rendono Eastwood incredibilmente vicino a Henry Fonda.
Se è vero che gran parte del cinema di Eastwood, non solo quello western, è impegnato nel sovrapporre una "moral complexity" alla "one dimensionality" della sua immagine (come scrive Andrew Tudor), è altrettanto evidente che Unforgiven sviluppa questo tema nelle forme di una complessità prospettica in grado di costituire qualcosa di più di una obiettiva innovazione nel suo stile: cambiamento ancor più significativo se si tiene conto che il protagonista di Unforgiven possiede in forma piena i tratti caratteristici di tutti i personaggi degli altri film di Eastwood. Ha un rapporto traumatico con il proprio passato, e la sua vicenda si realizza, come sempre, nel momento in cui arriva come uno straniero in un luogo sconosciuto e le condizioni che trova lo spingono a cercare di 'fare qualcosa' in questo posto. Stavolta, però, il pubblico non si identifica più soltanto con ciò che vede e sente il protagonista. Unforgiven rinvia a un'istanza superiore in grado di osservare, senza la violenza o l'ansia dei personaggi, le loro azioni e le conseguenze delle loro scelte. Benché la violenza più spaventosa si annidi nei buoni di cuore come nei più malvagi, mentre ognuno può commettere i torti più atroci in nome della giustizia, è la struttura stessa del film, in cui non c'è personaggio che non commetta soprusi o brutalità se non costretto dalla sua natura o dalla propria idea di giustizia, che rinvia a una forma di conoscenza tragica e quieta, inesorabile e perfetta. Essa si può isolare in una manciata di principi ineluttabili: il fraintendimento regna sovrano tra gli uomini, la sopraffazione è un comportamento che domina i loro rapporti, l'incomunicabilità è più una condizione biologica che un limite soggettivo o culturale. Unforgiven lascia in bocca un sapore più vicino a Rashōmon che a Red River (Il fiume rosso, Howard Hawks 1948), My Darling Clementine (Sfida infernale, John Ford 1946) o Pat Garrett and Billy the Kid (Pat Garrett e Billy the Kid, Sam Peckinpah 1973). Vinse quattro Oscar: miglior film, regia, attore non protagonista (Gene Hackman) e montaggio.
Interpreti e personaggi: Clint Eastwood (William Munny), Gene Hackman (Little Bill Daggett), Morgan Freeman (Ned Logan), Richard Harris (English Bob), Jaimz Woolvett (Schofield Kid), Saul Rubinek (Beauchamp), Frances Fisher (Strawberrry Alice), Anna Thomson (Delilah Fitzgerald), David Mucci (Quick Mike), Rob Campbell (Davey Bunting), Anthony James (Skinny).
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