uniforme [plur. femm. uniforme; cfr. Rohlfs, Grammatica § 397]
Diversamente dai cieli sottostanti, i quali contengono in sé corpi visibili e distinti, pianeti e stelle fisse, le parti sue [cioè del Primo Mobile] vivissime ed eccelse / sì uniforme son, ch'i' non so dire / qual Beätrice per loco mi scelse (Pd XXVII 101).
Questa uniformità, cioè omogeneità e purezza assolute, rende impossibile localizzare nel Primo Mobile un punto o una parte da cui fissare, per relazione, le posizioni di altri punti o parti. La necessità di postulare l'esistenza di un cielo semplicissimo e mosso di un moto semplice e circolare, cioè omogeneo al primo motore immobile, fu imposta alla speculazione dopo che l'osservazione ebbe accertato che il cielo delle Stelle fisse, oltre che del moto diurno di rotazione, era dotato del moto di precessione degli equinozi (cfr. Cv II III 5-8).
Per le questioni suscitate dal passo, cfr. le Appendici del Quaglio nell'edizione del Convivio curata da Busnelli-Vandelli, I 246-247; B. Nardi, Saggi di filosofia dantesca, Firenze 1967, 192 e 199.