Urbanizzazione e politica energetica: il caso Germania
Nel 2010, per la prima volta, il numero di abitanti delle aree urbane ha superato quello di residenti rurali: oltre il 50% della popolazione mondiale, da questa data, vive nelle città. Le Nazioni Unite stimano che nel 2050 tale percentuale raggiungerà addirittura il 75%; e poiché a quella data la popolazione raggiungerà i 9,2 miliardi, ben 6,4 miliardi saranno gli abitanti delle città.
Le dinamiche demografiche influenzeranno dunque sempre di più le attività di pianificazione, progettazione, riqualificazione e trasformazione delle città, che già oggi consumano il 73% dell’energia e producono il 69% delle emissioni di anidride carbonica (CO2). È nelle città, dunque, che si possono e si debbono mettere in pratica le azioni necessarie a ridurre le emissioni climalteranti, combinando un necessario miglioramento della qualità della vita urbana con una significativa riduzione dell’input di energia fossile e di materiali e dell’output di rifiuti. Secondo la Commissione Europea è proprio l’edilizia il settore con le maggiori possibilità di risparmio energetico; l’obiettivo è di ridurre nel prossimo decennio almeno il 30% delle emissioni del comparto civile, migliorando progressivamente ma irreversibilmente gli standard del settore edilizio: la direttiva 2010/31/CE ha stabilito che i consumi energetici dei nuovi edifici pubblici realizzati a partire dal 2018, e di quelli privati costruiti dal 2020, dovranno essere nearly zero, cioè prossimi allo zero. Inevitabilmente, dunque, la questione energetica ha progressivamente influenzato anche la prassi progettuale a scala urbana, che è poi quella in grado di dare esiti concreti alla ricerca di una combinazione tra sostenibilità ambientale e qualità formale degli interventi.
La Germania tra i paesi europei è senza dubbio quello che, prima degli altri e in maniera più sistematica e integrata, ha creduto (e investito) nel settore delle energie rinnovabili e in un nuovo modo di concepire la pianificazione urbanistica, innanzitutto attraverso una regolamentazione normativa all’avanguardia. Il paese infatti vanta il sistema di incentivazione delle fonti energetiche rinnovabili più efficace e meno costoso di tutti. Sistema che nasceva già nel 1991 grazie a una legge federale che riconosceva ai produttori una tariffa maggiorata unica per l’energia elettrica da rinnovabili immessa in rete. Successivamente, nel 2000, il Parlamento tedesco ha varato la legge denominata EEG (Erneuerbare Energie Gesetz, legge per le fonti rinnovabili) che, in luogo della tariffa unica, ha introdotto un sistema tariffario differenziato a seconda della fonte. La legge da un lato garantisce l’acquisto dell’energia rinnovabile prodotta da parte della rete pubblica e dall’altro stabilisce un prezzo di vendita garantito. L’ammontare dipende dal costo di produzione, dalla quantità di energia prodotta e dall’efficienza della conversione energetica.
Il provvedimento quindi si propone di sostenere la produzione di energia sostenibile con l’obiettivo di proteggere l’ambiente e garantire una fornitura di energia affidabile. Grazie a tale intervento la quota di energie rinnovabili nella produzione elettrica, che nel 2000 era pari al 6,6%, ha raggiunto nel 2009 la quota del 16%.
Inoltre molte città tedesche hanno da tempo sviluppato modelli e stanno intraprendendo azioni per il miglioramento della qualità dell’abitare, partendo dal contenimento dei consumi di energia negli edifici e dalla promozione dell’uso di risorse rinnovabili, perseguendo un’accezione ampia di sostenibilità ambientale, che consideri non solo la dimensione energetica ed ecologica, ma contempli anche quella estetica e funzionale.
Il quartiere Kronsberg, a Hannover, è stato uno dei primi esempi mondiali di progettazione ecocompatibile a basso consumo energetico su vasta scala.
Il progetto nasce nel 1993 per rispondere all’esigenza di nuovi spazi insediativi generata dalla fiera mondiale EXPO 2000.
Il quartiere si estende su una superficie di circa 150 h, presenta 6000 unità abitative in cui vivono 15.000 abitanti distribuiti in strutture monofamiliari e in edifici da 4 o 6 piani. Rispetto a un quartiere tradizionale, Kronsberg ha un fabbisogno energetico specifico inferiore a 50 kWh/m2 anno. Due impianti di cogenerazione che alimentano le reti di riscaldamento e l’integrazione di fonti rinnovabili, quali solare termico, solare fotovoltaico e turbine eoliche, consentono una riduzione dei consumi e delle emissioni di CO2 pari al 60%. I costi di costruzione presentano degli extracosti accettabili, che variano dal 4 al 7% rispetto a quelli convenzionali. L’esperienza di Kronsberg ha dimostrato la fattibilità tecnico-economica di insediamenti ecologici finalizzati al contenimento dei consumi energetici, del ricorso a fonti fossili e dei cambiamenti climatici globali.
A Friburgo è stato realizzato il quartiere Vauban, tuttora ritenuto tra gli esempi più riusciti di insediamento ecologico costruito con la partecipazione degli abitanti e con soluzioni innovative nel campo del risparmio energetico e della mobilità sostenibile.
Il progetto si è sviluppato a partire dal 1993, come esperimento di recupero di un’area militare dismessa, ed è stato completato nel 2006. Nel quartiere, che si estende per circa 42 h, vivono oltre 5000 persone in 2000 appartamenti.
È stato il primo insediamento al mondo ad avere un bilancio energetico positivo: i pannelli solari sono stati in grado di coprire da soli circa il 30% del fabbisogno energetico delle abitazioni, che consumano meno di 65 kWh/m2 anno; 150 di esse rispettano gli standard emissivi previsti per le case passive (15 kWh/m2 anno). Tutti gli edifici sono serviti da una rete di teleriscaldamento collegata a un impianto di cogenerazione, alimentata per l’80% da biomasse locali. Il complesso di tali misure ha condotto a un risparmio di emissioni di CO2 di oltre il 60%. Inoltre, relativamente alla mobilità, una tramvia che serve l’intero quartiere, collegandolo con il centro, distante meno di 4 km, e un sistema di car-sharing gratuito ed efficiente, hanno fatto sì che oltre il 35% degli abitanti rinunciasse a possedere un’automobile privata. Un altro punto di forza del progetto risiede nel sistema fortemente partecipativo, che ha coinvolto attivamente gli abitanti nell’applicazione dei principi della sostenibilità. Nel 2002, infatti, l’esperienza di Vauban è stata riconosciuta come best practice di sviluppo urbano sostenibile dall’agenzia UN-Habitat delle Nazioni Unite.
Infine, si deve ricordare Amburgo, città di oltre 1.700.000 abitanti, nonché uno tra i più trafficati porti d’Europa, che è stata insignita nel 2011 del premio ‘Green Capital’ dalla Commissione Europea.
La città si è distinta per le politiche urbane innovative messe concretamente in pratica per garantire qualità e sostenibilità urbana integrata. Ha investito oltre 18 milioni di euro (Meuro) per l’efficientamento energetico degli edifici pubblici, per un totale di 65.000 edifici in dieci anni, ottenendo una diminuzione di CO2 di 75.000 ton/anno, pari a una riduzione per abitante del 15% rispetto al 1990; inoltre, sul fronte trasporti, quasi il 100% degli abitanti dispone di un mezzo pubblico a meno di 300 metri dalla propria casa. La strategia per la protezione del clima approvata nel 2007 ha messo a disposizione circa 25 Meuro/anno, che hanno consentito di triplicare la produzione di energia dall’eolico (fino a 100 MW).
Nell’ambito di questa strategia energetico-urbanistica il 2011 vedrà il completamento del quartiere HafenCity, progettato nel 2002 in un’area di 150 h recuperata dalla dismissione di una parte del porto, all’insegna della qualità architettonica e dell’ecosostenibilità, con performance energetiche elevatissime degli edifici (consumi inferiori a 40 kWh/m2 anno per quelli residenziali e a 100 kWh/m2 anno per quelli commerciali). Il quartiere, in cui attualmente vivono 1400 persone, ospiterà nel 2017 circa 12.000 abitanti e 40.000 addetti.
La pianificazione ha saputo coniugare la qualità morfologica e le strategie della progettazione bioclimatica, attraverso un riuso sagace di pregevoli esempi di archeologia industriale e un approvvigionamento energetico dell’intero insediamento fornito da impianti geotermici o solari, da pompe di calore che sfruttano l’acqua dell’Elba e da piccole centrali periferiche a legna.
I casi tedeschi, che non sono comunque gli unici in Europa, appaiono certamente emblematici di una nuova tendenza nelle politiche urbane, in cui al posto del tradizionale modello dell’espansione quantitativa (crescita) subentra quello del miglioramento qualitativo (sviluppo).
Poiché, come si è visto, è nella città che si esprime il conflitto tra modalità di consumo ed effetti negativi sull’ambiente, proprio qui è stata affrontata questa contraddizione, sperimentando con successo modalità innovative di trasformazione, orientate alla sostenibilità e in grado di integrare le dimensioni della qualità urbana, in termini ambientali economici e sociali, tenendo in giusta considerazione anche la qualità estetica dello spazio pubblico urbano.
I libri
R. Bleischwitz, P. Hennicke, Eco-Efficiency, Regulation and Sustainable Business, 2004.
Poggio, M. Berrini, Green Life. Guida alla vita nelle città di domani, 2010.
L’Unione Europea premia le città verdi
L’European Green Capital Award (ec.europa.eu/environment/europeangreencapital) è un premio istituito nel 2010 dalla Commissione Europea al fine di stimolare gli sforzi delle autorità locali nel campo della promozione dell’ambiente. Il riconoscimento va alla città che mostra di aver acquisito rilevanti standard ambientali e di voler proseguire nella medesima direzione, proponendosi quale modello per gli altri centri urbani, così da favorire l’adozione da parte di questi ultimi delle ‘migliori pratiche’. Ciò significa essere d’esempio, cioè mostrare in concreto come si possa combinare il rispetto per l’ambiente con una buona qualità della vita e la crescita economica. La prima edizione 2010 del premio è stata assegnata a Stoccolma, città in cui il 95% della popolazione vive a meno di 300 m di distanza da un’area verde; la capitale svedese è stata ritenuta ‘meritevole’, in particolare, per le iniziative che ha preso contro l’inquinamento acustico e per l’innovativo sistema integrato dei rifiuti. Tra le città che si sono contese il riconoscimento: Amsterdam, Barcellona, Bristol, Copenhagen, Friburgo, Malmö, Nantes, Reykjavik, Vitoria (basco Gasteiz). Nel 2011 il premio è andato ad Amburgo.