Unghia
L'unghia (dal latino ungula, derivato di unguis, "unghia") è la formazione cornea dell'epidermide che nell'uomo ricopre la faccia dorsale dell'estremità delle dita; svolge essenzialmente una funzione di protezione e limita la distorsione meccanica delle parti distali delle dita. L'abitudine di rosicchiarsi le unghie (onicofagia) rientra nel quadro dei comportamenti compulsivi e dà luogo a deformazioni marcate del loro aspetto. Aspetti anatomici ed evolutivi
Nell'uomo l'unghia riveste l'estremità dorsale delle falangette. Ha forma quadrangolare e presenta: un margine distale libero; un corpo centrale; due margini laterali incassati in una ripiegatura cutanea, il solco ungueale (a decorso curvilineo, con concavità rivolta distalmente); una radice profondamente incassata nel solco stesso. La faccia inferiore dell'unghia aderisce saldamente a uno strato dermoepidermico, con caratteristiche strutturali proprie, il letto ungueale, costituito da uno strato detto epidermide sottocorneale, e dal relativo strato dermico sottostante. L'epidermide sottocorneale è formata da cellule malpighiane che si differenziano per costituire il cosiddetto strato onicogeno, dal quale origina la lamina ungueale. Tale strato è meno sviluppato in corrispondenza della base e della radice ungueale, zona che pertanto è denominata matrice dell'unghia; è appunto all'accumulo di cellule onicogene che si deve il colore biancastro di una zona semilunare dell'unghia (lunula) localizzata in prossimità della sua base.
Le unghie rappresentano una varietà di struttura della pelle e appartengono a un sistema di difesa divenuto rudimentale nell'uomo, ma molto sviluppato nella maggioranza dei Mammiferi. La struttura base da cui derivano le unghie, tipiche dei Mammiferi, è l'artiglio. Questo è in genere una lamina cornea che forma una protezione all'estremità del dito, in tutte le sue parti, dorsale, laterale e anteriore; in sezione somiglia a una 'V' rovesciata e, procedendo in avanti, si restringe per poi piegarsi in basso oltre l'estremità del dito. Al di sotto dello strato corneo, a esclusione della punta, si trova lo strato germinativo dell'epidermide, protetto alla base da una plica di pelle. Da questa matrice, che poggia sul derma, origina nuova sostanza cornea, che viene altrettanto continuamente consumata. Sulla superficie inferiore dell'artiglio, distalmente, si trova un cuscinetto di tessuto più morbido e meno corneificato, che costituisce una zona di transizione tra artiglio ed epidermide. L'unghia, quale si sviluppa sulle dita di mani e piedi nei Primati adattati alla vita arboricola, è essenzialmente un artiglio allargato e appiattito, limitato alla superficie dorsale del dito. Nell'unghia dei Mammiferi l'area germinativa dello strato corneo appare limitata alla sola estremità prossimale. Un'unghia rudimentale si può trovare in alcuni Anfibi, nei quali l'epidermide della parte distale delle dita si ispessisce e dà luogo a una specie di rivestimento corneo. Nei Rettili compaiono le prime vere unghie, sempre sotto forma di artigli, che inguainano l'ultima falange delle dita; la lamina cornea riveste completamente la parte dorsale dell'unghia, mentre sulla faccia inferiore la cheratina è meno compatta. Gli artigli persistono negli Uccelli, con diverse forme: robusti e ricurvi nei rapaci, come l'aquila; sottili e allungati negli arboricoli a dita prensili, come il picchio; larghi nei corridori, come lo struzzo. Spesso gli artigli permangono anche nelle dita dell'arto anteriore degli Uccelli trasformato in ala. Gli artigli, che si sono sviluppati nei Rettili e conservati negli Uccelli, possono essere ancora presenti nei Mammiferi, per es. nei Carnivori. Tipico dei felini è il meccanismo di retrazione ed estroflessione degli artigli, essenziale per catturare la preda, combattere contro eventuali nemici e arrampicarsi sugli alberi: è proprio tale meccanismo che il gatto rafforza quando 'affila' le unghie sui tronchi o sui mobili, procurando al tempo stesso l'eliminazione della vecchia guaina degli artigli per scoprire quelli nuovi e lucidi. Gli artigli, formazioni primitive, hanno dato origine nei Mammiferi agli zoccoli, tipici degli Ungulati che camminano sulle unghie (bovini, equini) e alle unghie vere e proprie, tegolate, tipiche dei Primati. L'unghia tegolata ha la superficie pianeggiante, mentre la solea, cioè la faccia inferiore dove la cheratina è meno compatta, è ristretta a un sottile margine, tra l'unghia e il polpastrello. Le unghie lasciano libera la superficie tattile del dito e perciò permettono una maggiore sensibilità nell'esplorare e manipolare gli oggetti, riflettendo la tendenza evolutiva dei Primati verso un'abilità manuale sempre più raffinata. Le unghie, persa la loro iniziale funzione di difesa, assicurano nell'uomo la necessaria saldezza nella presa e nella tenuta di un oggetto.
Le unghie originano, nel 4° mese di vita intrauterina, come ispessimenti dell'epidermide in prossimità dell'estremità distale delle dita (v.). Queste strutture si approfondiscono nel derma, distinguendosi progressivamente in modo netto rispetto al resto della cute. Inizialmente la formazione dell'unghia coinvolge tutte le cellule dell'area ungueale, mentre dopo la nascita avviene esclusivamente a livello della radice ungueale. Rosadele Cicchetti
Con il termine onicosi si indicano malattie o alterazioni a carico delle unghie. Possono essere provocate da cause esterne fisiche o chimiche; da infezioni di origine esterna (miceti, germi vari) oppure interna, sia acute (morbillo, rosolia, scarlattina) sia subacute o croniche (sifilide, tubercolosi); da intossicazioni (piombo, arsenico); da malattie cutanee (eczema, psoriasi, lichen); da turbe trofiche o nervose (morbo di Raynaud, siringomielia). Alterazioni di forma e struttura possono indicare l'esistenza di un processo patologico metabolico sistemico: per es., le unghie possono assumere un colorito giallastro in persone con malattie croniche respiratorie o diventare concave in presenza di alcuni disturbi ematologici. L'assenza congenita di una o più unghie è detta anonichia; l'abnorme ispessimento ungueale è chiamato pachionichia; l'ipertrofia con eccessivo incurvamento onicogrifosi; l'assottigliamento con acquisizione di forma concava coilonichia; l'accentuata fragilità per cui l'unghia è soggetta a sfogliarsi o scheggiarsi onicorressi; lo scollamento del bordo libero onicolisi; i processi infettivi indotti da miceti sono indicati con il termine onicomicosi, quelli da piogeni con onissi piococciche. Nell'onicomicosi sono frequentemente coinvolti funghi quali Trichophyton, Achorion, Microsporum. Le alterazioni cliniche prodotte dall'infiltrazione e dallo sviluppo di miceti nella lamina ungueale sono rappresentate da modificazioni del colorito, ispessimento, irregolarità del bordo libero, friabilità ed erosioni varie. Il decorso è cronico e non vi è tendenza alla guarigione spontanea. Il processo può interessare una sola o più unghie, con maggiore frequenza per quelle delle mani. Red. Onicofagia L'onicofagia (dal greco ὄνυξ, "unghia", e -ϕαγία, dal tema dell'infinito aoristo ϕαγεῖν, "mangiare") è l'abitudine di rosicchiarsi il bordo libero delle unghie, che assume spesso il significato di un vero e proprio 'vizio', cioè di una compulsione invincibile. Si osserva soprattutto in bambini e in adolescenti emotivi, ansiosi, timidi, ma talora perdura anche in gioventù. Se protratta a lungo, essa può portare a una spiccata deformazione dell'unghia, che talvolta si riduce a un'estensione minima. Non raramente si associa all'onicofagia l'abitudine a spellarsi l'epidermide periungueale e, a volte, la tricotillomania, cioè l'abitudine di strapparsi i capelli, che però più spesso si presenta come unico sintomo. L'onicofagia, quando è marcata e persistente, viene considerata come azione 'sostitutiva', di tipo auto- o eteroaggressivo, perlopiù nell'ambito dei comportamenti e dei gesti compulsivi, come tic (v.), balbuzie (v.), spasmi, enuresi (v.), che sorgono sul terreno della fragilità dell'integrazione delle funzioni psicomotorie e di una discreta iperemotività. A volte l'onicofagia può assumere un significato ludico, oppure di stereotipia: iterazioni o atti fissati, come grattarsi l'orecchio, stirarsi i capelli o arrotolarli e, appunto, mangiucchiarsi le unghie.
bibl.: g. brum, l. mckane, g. karp, Biology. Exploring life, New York, Wiley, 19942 (trad. it. Bologna, Zanichelli, 1996); n.h. hadley, Fingernail biting. Theory, research, treatment, New York, SP Medical and Scientific Books, 1984; g.c. kent jr., Comparative anatomy of the Vertebrates, Dubuque (IA), W.M.C. Brown, 19778 (trad. it. Padova, Piccin-Nuova libraria, 19772); g.a. thibodeau, Anatomy and physiology, St. Louis (MO), Mosby, 1987 (trad. it. Milano, Ambrosiana, 19952).