UNIFORME (XXXIV, p. 707)
Sviluppo dell'uniforme in varî stati dal 1600 ad oggi. - Uniformi militari. - Non si può parlare propriamente di una divisa del soldato sino alla guerra dei Trent'anni. I dragoni o fanti d'allora si chiamavano gialli-blu, o altrimenti, non con riferimento al colore della divisa, bensì a quello dello stendardo del comandante, e vestivano da borghesi. Il colore uniforme nella veste borghese delle truppe fece la sua apparizione come segno di riconoscimento recando i colori della casa regnante, della patria (la croce degli Svizzeri), del comandante o anche della provincia o della città, come i Lanzinchenechi tedeschi, servendo a distinguere il nemico nella battaglia e, in tempo di pace, educando alla fratellanza d'armi e mantenendo nel milite lo spirito di corpo. Si otteneva così un più elevato livello della disciplina nell'armata.
Nel 1630 servì di segno distintivo la sciarpa di colore portata a tracolla, sul braccio, o a vita, e che in seguito diventò attributo speciale dell'ufficiale (sciarpa azzurra italiana odierna, cremisi inglese, ecc.). Il colore a nastro o pezzo di stoffa sulla spalla si trasformò nelle frange della spallina; sul cappello tale insegna si è conservata fino ad oggi come banda colorata del berretto o chepì.
In ordine cronologico segue l'alamaro, che servì per ornare la divisa del soldato discendendo dalla livrea del condottiero, segno per eccellenza dei corpi scelti: guardie del corpo, granatieri, ecc. In parecchi stati d'Europa l'alamaro serve quale ricompensa per la brillante condotta del reggimento in guerra. Un altro segno distintivo è quello delle cordelline, provenienti, così vuole la tradizione, dalle corde di cui furono muniti i gendarmi spagnoli nelle guerre di Fiandra per poter legare e al bisogno impiccare i delinquenti. Attraverso i tempi le cordelline furono portate dai gendarmi di quasi tutti i paesi europei fino ai nostri tempi (Carabinieri Reali in Italia, gendarmi di Francia, di Russia, ecc.). Cordoni di un altro tipo erano chiamati fourragère: muniti di chiodi alle estremità, servivano per attaccare cavalli o tende. Questo tipo fece la sua riapparizione dopo quasi un secolo durante la guerra mondiale, quale ricompensa al valore di un reggimento. Terzo tipo è quello delle cordelline dello Stato Maggiore, degli aiutanti di campo.
Sin dal 1700 tuttavia, i chiodi sulle cordelline furono sostituiti da puntali muniti di matite, che servivano per scrivere anche a cavallo dando appoggio alla mano. Le cordelline del quarto tipo, derivante dal fiocco di nastri distintivi portati sulla spalla destra (fig. 3), furono portate spesso in Germania e in Russia. Furono date pure come ricompensa alla truppa, p. es. le cordelline che i granatieri russi ricevettero in seguito alla vittoria di Kagul nel 1770 (fig. 18). Di un quinto tipo erano i cordoni dei tiratori scelti in Germania e in Austria (fig. 64).
Gli atti di valore furono spesso premiati con fregi a forma di nastro di metallo applicati sul copricapo (Inghilterra, Russia, Germania).
La divisa come tale seguì lo sviluppo seguente: l'abito borghese, livrea del condottiero o dello stato, con l'andare del tempo si modificò seguendo in linea generale la moda maschile o a sua volta influenzandola. Frequenti furono i ritorni alla foggia popolare verso la fine dell'800. Nel 1900 la divisa ricevette un'impronta sportiva più adatta al combattimento, e poiché è difficile conciliare il pratico e il bello varî stati conservarono due distinte divise: quella guerriera - veste di lavoro - e quella di parata - veste di lusso.
Ecco ora i particolari di questo sviluppo:
Verso la fine del 1600 in tutte le armate al vestito borghese si aggiungono ornamenti di nastri alamari sul copricapo (figg. 1-7). È da notare come il motivo della mitria da granatiere (fig. 5) e il colbacco (fig. 6) vengano uniti per formare una foggia nuova del berretto del granatiere spagnolo (fig. 7). Da notare che la divisa del vincitore in una data guerra si impone in varî stati subito dopo, quasi essi ricercassero in tale divisa uno dei fattori della vittoria. Così vediamo, durante il 1600, copiare minutamente le divise di Gustavo Adolfo, di Carlo XII, del Re Sole, e, nel 1700, di Federico II. In altri casi si vede che un popolo dopo aver condotto una guerra vittoriosa sente quasi il bisogno di arricchire la divisa dei suoi eroi. Nei tempi di decadenza morale di un popolo la divisa militare ne risente, le divise vistose tendono a scomparire; invece nel rifiorire dell'orgoglio nazionale il riflesso appare nella divisa, con tendenza a ricercare le fogge nuove nel passato glorioso dell'esercito (Polonia, figg. 15, 26, 74).
La Russia abbandona nel 1600 la foggia nazionale e fino al 1786 segue ciecamente le divise prussiane. Una breve parentesi si ha con Caterina II che crea divise più adatte al combattimento (fig. 18), conservando tuttavia tutto lo sfarzo delle divise di parata (fig. 16). Col regno di Paolo I la Russia ricade di nuovo nella foggia prussiana.
Alla fine del 1700 scomparvero le parrucche incipriate o infarinate con boccoli e code, che servivano bene a proteggere il viso e la schiena da colpi di sciabola. In sostituzione vennero portate dalla cavalleria leggiera due trecce scendenti lungo le guance ed animate di filo di ferro con pallottole di pistola fissate alle punte (fig. 9); furono però abbandonate appena introdotte; il sottogola per il copricapo era spesso protetto da squame di metallo o da catenelle e queste rimangono fino ad oggi come un ricordo storico sui copricapi di varî corpi di cavalleria. Generalmente ora il sottogola è formato da una semplice cinghietta di cuoio. Le guerre della rivoluzione francese esercitarono un'influenza radicale sulle divise europee. L'armata francese, malvestita, con copricapi d'accatto spesso addirittura borghesi, usufruì largamente dei depositi di vestiario della caduta monarchia senza badare troppo alla regolarità del vestire. Per mancanza di stoffa regolamentare vediamo apparire pantaloni di stoffa da materasso (fig. 19). La varietà e la fantasia di questo periodo rende molto difficile lo studio esatto delle divise dell'uno o dell'altro corpo volontario francese dell'epoca.
Napoleone, arrivato al potere, modificò tale stato di cose fin dal Consolato, con regolamenti del 1803-1804. L'armata prese un carattere moderno e regolamentare, che nell'Impero ebbe il suo pieno sviluppo. I regolamenti del 1806-1812 con ordinanze intermedie fecero dell'armata francese la più sfarzosa e nello stesso tempo la più idonea al combattimento di allora (figg. 21, 23, 24). Il blocco continentale diretto contro l'Inghilterra fece ritornare, nel 1806, per mancanza di materie coloranti, tutta la fanteria francese al colore bianco della monarchia. Notiamo che dalla rivoluzione francese l'armata ebbe di preferenza i colori della coccarda azzurro-bianco-rosso come colori fondamentali. Nel 1812 i Francesi ripresero l'abito azzurro.
Durante la campagna del 1812 la Russia ebbe divise in gran parte influenzate da quelle napoleoniche con varianti tipiche nazionali per le formazioni territoriali e irregolari. La Germania, che fu in ritardo nell'adottare nuove forme di divisa, legata com'era alla tradizione federiciana, se ne staccò precisamente al momento della riscossa nazionale del 1813. Però i pochi mezzi finanziarî a sua disposizione fecero apparire un numero infinito di adattamenti dell'abito borghese; in guerra, per mancanza di materiale, si distribuirono indumenti di una divisa a due soldati; p. es., negli ussari un uomo portava il dolman senza pelliccia e l'altro solo la pelliccia a guisa di dolman; tutti i copricapi erano coperti di tela cerata per evitare la rifinitura. Nella ricostruzione dell'armata, l'aiuto della Russia influenzò molto le fogge tedesche e le uniformi divennero per qualche tempo simili in ambedue gli stati.
Il periodo dal 1815 al 1840-50 segnò un'ampia ricerca di forme nuove. Se l'abito del borghese del '600 conservò le sue ampie forme anche in seguito con falde rialzate durante la prima metà del 1700 e più attillato nella seconda metà, l'epoca delle guerre napoleoniche fino al 1850 fu quella del frac. Dalla metà dell'800 lo sostituì la giubba. Le guerre coloniali introdussero in Europa i pantaloni larghi quasi alla moda turca (zuavi francesi e pontifici). Cominciò un periodo nel quale si fecero continue prove di nuove fogge, spesso imitate immediatamente, se riuscite, in altri stati. Così l'elmo con punta in alto (figg. 33, 37, 49, 50, 54) introdotto prima in Germania sino alla guerra mondiale sembra condurre una gara col chepì (figg. 32, 34, 36, 39, 40, 42, 43, 45, ecc.). Mentre continuano i richiami al tempo napoleonico (figg. 29, 46, 52, 59), in altri casi si passa alla foggia del vestire nazionale (figg. 38, 42). Tra le forme nuove del tempo bisogna notare il cappello bersaglieresco (discendente diretto del cappello piumato seicentesco) imitato dai cacciatori di Norvegia e Romania (figg. 35 e 48). Le truppe coloniali conservano fogge nazionali.
Alla fine dell'800 e all'inizio del '900 e precisamente con le guerre anglo-boera e russo-giapponese, si rende evidente l'impossibilità dell'impiego delle divise vistose date le nuove esigenze nel combattimento specie riguardo alle armi da fuoco. La divisa protettiva kaki, grigio terra, grigioverde, di tutte le tonalità viene sperimentata e adottata da tutti gli stati, e chi rimane indietro in questa gara paga l'errore a prezzo di sangue (gli zuavi francesi all'inizio della guerra mondiale avevano ancora pantaloni rossi e giubbe blu scure; anche il Belgio dovette cambiare subito la sua vistosa divisa all'inizio della guerra).
La guerra stessa seleziona il vestiario previsto in tempo di pace collaudandolo alla prova del fuoco. Si può dire che la divisa razionale della fanteria nord-americana del 1861 (fig. 36) servì di tipo precursore a quella moderna di tutte le armate, rispondendo al concetto novecentesco del "popolo armato". Il casco di trincea, non più ricordo medievale, venne introdotto dappertutto. I segni di grado o di specialità si riconoscono a stento: niente oro, niente piume vistose. Ogni popolo ricerca la comodità quasi sportiva del soldato conciliandola possibilmente con l'abito nazionale (figg. 53, 62, 67, 68, 82).
Dalla fine della guerra mondiale si osserva la tendenza nuova di dare possibilmente due divise distinte al soldato: una di guerra, sportiva, poco vistosa, rispondente alla tecnica odierna; l'altra di gala, spesso con ripristino dei tipi del passato, bella, vistosa, a colori sgargianti (figg. 78, 79). Gli stati che non possono permettersi tale lusso conciliano le due tendenze creando per le divise di guerra degli ornamenti vistosi da servire in tempo di pace e che rispondono perfettamente allo scopo di rendere la divisa più attraente e più significativa.
Dal Seicento ad oggi sorsero varie "specialità" nelle truppe, ed ebbero loro speciali uniformi. È opportuno considerarne i tipi più interessanti.
La fanteria del '600 ha cappello con o senza piuma, a falde larghe che, rialzate verso la fine del '600, formano il tricorno dei Francesi; abito ampio senza bavero, maniche rialzate fino al gomito, guarnizione di cotone, cravatte e maniche di camicia ben visibili, sottoveste, pantaloni comodi, calze al ginocchio, scarpe; armamento: fucile e spada portata a vita o a tracolla, buffetterie larghe con cartuccere profonde (figg. 1-3).
La cavalleria ha la medesima foggia del vestito, conservando però ancora spesso il casco, stivaloni alla scudiera; armamento: spada, pistole d'arcione, fucile agganciato alla sella; spesso è armata di lancia.
Nel 1700 l'abito della fanteria è più attillato, le falde rialzate ed agganciate, il bavero dritto o alzato rivoltato, la manica è più lunga e stretta e il suo rialzo diviene manopola; l'abbottonatura dell'abito largo forma con la fodera i risvolti suddetti; la sottoveste più corta forma il panciotto; pantalone attillato; scarpe e ghette; armamento: fucile con baionetta, sciabola accorciata portata a tracolla, la cui bandoliera s'incrocia sul petto con quella della cartuccera.
Delle spalline che sorsero in questi tempi bisogna distinguere due tipi: 1. quelle che recano la distinzione del grado, formate da una striscia o treccia con o senza frange di vario ricamo e tessitura; 2. quelle che dopo l'abolizione delle armature nella prima metà del 1700 furono introdotte per proteggere le spalle da colpi di sciabola ed erano di metallo a squame o lisce rivestite di tessuto. Dopo l'abolizione del cappello a tricorno, le cui punte avevano in qualche modo funzione protettiva, tale spallina divenne necessaria.
Le spalline dell'ufficiale sono introdotte verso la metà del 1700 per spirito di uniformità ed economia in sostituzione quasi completa dei ricchissimi ricami sino allora unico segno e prerogativa dei gradi. Esse incontrano poca simpatia. Nell'800 ambedue i tipi di spalline si trovano fusi e gli ufficiali portano i gradi quasi sempre su di esse. Dorate o argentate per gli ufficiali, le spalline per la truppa sono di lana o di stoffa con o senza frange. Il secondo scopo della spallina è di mantenere fissa la posizione delle buffetterie e allora nasce la contro spallina. La provenienza delle spalline dall'armatura medievale si vede bene sulla divisa odierna dei lancieri del Bengala (fig. 55), sulla quale esse sono formate da maglie di ferro. Un altro pezzo dell'armatura rimase in varie armate fino all'800 incluso: era la gorgiera, che pure recava i gradi nel colore del metallo, nella forma e nei fregi (fig. 25).
Il bordo del cappello o d'altro copricapo, e in seguito il bavero e le manopole, recavano spesso galloni di grado contemporaneamente alle spalline. In certe armate il grado fu segnato sulle spalline e sul copricapo, in altre fu indicato sulla manopola e sul copricapo, in altre ancora solo sul bavero (fig. 83).
L'arma dei granatieri si distingue per uno speciale berrettone di pelle o con una mitria a piastra metallica frontale con varî ornamenti a sbalzo o sovrapposti (figg. 5, 7, 11); più raramente ha il copricapo comune alla fanteria (fig. 18). Le fanterie leggiere usano spesso vestire all'ungherese (fig. 9). La cavalleria pesante porta la corazza e la mezza corazza (solo sul petto, fig. 10) in gala; fuori servizio a cavallo si usano portare delle sopravvesti di seta, velluto o panno e ricamate in oro o argento.
L'arma dei dragoni trova l'uniforme corrispondente allo scopo (fanteria montata, si diffonde largamente in tutti i paesi: fig. 12). Per maggiore efficacia nelle ricognizioni vengono creati i cacciatori a cavallo, vestiti ora come la fanteria, ora come gli ussari all'ungherese (fig. 9).
Nei primi del 1800 la divisa della fanteria era un frac aperto o chiuso sul davanti con falde a coda, lunghe maniche strette e bavero alto; panciotto; pantaloni, ghette. Copricapo: lo shako cilindrico, tronco-conico o evaso in alto, più o meno ornato di cordoni fregi e alamari con pennacchi e nappine di forme varie. Armamento: fucile con baionetta e sciabola corta, buffetterie incrociate sul petto.
I granatieri di Francia e di altri paesi portano il berrettone di pelle (fig. 23). Nel resto della divisa somigliano alla fanteria. La fanteria leggiera dotata di fucili più precisi porta spesso, invece della baionetta, un coltello da caccia.
La cavalleria pesante (corazzieri o guardie del corpo) viene distinta da un elmo pesante, corazza o mezza corazza sul petto (fig. 27), frac quasi sempre uguale a quello delle fanterie, pantaloni di pelle e stivaloni alla scudiera. Armamento principale: sciabola-spadone dritta, pistola, qualche volta pure il fucile. I dragoni sono considerati o come vicini alla cavalleria pesante, della quale allora prendono i copricapi (Francia e Inghilterra) o sempre come fanteria montata, e in tal caso si assimilano quasi alla fanteria (Prussia). In Inghilterra prendono allora nome di dragoni leggieri. Gli ussari vestono dappertutto all'ungherese, indossano una veste corta chiamata dolman con molteplici cordoni e alamari, pellicce corte pure con cordoni appesi alla spalla sinistra, pantaloni stretti alamarati e stivalini bassi. In quell'epoca oltre i cacciatori a cavallo vediamo un'infinità di specie di cavalleria leggiera: esploratori, cavalleggeri, lancieri, ecc. per le truppe regolari (fig. 24); e mamalucchi, cosacchi, buriati, ecc. nelle cavallerie irregolari: i primi vestono all'ussara o alla dragona, i secondi portano le pittoresche vesti delle singole popolazioni orientali. L'artiglieria a piedi, a cavallo ed il genio seguono le fogge delle specialità che accompagnano.
I copricapo pesanti vennero portati solo nell'azione; invece nelle soste, in riposo e in città si usò il cappello.
Dopo il 1850 il frac viene definitivamente sostituito con la giubba a falde più o meno lunghe. I pantaloni, dopo le prime campagne coloniali, sono portati molto più larghi (figg. 34-35). Le cartucciere si mettono al cinturone davanti e didietro. Come copricapo si usa molto il chepì, derivante dalla busta da foraggio settecentesca (figg. 36, 39, 40, 42, 43, 45, 51). In altri paesi invece predomina il casco di cuoio con la punta in alto adottato prima dalla Prussia nel 1843. Esso poi diventa più basso (figg. 37, 49, 50) e giunge così sino alla guerra mondiale (fig. 66).
I cacciatori, armati di carabina di maggior precisione, adoperano spesso il cappello bersaglieresco: Romania, Norvegia ed altri (figg. 35, 48); nel 1877 in Romenia vediamo la divisa quasi popolaresca (fig. 38) e nel 1882 la Russia adotta pure la foggia nazionale semplificando all'estremo le sue divise (fig. 41) ispirate prima da fogge francesi e tedesche e che rimangono quasi invariate fino al 1907. Quanto al colore delle uniformi, si direbbe che ogni nazione abbia un colore preferito. Così l'armata francese del tempo dei re è bianca, l'armata russa verde, quella inglese rossa; rossi pure sono i soldati mercenarî svizzeri, l'armata prussiana è blu, quella francese dalla Rivoluzione in poi è di preferenza bianca, rossa e azzurra, ecc.
Nelle cavallerie pesanti si dà la preferenza all'elmo crestato (fig. 27), non più di cuoio ma metallico (fig. 29) talvolta sormontato da animali araldici (aquile e leoni in Germania e in Russia).
I lancieri e gli ussari conservano i loro tipi tradizionali quasi invariati fino alla guerra mondiale. Le truppe coloniali di colore conservano i tipi indigeni nelle divise (figg. 44, 55).
Nel dopoguerra vediamo l'assestamento delle divise protettive con lo sfruttamento dell'esperienza scaturita dal conflitto. Servono da copricapo il berretto a busta o il berretto alla russa o il chepì, salvo qualche modello tradizionale (p. es., la Polonia, fig. 74). Esce dall'ordinario pure il poco estetico elmo invernale dell'U.R.S.S. Bisogna riconoscere però che la questione del tipo ideale del copricapo non è ancora risolta.
In varî stati la divisa dei corpi di polizia, guardie municipali, forestali, ecc., viene foggiata su quelle militari.
Uniformi civili. - Accanto alle divise militari esistono quelle civili, non meno importanti. In Italia, per es., varie divise per funzionarî dipendenti dal Ministero degli affari esteri sono stabilite dal r. decr. 8 marzo 1928, che contiene anche la descrizione delle divise diplomatico-consolari e di quelle dei commissarî consolari e degl'interpreti. Le divise comprendono l'abito con falde di panno turchino scuro con bavero dritto ad una fila di bottoni; pantaloni del medesimo panno con bande laterali e sottopiedi o, quando l'uso richiede per la gala i calzoni corti, di panno bianco; corpetto di piquet bianco; cappello a penne di struzzo bianche o nere, cappietto e guarniture in oro miste od argento; coccarda nazionale; mantello nero con bavero di velluto e mostre di seta; spada con elsa in madreperla guarnita d'oro o d'argento; stivalini di vernice nera. La distinzione fra i diversi gradi è rappresentata dalla varia ricchezza dei ricami e da distintivi sui paramani (figg. 85-89). In Colonia i funzionarî vestono una divisa bianca (figg. 94-95). Tutte indistintamente le divise recano il fregio del Fascio Littorio.
Le divise dei funzionarî coloniali meritano speciale attenzione dopo la creazione dell'Impero Italiano. Esse debbono considerarsi, dopo quelle militari, come le più importanti uniformi civili italiane.
Con r. decr. del 24 settembre 1936 sono state approvate le uniformi coloniali del ministro e del sottosegretario di stato per le Colonie e le uniformi dei funzionarî coloniali dei ruoli di governo. Uniformi del ministro e del sottosegretario di stato per le Colonie sono: grande uniforme, serale e uniforme ordinaria. Le uniformi dei funzionarî del ruolo di governo comprendono, oltre a quelle sunnominate, quella di gala. Le divise sono indossate sia in servizio sia fuori servizio, secondo disposizioni particolari.
Uniforme ordinaria per il ministro e il sottosegretario di stato: berretto di panno kaki con visiera di cuoio kaki, sottogola in treccia d'oro, gallone distintivo e fregio ricamati in oro su panno blu-nero; giubba in panno diagonale o tela kaki, aperta con quattro tasche riportate; quattro bottoni dorati con corone e motto F.E.R.T.; corona ricamata in oro blu-nero sul risvolto del bavero; controspalline in panno oro con bordatura in oro e foderate blu-nero; pantaloni di panno diagonale o di tela kaki lunghi con riporto (facoltativi i pantaloni corti da cavallo); camicia con collo floscio kaki e cravatta kaki o bianca con colletto floscio o inamidato bianco con cravatta lunga di seta nera; guanti marrone o bianchi; scarpe o stivaloni marrone, calze marrone. Decorazioni: nastri senza insegne.
La divisa estiva è della medesima foggia, ma in tela o panno bianco per la parte superiore del berretto; la giubba, i pantaloni di color bianco; bianchi sono pure guanti, calze, scarpe basse e camicia; la visiera del berretto è nera lucida, il resto come sopra. Nelle località a clima tropicale è consentito l'uso della giubba sahariana di tela kaki o bianca con pantaloni lunghi, corti da cavallo o pantaloncini corti sopra il ginocchio dello stesso colore e del berretto a busta pure dello stesso colore.
In luogo della sahariana può essere portata la camicia kaki o bianca con maniche lunghe o corte e controspalline. È pure facoltativo l'uso dell'elmetto tropicale bianco o kaki.
Per governatori generali e governatori segretarî generali di 1ª e 2ª classe e commissarî generali, i ricami del distintivo di grado, fregio del berretto e corone del bavero sono in oro bordati di rosso; le controspalline d'argento con bordature di rosso. Per i direttori di governo di 1ª classe come sopra con distintivi di grado. Per tutti gli altri funzionarî il gallone distintivo di grado del berretto è in oro filettato di blu nero, il fregio è ricamato su panno blu nero, come le corone del bavero; le controspalline in panno blu nero.
La grande uniforme consiste nell'uniforme invernale o estiva con la quale vengono indossati cordelline in treccia d'oro, cinturone a gallone dorato in nero e oro; spadino dorato con impugnatura di madreperla; colletto rivoltato inamidato per la camicia bianca; guanti bianchi, decorazioni con insegne (fig. 91).
Uniforme di gala per governatori generali e governatori (fig. 92): copricapo: feluca con piuma bianca di struzzo, coccarda con gallone in oro; marsina di panno blu nero ad un petto chiusa con fregi ricamati in oro, collo diritto, manopole e patte con ricami in oro su panno bianco; fiorone ricamato in oro dietro la marsina; spalline di metallo dorato con treccia bianca e oro; pantaloni di panno bleu nero con bande dorate; camicia bianca inamidata con collo diritto; spalline con pendaglio di gallone dorato, guanti bianchi lucidi; scarpe nere lucide, calze nere; decorazioni con insegne.
I segretarî generali di 1ª e 2ª classe, commissarî generali e direttori di governo di 1ª classe portano spalline di metallo argentato con treccia bianca e oro. La feluca con piume nere e coccarda con cordoni. Il resto come sopra descritto.
Per gli altri funzionarî la marsina ha un ricamo d'oro sul petto a forma di nodi di Savoia. Sul bavero, sulle manopole e alle falde un fregio e un fiorone a vite per i gradi 6°, 7°, 8°; patte con due bottoncini d'oro e due bottoni a vite invece del fiorone per i gradi 9°, 10°,11°. I ricami sono di un disegno più semplice su panno blu nero.
Divisa serale (fig. 93) berretto di panno blu nero con ricami e galloni e fregio di grado, sottogola di fregio d'oro o di cuoio nero lucido secondo il grado; visiera di cuoio nero lucido.
I governatori di colonia e funzionarî coloniali dei gradi 3° 4° e 5° hanno i ricami del fregio e del berretto bordati di panno rosso; giubbino in panno blu nero con bottoni dorati, spalline, corone al bavero come per l'uniforme ordinaria. Panciotto o fascia di seta nera alla cintola, pantaloni blu neri con bande laterali dorate, camicia bianca con petto e polsi inamidati, colletto diritto a due punte, cravatta di seta nera a farfalla; guanti bianchi, scarpe basse di pelle lucida nera, calze nere; decorazioni: piccole da sera.
Per l'uniforme serale estiva (fig. 94) la parte superiore del berretto e il giubbino sono di tela di lino o panama bianco. Spadino con pendaglio come per l'uniforme di gala.
I distintivi di carica consistono in un nodo di Savoia in oro o argento su panno blu nero o rosso applicati sulle maniche della giubba non più basso di 6 cm. dal bordo.
La divisa degli Accademici d'Italia è di panno turchino con bavero manopole e petto ricamati in argento; panciotto bianco; pantaloni di panno turchino con bande strette d'argento; scarpe lucide; copricapo: feluca con piume di struzzo bianco (per il presidente) o nere; cordoni e coccarde tricolori (fig. 96).
La divisa sobria degl'iscritti al P.N.F. (fig. 97) è di color nero e si usa portare pure con pantaloni lunghi; si hanno inoltre l'elegante sahariana per i fasci femminili (fig. 98), per operai fascisti (fig. 99), e per i fasci giovanili (fig. 100) che portano cravatte giallo-rosse dai colori di Roma. Dal 28 ottobre 1938 tutti gl'impiegati statali devono vestire in servizio una speciale divisa.