Uretere
L'uretere (dal greco οὐρητήρ, derivato di οὐρέω, "orinare") consiste in un condotto muscolomembranoso, pari e simmetrico. Localizzato in sede extraperitoneale e accollato alla parete posteriore dell'addome e del bacino, tale condotto unisce la pelvi renale con la vescica, alla quale esso convoglia l'urina (v. vol. 1°, II, cap. 8: Addome, Retroperitoneo).
L'uretere è lungo circa 30 cm, non ha calibro uniforme e presenta punti ristretti (istmi), nei quali il diametro è di 3-4 mm, alternati a tratti dilatati (fusi) che raggiungono il diametro anche di 8 mm; i restringimenti sono in prossimità della sua origine (istmo superiore), del suo ingresso nel piccolo bacino (istmo inferiore) e nel tratto compreso nella parete vescicale, mentre i fusi sono localizzati a livello della porzione addominale e di quella pelvica. Le pareti dell'uretere si compongono di tre tuniche, di cui una mucosa (formata da epitelio polimorfo polistratificato), una muscolare (costituita da due strati di fibre muscolari lisce - uno esterno, circolare, e uno interno, longitudinale - ai quali, nella quarta porzione, si aggiunge un terzo strato di fibre longitudinali) e una avventizia (formata da tessuto connettivo lasso in cui decorrono vasi e nervi). Le arterie derivano da rami della renale, delle spermatiche (nell'uomo), delle ovariche (nella donna), della ipogastrica e della vescicale. Le vene affluiscono, secondo i segmenti, alle vene della capsula adiposa del rene, alle spermatiche (o alle ovariche), all'iliaca comune e all'iliaca interna e alle vene vescicali. I vasi linfatici vanno all'ilo del rene, ai linfonodi lombari e a quelli pelvici. I nervi, i quali sono formati da rami provenienti dai plessi renale, spermatico e ipogastrico, formano un plesso che è localizzato nella tunica avventizia. Le contrazioni peristaltiche degli ureteri spingono nella vescica l'urina, formatasi nei reni e raccolta nelle pelvi renali. L'insorgenza e la propagazione di tali onde peristaltiche appaiono coordinate dall'innervazione intrinseca.
L'organizzazione del sistema urinario, ossia reni e dotti urinari, è molto varia nelle differenti classi di Vertebrati. Mentre in molti Invertebrati i diversi elementi che formano gli organi escretori si aprono direttamente sulla superficie del corpo, nei Vertebrati lo sviluppo dei miotomi, da cui deriva la muscolatura laterale del corpo, separa i tessuti da cui origineranno le strutture renali e rende necessaria la presenza, su ciascun lato, di un dotto longitudinale che raccoglie l'urina (v.) elaborata dalle serie di unità renali disposte metamericamente e la convoglia nella vescica (v.) o nella cloaca. I due dotti, che vengono indicati come dotti di Wolff o dotti archinefrici, spesso confluiscono caudalmente. Nel corso dell'evoluzione dei Vertebrati si succedono tre tipi di organi escretori: il pronefro, detto rene cefalico per la sua posizione molto anteriore, che è funzionante durante tutta la vita larvale dei Pesci; il mesonefro, tipico di Pesci e Anfibi; e il metanefro, caratteristico di Rettili, Uccelli e Mammiferi (v. rene). Con l'evoluzione del metanefro, i prodotti che devono essere escreti vengono raccolti soltanto dal sangue e non più dal celoma, come invece si verifica nei reni precedenti. Nei Vertebrati primitivi, a eccezione dei Ciclostomi, si stabiliscono connessioni tra i dotti spermatici e quelli del rene: lo sperma viene così eliminato attraverso il dotto archinefrico, che quindi esplica due funzioni. Tale condizione non può essere considerata soddisfacente; nel corso dell'evoluzione così si passa da specie in cui questo condotto fa parte del sistema urinario a specie in cui fa parte di quello genitale. Nei Pesci ossei la maggior parte del corso del dotto di Wolff è esclusivamente utilizzata dal sistema urinario, poiché lo sperma passa nel dotto solo per un breve tratto. Nei Pesci cartilaginei maschi il dotto di Wolff non trasporta mai urina e un ventaglio di tubuli raccoglie l'urina dal rene confluendo in un unico condotto; tale sviluppo non è evidente nella femmina. In alcuni Anfibi, il dotto archinefrico trasporta ancora entrambi i prodotti, mentre in altri, sia negli Urodeli sia negli Anuri, i dotti collettori più caudali confluiscono in un unico dotto che drena l'intero rene, indipendentemente, o quasi, da quello archinefrico; questo dotto appare essenzialmente equivalente, ma non omologo, all'uretere dei Vertebrati più evoluti; nella femmina si può osservare uno sviluppo simile, ma più ritardato, dell'uretere, sebbene il dotto di Wolff non venga usato per altri scopi. Nelle altre classi di Vertebrati, il dotto archinefrico viene utilizzato dall'apparato genitale come dotto deferente per il trasporto dello sperma, mentre l'urina viene drenata in nuovo dotto, l'uretere, derivato da una estroflessione del dotto di Wolff.
Nell'embrione lo sviluppo del rene procede lungo l'asse craniocaudale, iniziando con la formazione del pronefro, continuando con il mesonefro e terminando con il metanefro. I reni pronefrici sono piccoli, non funzionanti e regrediscono precocemente. Il loro unico contributo significativo è la formazione di un paio di condotti pronefrici, che vengono chiamati anche ureteri primari. Alla 4ª settimana di sviluppo comincia ad apparire più caudalmente l'abbozzo del mesonefro, i cui tubuli si fondono con il dotto pronefrico, che da questo momento assume la denominazione di dotto mesonefrico. Nel maschio parte del mesonefro partecipa alla formazione dei dotti genitali, di contro nella femmina il mesonefro regredisce completamente. Verso la 5ª settimana di vita fetale, nella parte terminale dei due canali mesonefrici compaiono due gemme, le quali si accrescono, penetrando e ramificandosi ciascuna in una massa compatta di cellule, da cui si forma il metanefro, o rene definitivo. Queste due propaggini successivamente si allungano, andando a costituire gli ureteri secondari o definitivi.
La patologia dell'uretere comprende anomalie di numero (assenza di un uretere, presenza di più ureteri), di decorso, di forma, di calibro, inginocchiamenti, torsioni ecc. Alterazioni di motilità delle pareti possono dar luogo al reflusso vescicoureterale e a dilatazioni, dette ureterectasie. L'ureterectasia è una dilatazione del calibro dell'uretere per cause acquisite e si distingue perciò dalle dilatazioni dell'organo da cause congenite (mega- e idrouretere); quando la dilatazione è localizzata all'ultima porzione dell'uretere è chiamata ureterocele. In assenza di complicazioni l'ureterectasia può decorrere silente, facendosi rilevare solo come reperto occasionale dell'affezione causale (cancro dell'utero, calcoli, compressioni estrinseche ecc.). Le ureteriti consistono in processi infiammatori dell'uretere. Possono essere acute o croniche e sono generalmente secondarie a flogosi vescicale, pielorenale o ad affezioni intestinali croniche. Anatomopatologicamente si riscontra la presenza dei segni comuni della flogosi, con edema, arrossamento della mucosa ecc.; i germi responsabili sono, più frequentemente, Escherichia coli, stafilococco, Proteus ecc. La sintomatologia è quella dell'affezione di base in quanto non esiste una sintomatologia propria. Causa predisponente è la stasi urinaria. Talora l'ureterite può esitare in stenosi, fistole ecc. La calcolosi dell'uretere è collegata con quella del rene. Le forme tumorali sono rare.
bibl.: h. curtis, n.s. barnes, Biology, New York, Worth, 19895 (trad. it. Bologna, Zanichelli, 19943); w.j. hamilton, j.d. boyd, h.w. mossman, Human embryology, Cambridge, Heffer, 1945 (trad. it. Padova, Piccin-Nuova libraria, 19774); g.c. kent jr., Comparative anatomy of the Vertebrates, Dubuque (IA), W.M.C. Brown, 19778 (trad. it. Padova, Piccin-Nuova libraria, 19772); g. lambertini, v. mezzogiorno, Anatomia umana, Padova, Piccin-Nuova libraria, 1974.