ŪRMIA (Ūrmiyah)
Nome antico dell'odierna città persiana di Riẓāyyeh (v.).
Il dialetto di Urmia. - Il dialetto neoaramaico di Ūrmia, usato dai cristiani nestoriani, della regione pianeggiante a O. del Lago di Ūrmia, e strettamente affine ad alcune varietà parlate a S. e a N. del lago suddetto, rappresenta uno stadio molto progredito dell'aramaico orientale; l'influsso di lingue allogene, soprattutto del curdo e del turco, ha profondamente modificato il tipo aramaico originario, sia nella fonetica sia nella morfologia e nella sintassi, tanto da rendere talvolta irriconoscibile (quanto e più che nelle lingue dell'Etiopia meridionale) la pertinenza alle lingue semitiche.
I fenomeni fonetici più cospicui sono: la riduzione delle laringali, tra cui le due più caratteristiche del semitico, ḥ e ‛, sono andate perdute; la frequente caduta delle dentali spiranti (dh, th) intervocaliche; il passaggio di abh aph a aw > ō.
Nella morfologia si nota la completa trasformazione del sistema verbale semitico: le forme sono scomparse, a eccezione dell'intensiva e della causativa; il presente è espresso mediante il participio attivo con il pronome personale suffisso (come già nell'antico aramaico); il passato mediante il participio passivo seguito dalla preposizione l- (dativo) e dai pronomi personali; p. es., lwisli "egli vestì", da *lebhīs l-ēh "vestito - a - lui". Altri tempi e modî si esprimono perifrasticamente, mediante prefissi in funzione di ausiliario. La sintassi e il lessico sono fortemente influenzati da quelli del turco e del curdo.
Il dialetto di Ūrmia è stato da tempo accuratamente studiato da orientalisti europei (Th. Noldeke, A. Socin, A.J. Maclean) e, grazie alle pubblicazioni della missione protestante americana, possiede anche un ragguardevole numero di documenti scritti.
Bibl.: v. aramei; semiti: Lingue semitiche.