URARTU
U. fu uno dei più grandi stati dell'Antico Oriente, fiorito dal IX sec. all'inizio del VI sec. a. C.; esso occupava la parte montuosa dell'Armenia nell'Asia Anteriore. La capitale dello stato, la città di Tushpa, si trovava sulla riva orientale del lago Van (Armenia Sovietica).
Per lungo tempo U. è stato dimenticato e il suo nome si è conservato solo nella Bibbia sotto il nome del paese e dei monti Ărārāṭ, e nelle leggende collegate con la regina assira Semiramide. Nel 1828 la regione di Van fu visitata da F. E. Schulz, inviatovi dalla Società asiatica di Parigi. Egli ci ha dato una prima descrizione dettagliata delle antichità e ha raccolto molte iscrizioni cuneiformi. Dopo la morte di Schulz, ucciso dai Curdi, per lungo tempo lo studio archeologico della zona di Van non fu ripreso.
Notizie sul regno di U. e dei suoi abitanti prima della formazione dello stato, s'incontrano spesso nelle fonti scritte assire dal XIII al VII sec. a. C mentre raffigurazioni ispirate alle campagne assire contro U. si trovano sui rivestimenti di bronzo della porta di Salmanassar III, trovati sul colle di Balawat e sui bassorilievi murali della corte di Sargon II, Dūr-Sharrukūn (v. assira, arte).
Dato che la scrittura cuneiforme di U. è molto simile a quella assira e che nelle cronache dei re assiri si trovano spesso notizie sul paese di U., lo studio di questo antico regno, che è entrato nella scienza col termine assiro "Urartu" (il nome locale è Bia), è rimasto per lungo tempo in mano agli assiriologi, che hanno rivolto la loro attenzione soprattutto alla scrittura cuneiforme. Lo studio archeclogico delle antichità dell'U. ha avuto inizio solo nel 1879, quando il console inglese E. Clayton e il missionario americano G. Raynolds hanno iniziato gli scavi del tempio sul colle Toprak Kale, continuati poi da H. Rassam. Gli oggetti ritrovati sono rimasti per lungo tempo giacenti nel British Museum senz'essere pubblicati, dato che in quel tempo tutto l'interesse era rivolto alla scrittura cuneiforme. Dopo i primi scavi, Toprak Kale rimase in balia dei cercatori di tesori e molti preziosissimi monumenti dell'arte dell'U., passando per le mani dei mercanti di antichità, sono andati a finire in varî musei di tutto il mondo e in collezioni private. Si tratta di figurine in bronzo raffiguranti animali fantastici, ricoperte di sfoglie d'oro e ornate con smalti colorati, che servivano di ornamento a due troni reali; di figurine di uccelli dal torso di donna e di testine di tori, che ornavano il bordo di grandi calderoni di bronzo, come pure di pezzi di scudi di bronzo con raffigurazioni di leoni e tori distribuite in strisce concentriche. Data l'affinità stilistica di questi oggetti con quelli assiri, per lungo tempo essi sono stati pubblicati come monumenti dell'arte assira.
Gli scavi a Toprak Kale sono stati ripresi nel 1898 dalla spedizione archeologica tedesca di C. Lehmann-Haupt e W. Belck, che dette interessanti risultati. Nel 1912 e nel 1916 piccoli scavi sono stati eseguiti a Toprak Kale dagli studiosi russi J. A. Orbeli e N. Ja. Marr, durante i quali J. A. Orbeli ha scoperto in una nicchia sul versante settentrionale della roccia di Van una grande stele con gli annali di un re di U., Sarduris II, che regnò nella prima metà dell'VIII sec. a. C. Dopo questi lavori le ricerche archeologiche nella regione di Van rimasero interrotte e solo nel 1938 una spedizione americana ha eseguito alcuni piccoli lavori sulla rocca di Van e a Toprak Kale. Mentre nella parte centrale dell'U., che si trova in territorio turco, lo studio archeologico delle antichità urartee è fermo, intensi lavori archeologici si sono svolti nell'Armenia sovietica dove si è conservata una gran quantità di monumenti urartei. Dal 1939 al 1964 una spedizione archeologica organizzata dall'Accademia delle scienze della Repubblica Armena insieme al museo dell'Ermitage, sotto la direzione di B. B. Piotrovskij ha eseguito scavi sistematici nella cittadella della città urartea di Teishebani sul colle di Karmir Blur, vicino ad Erivan. In questo centro amministrativo ed economico dell'U. affluivano i grandi tributi raccolti nelle regioni circostanti. Gli scavi hanno scoperto una quantità di depositi di vino, con grandi recipienti conficcati nel pavimento di terra e di casse per il grano, depositi di brocche, molte armi di bronzo e di ferro. È stato trovato pure un notevole numero di oggetti di bronzo riccamente ornati con iscrizioni cuneiformi dei re di U. dell'VIII sec. a. C. Particolarmente notevoli sono i caschi di bronzo dei re Argistis I e Sarduris II, ornati di immagini raffiguranti divinità vicino ad alberi sacri, carri da guerra e cavalieri. Sono stati trovati pure due scudi di bronzo di questi stessi re con raffigurazioni di leoni e tori, analoghi a quelli che provengono dagli scavi fatti a Toprak Kale. Sono stati inoltre scoperti oggetti isolati di provenienza assira, siriaca ed egiziana, che attestano l'esistenza di legami tra il centro amministrativo urartico della Transcaucasia e i paesi dell'Antico Oriente. D'altra parte i materiali provenienti da Karmir Blur rivelano legami tra Teishebani e la regione vicina al lago di Urmia (Iran) e con gli Sciti che abitavano lungo le coste del Mar Nero.
Oltre agli scavi di Karmir Blur, si stanno facendo ricerche sul colle Arin Berd, vicino ad Erivan, dove si sono conservati i resti dell'antica città urartea di Erebuni.
Oggi i tratti generali della cultura di U. ci sono ben noti. I monumenti architettonici sono stati studiati non solo negli scavi, ma anche sulle raffigurazioni dei bassorilievi assiri. Grande interesse suscita la rappresentazione del tempio urarteo di Muṣaṣir, costruito alla fine del IX sec. a. C., conservata nel bassorilievo del palazzo di Sargon II. Il tempio, costruito su un'alta piattaforma, ha una facciata con sei colonne o pilastri e un tetto a due spioventi. Non c'è dubbio che esso è collegato con le forme più antiche dei templi dell'Asia Anteriore e Minore, sviluppate in seguito dall'architettura greca antica. D'altra parte gli scavi fatti a Arin Berd, hanno messo in luce un complesso di templi di cui facevano parte un grande locale allungato di tipo assiro, ornato di disegni, e una sala con trenta colonne che è il prototipo delle apadāna achemènidi. Molto notevoli sono anche i vasti locali di molte stanze, scavati nella roccia, di Van.
Nell'arte dell'U. la scultura monumentale in pietra non è frequente e per ornare gli edifici si usavano grandi statue in bronzo, delle quali parla dettagliatamente il testo del re assiro Sargon che descrive la campagna contro U. e il saccheggio del tempio di Muṣaṣir. Gli scavi hanno dato un'enorme quantità di piccole sculture in bronzo che rivelano un'affinità stilistica con l'arte assira, nonostante le evidenti caratteristiche locali. Tra le opere in bronzo grande interesse destano le figure di uccelli dal torso di donna che ornano gli orli dei grandi calderoni. Esse s'incontrano su tutto l'enorme territorio dell'Asia Anteriore e Minore come pure nei paesi del Mediterraneo, arrivando fino all'Etruria (Palestrina, Vetulonia), il che sottolinea una volta di più gli ampî legami dell'U. con il Mediterraneo.
Inizialmente la cultura urartea ha subito un notevole influsso hittita, come si vede anche dall'armatura dei guerrieri urartei del IX sec. a. C. raffigurati nei bassorilievi di Salmanassar III; più tardi, nell'VlI sec. a. C., U. si trova sotto l'influenza assira e anche l'armamento diventa assiro.
Nella cultura dell'U. si osservano chiaramente tre elementi compositivi: quello locale, quello dell'Asia Anteriore (hittita) e quello assiro (mesopotamico). Questa distinzione si è conservata chiaramente anche nella religione urartea. La triade suprema degli Urartei è composta dal dio Khaldis, divinità locale, il cui nome si trascrive sempre foneticamente, dal dio della guerra Teisheba e dal dio del sole Shivini, che ha preso i simboli dello Sharnash assiro e il suo ideogramma nella scrittura cuneiforme.
Bibl.: F. E. Schulz, Mémoires sur le lac de Van et ses environs, in Journal Asiatique, II, 1928; R. D. Barnett, The Excavations of the British Museum at Toprak Kale near Van, in Iraq, XII, n. i, 1950; C. F. Lehmann-Haupt, Armenien einst und jetzt, I, 1910; II, 1926-1931; B. B. Piotrovskij, Istorija i kul'tura Urartu, Erivan 1944; G. A. Melikišvili, Nairi-Urartu, Tbilisi 1954; B. B. Piotrovskij, New Contribuiton to the Study of Ancient Civilizations in the USSR. Reports of the Soviet Delegations at the X International congress of historical Science in Rome, Mosca 1955; F. W. König, Handbuch der chaldischen Inschriften, Graz 1955-1957; M. Pallottino, Urartu, Greece and Etruria, in East and West, IX, 1958; B. B. Piotrovskij, Vanskoe Zarsstvo (Urartu), Mosca 1959; G. A. Melikišvili, Urartskie klinoo braznye nadpisi, Mosca 1960; B. B. Piotrovskij, Iskusstvo Urartu, Leningrado 1962; I. M. D΄jakonov, Urartskie pis΄ma i dokumenty, Mosca-Leningrado 1963.