urbanus
Il concetto di urbanitas, cioè di purezza linguistica del latino colto di città, si contrappone già in Cicerone alla rusticitas, o peculiarità del latino rustico, da una parte, e alla peregrinitas, o peculiarità del latino dei peregrini, dall'altra (cfr. Brut. XLVI 171 Orat. XXIV 81 De Orat. III XLII e XLIV); così definisce più tardi la urbanitas Quintiliano (Inst. orat. VI III 17): " urbanitas... qua quidem significari video sermonem praeferentem in verbis et sono et usu proprium quendam gustum urbis et sumptam ex conversatione doctorum tacitam eruditionem, denique cui contraria sit rusticitas ". Come altre nozioni della retorica classica anche tale contrapposizione passa ai teorici del Medioevo, incontrandosi con il formalismo sociologico proprio di quell'età; particolarmente indicativa la formulazione di Giovanni di Garlandia il quale, nella Poetria, mette in rapporto i vari livelli stilistici al livello sociale delle persone di cui il testo discorre, distinguendole in curiales, civiles e rurales.
Anche nel De vulg. Eloq. l'opposizione teorica dell' ' urbanità ' alla ‛ rusticità ' linguistica è portante, e investe vari passi del trattato; precisamente il fatto che nella maggior parte di essi urbanus, urbanitas compaiano in opposizione a rusticanus o a un suo sinonimo consiglia di non darne un'interpretazione puramente traslata (" fine ", " finezza "), ma di conservare alla nozione il suo valore concreto, di qualità stilistica connessa a un'origine sociale.
Ed ecco i passi: una prima volta D. contrappone (VE I XI 6) le montaninas... et rusticanas loquelas con la loro ‛ accentus enormitas ' (cioè pronuncia fuori di ogni regola) alle parlate dei ‛ mediastini cives ', cioè degli abitanti del centro delle città; altrove (XVII 3) ai ‛ rusticani accentus ' diffusi nelle parlate d'Italia risponde il volgare u. di Cino da Pistoia e di D. stesso; la costruzione di grado più elevata, unica confacente allo stile tragico, è dichiarata in II VI 4 ‛ urbanitate plenissima '; infine (VII 2 ss.) una delle suddivisioni fondamentali attraverso cui D. classifica le varietà di vocaboli è quella fra vocaboli u. e vocaboli ‛ silvestria ', cioè rustici, restando inteso che solo una parte dei primi è congruente allo stile supremo delle canzoni tragiche. E v. RUSTICANUS.
Bibl. - Sul concetto di urbanitas presso i Latini: E. Frank, De vocis urbanitas vi atque usu, Berlino 1932; J. Marouzeau, Quelques aspects de la formation du latin littéraire, Parigi 1949, 10 ss.; E. S. Ramage, Cicero on Extra-Roman Speech, in " Transactions and Proceedings of the Amer. Philological Association " XCII (1961) 481-494; J. M. Tronskij, La formazione della lingua letteraria latina, in F. Stolz-A. Debrunner-W. P. Schmid, Storia della lingua latina, traduz. ital. Bologna 1968, 140-150.