URALI (A. T., 66-67)
Uno dei nuclei rocciosi, e certamente il maggiore, di origine antica, che emergendo dalla coltre delle sedimentazioni recenti costituiscono una delle più importanti zone di rilievo della pianura russa, è la lunga catena degli Urali, la quale Sbarra verso oriente il vasto ripiano russo. È un sistema montuoso che raggiunge una lunghezza di 2000 chilometri, ed è perciò assai più lungo delle Alpi, e una larghezza di 160 km. Ma se per queste sue dimensioni esso può essere paragonato ai sistemi alpino, carpatico e caucasico, non può più esserlo per gli altri elementi, mancandogli grandiosità di masse, altitudini di cime, grandi ghiacciai e nevai, e varietà di aspetti. Formatosi durante l'era primaria, è stato, nel corso delle epoche geologiche successive, sottoposto all'azione demolitrice delle forze esogene, per cui la massa originaria è ora ridotta a un segmento di groppe arrotondate, di aspetto uniforme con pendii molto dolci. Gli Urali appaiono quindi come l'immensa rovina di una grandiosa costruzione montuosa, che per il passato dovette sbarrare, dal Mar Glaciale alla depressione caspica, le estreme terre dell'Europa orientale. Disposto, contrariamente a quanto avviene per i tre grandi sistemi alpino, carpatico e pireneico, nel senso dei meridiani, il sistema non costituisce alcun limite climatico, biologico e antropico fra Europa e Asia, poiché tanto a oriente, quanto a occidente di esso si ripetono in ogni campo le stesse manifestazioni senza che sia possibile stabilire fra le gelate solitudini della tundra, fra le stesse foreste di conifere, fra le ampie distese di steppe e le desolate lande cosparse di-efflorescenze saline che si sviluppano ai piedi e sui declivî della catena montuosa, una netta differenziazione. Non altrettanto si può dire quando se ne rilevi la struttura geomorfologica, risultando evidente il contrasto con l'orizzontalità della pianura siberiana e con le lievi ondulazioni della piattaforma russa; e anzi, la spinta orogenetica la quale ha provocato il sollevamento della catena, è stata tale da produrre anche dei carreggiamenti, rovesciando sopra le assise del Carbonico strati del Devonico. Appartenente in modo irrefutabile all'era paleozoica, la catena degli Urali è tutta una sovrapposizione di scisti cristallini e argillosi, di quarziti, di calcari del Devonico e del Carbonico, e di rocce eruttive, come graniti, porfidi, dioriti, diabasi, serpentini; rare sono le stratificazioni dell'era mesozoica. È perciò evidente l'appartenenza degli Urali al sistema erciniano. Tuttavia il sistema uralico, subiva, dopo essere stato investito nella parte settentrionale della glaciazione, un leggiero sollevamento, che gli ridonava parte dell'antico aspetto di catena montuosa, e, a riprova che gli strati disturbati dalla loro posizione originaria non si sono di nuovo assestati, si hanno talora movimenti tellurici.
Non si può dire esista un criterio assoluto nella divisione della catena degli Urali, poiché, mentre alcuni geografi e geologi, seguendo un rigido concetto orografico, la dividono in due sezioni, settentrionale e meridionale, fissando come punto di divisione la soglia di Sverdlovsk, già detta di Ekaterinburg, si preferisce nell'uso comune la tradizionale distinzione in tre parti e cioè di Ural Deserto o Settentrionale, dalle rive del Mar di Kara al 62° di lat. N., di Ural Metallifero o Centrale, dal 62° di lat. N. alla soglia di Sverdlovsk, di Ural Selvoso o Meridionale per il tratto successivo.
L'Ural Settentrionale (Severnij Ural), circondato, tanto ad est quanto ad ovest, da paludi e acquitrini impraticabili, è ancora poco noto. Vi si distinguerebbero due creste le quali formano il "Grande" e il "Piccolo Ural"; fra l'uno e l'altro si aprono delle vallate, spesso paludose. Le cime più elevate sono la Narodnaja (1870 m.), la Sablja (1674 m). e diverse altre, costituite da enormi blocchi di quarziti, che per essere più resistenti all'azione demolitrice degli agenti atmosferici s'innalzano, acute e frastagliate, al di sopra dei dossi minori, dando alla catena uralica tutti gli aspetti di vera montagna. Le pendici sino ai 700 m. sono rivestite di foreste d'abeti, ma, aumentando l'altitudine, la montagna, che si divide in numerose piccole catene parallele, diventa brulla e rocciosa e perciò la linea di vetta è difficilmente transitabile. La scarsa altitudine e la siccità del clima ostacolano la formazione dei ghiacciai, e infatti se ne incontrano pochi, di piccole dimensioni e soltanto su la Narodnaia e la Sablja. Tutto l'Ural Settentrionale è disabitato; soltanto nell'estate i Voguli conducono le loro mandre a pascolare sui prati naturali della parte meridionale, mentre, superando i passi meno disagevoli dell'estrema sezione settentrionale, i Siljani e gli Ostiaki della pianura dell'Ob conducono l'estate nelle tundra della Grande Terra (Bol′šezmelskaja), fra gli Urali e la Peciora, le loro mandre di renne. I corsi d'acqua del versante occidentale scendono alla pianura rapidamente e disegnando vallate incassate, mentre gli affluenti dell'Ob hanno un deflusso lentissimo, tanto che la Lovsa può essere risalita con facilità alla vela. All'Ural settentrionale si collegano i Pae-choi e i Monti di Obdorsk.
L'Ural Centrale (Srednij Ural), il quale si estende dal 61° al 55°, 30′ di lat. N., ed è largo circa 60 km., presenta struttura orografica piuttosto complessa. Le diverse catene di cui si compone in questo tratto il sistema uralico, hanno nella sezione settentrionale deciso orientamento da NE. a SO., mentre nella sezione meridionale si mutano in larghe ondulazioni, profondamente incise da burroni. L'altitudine è perciò limitata, e così sono numerosi e facili i valichi e le soglie, che mai raggiungono i 400 m. sul livello del mare. La vetta più elevata, il Kosvenskij Kamen′, raggiunge i 1769 metri, ma tutte le altre cime non sono altro che groppe di forma arrotondata, nascoste sotto una copertura di boschi e di muschi, mentre nelle pieghe del terreno si nascondono vaste torbiere e al piede del versante orientale compaiono moltissimi piccoli laghi. Eccezionale si può considerare la ricchezza di minerali metallici, e cioè oro, argento, platino, rame e ferro, di marmi, porfidi, malachiti, pietre preziose, e cioè smeraldi, diaspri, topazî, tormaline, ecc. Perciò l'Ural Centrale è ormai tradizionale per le sue miniere, il cui sfruttamento fu iniziato dai Ciudi, o Finni, e proseguito dai Russi, che ne hanno fatto una delle regioni minerarie e metallurgiche più importanti della Russia. Quindi l'Ural Centrale è una delle regioni più popolate con non pochi grossi centri industriali e commerciali, e attraverso ad esso passano due grandi vie di comunicazione. La prima, a nord, è costituita dalla ferrovia Vjatka-Perm-Sverdlovsk-Tjumen-Omsk; la seconda, a sud, dalla ferrovia Samara-Čeljabinsk-Omsk, ossia dalla Transiberiana. Inoltre è stato facile, attraverso l'Ural stesso, il raccordo delle due linee da Sverdlovsk a Celjabinsk, e si è costruita la linea per Kabakovsk e Petropavlovskij.
L'Ural Meridionale (Južnij Ural) si sviluppa fra il 55° 30′ e il 51° di lat. N. Lo compongono tre catene, orientate da NO. a SO. e parallele fra di loro, ma che all'estremo meridionale divergono, mentre verso ovest si distaccano numerose propaggini. Questa sezione dell'Ural è nel suo insieme assai accidentata, ciò che rende difficili le comunicazioni. Le cime più elevate, le quali sorgono tutte lungo la catena più occidentale, sono l'Iremel′ (1595 m.) e l'Jaman-tau (1710 m.). Il nome di Ural Selvoso, dato a questo tratto del sistema uralico, è dovuto alle dense foreste, le quali coprono le pendici dei monti. Da questi scendono l'Ural e altri corsi d'acqua, fra i quali la Belaja, affluente del sistema Kama-Volga. Né le foreste, né le coltivazioni formano la vera ricchezza del paese, poiché anche per questo tratto hanno maggiore importanza le riserve minerarie, specie il ferro con la famosa Magnitnaja, montagna che contiene masse inesauribili di metallo. Tuttavia il popolamento dell'Ural Selvoso è stato assai più lento di quello dell'Ural Metallifero.
Un leggiero sollevamento, noto con il nome di Obščij Syrt, composto di černozem, il quale si trova al di là di una breve zona di altipiano dell'altitudine di 500 metri, limita verso SE. la piattaforma russa, formando fra l'Ural e il Volga, l'orlo della depressione caspica. Diramazione della catena degli Urali verso NE. sono i Monti Timani (v.), così come le colline Pae-Choi, altra diramazione degli Urali, si proseguono nelle Isole Vaigač e della Novaja Zemlja. Lungo il versante sud-occidentale si stacca una serie di alture mai superiori ai 385 m. di altitudine, le quali rimangono racchiuse fra i corsi del Kama, del Volga e dell'Ural, costituendo una vera regione preuralica. Più importante è però il prolungamento del sistema uralico rappresentato dai Monti Mugodžar, i quali sorgono oltre la linea segnata dal corso dell'Ural. Di età molto antica, e perciò composti di gneiss e più ancora di dioriti e di diabasi, hanno subito l'azione degli agenti atmosferici, che hanno ridotto la massa originaria e livellate le accidentalità. Le abbondanti precipitazioni atmosferiche, e soprattutto l'abbondanza delle nevi, vi mantengono una ricca vegetazione arborea.
La diversità degli elementi morfologici e biologici dànno alla catena degli Urali valore antropico ed economico speciale. L'abbondanza delle foreste, il cui sviluppo è favorito dall'umidità superiore a quella della pianura circostante, è una delle caratteristiche del sistema uralico, e la grande varietà di legnami fornisce la materia prima per ogni sorta di lavori, dalla casa ai mobili e agli utensili. Notevole è l'utilizzazione della corteccia di tiglio per la confezione di calzature, di ceste, di recipienti per l'acqua. Alla ricchezza forestale va poi unita la frequenza dei pascoli alpini. E se gli Urali non sono più un distretto di caccia così esuberante come per il passato, vi si possono ancora cacciare lo zibetto, l'ermellino, il ghiottone e l'orso bruno. Tuttavia la vera fortuna della regione uralica è costituita, come detto, dalle riserve minerarie, che, già note nel passato, generarono nelle popolazioni indigene il mito di tesori nascosti nelle viscere della terra. La varietà, la quantità e il valore specifico dei minerali sono tali da assicurare agli Urali un vero primato come distretto minerario, come fu anche nei secoli scorsi, poiché l'utilizzazione del ferro risale al 1623, quella dell'oro al 1754 e quella del platino al 1824. Il progresso economico della regione è stato inoltre affrettato dalla facilità delle vie di comunicazione. I centri abitati sono perciò numerosi, e tutti hanno carattere industriale; essi sono di recente, e molti di recentissima fondazione. Circa una cinquantina di essi contano dai 10.000 ai 50.000 ab.; altri quattro superano i 50.000 ab., mentre Perm′, Nižnij Tagil e Magnitogorsk oltrepassano i 100.000, Čeljabinsk i 200.000 e Sverdlovsk i 400.000. Negli Urali è stata creata la seconda grande base metallurgica dell'U. R. S. S.