United Artists Corporation
Casa di produzione e distribuzione statunitense fondata nel 1919 dai divi del muto Mary Pickford, Charlie Chaplin, Douglas Fairbanks e dal regista David W. Griffith. Dietro suggerimento del produttore Benjamin P. Schulberg venne creata una compagnia nell'intento di bilanciare sia gli interessi commerciali sia gli interessi artistici della produzione cinematografica, e volta, come citato nello statuto, a "migliorare l'industria del cinema e il suo livello artistico, nonché i metodi di vendita dei film". Il lancio di questa casa dagli alti ideali fu sponsorizzato da importanti personaggi politici quali William Gibbs Mc Adoo ‒ a suo tempo segretario al Tesoro del presidente Th.W. Wilson ‒ nominato consigliere generale della United Artists Corporation.La U. A. C. nacque, in un certo senso, in opposizione allo studio system e per favorire la produzione indipendente, ma nel periodo classico essa fu in realtà profondamente radicata in quel sistema produttivo e commerciale. Incluse, infatti, produttori indipendenti per modo di dire, in quanto le star, i registi e il personale venivano richiesti alle majors, affittando i teatri di posa dagli studios per girare i progetti più ambiziosi; inoltre la stessa distribuzione dei film della casa, spesso prestigiosi, sfruttò le sale di prima visione delle majors, le quali ricavarono in questo modo quasi un terzo dei loro profitti.Il primo film prodotto fu His Majesty, the American (1919), di Joseph Henabery con Douglas Fairbanks, e comunque la U. A. C. realizzò o distribuì importanti opere dell'epoca del muto, da quelle che coinvolgevano i suoi fondatori, Broken blossoms (1919; Giglio infranto) e Way down East (1920; Agonia sui ghiacci) di Griffith; a film interpretati da Fairbanks come The mark of Zorro (1920; Il segno di Zorro) e The three musketeers (1921; I tre moschettieri), entrambi di Fred Niblo, Robin Hood (1922) di Allan Dwan, The thief of Bagdad (1924; Il ladro di Bagdad) di Raoul Walsh, The black pirate (1926; Il pirata nero) di Albert Parker, The iron mask (1929; La maschera di ferro) di Allan Dwan, o da Mary Pickford, quali Little lord Fauntleroy (1921; Il piccolo Lord) di Jack Pickford e Alfred E. Green e Rosita (1923) di Ernst Lubitsch; naturalmente ai film di Chaplin A woman of Paris (1923; La donna di Parigi), The gold rush (1925; La febbre dell'oro), The circus (1928; Il circo) o a film di altre importanti figure del periodo come Rodolfo Valentino (The eagle, 1925, L'aquila nera, di Clarence Brown, e Son of the sheik, 1926, Il figlio dello sceicco, di George Fitzmaurice), Buster Keaton (The general, 1926, Come vinsi la guerra, di Keaton e Clyde Bruckman) e Gloria Swanson (Sadie Thompson, 1928, Tristana e la maschera, di Raoul Walsh). La casa innovò anche le pratiche della distribuzione, in particolare offrendo il proprio prodotto a percentuale. Dati i crescenti costi di produzione, inoltre la U. A. C. scelse di investire in misura limitata nel settore produttivo, preferendo distribuire i film dei produttori indipendenti. Nel 1924, mentre ne usciva Griffith, entrò nella compagnia Joseph M. Schenck, che assunse la presidenza del consiglio d'amministrazione e introdusse star del livello di Norma Talmadge, John Barrymore e Ronald Colman. Nel 1927 arrivò anche il produttore Samuel Goldwyn, che aveva già distribuito attraverso la U. A. C. due film: Stella Dallas (1925) e The winning of Barbara Worth (1926; La rivincita di Barbara Worth o Sabbie ardenti), entrambi diretti da Henry King.
Con l'avvento del sonoro la casa, così profondamente legata a personalità chiave del cinema muto, entrò in crisi; si decise di iniziare la distribuzione delle Silly symphonies (1929-1939) di Walt Disney, dei film-rivista con Eddie Cantor e di allargarsi a produttori come Howard Hughes, l'inglese Alexander Korda, che divenne socio della casa. Nel 1935 Schenck se ne andò ed entrarono nuovi produttori emergenti come David O. Selznick e Walter Wanger; nel 1936, A.H. Giannini, della Bank of America, assunse la presidenza della United Artists. In quel periodo il nome della casa veniva associato a film innovativi o di buona fattura come Hell's angels (1930; Gli angeli dell'inferno) di Howard Hughes, Scarface (1932) di Howard Hawks, Rain (1932; Pioggia) di Lewis Milestone, The emperor Jones (1933) di Dudley Murphy, una delle rare apparizioni sullo schermo del grande attore di colore Paul Robeson, Nana (1934; Nanà) di Dorothy Arzner, Our daily bread (1934; Nostro pane quotidiano) di King Vidor, A star is born (1937; È nata una stella) di William A. Wellman, Stagecoach (1939; Ombre rosse) di John Ford, Wuthering heights (1939; La voce nella tempesta) di William Wyler e Rebecca (1940; Rebecca, la prima moglie) di Alfred Hitchcock. Ma nel dopoguerra la casa non riprese quota, tranne che con titoli come Spellbound (1945; Io ti salverò) di Hitchcock, The southerner (1945; L'uomo del Sud) di Jean Renoir, Monsieur Verdoux (1947) di Chaplin, e Red river (1948; Il fiume rosso) di Hawks.Mentre la crisi attanagliava la U. A. C. e Pickford e Goldwyn si disputavano gli studios di Hollywood, cominciò una fase estremamente difficile. Dopo le perdite colossali subite tra il 1950 e il 1951, la casa tentò una nuova gestione con Arthur B. Krim e Robert S. Benjamin, anche con l'acquisto della Eagle-Lion Classics, e cominciò a riprendersi, distribuendo o realizzando film di successo ora critico ora commerciale, come Limelight (1952; Luci della ribalta) del socio fondatore Chaplin, The African queen (1951; La regina d'Africa) di John Huston, High noon (1952; Mezzogiorno di fuoco) di Fred Zinnemann, Vera Cruz (1954) e The big knife (1955; Il grande coltello) entrambi di Robert Aldrich, Marty (1955; Marty, vita di un timido) di Delbert Mann, l'amaro Sweet smell of success (1957; Piombo rovente) di Alexander Mackendrick, Paths of glory (1957; Orizzonti di gloria) di Stanley Kubrick, Some like it hot (1959; A qualcuno piace caldo) e The apartment (1960; L'appartamento) entrambi di Billy Wilder, e West side story (1961) di Jerome Robbins e Robert Wise. Nel 1957 la casa diede vita anche a una sezione discografica, la United Artists Records, acquistò alcuni vecchi film prodotti dalla Warner Bros. ed entrò sul mercato finanziario. In questa fase iniziò a beneficiare del suo status di struttura industriale snella che non doveva spendere nel mantenimento di studios e personale, ma poteva continuare a lavorare con gli indipendenti, divenuti la forza trainante della nuova Hollywood. Sul finire degli anni Sessanta la TransAmerica Corporation acquistò il 98% delle azioni della U. A. C., pur lasciandone la guida a Krim e Benjamin, i quali però nel 1978 se ne andarono per formare la Orion Pictures Corporation.
Nel 1981 la U. A. C. è stata acquistata dalla Metro Goldwyn Mayer, dando vita nel 1983 a un'unica compagnia, la MGM/UA Entertainment Co. Dopo complesse manovre finanziarie condotte prima da Ted Turner, poi da Giancarlo Parretti, e un periodo di inattività, la casa ha ripreso vita con la gestione di Frank Mancuso, il quale nel 1993 ha nominato John Calley presidente; a questi è succeduto, nel 1996, Lindsay Doran.
T. Balio, United Artists, Madison 1976; R. Bergan, The United Artists story, New York 1986.