URBANIA (A. T., 24-25-26)
Piccola città interna delle Marche, in provincia di Pesaro e Urbino; è posta a 273 m. s. m., al centro di una verde conca, a sinistra del Metauro, volta a SO., sopra una penisoletta pianeggiante, erosa dalle acque in pareti ripide. La conca è limitata, a NE. dalle prossime colline mioceniche sui 500 m.; a SO. da più lontani e alti rilievi secondarî, sui 700-800 m. La città, con il nome di Castel delle Ripe sorgeva sull'alto colle miocenico detto Castellaro; distrutta, venne edificata nel luogo attuale nel 1294 con il nome di Casteldurante; poi da Urbano VIII si disse Urbania. Le vie sono rettilinee e parallele, ampie, molte con portici, disposte intorno alla "Piazza", al Palazzo e all'alta torre comunale; alla periferia sono una solatia strada sopraelevata sul fiume, la "Corte" o castello ducale e caratteristici ponti sul Metauro; su altra piazza è l'alta colonna con la statua di S. Cristoforo, patrono della città e dell'aviazione.
Il territorio comunale, di kmq. 77,92 ed estremi altimetrici. di m. 220 e 820, è costituito delle fertili piane alluvionali del Metauro, di medie e alte colline mioceniche d'arenarie e gessi, di mediocre montagna calcarea; il suolo agrario di ettari 7.317 è sottoposto in basso a coltura intensiva di cereali e viti; notevoli l'allevamento bovino e suino; estesi e buoni pascoli, boschi di querce e cerri; notevole la produzione di legna da ardere.
La popolazione di 5138 ab. nel 1881, saliva a 5715 nel 1901, a 6114 nel 1921, a 7775 nel 1931; densità, quasi 100 per kmq.; l'agglomerato nel capoluogo è intorno ai 3000; unica frazione, a N., è l'alta Peglio. Industria di fama mondiale fu quella delle maioliche "durantine"; oggi v'è l'industria di vasellami e stoviglie. La città ha una biblioteca di oltre 14.000 volumi, seminario vescovile, scuola di avviamento, ospedale, colonia elioterapica, ecc.
Urbania è sita sulla strada che conduce da Pesaro e Fano, per Bocca Trabaria (m. 1044), nell'alta Umbria tiberina e in Toscana; la stazione ferroviaria, sulla Fabriano-Urbino, dista 7 km.; con autolinee è congiunta a Urbino (km. 16) e a Pesaro (km. 55).
Monumenti. - Importante per la sua antica produzione di ceramiche, la cittadina ci presenta poche costruzioni interessanti; una frammentaria rocca medievale, la chiesa dei Morti romanica, con Crocifisso di Pietro da Rimini (1307), la chiesa di S. Francesco ducentesca, consacrata nel 1313, poi modificata, la chiesa del Corpus Domini con affreschi di Raffaellino del Colle. Reliquiarî del sec. XV appartengono alla cattedrale, una Madonna fabrianese quattrocentesca è nell'orfanotrofio di S. Giuseppe, una tela del Cagnacci è nella chiesa secentesca della Maddalena. Notevole nell'architettura civile il palazzo dei duchi di Urbino, costruito nel sec. XIII dai Brancaleoni e trasformato nel sec. XVI. Vi morì F. Maria II della Rovere, sepolto nella chiesa dell'ospedale (sec. XVI) ove si conserva una tela del Barocci raffigurante la Vergine.
Storia. - Castel delle Ripe, luogo forte e popoloso, a opera di Alberico Brancaleoni che ne era possessore, si diede nel 1211 in accomandigia al comune di Città di Castello, suscitando le gelosie e le ire di quello di Urbino e dei Feltreschi. Guido da Montefeltro, detto il vecchio, nel 1249 concluse un'alleanza con Città di Castello riuscendo così a farsene comprotettore, ma le querele non cessarono e nel 1284 Galasso di Montefeltro se ne impadronì per sorpresa distruggendolo completamente. Il pontefice Martino IV mandò sul luogo il rettore di Romagna Guglielmo Durante, che lo fece ricostruire nel piano in un'insenatura del Metauro e da luí prese il nome di Castrum Durantis, Casteldurante, sul quale i Brancaleoni conservarono la loro autorità finché il cardinale Albornoz, dopo breve assedio, lo riprese per la Chiesa (1359). I Brancaleoni vi tornarono nel 1377 e lo ebbero anche in vicariato, mentre alcuni di loro erano rettori della provincia di Massa Trabaria della quale era capoluogo. Martino V, profittando di qualche malcontento dei durantini e di un'inadempienza dei Brancaleoni, il 12 maggio 1424 concesse in vicariato la Massa Trabaria a Guidantonio di Montefeltro che ne aveva allora sposata la nipote Caterina Colonna, e di lì a poco (1429) eresse in contea Casteldurante, investendone lo stesso Guidantonio. Da allora rimase in potere dei conti poi duchi di Urbino. Con il ducato di Urbino anche Casteldurante passò nel 1631 alla Chiesa e il pontefice Urbano VIII nel 1635, erigendo in vescovato l'abbazia di S. Cristoforo, lo elevò al grado di città che da lui prese il nome di Urbania. Con questa terza denominazione fece parte dello stato pontificio fino al 1860, anno in cui col plebiscito venne annessa all'Italia.
Bibl.: Statuta terrae Durantis, Urbini Ragusii, 1596, in fol.; Piccolpasso Cipriano (1524-1579), I tre libri dell'arte del Vasaro; G. Colucci, Del Castello detto delle Ripe, e dell'origine di Castel Durante, detto poi Urbania (in Antich. Picene, vol. IX); P. Tonelli, Sulle antiche memorie di Castel Durante oggi Urbania, Lettere estratte dal tomo XII delle Antichità Picene del Colucci (1795?) pp. 41 con 1 tav.; G. Raffaelli, Memorie istoriche delle Maioliche lavorate in Castel Durante ossia Urbania, Fermo-Paccasassi 1846; id., Guida artistica di Urbania ed elenco di quei pubbici archivi, a cura di G. Vanzolini, Pesaro 1879; O. T. Locchi, La provincia di Pesaro e Urbino, Roma 1934, 809-16; E. Calvi, Tavole sinottiche dei comuni italiani, parte 2ª: Marche, Roma 1906; S. Maioli, Guilelmi durantis cognomento speculatoris vita, in In sacrosanctum lugd. Conc. sub Greg. X Guilelmi Durantis commentarius, Fano 1569; R. Reposati, Della zecca di Gubbio e delle gesta dei signori della Rovere, ecc., Bologna 1773, I, pp. 88, 137; II, p. 404; A. Tarducci, Piobbico e i Brancaleoni, Cagli 1897; F. Ugolini, storia dei conti e duchi di Urbino, Firenze 1859, voll. 2, passim; Notizie storiche della chiesa ed imagine del SS. Crocifisso detto di Battaglia nel territorio di Urbania, Gubbio 1761; L. Serra, l'arte nelle Marche, I, Pesaro 1929; II, Roma 1934, passim; E. Liburdi, Urbania, in La provincia di Pesaro ed Urbino, Roma 1934, p. 807; C. Brandi, Catalogo della pittura riminese del Trecento, Rimini 1935.