SUDAFRICANA, UNIONE (A. T., 118-119 e 120)
Dominion inglese, costituito nel 1910 per l'associazione legislativa di quattro stati o colonie, divenuti ora provincie dell'Unione: Colonia del Capo, Natal, Transvaal e Orange (Stato libero dell'Orange). Il territorio dell'Africa del Sud-Ovest, già tedesca, conquistato durante la guerra mondiale, è amministrato dall'Unione sotto forma di mandato. L'Unione forma un blocco dai contorni irregolari, con un'area di kmq. 2.057.797, di cui 1.223.297 spettano all'Unione e 834.500 al mandato, e con una popolazione europea di 1.700.775 ab. (1926), di cui 1.676.600 nell'Unione e 24.175 nel mandato, e una popolazione di colore (1921) di 5.616.504 ab., di cui 5.408.197 appartenenti all'Unione e 208.307 al mandato.
Storia dell'esplorazione. - La storia dell'esplorazione dell'Unione Sudafricana si ricollega necessariamente a quella della sua colonizzazione (v. storia). La scoperta del Capo di Buona Speranza per opera di Bartolomeo Diaz (1486) e la grande impresa di Vasco da Gama e dei suoi continuatori determinarono la ricognizione costiera della cuspide sudafricana, ma non fruttarono cognizioni circa il suo interno. I dominatori portoghesi che considerarono il Capo unicamente quale una stazione marittima, si disinteressarono completamente delle regioni interne e fu solo dopo l'insediamento degli Olandesi, avvenuto nel 1652, che l'iniziata opera di colonizzazione fece gradatamente progredire la conoscenza geografica della regione. Pochi decennî dopo la loro occupazione, gli Olandesi, attratti da interessi minerarî, si spinsero nel territorio dei Namaqua e diedero notizia dell'esistenza di un gran fiume, non altrimenti nominato, che si versava nell'Atlantico a 400 miglia a nord del Capo. La ricognizione del suo corso inferiore fu eseguita nel 1761 dal capitano Hop, continuata nel 1776 dal naturalista A. Sparman ed estesa al corso superiore da R. J. Gordon (1777-79), riuscendo così al riconoscimento totale del fiume che, in onore del principe di Orange, fu battezzato col suo nome. Fra gli anni 1780 e 1785 si svolsero nella regione gl'itinerarî di Fr. Le Vaillant che si spinsero sino al Tropico del Capricorno e fruttarono cognizioni nuove e di alto interesse sulle genti, specialmente sugli Ottentotti e sui Cafri, e sulle condizioni fisiche e biologiche della regione percorsa. Durante il periodo della prima occupazione britannica (1795-1802) si ebbero i viaggi di G. Barrow, che negli anni 1797-98 percorse la colonia sino al fiume Orange, e quelli degl'inglesi Trutter e Sommerville che negli anni 1801-04 esplorarono le montagne che limitano a nord la steppa del Karru. Particolare importanza ebbero i viaggi di M. E. Lichtenstein, compiuti negli anni 1803-6, per le numerose determinazioni astronomiche che fissarono su basi sicure la cartografia della regione dando del Karru una prima compiuta descrizione, mentre le sue indagini glottologiche fornirono le prime conclusioni sull'unità linguistica delle genti Bantu. Col 1841 s'iniziano le imprese del celebre missionario ed esploratore David Livingstone, che, per quanto si svolgessero nei territorî dell'Africa australe che non fanno parte dell'Unione, contribuirono a estendere la conoscenza anche di questi. Notevoli acquisti per la conoscenza dell'Unione si ebbero coi primi trek dei Boeri, che portarono alla costituzione dello Stato libero dell'Orange (v.), con le spedizioni militari degli Inglesi contro i Cafri e con la scoperta dei campi auriferi del Transvaal, che provocarono rilievi e studî in quella colonia. Particolare campo di ricerche geografiche è stata la regione del Bechuanaland, per la quale ricordiamo le esplorazioni di Carlo Anderson (1853-54) e quelle di S. Passarge (1896) cui dobbiamo un'ampia esplorazione del Kalahari.
Descrizione fisica. - L'Unione occupa gran parte dell'altipiano dell'Africa meridionale, il cui margine orientale culmina nel Transvaal, ma soprattutto più a sud, dove al confine fra il Pondoland, l'Orange e il Natal, tocca col Mont aux Sources i 3280 metri e col Cathkin Peak i 3650 m. La fascia collinosa è assai larga e fertile nel Natal, più ristretta e accidentata nella Provincia del Capo, dove il margine dell'altipiano del Karru, digradante verso il sud, è orlato dalle antiche catene montuose dei Cedar Bergen, Zwarter Bergen, ecc. Verso occidente l'altipiano scende meno bruscamente sulla zona marginale, desertica o subdesertica, dell'Africa del Sud-Ovest e del Namaqua. Geologicamente (v. africa: Geologia) la massima parte del paese è formata da rocce antichissime, prepaleozoiche e paleozoiche, scistose e granitiche, acide e basiche, ricche in molti punti di depositi metalliferi; rocce paleozoiche, marine, tra le quali predominano quelle del Devonico, affiorano largamente nelle catene montuose delle Capidi (Cedar Bergen, Zwarte Bergen, ecc.) nella Provincia del Capo; nel Karru e poi nel Transvaal e nell'Orange prevalgono invece le formazioni argillose e arenacee dette appunto del Karru, comprendenti depositi di carbon fossile nel Natal e rappresentanti il periodo che va dal Carbonico al Trias o al Giurassico. Questa serie è traversata e coronata da rocce eruttive mesozoiche; e mesozoici sono anche gli antichi canali vulcanici esplosivi, che nell'Orange, nel Capo e nel Transvaal costituiscono il giacimento primario dei diamanti; i quali poi si ritrovano anche, depositati secondariamente dalle acque, in varie zone, e particolarmente nell'Africa del Sud-Ovest. Nel Natal sono anche estesi i depositi marini del Cretacico, mentre il Terziario è rappresentato solo da depositi continentali come quelli del Kalahari.
Nei riguardi del clima e della vegetazione, l'Unione è un paese a forti contrasti: dal deserto del Namib (nell'Africa del Sud-Ovest) con meno di 250 mm. di pioggia, e dal cosiddetto deserto del Kalahari, che è piuttosto una steppa, dove cadono da 250 a 500 mm. di pioggia all'anno, si passa a regioni con 1000 e 1500 mm. di pioggia annua, come certe zone montane del Capo, e come il Natal, dove precipitazioni così abbondanti, associate a un clima temperatocaldo, favoriscono una lussureggiante vegetazione e colture tropicali.
Inoltre, con la maggior parte del territorio che ha clima continentale subtropicale e piogge estive - in corrispondenza cioè dell'inverno dell'emisfero boreale - contrasta la parte meridionale della Provincia del Capo, con clima temperato marittimo e piogge invernali, cioè da maggio a ottobre, la vegetazione dei dintorni di Città del Capo ricordando quella delle coste mediterranee. Sulla costa SE. del Capo e del Natal, infine, si hanno piogge estive e piogge invernali, complessivamente assai copiose.
I corsi d'acqua principali interessanti l'Unione sono il Kunene, che nel suo tronco inferiore separa l'Africa del Sud-Ovest dalla colonia portoghese dell'Angola, e l'Orange, il cui bacino appartiene quasi per intero al territorio dell'Unione. Esso nasce per due rami: l'Orange propriamente detto, che si origina nel Basutoland dal Mont aux Sources, corre poi a confine fra lo Stato libero dell'Orange e la Provincia del Capo e finalmente penetra in questa, e il Vaal che nasce dal versante orientale dei Drakensbergen a oriente di Johannesburg e corre lungamente a confine fra il Transvaal e lo Stato libero dell'Orange. Riunitosi presso Douglas il Vaal all'Orange, il fiume continua con questo nome in direzione di ponente, riceve da destra, saltuariamente, le scarse acque del Kalahari recategli dal Molopo-Nosob, e attraversando quest'arida regione s'impoverisce molto: nel suo ultimo tratto separa l'Africa del SudOvest dalla Provincia del Capo. I corsi d'acqua che scendono all'Oceano Indiano sono generalmente di breve corso, essendo qui lo spartiacque molto vicino al mare; in compenso sono relativamente ricchi di acque, stante la maggiore piovosità, e sfociano generalmente per mezzo di estuarî o in lagune litorali. Il solo veramente notevole è il Limpopo, che interessa nel suo tratto superiore l'Unione, traendo origine nel Transvaal a O. di Pretoria e segnando per lungo tratto il confine fra il Transvaal e il protettorato del Bechuanaland, indi quello fra il Transvaal e la Rhodesia Meridionale: il suo ultimo tratto e la foce sono nell'Africa Orientale Portoghese.
Flora. - La massima parte dell'Unione Sudafricana è compresa nella provincia fitogeografica delle savane e steppe sudafricane, per le quali v.: africa: Flora; africa del sud-ovest; kalahari.
L'estremo meridionale dell'Unione è occupato da specie quasi tutte diverse dalle tropicali africane e in buona parte endemiche, derivate verosimilmente da una flora australe antichissima. Vi si possono distinguere due territorî, uno litorale, di mesofite, l'altro, più interno, di xerofite. Il primo abbraccia le regioni costiere orientali (Natal) da 34° fino circa 26° di lat. S. e la regione sud-occidentale del Capo o provincia delle sclerofille capensi, che comprende le coste occidentali fino a 32° di lat. S. e le coste orientali fino alla Mossel Bay. Le regioni costiere del Natal hanno clima subtropicale, piogge abbondanti, estive; si osservano boschi sempreverdi con Olea laurifolia, Podocarpus Thunbergii, P. elongata e Gonioma Kamassi - che costituiscono la metà della vegetazione dei boschi -, le Cicadacee Encephalartos e Stangeria, Phoenix reclinata, Felci arborescenti, ecc. Nelle parti più umide e lungo i corsi d'acqua abbondano la "Calla" (Zantedeschia africana) e tutte le 5 specie di Strelitzia. La provincia delle sclerofille capensi ha temperature oceaniche, piogge moderate, invernali. La fisionomia della vegetazione ricorda molto, particolarmente nel SO., quella del Mediterraneo, così, p. es., abbondano gli arbusti sempreverdi a foglie del tipo Mirto, Olivo, Erica, Cipresso, però la flora è totalmente diversa. Infatti predominano famiglie e generi mancanti o rarissimi nel Mediterraneo (260 specie di Proteacee, 460 di Erica, 180 specie di Rutacee-Diosmee, 140 di Helichrysum, 110 di Pelargonium). Caratteristica è l'assenza di boschi spontanei - essendo scarsi gli elementi arborei di origine tropicale africana. Oltre alle macchie più o meno alte (di solito non superanti i 5 metri), costituite dai suddetti sempreverdi, si hanno steppe rocciose, che albergano gran numero di piante a organi di riserva ipogei e a foglie carnose.
Il territorio delle xerofite comprende la steppa del Karru o provincia delle piante succolente e l'altipiano del Roggeveld. La prima è del tutto diversa per la flora e per la fisionomia dalla provincia capense. La flora, benché geneticamente affine alla paleotropica, è improntata a un tipo distintissimo, giacché il 90% della vegetazione è dato da piante grasse, il resto essendo formato da arbusti nani e cespugli spinosi. Anche qui la vegetazione è specchio fedele delle peculiari condizioni climatiche, fra le quali ha la massima importanza la scarsità delle piogge. Questo si può definire il regno dei Mesembrianthemum, Cotyledon, Crassula, Aloë, Kleinia, Stapelia, Portulacaria, Euforbie succolente, piante appartenenti a famiglie differenti e tuttavia improntate a un medesimo tipo biologico. Anche molte altre famiglie hanno rappresentanti con organi di riserva acquea. L'altipiano del Roggeveld è molto meno caratteristico; nella scarsa vegetazione predominano le Asteracee e in genere piante grigio-verdi, formanti piccoli cespugli. Il carattere fisionomico e la povertà della flora e della vegetazione sono determinati dagli estremi della temperatura e delle piogge.
Tre sono i caratteri essenziali che contraddistinguono la flora dell'Africa australe (regione SO. del Capo, Karru, Roggeveld): ricchezza straordinaria (10.000 specie su un territorio molto ristretto), tipi biologici molto distinti e presenti in grande numero di specie (sclerofille, piante a foglie carnose, piante a organi carnosi ipogei) e altissima percentuale di endemismi: la maggior parte delle specie crescono esclusivamente in questo territorio; per es., delle 800 specie di Mesembrianthemum finora note, quasi tutte appartenenti all'Africa meridionale, ¾ circa sono esclusive del Karru; delle 250 specie di Pelargonium, del pari quasi tutte sudafricane, 110 sono proprie della piccola provincia capense. Per tali ragioni detti territorî, benché relativamente poco estesi, costituiscono un regno floristico a sé (regno capense), di pari grado quindi a quello paleotropico, che abbraccia un territorio molte volte più esteso.
Si deve notare infine che dalla flora capense derivano molte piante coltivate nei giardini, come Agapanthus, Zantedeschia, molte specie di Oxalis, di Pelargonium e di piante grasse.
Fauna. - La fauna dell'Unione Sudafricana è molto ricca di specie e fa parte del complesso faunistico della grande regione etiopica. Tra i Mammiferi citeremo varî Cercopitechi fra le Scimmie e qualche specie di lemuride fra le Proscimmie. I Chirotteri sono rappresentati da numerose specie di Rinolofidi, Nicteridi, Pteropidi, Vespertilionidi, ecc. Tra gl'Insettivori troviamo due gruppi veramente caratteristici e cioè il gruppo dei Crisocloridi e quello dei Macroscelidi. I Crisocloridi, tra i quali noteremo la Crisocloride comune, sono ciechi, hanno orecchie prive di padiglioni e pelliccia con riflessi metallici; i Macroscelidi sono caratterizzati da lunghe gambe posteriori e da muso anche allungato. Fra i Carnivori noteremo varie viverre, iene e il gruppo veramente caratteristico dei Protelidi, tra i quali citiamo il protele; inoltre qualche specie di sciacallo, di licaone, di leone, la cui distribuzione verso il sud è limitata dal fiume Orange, varie martore, e infine va rammentata la lontra del Capo. I Rosicanti annoverano varie specie di scoiattoli e di ghiri. Intetessanti sono i Batiergidi con parecchie specie. Caratteristica è la famiglia degli Octodontidi alla quale appartiene il topo di roccia proprio del Sud-Africa, il topo delle canne e molte altre specie; citeremo inoltre la lepre saltatrice (Pedetes caffer), diffusa dalla regione del Capo fino al Mozambico. Gli Ungulati sono rappresentati da numerosissime specie di antilopi, tra le quali ricordiamo varî gnu, il konzi e varie antilopi vacche, lo stambecco del Sud-Africa, l'oribbi, l'antilope d'acqua, il lichi, l'antilope dei canneti, l'orice, ecc. Citiamo ancora il rinoceronte bicorne, il bufalo cafro, varie zebre, e infine la presenza del gen. Procavia fra le iraci. Gli Sdentati annoverano il gen. Orycteropus tra i Formichieri e varî Pangolini. Ricchissima è l'avifauna, rappresentata da numerosissime famiglie, tra le quali caratteristiche quella degl'Indicatori, delle Colie, dei Serpentarî, degli Struzionidi. L'erpetofauna è rappresentata da molti gruppi di Ofidî (viperidi, colubri, pitoni) e di Sauri (anfisbene, scinchi, ecc.). Numerosi sono i pesci d'acqua dolce. Fra gl'Invertebrati il gruppo degli Insetti è ricco di specie, particolarmente fra i Coleotteri, dei quali i Carabi contano svariati rappresentanti.
Per altri particolari geografici e relativa bibliografia, v. africa del sud-ovest; capo, colonia del; natal; orange; transvaal.
Popolazione. - La popolazione si compone di elementi molto eterogenei: nei censimenti, di fronte alle popolazioni di origine europea - Boeri e Inglesi, presso a poco in proporzioni eguali - si pone il blocco, numericamente quasi cinque volte maggiore, delle popolazioni di colore. Queste però, alla loro volta, sono molto diverse fra loro: gli autoctoni dell'Africa australe erano principalmente i Boscimani e gli Ottentotti, tipi africani molto primitivi e arcaici, dediti specialmente alla caccia e alla pastorizia, che vennero in gran parte distrutti dai coloni, e dei quali rimangono solo scarsi nuclei specialmente nel Kalahari e nel Namib, mentre i loro caratteri somatici ricompaiono spesso, sporadicamente, nei numerosi casi d'incrocio. Alcuni di questi incroci, come i Griqua, costituiscono veri aggregati etnici meticci. Dal nord sono poi penetrati e penetrano tuttavia numerose genti negre del ceppo bantu, dedite per lo più all'agricoltura e alla pastorizia; a queste appartengono gli Zulu del Natal, i Cafri del Capo, i Beciuana, i Basuto, i Suazi degli altipiani centrali, gli Ovambo, i Herero dell'Africa del Sud-Ovest, ecc. I gruppi meno inquinati si possono trovare in certi territori montuosi o poco fertili, che vengono considerati riserve indigene entro l'Unione (Pondoland) o fuori di essa (Bechuanaland, Basutoland, Swaziland, ecc.). Soprattutto nel Natal, favorita un tempo dai coloni inglesi, poi ostacolata con poco successo, si è introdotta e si è propagata la razza gialla: la popolazione asiatica, rappresentata quasi esclusivamente da Indiani dediti all'agricoltura e al commercio, ammonta (1921) a 165.731 abitanti.
In complesso il paese è poco abitato: anche prescindendo dall'Africa del Sud-Ovest, in gran parte desertica, gli abitanti sono in media meno di 6 per kmq. Gl'indigeni sono in gran parte sparsi; accentrati invece gli Europei, soprattutto gli Inglesi, che prevalgono nelle città della Provincia del Capo e del Natal e a Johannesburg; le città del Transvaal e dell'Orange sono prevalentemente boere, ma molti Boeri vivono in campagna.
Lingue. - Nell'Unione Sudafricana accanto all'inglese e invece dell'olandese letterario è riconosciuta. come lingua ufficiale da alcuni anni l'afrikaans (la lingua dei Boeri), il quale è una forma alterata e in parte creolizzante dell'olandese (v. creole, lingue, XI, 835; olanda, XXV, 240). Vi si notano alcune alterazioni fonetiche, come la caduta di consonanti intervocaliche e finali, per esempio, koeël "palla", olandese kogel; krag "forza", ol. kracht. Le semplificazioni maggiori si trovano nella morfologia: l'articolo determinativo è uno solo: die (in oland. per il maschile e femminile de, per il neutro het); il verbo è ridotto a un'unica forma per tutte le persone in ogni tempo (per es., ek is, jy is, hy, sy is; ons is, julle is, hulle is); ecc. Il lessico precipuamente olandese; ma vi si trovano parecchie voci che sono proprie dei dialetti olandesi, e specialmente di quelli meridionali. Fra le voci esotiche se ne notano alcune di origine malese, altre di origine portoghese e pochissime di origine ottentotta. Parecchi linguisti ritengono che l'afrikaans sia il prodotto di un normale sviluppo dell'olandese, isolato per oltre due secoli su territorio africano; altri invece sostengono più giustamente che nell'afrikaans ci sia un principio di creolizzazione e che il suo svolgimento, la tendenza alla semplificazione, ecc., siano dovuti specialmente al fatto che per lungo tempo si è usato nel Sud-Africa come lingua franca il maleoportoghese (v. creole, lingue, XI, 834).
Centri abitati. - Città principali (popolazione nel 1932) sono Pretoria con 90.800 abit., nel Transvaal, capitale amministrativa dell'Unione e sede del governo, con musei, biblioteca, giardino zoologico, begli edifici e strade larghe e aperte; Città del Capo (271.000 ab.), capitale legislativa e sede del parlamento, si stende con i suoi vasti sobborghi su ridenti colline ai piedi della Table Mountain e al margine del porto, ricco di traffico. Altri porti della Provincia del Capo sono Port Elisabeth (73.200 ab.) e East London (47.700 ab.); Kimberley, (40.000 ab.); Johannesburg, nel Transvaal, con 339.600 ab., è la "capitale morale", centro d'affari e di ricchezza, in mezzo al distretto aurifero del Rand, o Witwatersrand; ha università, musei, vasti parchi, ecc.; Bloemfontein (53.000 ab.), tranquilla e ridente, è il capoluogo dell'Orange; finalmente, nel Natal, il capoluogo è Pietermaritzburg (39.600 ab.), ma la città più importante è Durban (180.900 ab.), principale porto dell'Unione sull'Oceano Indiano. Capoluogo dell'Africa del Sud-Ovest è Windhoek, con circa 8000 abitanti.
Condizioni economiche. - Considerate in origine solo come basi d'appoggio per le navi olandesi e inglesi in rotta per le Indie, le varie colonie formanti oggi l'Unione non ebbero per lungo tempo se non un'importanza agricola e pastorale; e realmente, mentre le colline attorno a Città del Capo sono ricche di frutteti e di vigne, onde si ottengono buoni vini, mentre il Natal produce agrumi, banane, mais, cotone, canna da zucchero, tè, ecc., le regioni elevate del Transvaal e dell'Orange, oltre a estesi terreni atti alle colture di tabacco, offrono ottimi pascoli a numerosi greggi di ovini, ricchi di lana, e a mandre di bovini; questi, nei tempi andati, aggiogati a carri, servivano ai Boeri per comodo mezzo di trasporto.
La scoperta di campi diamantiferi a Kimberley (1870), poi anche nel Transvaal, nell'Orange e nell'Africa del Sud-Ovest, più tardi quella dell'oro nel Rand (1886) e lo sviluppo di queste e d'altre industrie minerarie, come quella del carbon fossile nel Natal, Transvaal e Capo, quella dell'asbesto nel Transvaal e nel Capo, quella del rame nell'Africa del Sud-Ovest, quella dello stagno, dell'argento e del platino nel Transvaal, ecc., modificarono profondamente la storia e trasformarono l'economia del paese, determinando l'ingrandimento e l'attrezzamento dei porti, specialmente di Città del Capo e di Durban, e dando impulso alla costruzione di un'ottima rete stradale e ferroviaria.
Nel 1935 il movimento complessivo dei porti dell'Unione fu di 5257 navi entrate, con una stazza di 23.703.297 tonn., e di 5255 navi uscite, con una stazza di 24.005.248 tonn.; la rete ferroviaria misura (1934) 21.500 km. di linee, ed è quasi interamente gestita dallo stato. La linea principale è quella Città del Capo-Kimberley-Pretoria, con numerose diramazioni per Port Elizabeth, East London, Bloemfontein, Durban, Windhoek, ecc. Dai pressi di Kimberley si stacca il ramo Kimberley-Rhodesia-Katanga, che fa parte della grande linea di comunicazioni Capo-Cairo.
Dei varî prodotti dell'agricoltura, dell'allevamento, delle miniere e delle altre industrie, tra cui notevole quella della pesca dei cetacei e degli squali, parecchi dànno luogo a esportazione. Tra i più importanti sono: oro, diamanti, carbon fossile, animali vivi, lana, pelli, mais, olio di balena, pesci seccati e conservati, ecc. S'importano specialmente: articoli manifatturati - macchine, bevande e generi alimentari (cereali, caffè, tè, riso, carne e pesce in conserva, dolciumi), materiali grezzi per industrie (specialmente tessili), ecc. Nel 1934 il totale delle esportazioni (esclusi i metalli preziosi) ammontò a 60,6 milioni di L.st. contro 66,3 milioni di L.st. di merci importate.
Marina mercantile. - La marina dell'Unione non è molto importante. Esiste anche un'esigua flotta statale; le comunicazioni col mondo sono per altro sostanzialmente mantenute mediante la bandiera estera: tedesca, olandese, ma specialmente inglese; a una compagnia britannica, la "Union Castle Mail Steamship Co.", fu concessa nel 1876 la prima sovvenzione e la relativa convenzione è stata, nel 1936, prolungata di 10 anni, avendo la compagnia posto in linea due transatlantici celeri sulle 25 mila tonn.: Stirling Castle e Athlone Castle, avendone già ordinato un altro gemello ed essendosi impegnata a ridurre la traversata SouthamptonCapo di Buona Speranza da 17 giorni a 14. All'uopo è stato disposto il ringiovanimento di altri cinque transatlantici della "Union".
Fra le bandiere estere ha posto cospicuo quella italiana; la società "Italia", mediante i transatlantici Duilio e Giulio Cesare, effettua una linea celere, con partenza ogni 4 settimane, Genova-Durban (scali Marsiglia-Gibilterra-Dakar-Città del Capo-Port Elizabeth); la società "Libera Triestina" esercita due linee mensili dette del "periplo africano", nonché la linea Italia-Africa Occidentale-Durban, pure mensile. Le due società italiane sono sovvenzionate, per questi servizî, dal governo dell'Unione e da quello italiano. La legge 3 aprile 1929 creava un South African Shipping Board, costituito da 6 membri in rappresentanza del governo e delle industrie e commerci, incaricato di vigilare perché i noli imposti sui prodotti sudafricani non siano tali da pregiudicare gli esportatori in confronto alla concorrenza estera; e perché non vi siano trattamenti differenziali relativamente al volume di stiva offerto.
Il cabotaggio è libero.
Ordinamento. - Ordinamento costituzionale. - L'Unione Sudafricana è il più indipendente dei Dominions della corona inglese, completamente equiparato politicamente alla Gran Bretagna (1926). La costituzione, che si fonda sul South Africa Act del 20 settembre 1909, è eminentemente elastica; in teoria gli emendamenti dovrebbero esser limitati, per quanto riguarda l'iniziativa del parlamento sudafricano, ai casi fissati dall'Act stesso, mentre un potere illimitato spetterebbe al parlamento inglese. Di fatto quello sudafricano è sovrano. Il capo dello stato è il governatore generale, rappresentante soltanto della corona, non del governo inglese; egli ha però competenze amministrative per i territorî riservati agl'indigeni. Il governo inglese è rappresentato a Pretoria da un alto commissario, come pure il governo sudafricano a Londra. Il governo (Executive Council, Uitvoerender Raad) viene nominato dal governatore, su proposta del parlamento, i cui poteri sono estesissimi. Esso risiede a Pretoria, mentre il parlamento si raduna a Città del Capo. Nessun ministro può rimanere in carica più di tre mesi se non è membro del parlamento e se nel frattempo non lo diventa. Il parlamento si divide in camera dei deputati (House of Assembly, Volksraad), eletta ogni cinque anni, secondo il sistema inglese, a collegio uninominale (i collegi vengono ridistribuiti nei cinque anni successivi ad ogni censimento; vi sono 150 collegi), e senato, eletto per quattro quinti dai quattro territorî, e per un quinto, dal governo; esso è composto di 40 senatori, eletti per la durata di 10 anni. Le elezioni vengono controllate e convalidate dalla corte suprema. Importanti sono le questioni riguardo al diritto elettorale delle masse di popolazione di colore; per es., appunto perché questa si trova in maggioranza, non si è istituito il suffragio universale. Nel Transvaal e nella Provincia del Capo il diritto elettorale è basato sul suffragio universale per i Bianchi; nella Provincia del Capo e nel Natal invece esso è ristretto anche per i Bianchi secondo il censo e la cultura; d'altra parte quivi anche la popolazione di colore, compresi gl'Indiani, ha diritto elettorale attivo, subordinatamente al censo, mentre il diritto elettorale passivo le è concesso solo per il parlamento locale della Provincia. Sono esclusi dall'esercizio del diritto di voto i militari in servizio attivo. In linea generale sono eleggibili solo i Bianchi, elettori, che abbiano un minimo di cinque anni di cittadinanza, e, per il senato, di trenta anni di età, e con esclusione dei funzionarî statali (ad eccezione dei ministri).
Il governo, che convoca e aggiorna il parlamento, può anche scioglierlo in blocco, come può sciogliere separatamente l'una o l'altra camera. Il parlamento esercita il potere legislativo; le sue decisioni sono valide se prese da trenta deputati o rispettivamente dodici senatori. L'iniziativa spetta alla camera dei deputati, mentre in materia di finanza il senato può accettarne o rifiutarne le decisioni, ma non mutarle. In caso di conflitti, la decisione spetta alle due camere in seduta comune. I cambiamenti del diritto elettorale della popolazione di colore, come quelli riguardanti le due lingue ufficiali dell'Unione, debbono essere approvati a maggioranza di due terzi dell'una come dall'altra camera.
L'Unione Sudafricana è membro della Società delle nazioni e ha proprio Ministero degli esteri, con ambasciate in Roma, Washington, Parigi, l'Aia. L'Unione amministra per mandato (17 dicembre 1920) la colonia ex-tedesca dell'Africa del Sud-Ovest, che ha anch'essa un governo rappresentativo con un'assemblea legislativa di 18 membri in parte elettiva, ecc.
Forze arruolate. - L'esercito comprende: un piccolo nucleo di forze permanenti, costituito da militari di carriera (120 ufficiali, 1400 uomini di truppa) addetti all'amministrazione e all'istruzione; truppe della difesa costiera (artiglieria da fortezza) e della guardia civica (3 brigate di fanteria, 5 reggimenti di cavalleria, 5 batierie artiglieria da campagna e 1 a cavallo, 3 treni blindati, genio, servizî) composte di volontarî vincolati a 30-50 giorni d'istruzione in ogni anno di ferma (in totale, 400 ufficiali, 8000 truppa); riserve (delle forze permanenti, della difesa costiera, della guardia civica, nazionale, di veterani, di ufficiali) composte di riservisti di varia provenienza e preparazione militare; commandos, costituiti da volontari che si addestrano esclusivamente presso società di tiro a segno nazionale, ammirevolmente organizzate. Tutti i cittadini sono tenuti: in tempo di pace, a seguire, durante un quadriennio, brevi corsi d'istruzione annuali presso le truppe della difesa costiera o la guardia civica, ovvero presso le società di tiro a segno nazionale; in caso di guerra, al servizio personale, obbligatorio dal 17° al 60° anno di età. Il territorio dell'Unione è suddiviso in 6 distretti militari (Città del Capo, East London, Durban, Johannesburg, Pretoria, Bloemfontein).
Culti. - Le condizioni religiose dell'Unione Sudafricana risentono delle condizioni etniche, per cui un numero pur rilevante di Bianchi, domiciliati stabilmente e che in gran parte si possono qualificare come "indigeni" si trova di fronte a una popolazione di Negri o di altre razze di colore più che tripla; popolazione il cui grado di civiltà varia enormemente, poiché parte di essa si è accostata alle forme di vita europee e costituisce la mano d'opera essenziale.
Questo stato di cose ha determinato una notevole varietà di opinioni circa il trattamento da adottare nei riguardi della popolazione negra e crea numerose e gravi difficoltà alle chiese: poiché alcuni, e in qualche provincia dell'Unione le leggi (costituzione del Transvaal), non accordano ai "non-Bianchi" parità di diritti nemmeno nella chiesa, mentre altri sono disposti a riconoscerla; e perché tra gli stessi Negri (la cui cultura è poi da taluni considerata come indissolubilmente legata con forme di religiosità primitiva o con la mancanza di religione nel vero senso della parola) si afferma la tendenza a emanciparsi dai Bianchi, anche per quanto concerne l'organizzazione ecclesiastica e l'attività missionaria mentre non mancano missionarî i quali hanno fiducia nell'azione civilizzatrice della predicazione religiosa e morale.
Le missioni che hanno operato tra le popolazioni negre dell'Africa meridionale sono in maggioranza riformate. Le missioni inglesi (London missionary society, che nel 1798 mandò l'olandese J. Th. Van der Kemp, 1748-1811) e le società missionarie fondate dalle varie chiese olandesi nel 1824 furono presto seguite da altre, americane (American Board), francesi (Société des missions évangéliques de Paris), svizzere (Mission romande), tedesche, scandinave, tra il 1830 e il 1840; altre ancora si aggiunsero in seguito. Anche la popolazione bianca, sia tra i coloni d'origine olandese sia nelle colonie britanniche, sia tra gl'immigrati tedeschi o scandinavi, ecc., aderisce in maggioranza a chiese riformate o sorte nel seno delle confessioni nate dalla Riforma.
Secondo il censimento del 1926 si avevano Bianchi delle seguenti confessioni religiose principali: chiese olandesi, 921.961; anglicani, 311.281; metodisti, 105.217; presbiteriani, 79.516; cattolici romani, 71.227; luterani, 23.371; battisti, 17.316; ebrei, 71.816.
Secondo il censimento del 1921 le principali confessioni religiose tra i "non-Bianchi" erano così rappresentate: cristiani: metodisti, 730.214; anglicani, 420.059; chiese olandesi, 276.486; luterani, 241.807; indipendenti (congregazionalisti), 145.723; presbiteriani, 115.897; cattolici, 82.008; non-cristiani: induisti, 109.253; musulmani, 49.936; buddhisti e confucianisti, 13.946.
La gerarchia della chiesa anglicana comprende l'arcivescovato di Città del Capo, metropolitano dell'Africa meridionale, e i vescovati di Grahamstown, George, Kimberley, St John's (Cafraria; residenza a Umtata), Bloemfontein, del Natal (residenza a Maritzburg), dello Zululand (residenza a Vrijheid, Johannesburg), Pretoria, oltre al vescovato di Damaraland nell'Africa del Sud-Ovest.
La gerarchia cattolica comprende i vicariati apostolici del Capo di Buona Speranza Occidentale e Orientale (già Capo di Buona Speranza, 1818, divisi nel 1847; residenze rispettivamente a Città del Capo e a Port Elisabeth), di Eshowe (1923; già prefettura apostolica dello Zululand, 1921; residenza a Inkamana), di Mariannhill (1921), del Fiume Orange (1898; prefettura apostolica, 1884; residenza a Pella), di Kimberley (1886), del Transvaal (1904; prefettura apostolica, 1889, residenza a Johannesburg), del Natal (1840; residenza a Durban), di Kroonstad (1935; già prefettura, 1923), e le prefetture apostoliche del Capo di Buona Speranza centrale (1874; residenza Oudtshoorn), di Gariep (1923; residenza a Aliwal North), di Umtata (1930), del Transvaal settentrionale (1910), di Lydenburg (1923), oltre alla missione di Queenstown (1929).
Ordinamento scolastico. - L'ordinamento scolastico dell'Unione Sudafricana, regolato dal National Bureau of Educational and Social Research, è nelle linee generali del tipo anglosassone solito, però più volto verso la tecnica, le cognizioni professionali e le scienze naturali riguardanti la regione, che verso la formazione umanistica. Un'altra caratteristica delle scuole sudafricane è la loro divisione (per quanto riguarda l'insegnamento elementare e medio) nei tre tipi di scuole per natives, per coloured (Eurafrican e Asiatic) e per Europei; vi è anche molta differenza fra territorio e territorio: p. es., nel Basutoland, dove è proibito agli Europei d'insediarsi, vi è una sola piccola scuola per Bianchi. Nel 1933 le scuole (elementari e medie di primo grado) per Europei ammontavano a 4858 (con 361.665 scolari) e quelle per non Europei a 4080 (con 429.314 scolari); gl'insegnanti erano complessivamente 26.171 e la spesa sostenuta per l'insegnamento superava i 7,6 milioni di lire sterline.
Per quanto riguarda l'insegnamento superiore, esso è stato riformato con legge del 2 aprile 1918, mentre fino ad allora era stato regolato dall'University Act del 1873. Vi sono ora nell'Unione cinque università federali. L'università del Sud-Africa a Città del Capo, l'università di Città del Capo, quella di Stellenbosch, quella di Witwaterstand, e infine quella di Pretoria (tecnologica).
Le università sono autonome e hanno rapporti diretti con l'autorità federale; l'istruzione non universitaria dipende invece da quattro consigli provinciali. Le lingue usate sono l'inglese e l'olandese; in tutte le scuole è obbligatorio l'insegnamento religioso (scritturale).
Bilanci e debito pubblico. - Prima del 1913-14 la spesa per le 4 provincie dell'Unione era interamente sopportata dal governo centrale. Da allora però con successive leggi finanziarie si è provveduto ad assegnare alle provincie alcune entrate (il loro potere di tassazione fu tuttavia in seguito limitato) e a definire i casi in cui somme possono essere accordate ancora dal governo dell'Unione.
Le principali fonti di entrata del bilancio dell'Unione sono i dazî doganali, le imposte dirette (income tax, super tax e dividend tax), gl'interessi dei capitali investiti, il gettito netto delle poste, telegrafi, telefoni e le tasse sui consumi. Le maggiori spese sono quelle erogate in sussidî alle amministrazioni provinciali, per il servizio del debito pubblico, per la difesa nazionale e l'ordine pubblico e per le pensioni.
Le entrate e spese del governo dell'Unione in rapporto al solo fondo consolidato delle entrate (escluse cioè quelle relative al fondo ferrovie e porti, al fondo prestiti, e ad altri fondi speciali, nonché i sussidî alle amministrazioni provinciali) sono state, dall'esercizio 1918-1919 fino a quello 1935-1936 (in milioni di lire sterline) le seguenti:
Il debito pubblico dell'Unione al 31 marzo 1936 ammontava a 281,1 milioni di sterline di cui 122,7 di debito estero (ottenuti sul mercato inglese e, per più del 50%, investiti in costruzioni ferroviarie e portuali) e 128,4 di debito interno, in grandissima parte consolidato.
Moneta e credito. - L'unità monetaria è la sterlina sudafricana e tutto il sistema monetario è esattamente corrispondente a quello della Gran Bretagna. Solo nel 1922 si provvide con legge ad autorizzare l'emissione di monete proprie dell'Unione con denominazioni identiche a quelle delle monete inglesi, che conservarono, però, corso legale. Sopravvenuta nel settembre 1931 la crisi della sterlina, il governo del Sud-Africa dichiarò sulle prime di voler tener fermo il gold standard; la conversione in oro dei biglietti fu però sospesa provvisoriamente il 28 dicembre 1932 e confermata poi definitivamente con legge del 10 febbraio 1933. I biglietti della Banca di riserva di Pretoria hanno valore di valuta legale a tutti gli effetti e sono garantiti da una riserva aurea che non deve scendere al disotto del 30% e di cui non più della metà può essere tenuta all'estero. La banca è obbligata inoltre a tenere una riserva metallica (4/5 in oro) non inferiore al 30% dei suoi depositi e impegni. Al 31 marzo 1936 i biglietti in circolazione ammontavano a 14,6 milioni di sterline e la riserva aurea della banca era di 29,4 milioni.
I principali istituti di credito, oltre alla South African Reserve Bank (cui nel 1920, all'atto della fondazione, fu accordato per 25 anni il diritto esclusivo d'emettere biglietti e che è anche autorizzata a fare operazioni di conto corrente, ma non può assolutamente impegnarsi in operazioni aventi comunque carattere commerciale o industriale), sono: la Standard Bank of South Africa (istituita nel 1862), la Netherlands Bank of South Africa (istituita nel 1888), la Barclays Bank (Dominion colonial and Overseas), in cui fu incorporata nel 1926 la National Bank of South Africa.
Bibl.: Oltre agli Official Year Books of the Union of South Africa, Pretoria, e ai South and East African Year Books and Guides, Londra; M. Nathan, South African Literature, Città del Capo 1926; E. G. Maino, Sud Africa, Roma 1931; D. M. Goodjellow, The modern economic history of S. A., Londra 1931; C. G. Schumann, The world depression; S. A. and the gold standard, Città del Capo 1932. - Per le lingue, v.: A. C. Boumann e E. C. Pienaar, Afrikaanse Spraakuns, Stellenbosch 1933; D. B. Bosman, I. W. v. d. Merwe, Tweetalige woordenboek engels-afrikaans, Città del Capo 1931; D. C. Hesseling, Het Afriakaans, Leida 1923; S. P. E. Boshoff, Volk en Taal van Suid-Afrika, Amsterdam 1921; D. B. Bosman, Oor die ontstaan van Afrikaans, ivi 1928; T. H. Le Roux, Beschrijvende klankleer van het Afrikaans, Leida 1910; J. J. Le Roux, Oor die afrikaanse Sintaksis, Amsterdam 1923; E. C. Pienaar, Taal en Poësie van die twede afrikaanse taalbeweging, Città del Capo 1931.
Storia.
La colonia del Capo di Buona Speranza prima del dominio inglese. - La denominazione Sud-Africa da termine puramente geografico, denotante l'estrema parte meridionale del continente africano, è venuta assumendo con gli ultimi decennî del sec. XIX un significato politico-geografico, il quale nel primo decennio del sec. XX, mentre trovava nella Unione Sudafricana (South Africa Union) la sua espressione politica più concreta, abbracciava nella realtà coloniale del continente africano un territorio ancora più vasto, cioè tutta l'Africa inglese compresa fra il Capo di Buona Speranza e i laghi Niassa e Tanganica al N., fra l'Oceano Indiano e l'Africa Orientale Portoghese a oriente e l'Oceano Atlantico, l'Angola, il Congo Belga a occidente: e precisamente il territorio dell'Unione Sudafricana, i protettorati indigeni del Basutoland, del Bechuanaland e dello Swaziland, le due colonie della Rhodesia (Meridionale e Settentrionale), il mandato coloniale dell'Africa del Sud-Ovest, gia tedesca. Centro precipuo, se non assolutamente esclusivo, d'irradiazione della colonizzazione bianca in tutta questa parte dell'Africa fu il Capo di Buona Speranza, che può quindi a buon diritto considerarsi come la colonia madre del Sud-Africa.
Scoperto da Bartolomeo Diaz nel memorando viaggio del 1486, il Capo di Buona Speranza rimase poi, per oltre un secolo e mezzo, sotto il controllo politico dei Portoghesi, i quali lo tennero come una indispensabile stazione navale di appoggio e rifornimento per le loro flotte, su quella via delle Indie che Vasco da Gama aveva aperta nel 1498, ma non vi fondarono alcuno stabilimento coloniale degno di questo nome. La colonizzazione effettiva di quell'estremo lembo dell'Africa cominciò solo nella seconda metà del sec. XVII, con l'occupazione del Capo nel 1652 da parte della Compagnia Olandese delle Indie Orientali; la quale, signora ormai del commercio e della navigazione nei mari dell'Africa e dell'Asia, ne spossessava i Portoghesi in piena decadenza. A differenza invero di altri paesi, donde gli Olandesi avevano espulso i Portoghesi senza sostituirsi ad essi nel dominio politico, limitandosi al monopolio commerciale garantito da pochi punti fortificati (nelle isole soprattutto), al nuovo stabilimento del Capo gli Olandesi, pure avendo di mira fini marittimi e commerciali, pensarono, sino dai primi tempi, di dare una base di colonizzazione più solida dell'ordinario, seguendo le vedute e l'esempio dell'illuminato medico di bordo van Riebeck, che vi sbarcava nello stesso anno 1652 i primi 18 coloni. La dolcezza del clima e la natura del suolo, arido nell'interno ma fertile sulle coste e nelle vallate dei fiumi e adatto ad un tempo alla produzione dei paesi tropicali e di quelli temperati (grano e derrate coloniali, vite e frutta, bestiame e seta) giustificavano appieno le speranze di una fiorente colonia agricola di popolamento, fatta concepire dal van Riebeck alla Compagnia delle Indie Orientali.
Tuttavia, pur con le cure della Compagnia per la nascente colonia di Kaapstad (Città del Capo) e con gl'incoraggiamenti materiali e morali offerti agli emigranti, tale colonizzazione non fece durante il periodo olandese che lenti e grami progressi.
Nel 1795 gl'Inglesi, che fino allora avevano dovuto accontentarsi in quei paraggi della base marittima di Sant'Elena, approfittavano dell'invasione francese in Olanda e della ribellione scoppiata contro il nuovo governo nella colonia olandese del Capo, i cui distretti più remoti si proclamavano addirittura indipendenti, per impadronirsi il 16 settembre d'una stazione navale così importante sulla via delle Indie, assumendo il governo della colonia in nome del deposto principe di Orange, rifugiatosi dall'Olanda in Inghilterra e qui preso a pretesto del colpo di mano vagheggiato. La pace di Amiens, del 1802, restituiva il Capo all'Olanda; ma la guerra riaccesa subito dopo tra Inghilterra e Francia, al cui carro oramai l'Olanda era aggiogata, forniva agl'Inglesi l'occasione migliore per installarsi di nuovo al Capo, e questa volta per conto proprio e definitivamente, il 19 gennaio 1806, dopo un'eroica per quanto vana difesa del governatore Jansen. Il trattato del 13 agosto 1814, confermato poi nella pace del 1815, che cedeva all'Inghilterra anche il Capo di Buona Speranza, dietro pagamento all'Olanda di 6 milioni di lire sterline, mutava l'occupazione di fatto in occupazione di diritto.
L'area ufficiale della colonia abbracciava allora la metà a mala pena del paese compreso tra il mare e il corso del fiume Orange e la popolazione si aggirava sui 90 mila ab., di cui 10 mila Bianchi e circa 80 mila di colore, tra indigeni e importati come schiavi: un miscuglio eterogeneo di Ottentotti, Cafri, Malesi, Negri del nord.
L'espansione colonizzatrice anglo-boera dal Capo allo Zambesi. - Padrona definitiva del Capo di Buona Speranza, l'Inghilterra, più che considerarlo una semplice stazione navale, ne faceva la porta meridionale d'accesso del continente africano. Data da quell'epoca, infatti, l'era dei vasti ingrandimenti territoriali del Capo, che dovevano portare l'Inghilterra sino alle sorgenti dello Zambesi e del Congo, cioè al dominio di questo pezzo d'Africa meridionale e di parte della centrale. Due erano le direzioni in cui si svolgeva tale espansione territoriale: lungo la zona marittima denominata Cafreria, fra l'Oceano Indiano e la catena costiera; e lungo la zona interna continentale, che si estende all'ovest di questa catena sino al 20° di long. est. E tre erano i fattori precipui di tale espansione: la lotta continua con i Cafri; la politica indigena dell'Inghilterra; la ritirata progressiva dei Boeri (così furono chiamati per antonomasia, dall'olandese boeren "contadini", i contadini oriundi olandesi del Capo) verso l'interno di fronte all'avanzata del dominio inglese.
Prima cura degl'Inglesi nella nuova colonia, tenuta sino al 1835 sotto un regime militare, fu quella di assicurarsene meglio il possesso politico con lo stanziarvi coloni proprî, nel duplice intento di controbilanciare l'ostile elemento olandese e di tenere in rispetto i belligeri Cafri. Sforzi sistematici vennero fatti in tale senso, specialmente nella provincia detta "orientale" occupata in seguito a viva lotta con i Cafri nel 1818-1819; ma scarsi i risultati conseguiti. Il popolamento del Capo continuò nel primo sessantennio del secolo ad essere quanto mai lento: nel 1856, la popolazione complessiva. della colonia si valutava in 270 mila ab., di cui un 150 mila Bianchi e circa 120 mila di colore, fra indigeni e importati.
Aveva ritardato ancor più questo popolamento la ritirata verso l'interno dei Boeri, insofferenti della dominazione britannica e della sua politica antischiavista; ritirata progressiva che preparava però nuovi territorî all'Inghilterra per il futuro (Natal, Orange, Transvaal). Rinunciando a un'impari lotta col dominatore britannico, migliaia di contadini - pastori boeri, più inflessibili e animati dalla tradizionale fede nella Provvidenza - risolvevano di sottrarsi alla terra dell'oppressione; si organizzavano in bande; abbandonavano le loro dimore e, montati sui loro carri (i famosi capecarts) tirati da otto paia di buoi, emigravano, come le antiche tribù germaniche, con le famiglie, i bestiami, i servi e gli schiavi, oltre il fiume Orange, aprendosi il passo - dove occorreva - a colpi di fucile tra Zulu e Matabele. Il primo di questi trek o ritirate in massa, cominciato nel 1835, portava alla creazione nel 1840 d'una effimera Repubblica del Natal, nel territorio di Pietermaritzburg, conquistato dai Boeri a prezzo d'una lotta sanguinosa con i cafri Zulu. Raggiunti quivi subito dopo dagl'Inglesi, che fino dal 1824 avevano innalzata la loro bandiera sulle coste del Natal e nel 1836-37 fondato in essa un primo stabilimento coloniale, i più arditi e tenaci di essi, dopo un primo vano tentativo di resistenza, si rimettevano in marcia verso meno felici regioni dell'interno sotto la guida del loro capo Andrea Pretorius. Il Natal veniva così, ancora nel 1842, proclamato dominio inglese, pur continuando a far parte (ma ben presto con separata amministrazione) della Colonia del Capo sino al 1856, in cui veniva eretto in colonia a sé; e i Boeri andavano a raggiungere i loro fratelli emigrati del Capo, i quali si erano fermati oltre il fiume Orange e vi avevano costituito sino dal 1836 una specie di repubblica patriarcale di allevatori, il primo "Stato libero dell'Orange". Non erano passati ancora però cinque anni che l'Inghilterra, risoluta a impedire questa nuova formazione politica ostile nel Sud-Africa, invadeva la neonata repubblica e ne annetteva il territorio alla Colonia del Capo (1848). Andrea Pretorius riprendeva allora la marcia in avanti, con la sua banda fedele; passava il Vaal e si stanziava nel 1849 tra i cafri Zulu del Transvaal, a gettarvi le basi d'un nuovo stato boero, la futura "Repubblica sudafricana". Tra i Boeri rimasti nell'Orange, in numero di circa 12 mila, pur non esplodendo in guerra aperta, continuava però la più viva acredine contro il dominatore; tanto che l'Inghilterra, nella speranza di spegnere quel focolare permanente di ostilità, riconosceva nel 1854, con la convenzione di Bloemfontein, l'indipendenza dello Stato libero dell'Orange, mettendo però tra le condizioni imposte il divieto di ristabilirvi la schiavitù.
Oltre il Vaal, intanto, i Boeri, sopraggiunti col Pretorius dal Natal e dall'Orange, si univano con quelli che vi erano arrivati direttamente dal Capo, in seguito al grande trek del 1835-40; e, sotto la guida illuminata dello stesso Pretorius il quale, col titolo di comandante generale, aveva la suprema direzione delle cose e si adoperava di conciliare i suoi profughi col governo britannico, organizzavano nel cuore dello Zululand un nuovo stato boero di agricoltori e allevatori di bestiame, il Transvaal. Questo sulle prime veniva trascurato - più che temuto - dalla stessa Inghilterra, la quale nella convenzione di Sand River del 1852 ne riconosceva e garantiva l'indipendenza, pur avendo cura allora, e più in seguito, di bloccarlo da ogni parte e di precludergli a qualunque costo l'accesso al mare, analogamente a quanto faceva per l'Orange. Venticinque anni dopo, tuttavia, la stessa Inghilterra, dove il vento politico tornava a soffiare dalla parte dell'imperialismo, approfittava della sanguinosa insurrezione indigena del distretto transvaaliano dello Zupantsberg e del richiesto intervento militare contro di essa per dichiarare il Transvaal "possesso britannico" (12 aprile 1877), sotto il pretesto della cattiva amministrazione boera e dell'incapacità di quel governo a preservare il paese dal pericolo indigeno, e reggere all'europea un paese dove gl'interessi europei in genere e inglesi in particolare cominciavano a non esser più trascurabili. È bene, a tale riguardo, notare che già nel 1854 si era accertata la presenza dell'oro; e dal 1873, cominciavano ad esser lavorati con profitto, a Syderberg, i primi campi auriferi.
Tre anni dopo però i Boeri si ribellavano: l'antico Volksraad, disperso dal 1877, si riuniva il 13 dicembre 1880 a Paarde-Kraal, l'attuale Krügersdorf: Joubert, Krüger e Pretorius il Giovane venivano nominati dittatori e i Boeri, raccolti sotto le armi, giuravano di lottare sino alla morte per l'indipendenza del loro paese. Si iniziava così la guerra aperta, la quale, dopo la disastrosa disfatta inglese di Majuba Hill, del 21 marzo 1881, terminava con la convenzione di Pretoria del 1881 (25 ottobre) che concedeva ai Boeri quanto chiedevano col riconoscimento della Repubblica Sudafricana indipendente, salvo il diritto dell'Inghilterra di definire le questioni di frontiera e di dirigere la politica estera di tale repubblica: diritto di controllo cui l'Inghilterra stessa in gran parte poi rinunciava con la convenzione di Londra del 1884, segnata poco prima delle grandi scoperte aurifere.
Con la progressiva ritirata dei Boeri verso l'interno si erano intrecciate per tutto quasi il sec. XIX, ad ampliare i dominî inglesi del Sud-Africa, le guerre coi Cafri. Al principio del secolo, i Cafri vivevano indipendenti lungo l'Oceano Indiano, dalla Baia di Algoa al S. a quella di Delagoa al N. (circa 1100 km. di costa), fra l'Oceano e la catena del Drakensberg, paese dalla vegetazione splendida e dal clima dolcissimo, il paradiso dell'Africa meridionale. Zulu Pondo, Fingo e Galeka erano le quattro grandi stirpi cafre, perpetuamente in lotta fra loro. L'intervento degl'Inglesi in queste lotte spianava la via all'annessione territoriale della Cafreria, a costo però di guerre continue con le tribù più bellicose, dalla prima del 1811 all'ultima e decisiva del 1878-79 mossa dal re zulu Cetewayo.
Con sacrifici assai minori invece la Colonia del Capo si estendeva nell'interno del continente, sull'alto Orange da una parte, verso le rive dello Zambesi dall'altra. Sull'alto Orange, tra la frontiera del Capo e quella dello Stato libero dell'Orange, su un elevato pianoro fertile di grano e ricco di pascoli abitavano indipendenti i Basuto, tribù tranquille, mantenutesi sempre pacifiche nei riguardi dei Bianchi, ma gelose delle loro armi da fuoco, il cui paese veniva annesso alla Colonia del Capo nel 1881 e staccato poi da essa nel 1884 per essere eretto in protettorato britannico sotto l'alta dipendenza pur sempre del governatore del Capo, nella sua qualità di alto commissario per l'Africa del Sud.
Intanto, un altro territorio, a occidente invece che a oriente dello stato boero dell'Orange, veniva annesso al Capo; il territorio del Griqualand occidentale, oltre il medio Orange, sulle due rive del basso Vaal. La scoperta dei campi diamantiferi di Kimberley, intravveduta già nel 1867 ma constatata solo qualche anno dopo, attirava col 1870 nel paese sottoposto allora all'Orange una larga corrente inglese. Approfittando di questa e dei disordini scoppiati sul luogo, dove gl'immigranti si affrettavano a fondare un'effimera repubblica di Adamanta, il governo inglese - deciso a impossessarsi di quei preziosi giacimenti - interveniva e, sotto colore di accogliere l'invocazione al riguardo d'un capo dei Griqua, occupava il paese, l'organizzava dapprima come stabilimento coloniale denominato West Griqualand e poi, nel 1877, lo incorporava nella Colonia del Capo. Invano lo Stato libero dell'Orange protestava: esso doveva accontentarsi di ricevere dall'Inghilterra (1876) un'indennità di 2 milioni e 250 mila lire, in compenso d'un territorio la cui sola produzione diamantifera, alla distanza di meno d'un trentennio dalla scoperta, passava già il miliardo e mezzo di lire!
Dopo il Griqualand, veniva la volta del paese dei Bechuana, tribù scaglionate dai confini settentrionali del Griqualand allo Zambesi. I capi di queste tribù, lavorati dalla propaganda cristiana e anglofila, al tempo stesso, dei missionarî, chiedevano nel 1880 di porsi sotto la protezione britannica. L'Inghilterra dapprima esitava, nel timore di nuove responsabilità nel Sud-Africa; ma poi, essendosi nel frattempo la Germania installata al nord del basso Orange (1884) e avendo manifestata l'intenzione di dare la mano ai Boeri indipendenti per sbarrare il passo ad ogni ulteriore espansione inglese verso il cuore del continente, si decideva ad accogliere le tempestive domande dei capi bechuani. Stabilito infatti al Limpopo il confine occidentale del Transvaal in quella convenzione anglo-boera del febbraio 1884, nella quale Inglesi e Boeri s'interdicevano reciprocamente l'annessione dello Swaziland, estremo angolo sud-orientale del Transvaal, l'Inghilterra nello stesso 1884 erigeva la parte meridionale del Bechuanaland, tra l'Orange e il Molopo, suo affluente di destra, in colonia indipendente dal Capo, ma amministrata essa pure dal governatore del Capo, sempre nella sua qualità di alto commissario dell'Africa del Sud; mentre la parte settentrionale di esso, dal Molopo allo Zambesi, veniva nel 1885 compresa nella sfera d'influenza inglese e nel 1891 controllata da un commissario-residente britannico. Nel 1895 il Bechuanaland meridionale veniva incorporato nella Colonia del Capo; mentre quello settentrionale veniva costituito in protettorato britannico. Il dominio inglese si era spinto, così, dal Limpopo al medio Zambesi, col duplice risultato d'isolare le repubbliche boere allora indipendenti e di arrestare, mediante un accordo con la Germania l'occupazione coloniale tedesca nell'Africa sud-occidentale al 20° di long. E. (nel tratto fra l'Orange e il 22° lat. S.) e poi al 21° di long. E. Esso veniva posto tre anni dopo, con la convenzione del 1894, sotto l'amministrazione della Repubblica sudafricana, pur non incorporato in questa, in compenso d'importanti concessioni ferroviarie strappate al Transvaal dall'Inghilterra; per diventare, dopo la guerra anglo-boera del 1899-1902 e l'annessione del Transvaal, un protettorato britannico, posto più tardi esso pure sotto l'alta vigilanza del governatore del Capo, come alto commissario per l'Africa del Sud.
Grazie a questo processo d'acquisizione territoriale, la colonia-madre del Sud-Africa, il Capo di Buona Speranza, vedeva la sua superficie portata, già nell'ultimo decennio del sec. XIX, a 573.822 kmq. e ad oltre un milione e mezzo la sua popolazione (1.527.224 al censimento del 1891). Di questi, solo 376.987 erano di razza bianca, afrikanders, e di essi il 60%, all'incirca, pertinente alla chiesa riformata olandese o alla chiesa riformata sudafricana, cioè (a giudicare dalla confessione) di razza olandese, il 40% pertinente alla chiesa anglicana o ad altre chiese spiccatamente britanniche, come la wesleyana, la metodista, ecc., cioè di origine inglese.
Con lo sviluppo territoriale e demografico la Colonia del Capo aveva pure veduto evolvere nel corso dell'Ottocento il suo ordinamento politico: dal governo militare, fino al 1835, a quello civile; dal sistema rappresentativo, nel 1854, all'autonomia coloniale - ossia al governo responsabile davanti al parlamento coloniale - nel 1874. Nel 1893 riceveva l'autonomia anche la colonia del Natal, la quale, con l'annessione della provincia dello Zululand nel 1897 e di alcuni distretti già transvaaliani, dopo la guerra anglo-boera, vedeva nei primi anni del sec. XX portata la sua area a 91.401 kmq. e la sua popolazione ad oltre un milione di abitanti (1.108.754 al censimento del 1904) di cui 97.109 Bianchi, oltre 910 mila indigeni Cafri, il resto asiatici, Indiani soprattutto (coolies importati in virtù di un contratto di lavoro).
Come dal punto di vista territoriale, demografico, politico, così da quello economico, le colonie inglesi del Capo e del Natal erano notevolmente progredite nella seconda metà del sec. XIX. Il progresso del Natal si doveva soprattutto alla sua ricca agricoltura (cerealicoltura e piantagioni di zucchero e di tè); quello del Capo, ben più che alle modeste tenute agricole date alla cerealicoltura e allo stesso pur notevole allevamento bovino, e più ovino, fatto nelle grandi tenute pastorali, all'energico impulso dato nell'ultimo trentennio del secolo alla produzione, al commercio, all'economia tutta della colonia, grande porta commerciale dell'interno sudafricano, dalla scoperta e sfruttamento delle miniere diamantifere del Griqualand occidentale e dei giacimenti auriferi del Transvaal. Saranno questi anzi la causa ultima di quella guerra anglo-boera del 1899-1902, che portava nel suo grembo, con la soppressione delle repubbliche boere indipendenti dell'Orange e del Transvaal, l'unificazione politica dell'intera Africa del Sud.
Prima ancora però che tale guerra scoppiasse, il dominio inglese del Sud-Africa si era spinto nel cuore stesso dell'Africa centrale a costituirsi al sud e al nord del medio Zambesi una nuova più promettente riserva politico-territoriale congiunta alla sua volta, senza soluzione di continuità, col protettorato dell'Africa centrale inglese, costituito nel maggio 1891 con i territorî posti sulla riva occidentale e meridionale del lago Niassa e lungo il suo emissario, lo Shire, e denominato nel secolo successivo (1907) Protettorato del Nyasaland. Tale riserva territoriale, la cui formazione doveva essere anch'essa non ultima causa della guerra contro i Boeri, era destinata a formare nuove colonie inglesi. Essa fu la Rhodesia, cioè la vastissima regione che si estende dal Transvaal al S., ai confini del Congo Belga e all'antica Africa Orientale Tedesca (l'odierno Territorio del Tanganica, mandato inglese) a N.; dai confini dell'Africa Orientale Portoghese e dall'odierno protettorato inglese del Nyasaland all'E., a quelli del Congo, dell'Angola e del protettorato inglese del Bechuanaland a O. Attratta nell'orbita della futura compagine politica sudafricana, anche se in essa formalmente non incorporata, la Rhodesia veniva data all'Inghilterra senza pericoli e senza spese, tra la fine del sec. XIX e i primi del XX, dall'ultima e più famosa di quelle compagnie coloniali con poteri sovrani, a base prevalentemente territoriale, che l'Inghilterra aveva rinnovato sullo scorcio del sec. XIX, cioè dalla "Compagnia a carta dell'Africa del Sud" (British South Africa Chartered Company) detta la Chartered per antonomasia. Essa era sorta nel 1889, in pieno fervore cioè di conquiste e accaparramento dell'Africa da parte delle potenze europee, per assicurare all'Inghilterra - prima che altri lo occupasse di fatto - quel territorio, vasto all'incirca quanto la Francia e la Germania insieme e dotato presumibilmente di ricchezze minerarie notevoli, che era ancora vacante dal punto di vista giuridico per quanto lo rivendicasse platonicamente - in base a diritti storici ormai tramontati - il Portogallo, signore del Mozambico sulla costa orientale e dell'Angola su quella occidentale dell'Africa meridionale, e convergessero su di esso le aspirazioni (a non dire delle repubbliche boere indipendenti dell'epoca) della stessa Germania, che si era da poco installata essa pure sulla costa occidentale, a S. dell'Angola. Un accordo più o meno spontaneo con l'Inghilterra del re indigeno Lo-Bengula, il capo più potente dei Matabele e dei Mashona (stirpi predominanti in quel territorio) nel febbraio del 1888, faceva anzitutto del regno di Lo-Bengula un territorio d'influenza britannica, sottraendolo alle aspirazioni mal celate della Germania e a quelle non celate del Portogallo e del Transvaal, che meditava perfino un nuovo trek alla volta di esso; mentre la Chartered, all'uopo creata l'anno successivo, faceva il resto con rapidità, abilità e fortuna più unica che rara nella stessa storia coloniale africana.
Uscita dal grembo d'un sindacato capitalista, creato non prima del 1888 dal Rhodes per lo sfruttamento minerario concesso ad esso esclusivamente dal capo indigeno predetto per l'intero suo regno, la compagnia, con una fulminea occupazione pacifica, dove possibile, a colpi di fucile dove necessario, creava in qualche anno due nuovi possedimenti britannici: la Rhodesia Meridionale (al S. dello Zambesi), campo primo e precipuo d'azione della Chartered, d'una superficie di 372.960 kmq. e una popolazione di oltre mezzo milione di abitanti di cui però circa 7 mila soltanto Bianchi (censimento 1901); e quella che, col 1911, sarà detta la Rhodesia Settentrionale (al N. dello Zambesi) ancora assai più arretrata di sviluppo e divisa amministrativamente (sino al 1911), in due provincie, la Rhodesia di NO. o Barotseland e la Rhodesia di NE., comprendenti insieme una superficie di circa 751.100 kmq., con una popolazione di un milione e un terzo circa d'indigeni e meno d'un mezzo migliaio di Bianchi, quasi esclusivamente Inglesi.
Promotore infaticabile di quest'opera sino dalle origini prime del sindacato concessionario, da lui creato a fini politici lungimiranti più che a fini grettamente economici, era stato Cecil Rhodes; uomo dalla carriera finanziaria e politica prodigiosa non meno dello spirito imperiale onde veniva animato, il cui fine supremo era l'unione politica dell'intero Sud-Africa sotto il controllo inglese.
La guerra anglo-boera e l'unificazione inglese dell'Africa del Sud. - Nella politica imperialista impersonata nel "Napoleone del Capo, (come il Rhodes venne chiamato), stava la condanna a morte di quelle repubbliche boere indipendenti, la cui sorte era già decisa fino da quando (1881) dallo sterile pianoro sudoccidentale del Transvaal, nel Witwatersrand, a una settantina di chilometri a S. di Pretoria e a circa 500 a NE. di Kimberley, scaturiva un fiume d'oro (la portata di esso da 2 milioni di lire ancora nel 1887 passava a 387 milioni, ossia più d'un quarto dell'intera produzione mondiale, nel 1898) a travolgere e sommergere la patriarcale società agricolo-pastorale boera. Dieci anni dopo, nel 1895, dei 200 mila abitanti Bianchi del Transvaal, viventi accanto a un 700 mila indigeni, i due terzi all'incirca oramai erano uitlanders (stranieri) che l'oro aveva quivi attratto da ogni parte del mondo. Al cadere del secolo, poco meno di 100 mila di essi, nella maggior parte Inglesi od oriundi Inglesi, si accalcavano nel solo Witwatersrand, un nastro di terra estendentesi da Randfontein a Modderfontein su una trentina di chilometri a E. e a O. di Johannesburg, la città ormai di 80 mila anime, sorta in qualche anno per incanto nel cuore di quello che era già considerato il maggior campo aurifero del mondo. L'origine etnica di tale immigrazione, il carattere urbano e temporaneo di essa, le esigenze economiche e amministrative della nuova industria aurifera, la concentrazione di questa nelle mani di pochi finanzieri, capeggiati da Cecil Rhodes, scavavano un abisso incolmabile tra i nuovi venuti e gli antichi abitatori bianchi del paese. Imperialismo e capitalismo britannico cospiravano insieme contro l'indipendenza boera e la questione degli uitlanders, non ammessi alla piena parità politica coi cittadini boeri, forniva la piattaforma migliore per la lotta senza quartiere. Ciò risultava manifesto dal famigerato raid Jameson della fine dell'anno 1895, cioè dall'invasione - in piena pace - del Transvaal da parte di bande armate rhodesiane agli ordini d'un alto funzionario della Compagnia a carta dell'Africa meridionale, il dottor Jameson, alter ego dello stesso Cecil Rhodes allora primo ministro del Capo, e dalla contemporanea preparazione nel Transvaal dell'insurrezione contro il governo boero. Il duplice tentativo falliva miseramente sotto i colpi infallibili delle carabine boere; i promotori e gli esecutori di esso venivano generosamente risparmiati dai Boeri; ma l'urto decisivo con l'Inghilterra era soltanto differito. Ad esso il Transvaal si preparava dopo di allora risolutamente stringendo più intime relazioni non solo coi Boeri dello Stato libero dell'Orange (trattato di alleanza difensiva, del 1897), ma con quelli dello stesso Capo, dove le elezioni del 1897 venivano fatte sulla piattaforma esclusiva della razza e portavano alla vittoria dell'Afrikander Bond, contro il partito intransigentemente inglese; accaparrandosi amicizie e simpatie in Europa; fornendosi infine clandestinamente di armi e munizioni. A ciò rispondevano gli uitlanders all'interno con sempre maggiori pretese, lagnanze e turbolenze; l'Inghilterra, dal di fuori, con interventi diplomatici sempre più aspri, e preparativi di guerra sempre più palesi, fino a che il Transvaal lanciava il 9 ottobre 1899 un ultimatum alla grande potenza britannica per impedire che questa completasse la sua preparazione bellica: tre giorni dopo i Boeri del presidente Krüger varcavano la frontiera del Natal.
La guerra, che nell'intenzione dei suoi promotori effettivi non doveva essere se non una passeggiata militare contro "poche bande di paesani", come amavano dire o credere quei giorni gli sciovinisti britannici, si rivelava ben presto come la più formidabile che l'Inghilterra avesse mai dovuto sostenere nella creazione e difesa del suo impero coloniale. Essa durò tre anni, costò quasi 5 miliardi di lire-oro italiane, impegnò un esercito arrivato a 300 mila uomini, procurò agl'Inglesi amare sconfitte e perdite dolorose, richiese la consumata abilità militare d'un comandante supremo come lord Roberts, il vincitore di Qandahār (Afghānistān), e d'un capo di stato maggiore come lord Kitchener, il debellatore del mahdismo, circondò infine della simpatia universale gli eroici Boeri e di una aureola di gloria immortale i loro capi, dal vecchio presidente P. Krüger, invano recatosi in Europa a cercare appoggi per la causa boera, ai generali Cronje, Dewet, Ollivier, Delarey, Botha. Le forze inglesi, preponderanti e inesauribili, finirono naturalmente col vincere la sovrumana resistenza delle guerriglianti colonne boere. Lo Stato libero dell'Orange, primo ad essere occupato e domato dalle armi britanniche, veniva, ancora durante la guerra, col proclama di lord Roberts del 24 maggio 1900, annesso ai dominî britannici col titolo di Colonia del Fiume Orange (Orange River Colony); la Repubblica Sudafricana del Transvaal, con la pace firmata a Pretoria il 31 maggio 1902 fra lord Kitchener e lord Milner da una parte, i capi dei comandi boeri dall'altra, seguiva due anni dopo la stessa sorte, col nome di Colonia del Fiume Vaal (Vaal River Colony). Trattato di magnanimità singolare fra uno stato vittorioso e gli avanzi in armi di uno distrutto, il trattato di Pretoria, stabiliva, all'art. 7, che "l'amministrazione militare dei territorî conquistati sarebbe stata sostituita nel più breve spazio possibile di tempo da un governatore civile e, non appena le circostanze lo avessero permesso, sarebbero state create istituzioni rappresentative per preparare l'ulteriore concessione dell'autonomia". E l'Inghilterra manteneva la sua parola contro i nemici irreconciliabili del giorno innanzi, più presto ancora che alcuno potesse allora pensare. Quattro anni dopo soltanto - nel 1906 - la Colonia del fiume Vaal vedeva instaurato il sistema rappresentativo di governo, se non ancora il governo responsabile; e altrettanto l'Inghilterra faceva l'anno dopo (1907) nella Colonia del Fiume Orange. Più ancora: l'Inghilterra, vincitrice, concedeva agli antichi stati boeri una indennità di tre milioni di lire sterline, per facilitare l'opera di restaurazione economica intrapresa nelle due colonie con largo spirito di collaborazione fra le due razze. E il Transvaal, dall'altra parte, celebrava la proclamazione della nuova costituzione con l'offerta del più bel diamante delle sue miniere al re d'Inghilterra, perché ne facesse l'ornamento più splendido della sua corona!
La "Unione Sudafricana" (South Africa Union). - Lo sviluppo ulteriore della politica liberale inglese nell'Africa meridionale portava, ancora nel primo decennio del secolo XX, alla costituzione della Unione Sudafricana, l'ultima venuta delle grandi federazioni coloniali autonome dell'Inghilterra prima della guerra mondiale. Il sogno imperiale di Cecil Rhodes, che, morto nel marzo 1902, non aveva visto la fine della guerra tipicamente imperialista del Sud-Africa, da lui a tal fine preparata, si realizzava nel 1910 a otto anni di distanza soltanto dalla caduta dell'indipendenza boera: e non già questa volta per imposizione della metropoli, ma per moto spontaneo oramai delle stesse colonie anglo-boere. Già nel 1877, infatti, il parlamento inglese, subito dopo la prima annessione violenta del Transvaal, aveva approvato un South Africa Act, il quale contemplava fra le altre la formazione per il futuro di una South Africa Union, sbozzata nelle linee generali sullo stampo del Dominion canadese costituito dieci anni prima. La rivoluzione del Transvaal (1880) e la riacquistata sua indipendenza nel 1881 avevano troncato questi disegni, ancora del resto, per molte e varie ragioni, immaturi; ma rapporti sempre più stretti erano venuti annodandosi in seguito, nel campo economico e perfino doganale, fra le colonie inglesi del Sud-Africa e le repubbliche boere. Il Capo e il Natal invero, regioni agricolo-pastorali a lento sviluppo, ripetevano il loro maggiore benessere dal transito con l'Orange e il Transvaal, regioni pastorali e minerarie, cioè esportatrici per eccellenza; mentre Orange e Transvaal (prima almeno che si aprissero loro nuovi sbocchi ferroviarî verso la colonia portoghese dell'Africa orientale) rimanevano i clienti naturali e necessarî delle prime. Nel 1888, anzi, si era costituita un'unione doganale e ferroviaria sudafricana, rimasta tuttavia limitata al Capo e all'Orange, oltre ai protettorati britannici interni. Subito dopo la guerra sudafricana, la quale, con i suoi contraccolpi anche economici sulle colonie inglesi, aveva costituito la prova sperimentale della solidarietà economica imposta dalla geografia alle comunità politiche sudafricane, l'Unione doganale sudafricana (South Africa Custom Union) si era ricostituita su più larghe basi territoriali; e, nell'ancor più stretta sua forma, adottata col 1906, essa abbracciava ormai il Capo, il Natal, l'Orange, il Vaal, la Rhodesia Meridionale la Rhodesia nordoccidentale, il Bechuanaland, il Basutoland, lo Swaziland, estendendo i diritti doganali preferenziali - già accordati fin dall'origine alla metropoli e poco dopo al Canada - anche all'Australia (1906) e alla Nuova Zelanda (1907).
La stessa unione doganale, tuttavia, mentre portava rimedio ad alcuni degl'inconvenienti economici derivanti dalla divisione politica del Sud-Africa, complicava per altri lo stato preesistente di cose, nei riguardi ferroviarî in particolare (avvantaggiando alcune colonie a preferenza di altre) e - più ancora - nei finanziarî, per l'intimo nesso fra entrate finanziarie ed entrate ferroviarie e doganali. Una nuova forma politica soltanto, quella unitaria, avrebbe potuto offrire il terreno per una soluzione equa di questioni economiche tanto spinose da far dire in quegli anni al generale Smuts, già allora uno dei più eminenti politici transvaaliani: "Non bisogna più illuderci; noi non abbiamo dinnanzi che questa alternativa: o l'unione assoluta o la guerra accanita!". Ma più ancora del fattore economico e di quello non meno imperioso della difesa interna, soprattutto di fronte alla straboccante maggioranza negra di alcune colonie, influiva sul sentimento unitario della razza bianca sudafricana il fattore politico. Il vecchio sogno inglese dell'unificazione sudafricana diventava, per un'ironia del destino, non rara nella storia dei popoli, l'aspirazione boera dopo la perdita della indipendenza politica. Le due antiche repubbliche boere erano ormai interessate al fascio delle forze politiche bianche del Sud-Africa per trovarvi l'importanza politica perduta e al tempo stesso la garanzia del loro sviluppo etnico e civile contro la marea negra montante; non meno di quanto lo fosse l'Inghilterra, per fondere o neutralizzare nel crogiuolo politico sudafricano l'elemento boero transvaaliano più irriducibile.
Al movimento unionista sudafricano parteciperanno così, più calorosamente delle altre, proprio le colonie anglo-boere (il Capo, l'Orange, il Transvaal) in cui l'elemento boero aveva preso il sopravvento nel governo, mentre la colonia etnicamente inglese del Natal si lascerà freddamente - quando non ostilmente - rimorchiare. E alla testa di tale movimento unionista si troverà appunto quel generale boero Botha, capo del governo transvaaliano, che si mostrava politico altrettanto saggio e leale quanto era stato fervente patriotta e omerico eroe nel difendere sino all'ultimo la libertà del suo paese. Una convenzione nazionale di delegati sudafricani, deliberata dai parlamenti delle singole colonie, si riuniva a Durban il 12 ottobre 1908 sotto la presidenza del De Villiers, ministro del Capo, e la vicepresidenza dello Steyn, ex-presidente dell'Orange; si trasferiva nel novembre al Capo e ancora ai primi di febbraio dell'anno successivo 1909 approvava un primo schema di costituzione, il quale veniva poi modificato da una nuova convenzione, quella di Bloemfontein, e nel maggio approvato, per quanto senza entusiasmo, in un referendum popolare e nei parlamenti delle singole colonie. Sottoposto, più che altro pro forma, al governo imperiale britannico, cui i delegati sudafricani facevano capire che la redazione ne era stata troppo laboriosa e l'adozione troppo necessaria perché i Sudafricani potessero tollerare di vederlo modificato da altri, esso veniva approvato dal parlamento inglese col South Africa Act del 20 settembre 1909.
Frutto d'un compromesso più di forma che di sostanza fra la tendenza unitaria, validamente difesa dai delegati del Capo e preferita dagli stessi delegati del Transvaal e dell'Orange per ragioni essenzialmente economiche, e la tendenza federale sostenuta invece accanitamente dai delegati del Natal, la costituzione sudafricana terminava con l'avere una sostanza unitaria sotto forma federale. In virtù di essa, le quattro colonie dovevano riunirsi col 31 maggio 1910 in una unione politico-legislativa sotto un solo governo, col nome di Union of South Africa, in qualità di "Provincie originarie" dell'Unione, con un ordinamento interno basato sull'autonomia coloniale (self-governing colonies) e con la denominazione rispettiva di: Capo di Buona Speranza, Natal, Transvaal, Stato libero dell'Orange. Del potere esecutivo dell'Unione, spettante al sovrano inglese, veniva investito il "governatore generale in Consiglio", cioè il governatore generale nominato dal re e il Consiglio esecutivo, costituito di membri nominati dal governatore, incaricati dei singoli dicasteri e considerati come ministri di stato di Sua Maestà per l'Unione sudafricana. Sede del governo, cioè capitale politica dell'Unione era fatta l'antica capitale del Transvaal, Pretoria. Del potere legislativo veniva investito un parlamento, costituito del re, d'un senato di 140 membri (8 nominati dal governatore generale in Consiglio ed 8 eletti dal corpo legislativo di ciascuna delle singole provincie originarie) e di un'assemblea composta di membri eletti direttamente dalla popolazione delle singole provincie, in numero prestabilito. Sede del parlamento, cioè capitale legislativa della Unione, era fatta Città del Capo. Il supremo potere giudiziario dell'Unione infine, al disopra delle corti provinciali, era affidato dalla costituzione a una Corte Suprema dell'Africa del Sud, sedente a Bloemfontein, fatta così capitale giudiziaria dell'Unione.
Ogni provincia riceveva un'amministrazione autonoma locale Costituita d'un amministratore, nominato per 5 anni dal governatore generale e scelto possibilmente fra gli abitanti della provincia stessa; di un Consiglio provinciale elettivo e d'un Comitato esecutivo di quattro membri (che potevano o meno far parte del consiglio), presieduto dall'amministratore. Sedi dei governi provinciali erano riconosciute naturalmente le antiche capitali coloniali, cioè per le provincie originarie rispettivamente: Città del Capo, Pietermaritzburg, Pretoria e Bloemfontein. Le materie di competenza legislativa ed esecutiva delle provincie erano quelle soltanto indicate tassativamente nella costituzione (materie di portata e carattere regionali) o che venissero ad esse delegate dal parlamento dell'Unione. Così pure, nel campo finanziario, all'Unione dovevano passare tutte le entrate generali delle singole provincie, venendo poi a queste assegnate dal parlamento federale, come sussidî, determinate somme per l'esercizio dei servizî generali ad esse affidati. Altre disposizioni notevoli della costituzione erano quelle riguardanti la lingua, per le quali l'Unione tutta doveva assumere il carattere di stato bilingue, con l'inglese e l'olandese quali lingue ufficiali su un piede di perfetta eguaglianza; la naturalizzazione, che, conseguita in una provincia qualsiasi, doveva valere per l'intera Unione; gli affari indigeni, i quali venivano riservati al governatore generale in Consiglio, come lo erano i provvedimenti che facessero un trattamento speciale o differenziale agli Asiatici; l'accettazione eventuale di altre Colonie e territorî nel seno dell'Unione (i territorî della British South Africa Company) e il trasferimento al governo dell'Unione dei territorî indigeni.
I più gravi problemi si affacciavano, fino dall'inizio, alla nuova federaziooe coloniale britannica, estendentesi in modo diretto (senza contare cioè i protettorati indigeni del Sud-Africa e i territorî della Rhodesia, posti essi pure sotto l'alta vigilanza del governatore generale del Capo nella sua qualità di Alto commissario inglese per l'Africa del Sud) su poco meno di 1.250.000 kmq. di superficie, con una popolazione di circa 6 milioni di abitanti, di cui tuttavia i Bianchi erano poco più di 1.250.000 (il primo censimento della Unione, quello del 1911, dava 5.973.394 di ab., di cui 1.276.242 Bianchi). A prescindere anche dalla questione spinosa, piena di riflessi nel campo politico dei rapporti fra Unione e metropoli, ma non nuova nella storia coloniale britannica, di una nazionalità bianca di origine straniera, in lotta con la nazionalità originaria della metropoli per l'egemonia del paese; a prescindere anche dagl'inevitabili antagonismi economici fra regioni geograficamente e, più, economicamente diverse (regioni a piantagione della costa orientale e regioni cerealicole e pastorali dell'interno; regioni agricole e regioni minerarie, ecc.), comprese nella stessa unita politico-doganale; a prescindere infine dai problemi specifici di una federazione coloniale e da quelli generici della colonizzazione africana; si erigeva davanti all'Unione, irto d'incognite che il futuro immediato rabbuiava anziché rischiarare, il problema di razza. Era questo rappresentato dalla minima densita della popolazione bianca, concentrata per di più a preferenza nelle città (il 47% di essa nel Natal era compresa fra Porto Durban e Pietermaritzburg; il 30,5% di quella dello stesso Transvaal fra Johannesburg e Pretoria), di fronte alla marea degl'indigeni, costituenti la grande maggioranza della popolazione totale (i 4/5 di questa nel territorio compreso fra il Capo e lo Zambesi) ed esacerbati contro il dominio bianco, o, per meglio dire, contro la politica indigena dei governi coloniali, recalcitranti in questo ai freni dell'Inghilterra. Il problema indigeno veniva anzi a complicarsi ancor più, per la presenza di un altro problema di razza, il "problema asiatico", posto dall'immigrazione di mano d'opera gialla e indiana reclamata da piantatori agricoli e produttori minerarî come una necessità economica, ma respinta dal resto della popolazione e limitata dai governi coloniali mediante leggi che Cina e Giappone, non meno dell'India inglese, ritenevano offensive per i proprî connazionali. Con queste non troppo confortanti prospettive s'inaugurava il 31 maggio 1910, poco dopo l'arrivo del primo governatore generale, sir Herbert Gladstone, la Unione Sudafricana, tra affermazioni imperialiste di tutto l'impero britannico; e il 4 novembre dello stesso anno si apriva dal duca di Connaught il primo parlamento federale. Le correnti politiche del paese erano allora rispecchiate dal partito "boero", sotto un nome o un altro (Bond al Capo, Het volk al Transvaal, Oranja Unie nell'Orange) predominante politicamente negli anni precedenti in tre delle colonie su quattro; e dal partito "progressista" (detto "costituzionalista" nell'Orange), partigiano dell'uguaglianza anglo-boera e costituito nella massima parte dall'elemento inglese. Veniva incaricato dal Gladstone di costituire il primo ministero sudafricano quel generale Botha, che aveva guidato in guerra i Boeri, ma che aveva un programma di "conciliazione e cooperazione" fra le due nazionalità bianche non diverso dal problema del partito progressista, e a tal fine promoveva anzi la fusione delle tre organizzazioni storiche dell'elemento boero in una sola, il "partito sudafricano", nella speranza che la stessa ampiezza offrisse ad esse orizzonti politici di maggiore larghezza e responsabilità che non quelli esclusivistici di razza.
La guerra mondiale sopraggiunta agl'inizî, si può dire, del nuovo assestamento politico ed etnico sudafricano, riapriva però, sia pure episodicamente e per poco, quell'antagonismo anglo-boero, che era stato sino a poco prima alla base dell'evoluzione politico-territoriale del Sud-Africa. Mentre, infatti, il generale Botha affermava apertamente in seno al parlamento (settembre 1914), fra gli applausi di consenso dei varî partiti, il perfetto lealismo dell'Unione Sudafricana e la deliberata volontà di collaborazione con l'Inghilterra in Europa e in Africa; nel territorio stesso dell'Unione scoppiava la ribellione (detta "di Moritz", dal nome dell'ufficiale sudafricano che la istigava) a opera di elementi boeri e oriundi tedeschi del Nord. La capeggiarono i generali Dewet e Beyers d'accordo con la Germania, con la quale - a quanto pare - gl'insorti avevano stipulato un vero e proprio trattato, riflettente l'assetto politico del Sud-Africa in caso di vittoria. La grande massa della stessa popolazione boera rimaneva tuttavia fedele al dominio britannico e le armi del Botha non tardavano nei mesi successivi, fra il cadere del 1914 e il principio del 1915, a spegnere i focolari di ribellione. Il Dewet veniva catturato; mentre il Beyers, in fuga, trovava la morte nelle acque del Vaal. Domata anzi l'insurrezione, le truppe sudafricane concentravano la loro azione nel 1915 contro la vicina colonia tedesca dell'Africa del Sud-Ovest che capitolava il 9 luglio dello stesso anno; e potevano poi partecipare in maggior copia alla campagna di guerra contro l'altra colonia tedesca dell'Africa orientale. Così l'Unione Sudafricana, sebbene fosse l'unico dei possedimenti coloniali britannici in cui i sudditi avessero pigliato le armi contro la madrepatria, collaborò non meno efficacemente degli altri dominî autonomi alla guerra sostenuta dall'Inghilterra. Basti pensare all'opera dei generali sudafricani Botha e Smuts; il secondo dei quali, soldato e politico, non solo partecipò, al pari del primo e di altri statisti dei Dominî britannici, all'Imperial War Cabinet, cioè al Gabinetto imperiale di guerra, creato in Inghilterra nel 1917, ma (solo fra gli statisti coloniali) persino al British War Cabinet, cioè al Gabinetto metropolitano di guerra, dopo avere dal febbraio del 1916 al giugno del 1917 comandato le forze inglesi (sudafricane nella massima parte) nell'Africa Orientale Tedesca. Le due campagne, contro l'Africa Occidentale e Orientale Tedesca, richiedevano l'impiego di ben 43 mila e 67 mila uomini rispettivamente; mentre altri 30 mila venivano mandati dall'Unione in Europa a combattere per la causa degli Alleati. Né minore fu, pur durante la guerra, la collaborazione economica del Sud-Africa alla grande impresa: dalle forniture e munizioni preparate per le truppe sudafricane nello stesso Sud-Africa, all'incremento dato all'agricoltura e alla produzione pur così necessaria dei minerali e metalli (rame, carbone, oro). L'Unione usciva dalla guerra mondiale con perdite materiali minori forse di ogni altro Dominio britannico; mentre, di fronte a un considerevole ma non oppressivo debito di guerra (30 milioni di sterline, di cui oltre 22 anticipati dal governo imperiale e solo per meno di 12 rimasti poi a carico dell'Unione), essa otteneva nella conferenza della pace (17 dicembre 1920) l'amministrazione dell'antica Africa del Sud-Ovest tedesca in qualità di mandato coloniale e vedeva aprirsi più larghe prospettive economiche e demografiche dall'introduzione di più scientifici metodi agricoli e di nuove industrie. I suoi ministri avevano per di più partecipato, su un piede di eguaglianza con quelli della Gran Bretagna, del Canada, dell'Australia e della Nuova Zelanda, all'opera del Gabinetto Imperiale di guerra e della delegazione britannica a Versailles e avevano firmato in proprio i trattati di pace. L'Unione Sudafricana infine era diventata membro dell'assemblea della Lega delle nazioni e, al pari degli altri Dominî autonomi, aveva acquistato il suo stato giuridico di "nazione" riconosciuta nell'impero britannico. Dopo la conquista dell'Africa tedesca del Sud-Ovest da parte delle forze sudafricane nel 1915, il complesso dell'Africa Meridionale (eccezione fatta dell'Africa Orientale Portoghese al sud dello Zambesi) era tutto sotto il dominio inglese. Includendovi anche la Rhodesia Settentrionale, che tuttavia appartiene, almeno geograficamente, all'Africa centro-orientale, l'area approssimativa totale di questo blocco territoriale britannico saliva a quasi 4 milioni di kmq., con una popolazione superante al censimento del 1921 i 10 milioni di abitanti. Politicamente esso rimaneva diviso in queste parti: 1. l'Unione Sudafricana, costituita dalle quattro provincie originarie: Capo, Natal, Orange e Transvaal; 2. il mandato coloniale sudafricano dell'Africa del Sud-Ovest (l'antica colonia tedesca, meno il cosiddetto Caprivi-Zipfel, un cono territoriale di 27.000 kmq. spingentesi fino allo Zambesi e alla Palude di Chobe, congiunto amministrativamente dopo la guerra col protettorato inglese del Bechuanaland); 3. i protettorati indigeni del Basutoland, Swaziland, Bechuanaland, amministrati dal governo inglese; 4. la Rhodesia, costituita di due possedimenti separati, Rhodesia Meridionale e Rhodesia Settentrionale, che erano ancora sotto il governo della British South Africa Company, ma che nel 1923 e 1924 rispettivamente passavano essi pure sotto il governo diretto dell'Inghilterra, con un ordinamento politico più largo la prima, dotata d'istituzioni parzialmente rappresentative, più ristretto la seconda.
Nonostante l'aumento di territorio e d'influenza politica, la Unione Sudafricana non vedeva diminuire dopo la guerra mondiale le difficoltà interne ereditate dall'epoca precedente alla sua costituzione. Lungi, anzi, dall'attenuarsi, esse si erano accentuate in duplice modo: era l'inasprimento dei rapporti fra partito nazionalista, cioè la parte boera più intransigente, e partito sudafricano, reo agli occhi del primo di seguire col Botha una politica imperiale britannica; era più ancora la coscienza di razza di milioni di negri Bantu contro il dominio bianco, acuita dalla guerra, analogamente a quanto avveniva fra le altre popolazioni soggette dell'Africa e dell'Asia. Con queste difficoltà in specie doveva lottare il ministero del generale Botha (il quale moriva nel 1919 a soli 57 anni) e il ministero, che gli succedeva, del generale Smuts. Costui, di fronte all'intransigenza del partito nazionalista, il quale insisteva in un postulato fondamentale che negava le basi stesse dell'Unione Sudafricana (l'indipendenza politica cioè del Transvaal e dell'Orange dall'Inghilterra, secondo le richieste avanzate esplicitamente al governo inglese nel 1919 per bocca del generale boero Hertzog), riusciva anzi a far fondere insieme verso la fine del 1920 il partito sudafricano con quello unionista (l'antico partito progressista del Capo), dando al primo una base più larga e permettendogli così nelle successive elezioni del febbraio 1921 (le terze dal 1915) di assicurare al governo una maggioranza sufficiente sugfi altri partiti (nazionalisti, laburisti, indipendenti).
Tuttavia, l'ostilità dei Bianchi, in genere, contro la politica indigena dello Smuts che sembrava troppo remissiva; il risentimento contro di lui per la parte avuta nella repressione dell'insurrezione del 1914 come dello sciopero minerario rivoluzionario del Transvaal del 1922; le speranze illusorie fondate su una eventuale vittoria del partito nazionalista; il logoramento infine del partito sudafricano da tanti anni al potere; portavano alla sconfitta di questo nelle elezioni federali del giugno 1924 e al trionfo del partito nazionalista. Questo saliva con il Hertzog al governo, appoggiandosi però per mantenersi al potere su quel partito laburista, col quale aveva stretto alleanza sul campo elettorale, e annacquando notevolmente il suo spirito frondista e secessionista per convertirlo al lealismo imperiale e all'unionismo sudafricano, come appariva manifesto in occasione della visita del principe di Galles al Capo nella primavera del 1925. Più sostanziale però si presentava la questione degl'indigeni, che costituivano nella stessa Unione (a non parlare degli altri territorî sudafricani) i 4/5 della popolazione totale. Di fronte ad essi il governo del generale Hertzog caldeggiava una politica di segregazione politica, cui avrebbe dovuto corrispondere anche una segregazione territoriale ed economica attuata in modo da mettere al riparo dalla concorrenza economica negra i Bianchi delle aree europee, da permettere per il contrario il pieno sviluppo economico e culturale dei Negri nelle aree loro riservate; ma le leggi ad essa ispirate si arenavano fra il 1925 e il 1926 nelle secche parlamentari.
Il problema etnico, nei due aspetti di antagonismo anglo-boero e più ancora di lotta per la vita fra Bianchi e Negri, ha continuato insomma a dominare anche dopo la guerra mondiale la storia dell'Unione Sudafricana nel campo politico; mentre in quello economico l'Unione già col 1923 poteva dirsi tornata sotto ogni riguardo alla normalità prebellica nei riguardi sia della produzione e del commercio sia delle finanze.
Mentre, invero, nel campo finanziario la costituzione dell'Unione rappresentava un grande vantaggio per le antiche colonie sudafricane, distribuendo in esse più equamente di prima oneri e vantaggi della tassazione; in quello economico continuava anche nel dopoguerra il progresso continuo e costante del paese. All'allevamento e alle colture fondamentali dei cereali e dei generi coloniali (tabacco, tè, zucchero, ecc.) si aggiungeva, ricca di promesse, la coltura cotoniera; mentre nel campo minerario sempre nuovi prodotti si aggiungevano ai due specifici dell'Unione, l'oro e i diamanti, e nello stesso campo manifatturiero si facevano progressi sensibili grazie alla tariffa del 1925, la quale sopprimeva la preferenza generale sui prodotti britannici per sostituirla con dazî ispirati al principio della "nazione più favorita", e veniva congegnata in modo da assicurare alle industrie sudafricane la protezione di cui abbisognavano, a seconda della natura e del grado di sviluppo di esse.
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