urtare
Al più usuale valore transitivo di " spingere " va ricondotta la forma urto (" uno dei cosidetti participî tronchi o, per chiamarli come si deve, aggettivi verbali ", Parodi, Lingua 260) di If XXVI 45 s'io non avessi un ronchion preso, / caduto sarei giù sanz'esser urto.
Nel Fiore u. si materializza, invece, nell'oscena semantica degli ultimi sonetti, che traducono in evidente significazione erotica gli attributi del simbolico pellegrino: CCXXX 4 la scarsella ch'al bordon pendea, / tuttor di sotto la facea urtare (v. anche CCXXVIII 13, per cui cfr. Roman de la Rose 21353 ss.).