Unione africana
Unióne africana. – Nata ufficialmente nel luglio 2002 a Durban, in Sudafrica, l’UA ha sostituito l’Organizzazione dell’unità africana (OUA), istituita nel 1963 mentre era in atto il processo di decolonizzazione. La nuova istituzione panafricana è composta da 53 paesi membri, tutti gli stati africani a eccezione del Marocco, contrario al riconoscimento della Repubblica araba democratica sahrawi (Sahara occidentale), territorio sul quale il regno marocchino rivendica la sua sovranità. L’organizzazione, fondata sul principio dell’uguaglianza e dell’interdipendenza degli stati membri, ha tra i suoi obiettivi principali la pace e lo sviluppo sostenibile del continente; la difesa dei diritti umani e della democrazia; la promozione delle economie locali e regionali. L’Africa dell’inizio del 21° sec., simbolicamente rappresentata dal Sudafrica, nuovo protagonista sulla scena mondiale, ha trovato nell’UA uno dei suoi pilastri per affrontare le sfide poste dalla globalizzazione e assumere su di sé le responsabilità e le soluzioni dei problemi del continente. Quest'ambizioso progetto si riflette sia nella dimensione normativa sia in quella strutturale dell’organizzazione, il cui organo supremo è l’Assemblea dei capi di Stato e di governo, che indica le linee guida della politica dell’Unione. Il disegno di unità e integrazione politica ed economica del continente promosso dall’UA prevede un processo di progressiva cessione di sovranità da parte degli stati in materia fiscale ed economica, in termini di libera circolazione dei beni e delle persone, in politiche comuni per la tutela dell’ambiente. Tra i progetti più ambiziosi dell’UA va ricordato il NEPAD (New partnership for Africa’s development), varato nel luglio 2001 nel vertice di Lusaka (Zambia): il piano definisce una strategia economica basata sul finanziamento di quattro settori prioritari, le infrastrutture, l’agricoltura, l’educazione e la salute. Appoggiato dal G8 e dall’Unione Europea, il NEPAD è stato sottoposto a numerose critiche interne perché, attraverso il sistema delle donazioni dei paesi ricchi, rischia di perseverare nello schema di subalternità dell’Africa alle economie occidentali, non riuscendo a intervenire sulla sua dipendenza e sulla sua esclusione dal sistema economico mondiale. Nonostante critiche e polemiche, UA e NEPAD hanno segnato interessanti novità e importante è stato il ruolo svolto da una delle strutture interne all’organizzazione, il Consiglio per la pace e la sicurezza, in occasione della crisi in Togo nel 2005. Non ha ottenuto il successo sperato, invece, l’operazione di pace promossa dall’UA in Darfur tra il 2004 e il 2007, e ugualmente difficile appare il compito della missione congiunta con le Nazioni Unite denominata UNAMID (United Nations African Union mission in Darfur), istituita nel 2007 e che tra il 2011 e il 2012 ha dovuto contrastare la recrudescenza di violenze tra il governo sudanese e i ribelli. Nel 2011 la stessa primavera araba ha modificato gli assetti interni all’organizzazione determinando anche importanti ripercussioni economiche: la Libia di Gheddafi e l’Egitto di Mubārak erano infatti i maggiori finanziatori dell’UA, ma i governi nati dopo la caduta di questi regimi sembrano poco propensi ad assumersi un tale onere anche in ragione della crisi economica che colpisce i loro paesi. Nonostante l’UA s’impegni attivamente nel contenimento dei focolai di crisi, ancora nel settembre 2012 a Chisimaio, in Somalia, forze dell’AMISOM (African Union mission in Somalia) hanno vinto la resistenza dei ribelli dell’organizzazione islamica al-Shabāb; a dieci anni dalla sua nascita l’organizzazione è costretta a fronteggiare molte difficoltà, non ultima quella di creare una leadership africana coesa, in grado di rappresentare gli interessi politico-economici del continente.