uomo (uom; omo; om; uon; on)
Difficile individuare nella miriade di occorrenze poli di discriminazione semantica, come si è fatto per ‛ donna ' (vedi), che non siano revocabili a pochi e fondamentali settori; forse più opportuno delegare ad altri termini l'illuminazione dei singoli contesti e semmai segnalare via via alcune costanti di ordine sintattico e stilistico, dopo una precisazione di natura morfologica.
Prevale in assoluto la forma dittongata (289 luoghi), specie nella variante piana ‛ uomo ' (in totale 178), frequentissima nel trattato (162, anche nella sezione delle canzoni) proprio in quanto tipica della prosa, più sporadica nelle altre opere (Vita Nuova 7, Rime 2, Commedia 4 [If 1, Pg 2, Pd 1], Fiore 3); ma anche nella tronca ‛ uom ' che - destinata a una solidale tradizione poetica - annovera in D. ben 111 occorrenze (15 nelle Rime, 11 nel Convivio, 54 nel poema con sostanziale equilibrio fra le tre cantiche [20 + 17 + 17], 31 nel Fiore). Più raro (69 casi) il monottongo d'irradiazione lirica, che resta monopolio esclusivo della poesia tanto nella forma bisillaba ‛ omo ', con 40 occorrenze tutte in versi (3 nella Vita Nuova, 6 nelle Rime, 24 nella Commedia [e precisamente 12 + 5 + 7], oltre alle 7 del Convivio), quanto nel monosillabo ‛ om ', d'incidenza inferiore (29 casi: Vita Nuova 3, Rime 8, Commedia 17 [3 + 12 + 2, dove la percentuale registrabile per la seconda cantica - con rapporto inverso rispetto alla piana - deferisce forse a una maggiore connotazione lirica], Fiore 1). L'oscillazione (al singolare) fra dittongo e monottongo appare invece quasi inavvertibile per il plurale: alle 82 occorrenze di ‛ uomini ' (4 Vita Nuova, 1 Rime, 60 Convivio, 11 Commedia [ rispettivamente 4 + 3 + 4], 6 Fiore) fa riscontro infatti un unico ‛ omini ' nelle Rime. Circoscritti alla sola ‛ appendix ' gli esiti gallicizzanti, sia il morfema di compromesso fra la soluzione italiana (per il dittongo) e quella transalpina (per l'uscita in apicale), cioè ‛ uon ' (23 occorrenze nel Fiore, 3 nel Detto), sia lo schietto prestito ‛ on ', affidato ad appena quattro esempi del Fiore.
1. Al singolare, nel valore più comune e generico di " animale ragionevole e parlante ", senza distinzione di sesso, con significato collettivo (per il " genere umano " o più semplicemente " gli uomini "), può anche fare a meno dell'articolo.
Sulla falsariga di homo (e delle stesse fonti latine), è spesso centro focale di definizioni lapidarie; soprattutto nel Convivio, che si configura come una vera epopea dell'u. celebrato alla luce della filosofia morale: I I 2-4 (tre volte), II 3, 5 (due volte), 6, e 8 non è uomo che sia di sé vero e giusto misuratore; IV 9-10 (due volte), V 11 (cfr. III XIII 8), e 13 pare l'uomo essere bello, quando le sue membra debitamente si rispondono; VII 9 (due volte), X 1, 3, 8 e 10; XI 20 con quella misura che l'uomo misura se medesimo, misura le sue cose; XII 4 e 9, XIII 3, II VII 3 (tre volte), III IV 6 (due volte), 7 (due volte) e 10; VIII 1 Intra li effetti de la divina sapienza l'uomo è mirabilissimo, 7, 11, 17 (due volte) e 19, X 9, XII 2, XIII 7 e 8 (due volte), XV 3 (in integrazione), 4 (due volte) e 7 la sapienza possa fare l'uomo beato... naturale desiderio sia a l'uomo di sapere. Ciò vale in particolare per l'ultimo libro: IV Le dolci rime 13 valore, / per lo qual veramente omo è gentile, 41 Omo è legno animato (ripreso in III 4, X 1 e 4), 71 (ripreso in XV 5) e 83 vertute... che fa l'uom felice (ripreso in XVII 1); IV 1 l'uomo abbisogna di molte cose... l'uomo naturalmente è compagnevole animale, 3 e 4; VI 7 (due volte), VII 9, VIII 12 (4 volte), IX 15, XI 5 e 9, XIII 8 (due volte), XIV 3, XV 3, 6, 9, 13 e 18, XVII 8, XXI 2 e 14, XXII 1, 8, e 12 uomo non ha questa sementa; XXIV 2, XXV 1, XXVI 5, XXVII 4. Inoltre: Rime LXXXIII 36 'l saggio non pregia om per vestimenta; Rime dubbie XXX 20; If II 46, XV 85 m'insegnavate come l'uom s'etterna; XXIV 114, XXVI 109, XXVIII 116 la buona compagnia che l'uom francheggia; XXX 51, XXXI 66; Pg IV 9 vassene 'l tempo e l'uom non se n'avvede; V 21, XIV 144, XVII 133, XVIII 56, XXVIII 100, XXX 75; Pd II 45 a guisa del ver primo che l'uom crede; IV 136, V 28 nel fermar tra Dio e l'omo il patto; VII 18, 92, 97, 101, 104 e 116 (si noti l'affollarsi di occorrenze in questo che è il canto dell'umanità riscattata da Cristo); VIII 116, IX 41, XVIII 59, XX 97 non a guisa che l'omo a l'om sobranza; XXVI 130 Opera naturale è ch'uom favella.
Ancor più scontato, nel medesimo senso, il plurale (oggi infatti prevalente): Cv I I 1 tutti li uomini naturalmente desiderano di sapere, e 4; IV 3, VI 4, e 10 sanza conversazione o familiaritade impossibile è a conoscere li uomini; IX 7, XII 4, II IV 4 è una spezie tutti li uomini; IV 8, VI 3, XI 6 e 9, XV 11, III VII 16, XI 12 la vera amistà de li uomini intra sé; XII 4, XIII 4 grandissima parte de li uomini vivono più secondo lo senso; IV I 11 la verace de li uomini nobilitade (e in casi come questo equivale all'aggettivo ‛ umano '); V 1 spesse volte l'umane operazioni a li uomini medesimi ascondono la loro intenzione, e 20; IX 8 e 13, XI 12, XII 6; XIII 13 l'avarizia fa li uomini odiosi, e 14 larghezza... fa li uomini splendienti; XIV 8 (due volte), 9 e 11 (due volte), XV 6 (due volte) e 12, XVI 9, XIX 9, XXIII 6, XXVIII 10. Inoltre: If XVI 118 quanto cauti li uomini esser dienno; Pg XXI 126, XXIII 32, Pd XXVII 124 Ben fiorisce ne li uomini il volere.
Sempre al plurale, ma con più pronunciato rapporto (anche di contrapposizione) agli animali bruti o ai vegetali: Cv I XI 9 sono da chiamare pecore, e non uomini (con cui va Pd V 80 uomini siate, e non pecore matte); III II 18, III 5 e 9, VII 6 molti uomini tanto vili e di sì bassa condizione, che quasi non pare essere altro che bestia; IV VII 11, XV 7, XXII 5 (due volte). Più drammatica la frattura tra il passato e il presente in If XIII 37 Uomini fummo, e or siam fatti sterpi. Anche al singolare: Cv II VIII 10 l'uomo è perfettissimo di tutti li animali, e 11; III II 14 è l'uomo divino animale da li filosofi chiamato (cfr. Boezio Cons. phil. II V 25 " divinum... animal "), III 5, 9, 10 (due volte), VII 8 solamente l'uomo intra li animali parla; X 2, IV V 9 stoltissime e vilissime bestiuole che a guisa d'uomo voi pascete; VII 11 vivere ne li animali è sentire - animali, dico, bruti -, vivere ne l'uomo è ragione usare, e 12 (due volte); X 4 [la razionalità] è differenza per la quale uomo da la bestia si parte (con ellissi dell'articolo); XXVII 3 l'uomo è animale civile. Analogamente, in rapporto a cose inanimate o astratte, sia nel plurale (Vn XXV 8: v. SUSTANZA), sia nel singolare (Vn XXV 2 [tre volte], Cv IV XVI 5); o altrimenti connesso a esseri ultraterreni, fra cui gli angeli (Cv III II 17 [due volte], XIV 9, Pg XI 12, XXI 126); anche al singolare: Cv III II 17 de l'uomo e de le divine sustanze; III 11, IV XIX 7 (due volte).
In alcuni casi, però, il singolare viene ad assumere una connotazione più intensa, come la parte caratterizzante dell'u., ciò che esso ha di diverso dagli altri animali: Vn XXV 2, Cv II VII 4 non vive uomo, ma vive bestia; IV VII 14 [chi abbandona la ragione] è morto [uomo] e rimaso bestia, cioè muore in quanto " essere pensante ", e 15 non rimane più uomo, ma... animale bruto; If XI 25 frode è de l'uom proprio male. Altrove, invece, individua il singolo come " persona in carne e ossa ", formata insieme di anima e di corpo: If I 67 Non omo, omo già fui (cfr. I 66 omo certo). Uso particolarissimo, e senza riscontri, in Pg XXIII 32 chi nel viso de li uomini legge ‛ omo ', cioè " la parola ‛ omo ' ", che secondo i teologi risultava dagli occhi (le due O) e dalla linea degli zigomi, degli archi sopracciliari e del naso (la M).
2. Ancor più generico, in un ambito peraltro meno vasto (che non coinvolge l'idea di umanità, genere umano), il semplice singolare senza articolo funge per " individuo non specificato ", " una persona ", " un essere umano ", o (come il latino quidam) " un tale ", " uno ": Rime XLVII 14; Cv IV XIV 3 (due volte), XV 2 uomo non si può fare di villano gentile; If IX 102 fé sembiante / d'omo cui altra cura stringa; Pg I 132 omo, che di tornar sia poscia esperto; XIII 53, XIV 83 se veduto avesse uom farsi lieto; anche Fiore CXII 8 uom ch'è truante, " un mendico "; CLIX 1 uom ch'abbia danari, " un ricco ".
Abbastanza diffuso, tuttavia, il nesso con l'articolo indeterminativo, ‛ un(o) (u)om(o) ', specie in protasi di periodo ipotetico (Cv III V 9, 15 e 17); anche in altri contesti sintattici più o meno affini (Rime XLIV 5, Cv IV XIV 5, Pd XIX 70), ma in genere con valori diversi: " una sola persona " (Cv IV XI 13 credendo comperare uno uomo per lo beneficio, mille e mille ne sono comperati), oppure " ciascuna persona vivente " (IV IV 2, XXIII 7, XXIX 8). Con valore analogo al precedente, si ha invece ‛ l'(u)om(o) ' per " colui ", anzi (nel sintagma con ‛ che ' o ‛ cui ') " chi ", di norma nei costrutti comparativi: Cv III VII 5, If III 136 come l'uom cui sonno piglia (e Pd VII 15 come l'uom ch'assonna); If XIII 45 come l'uom che teme; XXI 25 come l'uom cui tarda; Pg IX 42 come fa l'uom che, spaventato, agghiaccia; XXI 109 come l'uom ch'ammicca; XXIV 70 come l'uom che di trottare è lasso; XXV 4 come fa l'uom che non s'affigge. Di rado in altro nesso sintattico: Rime LIX 8, Pg V 16 l'omo in cui pensier rampolla.
Altrove, di frequente, si ha con lo stesso senso il semplice ‛ (u)om(o) ' nelle solite comparative: If IX 4 com'uom ch'ascolta; XV 45 com'uom che reverente vada; XXXIV 80 com'om che sale; Pg I 119 com' om che torna a la perduta strada; II 132 com'om che va, né sa dove rïesca; IX 64 A guisa d'uom che 'n dubbio si raccerta; XV 119 com'om che dal sonno si slega; XVIII 87 com'om che sonnolento vana; XXIV 144 com'om che va secondo ch'elli ascolta; XXVIII 33 com'om che sogna; Pd III 36 com'uom cui troppa voglia smaga; V 17 com' uom che suo parlar non spezza.
Tale tendenza denotativa si esplica capillarmente in una copiosa serie di sintagmi (pronominali) indefiniti, in parte ancora vitale. Così ‛ ogn(i) (u)om(o) ': Vn XXXI 16 67, Rime CII 63, Rime dubbie V 43, If XIII 61, XIX 21, XXI 41, Pg XI 64, Pd XII 51 (ogne uom); ovvero - sempre per " ognuno " - ‛ ciascun(o) uom(o) ': Rime dubbie XXVIII 5, Cv I I 8 (due volte), IV XII 5, If III 108; anche Fiore CXCI 1. Una sola volta, tale uomo per " taluno ", in Cv IV XIV 14; qual uom, per " chiunque " (Rime LVI 23), e nello stesso senso qualunque uomo (Cv I VI 7); nel solo Fiore (XXVI 4, LXXI 4, CXC 2) nessun uom sta per " nessuno " (come nullo uom in Rime dubbie XXII 3), e altr'uom per " altri " (CXXIV 4).
3. In alcuni casi, al singolare, u. sta per " persona determinata ", suggerita allusivamente o indicata senza possibilità di equivoci: Vn XXV 9 per Orazio parla l'uomo a la scienzia medesima, " il poeta stesso "; Rime XL 2 o om che pregio di savio portate, vocativo a Dante da Maiano; LXXXIX 10 e (ma per Cristo) If XXIII 117 porre un uom per lo popolo a' martìri (altrove [XXXIV 115], con perifrasi, l'uom che nacque e visse sanza pecca); per Adamo, Pg XXVIII 92 [Dio] fé l'uom buono e a bene, e Pd VII 26 quell'uom che non nacque (v. inoltre al n. 4.); per Narciso, Pd III 18 accese amor tra l'omo e 'l fonte.
Il plurale, solo sporadicamente: Pd III 106 Uomini poi, a mal più ch'a bene usi; XXII 47 uomini fuoro, accesi di quel caldo. È invece generico per " gente ", " persone ", in Vn XXXIV 1 vidi lungo me uomini a li quali si convenia di fare onore; Cv IV XV 2, If XX 88.
4. Un'ulteriore possibilità di classificazione viene sancita dalla presenza del termine in nessi determinati da qualche epiteto in senso positivo o negativo. Una prima serie si orienta verso il valore collettivo, svolgendo il sostantivo implicito nell'attributo, spesso per coppie di contrari: l'uomo buono (Cv I IV 11), lo buono uomo (IV XXIX 7), o lo savio uomo (II I 3), " i buoni " o " i saggi ", e lo malvagio uomo (IV VII 10), " i malvagi "; uomo villano e villano uomo (IV XIV 3) in opposizione a omo gentil (IV Le dolci rime 35, ripreso in VII 2), gentile uom (IV Le dolci rime 80, ripreso in XIV 3), anche all'interno di uno stesso verso (IV Le dolci rime 61 Né voglion che vil uom gentil divegna, ripreso in X 2, XIV 1 e 3), ovvero ad altra serie sinonimica: lo nobile uomo (IV XXIII 1 [due volte], XXIX 1), l'uomo nobile (XXIII 4, XXVI 1), ciascuno nobile uomo (XXV 9), lo pudico e nobile uomo (XXV 9).
A maggior ragione nel plurale: Cv III VIII 2 pochi perfetti uomini; IV XI 13 de' valenti uomini; XVI 1 li malvagi e ingannati uomini; XIX 9 ne li vecchi e ne li uomini studiosi; XX 4 Come uomini sono vilissimi e bestiali, così uomini sono nobilissimi e divini; XXIX 10 li nobili uomini. Ma allo stesso senso si perviene mediante nessi preposizionali, ove in particolare il ‛ di ' indica il possesso di una certa dote o l'esercizio di una professione, configurando in ogni modo una determinazione attributiva, a volte sul modello del genitivo biblico (di qualità): Cv IV XIII 15 l'uomo di diritto appetito e di vera conoscenza; If II 19 omo d'intelletto, " chiunque abbia mente sana ", " ogni saggio "; Pg IV 21 l'uom de la villa (poi in Boccaccio), " il villano ", " il contadino ".
Un'altra sequenza prospetta invece le determinazioni attributive in una luce individuale, come aggiunti di " persona ": Vn II 8 figliuola d'uomo mortale (per citazione dall'Omero latino); valente uomo (Cv IV VII 2, XXIX 5 e [due volte] 7); uomo terreno (XXVIII 15); quale buono uomo (XI 11); vile uomo (XIV 12, XV 3); pargolo, cioè non perfetto uomo: e non è pargolo uomo pur per etade (XVI 5); od ombra od omo certo (If I 66), " in carne ed ossa, vivo e reale "; faccia d'uom giusto (XVII 10); un uom solingo (XXIII 106); uom lasso (XXXIV 83, Pd XIII 113); liber'omo (Pd IV 3). E parallelamente si verifica il valore di " persona " attraverso specificazione di complemento: omo di sangue e di crucci (If XXIV 129), " persona crudele, micidiale, sanguinaria " e " iraconda, rissosa " (il sintagma ‛ u. di sangue ' ritornerà nel Villani); uom d'arme (XXVII 67), opposto a cordigliero, " che attende al mestiere delle armi " (poi in Boccaccio); Genovesi, uomini diversi / d'ogne costume (XXXIII 151); uom sanza cura (Pg VI 107), " indifferente a ogni male ". Con specificazione geografica, li malvagi uomini d'Italia (Cv I XI 1); di natura diversa in XI 16 li uomini d'una lingua, " i parlanti lo stesso idioma ". Così, nel Fiore (CIV 9), un uom di Gieso Cristo equivale a " un chierico ", " un religioso "; anche om di coro / religïoso, CXXX 1. E del resto l'operetta presenta un'analoga fenomenologia sia per il generico valore collettivo (LXI 13 più l'uom fermo che codardo; CX 2 possent'uom di corpo; CX 11 uom sano; CXI 8 uom sano e forte; CXV 14 uom forte; CXVIII 8 ogne gentil uom; CXLIV 13 giovan uom; CLXIX 1 e 2 pover uom; al plurale, XXVIII 3 uomini strani; LXXXV 5 e LXXXVI 1 uomini ricchi; LXXXV 9 uomini pover; CXLIX 1 Molti buon'uomini), sia in rapporto a individui singoli: non ha uom nel mondo più celante (XVIII 8); santo e prod'uomo (XCVII 14); Questo buon uom (CXX 1); uom più cortese (CXLII 4); un bellissim'uom (CLXXVI 3).
Il riferimento a persona singola assume infine un carattere antonomastico in altre ‛ iuncturae ' con l'aggettivo. Uomo eccellentissimo è Platone (Cv II IV 4) e Lelio (XII 3); Cristo invece è uomo vero (II V 2). Il primo uomo (IV V 3) è naturalmente Adamo (solo implicito in XV 6 uno primo uomo), sulla falsariga delle espressioni similari primo padre e primo parente, padre antico e l'anima prima (v. le voci rispettive e ADAMO); altrove, perifrasticamente, quell'uom che non nacque (Pd VII 26), come in VE I VI 1 vir sine matre, vir sine lacte; in un caso addirittura è detto per antonomasia l'uomo (Cv IV XII 14), sulla scia della Genesi. Significativa pertanto la precisazione (sulla scorta di Ovidio) in XV 8 " Nato è l'uomo " - non disse ‛ li uomini ', disse ‛ nato ', e ‛ l'uomo '... Dove manifestamente pone lo primo uomo uno solo essere stato.
5. Per sottolineare invece in modo più o meno evidente un rapporto (di distinzione o di opposizione) rispetto all'altro sesso, non escluse certe allegorie femminili: Vn XIX 14 67 con donne o con omo cortese; XX 5 14 simil face in donna omo valente (ma uomo in XX 8); XXI 2 3, XXII 3 donne con donne e uomini con uomini; XXIII 24 54 omo [nella corrispondente prosa, alcuno amico, con più realistica determinazione] apparve scolorito e fioco; Cv III VII 11 (due volte), If XXV 116.
Più spesso nelle Rime: LXXXIII 104 e 115, LXXXVII 16, LXXXIX 7 uom non si metta / in rischio di mirar la sua figura, e 10 un uom convenia esser disfatto; XC 75, XCVI 10 Donna non ci ha ch'Amor le venga al volto, / né omo ancora che per lui sospiri; C 71 un uom di marmo; CIII 9 non val ch'om si chiuda; CIV 67, CVI 22-23 Omo da sé vertù fatto ha lontana; / omo no, mala bestia ch'om simiglia, e 104 omini innanzi cui vizio è fuggito; Rime dubbie XVII 2, XXII 7. Anche nel Fiore: XLIII 5, CLVII 9, CLIX 1, CLXX 1 e 5, CLXXIV 5, CLXXV 2 e 3, CLXXXIV 1, CLXXXVII 13, CLXXXVIII 1 e 8, CCXIX 5.
6. Nel senso (come calco esatto) del pronome francese on, per l'indefinito " uno ", " altri ", o per il " si " impersonale o passivo impersonale - ma non senza possibili e del resto ovvie collusioni col valore collettivo già descritto: cfr. 1 - regge ogni tipo di verbo denotando lievi oscillazioni morfologiche e sintattiche. Sovente nella forma l'(u)om(o) ': Vn XII 17, Rime L 34, XCI 45, CIV 90 e 91, Cv I II 6, V 13, XI 12, II II 9, XII 5, XV 6, III IX 4, IV Le dolci rime 34 (e VII 2 nella citazione in prosa), VIII 12 (4 volte), XVI 5, XXVII 16, If XI 40 e 53, XIII 85 se l'om ti faccia, " se ti verrà fatto "; XVI 125, Pg IV 105 come l'uom per negghienza a star si pone; XVII 58, XIX 60, Pd XVII 12 sì che l'uom ti mesca. Così nel Fiore, in un luogo appena (LXXI 1); ma tale scarsità si spiega per la concorrenza di un più pronunciato gallicismo, l'uon (I 14, XXXVII 3, XCI 4, CX 5, CXXXV 5, CLXXXVI 9, CXCVII 14), spesso calco diretto del Roman de la Rose: XCIV 5 E poi il domandò se l'uon trovava / religïone in gente seculare (" Peut l'en trouver religion / En seculiere mansion ", Rose 11089); XCV 1 Molti buon Santi ha l'uon visti morire (" Maiuz sainz a l'en veü mourir ", Rose 11098), e 11 tutte le Sante e' Santi / ... l'uon va per lo mondo oggi adorando (" Dont l'en fait feste par eglises ", Rose 11113), e ancora XXII 3 (Rose 3617-18), e CLXXX 14 (e anche il v. 12, corrispondenti a Rose 13703-06).
Altrove, nella stessa accezione, il semplice ‛ (u)om(o) ' senza articolo, e dunque più vicino al modello d'oltralpe: Vn XL 10 13, Rime LXV 3, CI 39, Cv I XII 11, II VI 4, IV II 11, If XIII 105, Pg IV 27 e 90, XIV 27 com'om fa de l'orribili cose; XV 30, XVII 14, XXIV 45 come ch'om la riprenda, benché " altri " la biasimi; Pd X 35, XI 41 qual ch'om prende, chiunque " si prescelga " fra i due. Nel Fiore infine ‛ uom(o) ' ricorre tre sole volte (LXXV 3, CLXXVII 12, CLXXX 12), in alternanza col prevalente uon (XXII 14, XL 11, CX 7, CXXIII 5, CXXXV 3, CLXIII 11, CLXXX 13; inoltre XL 6, corrispondente a Rose 4416), rappresentato anche nel Detto (vv. 37, 335, 390), e col rarissimo on (VIII 4 com'on save, L 9 diè on menare / il su' nemico - corrispondente a Rose 7422 -, CXV 10 on desse tutto a' poveri; CXVII 12 on mi sia ubbidente).