universita
Termine (derivato dal lat. universitas: corporazione, gruppo dotato di personalità giuridica) che indica in senso generale le istituzioni preposte all’istruzione superiore, in senso proprio le scuole che si affermarono nelle città europee a partire dai secc. 11°-12°. Nell’antichità classica non mancarono istituzioni paragonabili, entro certi limiti, alle moderne u.; l’esempio maggiore è l’Accademia platonica, cui possono aggiungersi le altre scuole filosofiche dei greci, che assumevano l’aspetto di associazioni di singoli, ma che talvolta dipendevano anche dall’autorità pubblica. Queste istituzioni classiche tuttavia non concedevano titoli o gradi accademici. Nell’antica Cina il termine u. (taixue) è stato usato per analogia a proposito di certe scuole esistenti presso la corte imperiale, in partic. a partire dalla dinastia dei Sui. In India fu il buddhismo a favorire la nascita di importanti centri di studio dotati di campus e ostelli, di cui il più celebre fu quello di Nalanda, fiorito tra il 5° e il 13° secolo. Le più antiche u. medievali europee furono quelle di Bologna (fondata alla fine del sec. 11°) e Parigi (che ottenne privilegi nel 1174). La prima era organizzata attorno alla universitas scholarium, dotata di un suo rettore, divisa in nationes a seconda della provenienza degli studenti, che reclutava e pagava i docenti; la seconda aveva al suo centro l’universitas magistrorum, prima guidata dal cancelliere poi da un rettore, ed era articolata per facoltà tra cui spiccava quella delle arti liberali. Prevalse il modello dell’universitas magistrorum che concedeva, dopo congruo esame, la licentia ubique docendi. Caratteristici dell’u. di Parigi furono i collegi, il più famoso dei quali, la Sorbona, fu fondato nel 1257 da R. de Sorbon. Tale peculiarità influenzò la costituzione delle u. inglesi, come quella di Oxford; di poco posteriore è l’origine dell’u. di Cambridge, riconosciuta come studium generale tra il 1230 e il 1240. In Europa soprattutto a partire dal 14° sec. le u. furono fondate per formare il ceto amministrativo e la classe dirigente dei vari Stati. In Italia, dopo quella di Bologna, nacquero le u. di Padova (1222), Napoli (1224), Roma (1303), Perugia (1308), Pisa (1343) e poi via via tutte le altre. In Francia nacquero poi le u. di Tolosa (1229), Montpellier (1289), Orléans, Angers, Avignone ecc.; in Scozia, quelle di Saint Andrews (1413), Glasgow (1451), Aberdeen (1494), Edimburgo (1582); nei Paesi germanici le u. di Vienna (1365), Heidelberg (1386), Colonia (1388), Lipsia (1409) ecc.; in Spagna, quelle di Salamanca (1243), Siviglia (1254), Valladolid (1346), Huesca (1354), Barcellona (1450), Saragozza (1474); in Portogallo, quelle di Lisbona (1290), Coimbra (1290), Évora (1559); in Belgio e in Olanda, quelle di Lovanio (1425), Leida (1575), Groninga (1614) ecc.; in Boemia l’u. di Praga (1348); in Polonia quella di Cracovia (1364). L’u. moderna, in larga misura retaggio di quella medievale, stentò ad aprirsi ai nuovi campi del sapere scientifico, in particolare di quello sperimentale, che invece trovò impulso e sviluppo in sedi differenti come le accademie scientifiche. Tuttavia, le accresciute esigenze degli Stati, l’ampliarsi del mondo delle professioni, il diversificarsi stesso delle economie, per effetto anche dei progressi tecnologici e della Rivoluzione industriale, finirono per influenzare in varia misura l’u. ottocentesca e ancor più quella del primo Novecento. Sorsero dovunque nuove sedi, specie nelle nazioni che ne erano prive e che nel frattempo avevano trovato nuovi assetti politici e istituzionali.
Si veda anche L'università