URARTEI (XXXIV, p. 766)
Discendenti degli antichi Hurriti, creatori attorno al 1000 a. C. dello stato di Urarṭu, che a partire dalla zona del lago Van si estese in poco tempo su tutta l'Armenia, sono oggi meglio noti a seguito di scoperte letterarie e archeologiche.
La storia dell'Urarṭu si può suddividere in tre periodi: il primo va dal 13° al 9° secolo a. C.; il secondo costituisce l'epoca d'oro e abbraccia il secolo che va dall'850 al 740 a. C.; il terzo è quello dei grandi scontri con l'Assiria (740-650 a. C.). La potenza urartea comincia a sfaldarsi quando viene a contatto con i Cimmeri e con gli Sciti, e crolla definitivamente ad opera dei Medi (600 circa a. C.). Le fonti per la ricostruzione delle vicende storiche che erano in passato le iscrizioni assire, sono ora, grazie alla loro pubblicazione attendibile e completa, anche le iscrizioni degli stessi re urartei, a carattere storico ed economico. Proprio queste iscrizioni permettono di seguire le varie fasi della formazione dello stato, la sua espansione al di fuori dell'Armenia fino al Mar Morto da una parte e al Mediterraneo dall'altra, e infine il grande scontro con gli Assiri.
Oltre alle notizie di carattere storico-politico, le iscrizioni contengono informazioni sull'attività dei vari sovrani urartei per promuovere l'economia del paese basata sull'agricoltura e l'artigianato; ed è a questo punto che s'inserisce l'altra fonte d'informazione, l'archeologia. Soprattutto gli scavi degli ultimi 25 anni effettuati a Van, Toprakhkale, Arin Berd (l'antica Erebuni) e Karmir Blur (l'antica Teishebani) da studiosi sovietici, con i loro splendidi ritrovamenti, consentono di ricostruire l'economia e rivelano l'originalità della cultura urartea, ammirata nell'antichità in tutto il Vicino Oriente, la Grecia e persino in Etruria. L'agricoltura era possibile in Urartu grazie all'irrigazione: da Menua ad Argishti, da Sarduri a Rusa è un susseguirsi e intrecciarsi di notizie su opere d'irrigazione. costruzioni di canali e laghi artificiali. Oltre a numerosi cereali, si coltiva la vite e nelle varie città sono state portate alla luce delle cantine per il deposito del vino. All'agricoltura si accompagnava l'allevamento del bestiame: l'Urartu era celebre per i suoi cavalli. Tra le industrie, quella più appariscente era la metallurgica, grazie anche alle ingenti risorse del suolo; venivano lavorati l'oro, l'argento e il bronzo. Gli scavi hanno ridato delle manifatture finissime, tanto da poter definire l'artigianato urarteo una vera scuola d'arte. Degli oggetti in bronzo vanno menzionati elmi, corazze, scudi, faretre con frecce, troni, statue e figure di animali, recipienti vari, tra cui i calderoni esportati fino in Etruria; in argento si hanno vasi di vario tipo e medaglioni, e infine, in oro, orecchini, braccialetti, medaglioni, ecc.
Bibl.: G.A. Melikishvili, Uratskije klinoobraznyje nadpisi, Mosca 1960; H.G. Güterbock, Urartian inscriptions in the Museum of Van, in Journal of near eastern studies, XXII (1963), pp. 268-72; B.B. Piotrovskij, Il regno di Van Urartu, Roma 1966 (trad. dal russo); M.N. van Loon, Urartian Art. Its distinctive traits in the light of new excavations, Istanbul 1966; M. Salvini, Nairi e Ur(u)aṭri. Contributo alla storia della formazione del regno di Urartu, Roma 1967.