urlo
Unica occorrenza, al plurale, in If VII 26 vid'i' gente... con grand'urli, / voltando pesi, " miseramente per la fatica e per lo dolore urlando " (Boccaccio), " con grandi voci di dolore " (Buti); " Urlare è de' lupi, però è bene accomodato agli avari, e quali lui agguaglia a lupi " (Landino).
D. da lontano ha un'impressione complessiva della folla degli avari e prodighi, prima visiva (vid'i' gente) e poi auditiva (con grand'urli).
Il suono emesso dalle anime è un rumore sordo, vago, inarticolato. Esse, nell'espressione del dolore e della pena, tornano uomini nel ‛ grido ' del v. 30, che consiste in una frase violenta sì, ma chiaramente comprensibile: " Perché tieni? " e " Perché burli? "; subito dopo ritornano animali (cfr. v. 43 Assai la voce lor... abbaia...). V: anche GRIDO; URLARE.