Urbino
Dopo essere stata aspramente contesa nel 6° e 7° sec. tra Bizantini e Longobardi, nei primi decenni dell’8° sec. U. venne fortificata e ampliata dal re longobardo Liutprando. Fu parte dei territori donati dai carolingi al papato nel corso di quello stesso secolo (Istorie fiorentine, da qui in poi abbreviato in Ist. fior., I x 9), per diventare poi terreno di battaglia dello scontro millenario tra papato e impero (Ist. fior. I x 2). Tra la fine del 12° e l’inizio del 13° sec., la storia di questa cittadina delle Marche si saldò con quella della famiglia dei Montefeltro, ritenuta dalla tradizione storiografica una filiazione della famiglia dei conti di Carpegna. Montefeltrano (1135-1202?), il più antico rappresentante della casata di cui si hanno notizie certe, e verosimilmente il primo conte di Montefeltro, fu fedele alleato dell’impero e disponeva già ai suoi tempi di una certa potenza militare, con la quale si rese protagonista dei conflitti per il predominio nelle valli delle Marche settentrionali e della Romagna. Il figlio di questi, Buonconte, nel 1226 rese omaggio all’imperatore Federico II, e a quel medesimo anno risale
probabilmente la conferma (o l’attribuzione definitiva) del titolo di conte di Montefeltro e certamente il conferimento del nuovo titolo di conte di Urbino, concesso dall’imperatore in accordo con il papa (Di Carpegna Confalonieri 2012, p. 46).
Il possesso di U. e del suo contado garantì ai Montefeltro, di fede ghibellina, una posizione di forza nell’Italia centrale, pur se a lungo contrastata dal papato. U., infatti, forte di un’invidiabile posizione geografica, arroccata su una collina, divenne il centro urbano intorno al quale si organizzò la vita delle valli e dei castelli circostanti, punto di snodo della rete viaria che conduceva nell’alta valle del Tevere e nel resto della Toscana. Nella seconda metà del 13° sec. i due rami della famiglia si schierarono su fronti contrapposti e U. fu al centro dello scontro. Tra i due contendenti, Guido di Montefeltro (1220-1298), conte di U. e campione dell’impero, e Taddeo di Montefeltro (1220-1282), noto come Taddeo di Pietrarubbia, fedele alla curia pontificia e diventato nel 1281 capitano generale dell’esercito papale, fu il primo a prevalere, ma U. rimase esposta alla rappresaglia pontificia: assediata, capitolò nel 1285 e fu privata del suo contado. Tornata così sotto il dominio diretto della Chiesa e nell’orbita di influenza dei Malatesta, acerrimi nemici dei Montefeltro, U. fu trascinata nel conflitto tra lo schieramento ghibellino e la curia pontificia e – al pari degli altri territori inclusi nelle propaggini settentrionali dello Stato della Chiesa – conobbe battaglie e stragi che lasciarono il segno. Nel 1317 Federico (1258-1322), figlio del conte Guido, riconquistò U.; divenuta fulcro dello schieramento di città ghibelline che si opponevano al papato (U., Cagli, Fano, Fabriano, Jesi, Osimo, Recanati, Spoleto e Assisi), l’anno successivo la città fu colpita dall’interdetto. Pochi anni dopo, nel 1322, mentre i Malatesta riguadagnavano alla loro causa i castelli del circondario, Federico si asserragliò in città, dove scoppiò contro di lui una rivolta popolare: il 26 aprile, dopo una difesa disperata, fu ucciso insieme a uno dei suoi figli. Il successo della parte guelfa, tuttavia, fu di breve durata, e U. venne recuperata dai Montefeltro appena un anno dopo – nell’aprile del 1324 – dal figlio di Federico, Nolfo (1295-1363 ca.), al quale nel 1355 fu infine restituita la custodia civitatis di U., di Cagli e di altri centri limitrofi. La politica di conquista dei Montefeltro aveva conosciuto durante il governo di Federico un punto di svolta, abbandonando le pretese di dominio in Romagna e indirizzando i propri interessi strategici verso l’Umbria e le Marche; in particolare, Cagli fu al centro delle attenzioni di Federico, il quale aveva iniziato a porre le basi per la costruzione di uno Stato regionale che andò via via rafforzandosi, nei decenni successivi, intorno all’asse U.-Cagli-Gubbio. A questa opera di assestamento contribuì non poco il conte Antonio (1348-1404) – ricordato da M. come signore della Marca e di U. (Ist. fior. I xxx 3) – che, dopo un nuovo scontro con la curia pontificia, alla fine del 1375 aveva ormai riconquistato U. occupata dai Malatesta e ottenuto, infine, l’assoluzione papale. Sventato anche il trasferimento di U. a un’altra linea dinastica della famiglia, Antonio si impegnò a consolidare il suo dominio nell’area urbinate e in una parte significativa dell’Umbria settentrionale, forte di tre città sedi vescovili – U., Cagli e Gubbio – e della fedeltà di un centinaio tra ville e castelli (Scatena 1989, p. 8).
La stabilità e la pace caratterizzarono la lunga reggenza di suo figlio Guidantonio (1378-1443), durante la quale una politica di alleanze e di buon vicinato con Firenze, Venezia, Milano e il Regno di Napoli, nonché l’elezione a pontefice di Oddone Colonna (Martino V), che era stato vescovo di U., garantirono al piccolo Stato dell’Italia centrale una visibilità sempre maggiore.
Figura tragica nella storia dei Montefeltro è quella del giovane Oddantonio (1427-1444), figlio secondogenito di Guidantonio, che nel 1443 ricevette dalle mani dell’imperatore Eugenio IV la dignità ducale, ma l’anno successivo – la notte del 22 luglio 1444 – fu assassinato a U. da un gruppo di congiurati, che spianarono così la strada al governo del figlio naturale di Guidantonio, Federico (1422-1482); se questi
non è il tenebroso architetto del fulmineo colpo di mano come lo dipingono i Malatesta, non è nemmeno candidamente ignaro della trama; né la notizia della sua sanguinosa riuscita lo coglie alla sprovvista (Benzoni 1995, p. 726).
Acclamato nuovo signore di U. nel giro di poche ore dalla morte di Guidantonio, Federico, del quale
M. celebra le doti di condottiero (era «in Italia allora tenuto nelle arme eccellentissimo», Ist. fior. VII xxxi 10), fu subito impegnato in una guerra con Sigismondo Pandolfo Malatesta, signore di Rimini (Ist. fior. VI xi 4-8). Il conflitto fra i due uomini d’armi ispirò a M. riflessioni sulle guerre nell’Italia dell’epoca:
Erano adunque l’armi di Italia in mano o de’ minori principi o di uomini sanza stato: perché i minori principi, non mossi da alcuna gloria, ma per vivere o più ricchi o più sicuri, se le vestivano; quegli altri, per essere nutricati in quelle da piccoli, non sapiendo fare altra arte, cercavono in esse con avere o con potenza onorarsi (Ist. fior. I xxxix 7).
Lo scontro alla fine vide prevalere politicamente Federico, a capo dell’unico Stato dell’Italia centrale capace di mantenere una posizione egemone e di resistere alla nuova offensiva papale (Chittolini, in Federico di Montefeltro. Lo Stato, le arti, la cultura, 1986, p. 82). Il prestigio acquisito da Federico, punto di approdo di una strategia militare e politica perseguita nei secoli dalla sua casata, era paragonabile a quello conquistato a Mantova dai Gonzaga, in quanto anch’esso fondato su una sapiente miscela di arte militare e di attenzione all’organizzazione della vita culturale e civile. Nella seconda metà del 15° sec., U., città d’arte e di cultura, era simbolicamente rappresentata dal suo principe, Federico, e dal suo palazzo, opera di Luciano Laurana: una residenza, quella voluta e arricchita a dismisura di tesori da Federico, che si integrava perfettamente nel reticolo cittadino e non si contrapponeva o si separava da esso.
Negli anni di governo di Guidubaldo (→), ultimogenito di Federico, U. fu travolta dalla marcia di conquista di Cesare Borgia; crollata questa effimera costruzione statale, Guidubaldo fu reintegrato nei suoi possessi per l’intervento di papa Giulio II e poté rientrare a U. nel giugno 1504. Forte della nuova intesa con il pontefice, Guidubaldo, senza figli, nominò suo erede e successore il nipote Francesco Maria Della Rovere, figlio di sua sorella Giovanna. Insediatosi nel ducato nel 1508, alla morte di Guidubaldo, Francesco Maria I fu vittima nel 1516 delle abili manovre di papa Leone X che, agendo in favore della propria famiglia (i Medici) e con il tacito assenso del re di Francia Francesco I, espropriò Francesco Maria di U., proclamandone duca il nipote Lorenzo de’ Medici (→). La guerra che ne seguì vide dapprima Francesco Maria prevalere militarmente su Lorenzo (febbr.-sett. 1517), ma successivamente – data la sproporzione finanziaria in campo, tutta in favore dei Medici – la questione venne risolta diplomaticamente tra il pontefice e il duca usurpato. Dopo il reinsediamento di Francesco Maria a U. nel 1521 (in seguito alla morte di Leone X), si succedettero alla testa del ducato nel 1538 il figlio di questi Guidubaldo e, ultimo nella linea dinastica, nel 1574 Francesco Maria II Della Rovere, dopo la cui morte, nel 1631, papa Urbano VIII poté proclamare l’annessione del ducato allo Stato pontificio.
Bibliografia: J. Dennistoun, Memoirs of the dukes of Urbino. Illustrating the arms, arts and literature of Italy from 1440 to 1630, 3 voll., London 1851, 19092 (trad. it. Pesaro 2010); G. Franceschini, I Montefeltro, Milano 1970; G. Franceschini, Documenti e regesti per servire alla storia dello Stato d’Urbino e dei conti di Montefeltro, 2 voll., Urbino 1982; Federico di Montefeltro. Lo Stato, le arti, la cultura, a cura di G. Cerboni Baiardi, G. Chittolini, P. Floriani, 3 voll., Roma 1986 (in partic. G. Chittolini, Su alcuni aspetti dello Stato di Federico, 1° vol., Lo Stato, pp. 61-102); Storia d’Italia, diretta da G. Galasso, 7° vol., Comuni e signorie nell’Italia nordorientale e centrale, t. 2, Lazio, Umbria e Marche, Lucca, Torino 1987 (in partic. D. Waley, Lo Stato papale dal periodo feudale a Martino V, pp. 231-320; J.-C.M. Vigueur, Comuni e signorie in Umbria, Marche e Lazio, pp. 323-606); G. Scatena, Oddantonio di Montefeltro, 1° duca di Urbino, Roma 1989; G. Benzoni, Federico da Montefeltro, duca di Urbino, in Dizionario biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, 45° vol., Roma 1995, ad vocem; T. Di Carpegna Confalonieri, Montefeltrano, in Dizionario biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, 76° vol., Roma 2012, ad vocem; T. Di Carpegna Confalonieri, Montefeltro Buonconte di, in Dizionario biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, 76° vol., Roma 2012, ad vocem; T. Di Carpegna Confalonieri, Montefeltro Federico di, in Dizionario biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, 76° vol., Roma 2012, ad vocem.