unita imponibile
unità imponibile Con riferimento alle imposte reali, elemento oggetto di tassazione, per es. l’u. immobiliare e quella produttiva. Per le imposte sul reddito, si riferisce al soggetto percosso, l’individuo o la famiglia.
La pressione fiscale varia non solamente al mutare del reddito, ma anche a quello dello status. In presenza di un’imposta sul reddito con aliquote proporzionali, l’onere tributario non cambia se si utilizzano come u. impositiva l’individuo o il nucleo familiare, mentre in un sistema d’imposta progressivo è necessario scegliere a quale u. riferirsi, in quanto varia il carico fiscale. La principale giustificazione teorica della tassazione del reddito familiare risiede nel fatto che la famiglia è il punto di riferimento più importante per definire il benessere di un soggetto, dato che esistono economie e (diseconomie) di scala (➔ scala, economie di). La capacità contributiva di un individuo non dipende solamente dal suo reddito, ma anche dalle risorse a disposizione dell’intero nucleo familiare e dalla sua composizione. Il presupposto è la comunione nel godimento del reddito e del consumo, con accordi sulla pianificazione del bilancio familiare. La tassazione individuale, invece, è giustificata sulla base dell’ipotesi che ciascuno può disporre del proprio reddito senza influenzare le scelte degli altri componenti della famiglia. Soddisfa, quindi, il criterio di giustizia, secondo cui un sistema impositivo non deve interferire nella decisione di formare o sciogliere una famiglia, e quello dell’efficienza, per quanto riguarda la decisione di lavorare. Di contro, favorisce l’evasione e l’elusione soprattutto per ciò che concerne i redditi immobiliari, che possono essere trasferiti a persone del nucleo familiare prive di reddito, riducendo così la progressività, a meno che non si usi, come in Italia, un sistema di cedolare secca (➔). A seconda della scelta, la base imponibile dell’imposta personale sul reddito sarebbe costituita dal reddito conseguito da ciascun individuo, oppure dalla somma dei redditi (cumulo) di tutti i componenti il nucleo, che, in presenza di un sistema progressivo, dà luogo a un onere fiscale molto più elevato. La scelta dell’u. impositiva è perciò rilevante per la realizzazione del principio di equità (➔) nella distribuzione del carico fiscale. A tal fine è necessario tenere presente l’eventuale esistenza di economie di scala (➔ scala, rendimenti di) derivanti dalla convivenza di più persone, in presenza di costi fissi (per es., per l’affitto dell’abitazione, per le spese di riscaldamento, per le spese fisse per fornitura elettrica, gas, acqua ecc.). A parità di reddito individuale, due persone conviventi possono presentare una capacità contributiva maggiore di due persone non conviventi. Ogni nucleo familiare può avere inoltre differente composizione (presenza di figli minori o anziani o portatori di handicap) e quindi, pur con il medesimo reddito complessivo, diversa capacità contributiva. I bisogni, e dunque le spese di un membro adulto, sono diversi da quelli di un bambino o di un anziano.
L’opportunità del cumulo (➔) dei redditi fu sostenuta per la prima volta dalla Royal Commission on Taxation (Rapporto Carter, 1966), la quale affermava che la scelta dell’individuo come u. i. fosse iniqua, in quanto la capacità contributiva andava riferita all’intera famiglia. Tra la fine degli anni 1970 e l’inizio degli anni 1980 si attuò un generale spostamento a favore della tassazione del reddito individuale. Anche nel sistema tributario italiano si è data inizialmente preferenza all’u. impositiva familiare (la riforma del 1974 adottò il principio del cumulo dei redditi di tutti i componenti della famiglia), ma nel 1976 la Corte Costituzionale ha ritenuto inaccettabile questa norma, poiché incompatibile con il principio dell’eguaglianza. La nuova norma prevede la tassazione su base individuale associata a un sistema di detrazioni per carichi di famiglia (➔ famiglia, tassazione della).