unione registrata
loc. s.le f. Unione affettiva stabile registrata dalle autorità pubbliche.
• Strasburgo non indica una via preferenziale per riconoscere le coppie gay: lascia gli Stati membri liberi di adottare «istituti giuridici quali coabitazione, unione registrata o matrimonio». Ma gli eurodeputati invitano anche gli Stati a «riconoscere reciprocamente» i matrimoni e le coppie di fatto gay registrate in altri Paesi Ue in modo da garantire una applicazione non discriminatoria della direttiva 2004/38 sulla libera circolazione. (Sicilia, 25 maggio 2012, p. 11, I Fatti) • Motivi di apprensione giungono frattanto dalla Germania, dove la Corte di Karlsruhe ha ammesso l’adozione «successiva» all’interno di una coppia omosessuale (cioè l’adozione del figlio adottivo del partner). È un allentamento delle restrizioni in seno alle «unioni registrate», l’estensione di una smagliatura già fatta per i figli naturali, circoscritta. Non è la stessa cosa della «adozione consentita ai gay», ma resta un’allerta per correggere la deriva. (Giuseppe Anzani, Avvenire, 20 febbraio 2013, p. 1, Prima pagina) • «Nella sentenza n.170 la “novità” è che i giudici, sottolineando che il legislatore al momento sembra avere un interesse a mantenere la diversità di sesso nel matrimonio, dicono al legislatore che non può non introdurre almeno una tutela, attraverso le unioni registrate, per le coppie che originariamente erano di sesso diverso e sposate» (Antonio Rotelli riportato da Delia Vaccarello, Unità, 25 giugno 2014, p. 18, Culture).
- Composto dal s. f. unione e dal p. pass. e agg. registrato.
- Già attestato nell’Unità del 9 febbraio 1994, p. 14, Mondo Europa (Vichi De Marchi).