URBINO (XXXIV, p. 776)
Urbino ha visto condotte a termine, in breve volgere di anni, notevoli opere del regime. Segnaliamo: il nuovo acquedotto, che ha eliminato uno dei più importanti e urgenti problemi della città e fornisce, in periodo di massima magra, 90 litri di acqua per persona al giorno; il palazzo delle scuole elementari, su progetto dell'arch. Lucchetti di Ancona, con 20 grandi aule, ampie palestre, sale di biblioteca e museo, saloni per conferenze e cinematografo, cucine, refettorio, bagni, ecc.; la Cappella votiva ai caduti nella guerra mondiale, sorta nella monumentale chiesa di S. Francesco; il Palazzo di giustizia nella restaurata casa Gherardi; il campo polisportivo, con un'area scoperta di mq. 10.000; le case per mutilati e invalidi di guerra; il silo per cereali, realizzato dal Consorzio agrario cooperativo di Urbino, capace di q. 30.000 di cereali; il nuovo palazzo del R. Riformatorio giudiziario, sorto in trasformazione dell'antica casa di correzione, con 2 sezioni; e altre opere varie, come i lavori di consolidamento nel Palazzo Ducale, la costruzione di ponti, la sistemazione idraulica del fosso sottostante al Foro boario, ecc. Redatto da E. Vecchiarelli, esiste un piano regolatore, che prevede il risanamento igienico dei rioni di S. Bartolo, del ghetto, del Carmine, dei Maceri, e la costruzione di nuovi fabbricati in località Le Vigne e dietro di esse, previa costruzione di un'arteria di accesso alla città, che dal quadrivio dei Cappuccini, attraverso il podere Le Vigne, raggiunga il centro all'incontro di via Bramante con via Raffaello. Altri provvedimenti del regime sono: il consultorio antitubercolare, il padiglione per la maternità e infanzia, le colonie elioterapiche, il dispensario del latte.
Il comune di Urbino ha un carattere eminentemente rurale. Da una media di produzione annuale di q. 48.000 nel 1925 si è passati nel 1937 per effetto della battaglia del grano a una media di q. 70.000: un avanzo della esatta metà sul fabbisogno locale, che è di q. 35.000. Da segnalare, ancora, lo sviluppo della coltura dei prati artificiali e conseguentemente dell'allevamento e industria del bestiame, l'accrescimento del patrimonio zootecnico (nel 1922, 5335 capi di bestiame bovino piccolo e grosso, saliti a 7212 nel 1937), i progressi nella coltura del gelso, della vite e dell'olivo.
Accanto all'agricoltura, ricordiamo l'industria, alla quale sino al 1934 recava grande contributo l'importante filanda della seta. Oggi sono in attività, invece, uno stringhificio, una fabbrica di coltelli, parecchie fornaci per laterizî e l'artigianato (ferro battuto e mobili intagliati).
Caratteristica di Urbino e del suo territorio è il numero di famiglie numerose, che da sole fanno una popolazione di circa 10.000 abitanti, la metà circa del comune intero.
È entrata a far parte delle collezioni della Galleria nazionale delle Marche, in seguito a legato dell'ultima discendente della famiglia, la quadreria Viviani, notevole raccolta di dipinti e di disegni messa insieme nel Seicento dal pittore Antonio Viviani detto il Sordo, allievo del Barocci. Tra i disegni e gli acquerelli ricordiamo saggi di Barocci, Viviani, Ridolfi, Federico Zuccari, Michelangelo da Caravaggio; tra i dipinti, tele di Viviani, Cimatori, Ridolfi, Zuccari, copie da grandi maestri, una bella Madonna del Sassoferrato, un'attribuzione al Garofolo, un'altra a Gherardo delle Notti, due battaglie del Borgognone. Alla Galleria di Urbino sono stati pure ultimamente assegnati dallo stato i 14 dipinti di Giusto di Gand della disciolta raccolta Barberini di Roma. Sono stati ritrovati, infine, i disegni per la trasformazione dell'antica chiesa gotica di S. Domenico, secondo i quali la grandiosa architettura anziché a Luigi Vanvitelli è da assegnarsi al romano Filippo Barigioni (1690-1753).
Tra i più bei palazzi di Urbino meritano di essere menzionati: il Passionei, opera di un architetto ispiratosi al Laurana e all'Alberti, ma alterato da rifacimenti e completamenti; l'Albani, sistemato nel sec. XVIII da Luigi Vanvitelli, in cui erano ospitate la galleria d'arte e la biblioteca degli Albani; il Bonaventura, sede attuale dell'università degli studî, ed altri.
L'ateneo urbinate ebbe origine il 26 marzo 1506, quando fu fondato - per volere di Guidobaldo I da Montefeltro terzo duca di Urbino - il "Collegio dei Dottori", con il compito di amministrare la giustizia in materia sia penale sia civile. Confermato con la bolla "ad sacram Beati Petri sedem" di Giulio II il 18 febbraio 1507 e reso più potente con la facoltà riconosciutagli da Pio IV (motu proprio del 20 febbraio 1564) di laureare annualmente due poeti, di conferire lauree in diritto canonico e civile, di dare titoli accademici in qualunque materia e di nominare notai, il Collegio dei dottori si trasformava nel 1601 in Pubblico studio con approvazione di Francesco Maria II, raggiungendo presto un periodo di grande floridezza e, attraverso alterne vicende, giungendo alla sua definitiva trasformazione in università, con la bolla "Aeternae sapientiae" di Clemente X, del 6 marzo 1671. Nel 1722 otteneva da Innocenzo XIII la regolare "costituzione". Seguirono nuove alternative di grandezza e di decadenza, finché con decreto del 23 ottobre 1862 assumeva il titolo di Libera università provinciale, con proprio statuto. Il nuovo ordinamento dell'istruzione superiore del 1923 la riconosceva come università libera, soggetta al regolamento generale delle regie università. Attualmente l'ateneo di Urbino consta delle facoltà di giurisprudenza e di farmacia ed ha aggiunto varî nuovi insegnamenti, arricchendo i laboratorî scientifici ed ampliando la sede. Dal 1936 funziona presso l'università la scuola sindacale F. Corridoni; e, con decreto 6 dicembre 1937 le si è affiancata la facoltà di magistero, che s'inizia con i corsi di laurea in materie letterarie, laurea in pedagogia, diploma di abilitazione alla vigilanza nelle scuole elementari.
Efficace strumento di cultura per l'università e la città è la pubblica biblioteca universitaria, ricca di oltre 70.000 volumi, tra cui 130 incunaboli, molte opere rare e edizioni di Urbino. La biblioteca, cui è annesso l'archivio storico cittadino, è stata di recente riordinata con moderni intendimenti che hanno sveltito i servizî e ne assicurano la piena efficienza.
In Urbino ha degna sede, nel piano terreno del Palazzo Ducale, il R. Istituto del libro, sorto nel 1925 in trasformazione della Accademia di belle arti (fondata nel 1864). Attraverso insegnamenti artistici e culturali ed esercitazioni pratiche di laboratorio prepara i giovani alla decorazione e all'illustrazione del libro e li perfeziona nelle tecniche incisorie.
Ai bisogni culturali della città bene rispondono anche il R. Liceo-ginnasio Raffaello, il R. Istituto magistrale, la R. Scuola d'arte per il legno e il ferro (annessa all'Istituto del libro), la R. Scuola d'avviamento professionale, il Collegio Raffaello, il collegio femminile L. Battiferri, l'istituto musicale comunale, l'università di cultura fascista. Menzione a parte facciamo, infine, della R. Accademia Raffaello, con sede nella casa natale del Sanzio, recentemente riordinata (r. decr. 26 settembre 1935, n. 1803) ed inclusa tra le regie accademie d'Italia.
Bibl.: Urbinum, rassegna di storia e d'arte urbinate a cura della R. Accademia Raffaello (n. s., I-XI); Le opere del regime in Urbino, Urbino 1934; Annuario della Università degli studi di Urbino, 1937; L. Servolini, La Biblioteca universitaria di Urbino, in Accademie e biblioteche d'Italia, VIII (1934), n. 5; B. Ligi, La Cappella musicale del duomo di Urbino, Roma 1933; O. T. Locchi, La provincia di Pesaro-Urbino, ivi 1934; G. Gronau, Documenti artistici urbinati, Firenze 1935.