URUGUAY (República Oriental del Uruguay; A. T., 157-158)
Il più piccolo degli stati sudamericani (186.926 kmq., quasi 3/5 della superficie dell'Italia), confinante con i due maggiori tra essi, il Brasile e l'Argentina. Il confine con l'Argentina è segnato dal corso inferiore del fiume Uruguay (per 530 km.) e dal Río de la Plata (v.); quello col Brasile, lungo 770 km., attraversa la Lagôa Mirim, quindi è segnato dal fiume Jaguarão e, dopo esser passato sulla Cuchilla de Santa Ana, dal Quarahy. Il confine con l'Argentina sull'estuario non è stato ancora definito; l'Uruguay pretende ch'esso corra sulla linea mediana dell'estuario stesso, ma questa soluzione darebbe all'Uruguay il possesso del canale navigabile nel tratto presso Montevideo e a monte di Colonia, canale costruito, attrezzato e mantenuto con spese ingenti dall'Argentina (l'estuario è poco profondo e ingombro di grandi banchi di sabbia, e per questo si è dovuto scavare un canale per la navigazione). A SE. l'Uruguay è bagnato dall'Oceano Atlantico. Le coste, comprese quelle lambite dal Río de la Plata, hanno uno sviluppo di circa 500 km. Le coordinate estreme dell'Uruguay sono: 30° 5′ e 35° di lat. S., e 53°5′ e 58° 25′ di long. O. Città del Capo e Sydney si trovano alla stessa latitudine di Montevideo.
Esplorazione. - Toccò per primo la costa dell'Uruguay Juan Díaz de Solís che nel 1515, mentre cercava nel vasto estuario il passaggio al Mare del Sud, scoperto due anni prima dal Balboa, veniva trucidato dagli indigeni in una isoletta lungo la riva uruguayana. Nel gennaio del 1520 penetrarono nel Río de la Plata le navi di Magellano, da cui fu dato il nome di Montevideo alla località nella quale più tardi doveva sorgere la capitale, e nel 1526 Sebastiano Caboto risaliva il grande fiume, senza esplorare però le rive settentrionali dell'estuario. Negli anni successivi si iniziava la colonizzazione della regione posta sulla destra del fiume e sorgeva il primo insediamento spagnolo nella zona di Buenos Aires, ma solo nel 1559 Juan Romero fondava la stazione di San Juan Bautista e nel 1564 fu creata, all'imbocco del Río Negro, la colonia di Santo Domingo de Soriano, il più antico centro abitato dell'Uruguay. L'esplorazione scientifica del territorio è recente. Infatti, lasciando da parte la descrizione di Felice de Azara (1781-1802) e il viaggio del D'Orbigny (1828-29), solo nel sec. XX si hanno lavori scientifici. Ricordiamo in particolare quelli di C. Guillemain, che nel 1910 pubblicò la prima carta geologica complessiva, di Rolf Marstrander, che fece numerose ricerche e scrisse una bibliografia geologica (1917), di Karl Walther, di E. Feruglio, di J. Frenguelli, e dell'Istituto geografico militare per la pubblicazione di una carta topografica (v. bibl.).
Rilievo. - L'Uruguay è essenzialmente un paese collinoso, la cui maggiore altezza è di appena 620 m. presso la frontiera brasiliana, e di 450 m. (Sierra de las Ánimas) nell'interno. Strutturalmente esso fa parte del grande massiccio cristallino del Brasile, antichissimo, poiché si fa risalire al Paleozoico inferiore e, da qualche geologo, anche a periodi prepaleozoici. Tale massiccio costituisce l'imbasamento della regione, il quale a oriente della capitale uruguayana, Montevideo, forma delle serie di colline granitiche, dalle cime cupoleggianti e dai pendii dolci, attorniate da groppe di gneiss. A ponente di Montevideo, e fino al fiume Uruguay, l'imbasamento affiora in groppe granitiche soltanto qua e là. Strati di argille e di sabbie, dove di origine fluviale e dove di origine eolica, hanno tappezzato e livellato le zone depresse (valles) comprese tra i bassi rilievi sopra accennati. Arenarie, calcari e scisti argillosi, la cui età risale al Permico e al Triassico, formano una coltre quasi orizzontale che in discordanza ricopre lo zoccolo cristallino nella parte nord-occidentale del paese. È la cosiddetta formazione di Gondwana, che nell'Uruguay si spinge, verso sud, press'a poco fino a una linea che da Paysandú va a Latorre al confine col Brasile. In molte parti l'erosione ha asportato lembi della coltre gondwaniana, lasciando affiorare i graniti sottostanti. Su questi nell'Uruguay centrale e sud-occidentale riposano pile pressoché orizzontali di arenarie rosse, di diabasi e di basalti, che hanno dato origine a un rilievo a cime prevalentemente tabulari.
L'Uruguay è attraversato, da SSO. a NNE., dalla Cuchilla Grande, un complesso di ampie ondulazioni del terreno, di groppe dai pendii pochissimo acclivi, che comincia presso la costa tra Montevideo e Maldonado e va a terminare al confine col Brasile. La Cuchilla Grande ha soprattutto importanza idrografica, perché essa forma lo spartiacque principale tra i fiumi tributarî dell'Uruguay e dell'estuario platense e quelli che si versano direttamente nell'Atlantico. Dal punto di vista idrografico è pure notevole la Cuchilla de Haedo, la quale con la Cuchilla Grande limita il bacino del Río Negro. Raramente le cuchillas presentano l'aspetto di montagne; il paesaggio nell'insieme è morfologicamente maturo, privo di grandi contrasti, in gran parte monotono.
Sulla costa si notano delle sporgenze rocciose, collegate l'una all'altra da sistemi di dune originatesi per l'ammassamento delle sabbie, trasportate dalle correnti dell'estuario o di origine locale. Talvolta queste sabbie hanno formato dei cordoni litoranei all'imbocco di insenature, che, così, si sono trasformate in lagune.
Clima. - Idrografia. - Il clima dell'Uruguay è temperato-caldo costantemente umido, molto simile, nell'insieme, a quello di alcune provincie argentine limitrofe (Entre Ríos, Corrientes), ma più abbondantemente irrorato dalle piogge e più uniforme nelle temperature, perché vi si fa sentire in misura maggiore l'influsso dell'oceano. Le temperature vanno aumentando da sud a nord, le piogge da SO. a NE. (massimo a Rivera, 1300 mm.). Queste sono distribuite in tutto l'anno, ma prevalgono in autunno. Montevideo nel luglio, che è il mese più freddo, registra una media di 10°,3; nel gennaio, il mese più caldo, una media di 22°,2 (media annua, 16°,1); la quantità annua delle piogge varia enormemente da un anno all'altro (550 mm. soltanto nel 1907, 2400 nel 1914), e ammonta in media a 986 mm.; il mese più piovoso è l'aprile (116 mm.), il più secco, il luglio (62 mm.).
Circa la metà del territorio della Repubblica è formata dal bacino del Río Negro, lungo 800 km., che riceve numerosissimi tributarî, i più ragguardevoli dei quali sono il Tacuarembó (200 km.) e lo Yi (220 km.). Degli altri affluenti dell'Uruguay i maggiori sono il Río Cuareim (300 km.) e il Queguay (250 km.). Nella Lagôa Mirim si versa il Río Cebollatí (200 km.).
Flora e vegetazione. - Circa i 4/5 del territorio sono ricoperti da una vegetazione erbosa di graminacee che hanno un numero ragguardevole di rappresentanti: circa 500 specie. Per questo è sviluppatissimo nel territorio uruguayano l'allevamento del bestiame. La vegetazione arborea è confinata soprattutto lungo i corsi d'acqua ove non esistono alberi di grossa taglia e abbondano nel sottobosco le forme cespugliose. Sui fianchi dei monti crescono palme che solo però nelle regioni del SO. costituiscono importanti formazioni.
Le piante da legname hanno un lento accrescimento e per questo il loro legno si presenta duro e compatto. Fra le molte piante legnose si ricordano il quebracho blanco e colorado, acacie, eucalipti, olmi, salice bianco e nero, mate, alcune specie di pini, albero del latte (Galactodendron utile), mimose sensitive, sambuco; fra le piante erbacee utili: tabacco, salsapariglia, malvavisco, menta, ruta, saponaria, origano, bardana, cicuta, dulcamara, ecc.
Nelle vaste praterie fioriscono verbene dai fiori bianchi e scarlatti e altre piante con fiori dai colori vivaci e brillanti.
Fauna. - Fauna ricca ed interessante come quella della regione neotropica in genere. Numerose le Scimmie viventi nei boschi ed i Chirotteri rappresentati da specie neotropiche caratteristiche quali i vampiri. Mancano gli Insettivori. I Carnivori sono al contrario numerosi. Citeremo l'undi, l'eyra fra i felini, varî cani, il nasua dal naso rosso fra i procioni e il lama, il pecari, il tapiro fra gli Ungulati.
Numerosi i Rosicanti con molte specie di cavie, qualche istrice, varî scoiattoli, topi, ecc. Gli Sdentati comprendono l'armadillo, il tata, il pela, il formichiere, il tamandua. Molto ricca è la fauna ornitologica con numerose specie dalle forme e colori varî. Di notevole interesse la erpetofauna, gli Anfibî anuri e i Pesci d'acqua dolce. La fauna entomologica è molto ricca e con quella malacologica è caratterizzata dalle notevoli dimensioni di varie specie.
Condizioni demografiche. - Centri principali. - Sembra che all'arrivo degli Spagnoli i territorî dell'odierna Repubblica dell'Uruguay fossero abitati da appena 5 o 6 migliaia di Indiani (Charrúa, Yaro, Chaná, Bohán). Alla fine del sec. XVIII vivevano nel paese forse un 30.000 abitanti, saliti a 125.000 alla metà del sec. XIX, a 520.000 nel 1883, a 1.043.000 nel 1908, anno dell'ultimo censimento regolare.
Per le epoche posteriori abbiamo solo delle valutazioni. La più recente (al gennaio 1936) dà all'Uruguay una popolazione di 2.040.000 ab., che è inferiore a quella della capitale argentina. Per popolazione assoluta, l'Uruguay è al penultimo posto tra le repubbliche sudamericane (supera soltanto il Paraguay), ma per quella relativa (quasi 11 ab. per kmq.) è al primo posto.
L'aumento assai ragguardevole verificatosi dalla seconda metà del sec. XIX in poi è dovuto per circa 1/3 all'immigrazione, e per il resto alla forte sopravvivenza: la natalità, infatti, è molto elevata (oltre il 24‰), mentre la mortalità è relativamente bassa (10-11‰). La nuzialità è di oltre il 6‰. Tra le colonie straniere, quella italiana è la più numerosa: 65.000 individui, computando solamente quelli nati in Italia; ma gli abitanti di origine italiana sono una massa imponente. Si calcola che di tale origine, ad esempio, sia circa un quarto della popolazione di Montevideo. Colonie numerose sono pure quelle spagnola (55.000 individui), brasiliana (28.000), argentina (19.000) e francese (9000). Oltre che al suolo fertile, all'ottimo clima, alla vantaggiosissima posizione geografica, l'Uruguay deve la sua prosperità e il suo progresso all'avere una popolazione quasi esclusivamente bianca e in prevalenza di origine latina, quindi assai omogenea in confronto con quella di altri paesi sudamericani. Predominano i discendenti dei conquistatori e colonizzatori spagnoli, i criollos (creoli); pochissimi sono i meticci.
La parte più densamente abitata del paese è quella meridionale costiera, dove si stendono tutti i dipartimenti che hanno una popolazione relativa superiore a quella media dell'intera repubblica: quelli di Montevideo (737 ab. per kmq.; questa densità eccezionale è data dalla presenza della capitale, che accoglie da sola un terzo della popolazione totale dell'Uruguay), di Canelones (38 abitanti per kmq.), di La Colonia (20), di Maldonado (14), di San José. (13). I dipartimenti più spopolati sono quelli settentrionali, che sono anche i meno evoluti economicamente. Se dalla popolazione totale dell'Uruguay si toglie quella della capitale, la densità per l'intero paese si abbassa ad appena 7 ab. per kmq. Montevideo è l'unica grande città uruguayana (666.000 ab. con i sobborghi, nel 1935), inferiore per popolazione, nell'America Meridionale, soltanto a Buenos Aires, Rio de Janeiro, S. Paolo, Santiago e Rosario. Degli altri centri uruguaiani superano i 25.000 ab. solamente Paysandú (31.000 ab.) e Salto (30.000), l'una e l'altra situate sul fiume Uruguay. Su questo si trova pure Fray Bentos (7500 ab.). Sono città costiere, oltre alla capitale, La Colonia (9600 ab.) e Maldonado (5600 ab.). Nell'interno i centri maggiori sono Canelones (9000 ab.), S. José (14.000), Florida (13.500), Minas (14.000), Rocha (12.000), Mercedes (23.000), Treinta y Tres (8300), Melo (12.000), Tacuarembó (10.000) e Rivera (8600). Tutti questi centri sono di origine assai recente: la fondazione di Montevideo risale al 1726, quella di Maldonado al 1763, quella di Paysandú al 1782, ecc.
Etnologia. - La popolazione indigena della repubblica dell'Uruguay è completamente estinta, ma la sua scomparsa risale appena alla prima metà del secolo XIX. Si annoveravano fra gl'indigeni le tribù degli Yaro, Bohán, Chaná e Guenóa, e principalmente quella dei Charrúa, che era la più numerosa ed estesa e la meno sconosciuta, perché una sua frazione meridionale abitò fino ai tempi storici, in numero di circa 2000 individui, le terre costiere dell'estuario poste fra lo sbocco del fiume Uruguay e l'odierna città di Rocha, per una profondità di circa 60 km. Caratteri somatici dei Charrúa sono: statura media di m. 1,68, testa piuttosto grossa, faccia lunga, zigomi sporgenti, naso piatto e incavato alla radice, piedi e mani piccole, cute molto pigmentata, di un tono quasi nero, tratti, in complesso, proprî di una razza rozza ed esente di ogni traccia di mongoloidismo. Anche la cultura dei Charrúa era delle più primitive. Il suo tipo è affine a quello dei popoli collettori dell'America Meridionale: l'abitazione, un riparo di cuoia gettate su alcuni rami piantati ad arco nel terreno; il vestito è assente, o ridotto a un piccolo manto di pelle di giaguaro e a un coprisesso femminile; armi erano frecce, dardi, clave e bolas da getto; alimento, la carne ottenuta con la caccia e arrostita, e una bevanda di miele fermentato. Le donne erano vere bestie da lavoro; gli uomini menavano la vita del cacciatore. Il Charrúa rimase fino all'ultimo un predatore indomito e selvaggio, e il contatto col Bianco non fece altro che inasprirlo. Il moltiplicarsi del bestiame equino e vaccino introdotto nelle terre del Plata dagli Spagnoli provocò un cambiamento del loro stato. economico e culturale, facendone dei cacciatori equestri, alla maniera patagone. Nel 1812 conservavano un'organizzazione indipendente e ostile, agli ordini di un cacicco. L'archeologia del paese è estremamente povera.
La tenace resistenza opposta dai Charrúa fu una delle cause che ritardarono il popolamento e la colonizzazione della Banda Oriental. La popolazione attuale dell'Uruguay comprende in primo luogo il fondo meticcio, originatosi nei secoli, e in seguito la massa degl'immigrati europei che si aggiunsero al nucleo primitivo.
In quanto al fondo meticcio originario, i suoi caratteri fisici affiorano nella popolazione agricola e nelle classi umili, specie negli occhi piccoli e pungenti, nei capelli neri e grossi; nel colore scuro della pelle e negli zigomi angolosi, ma soprattutto si rivela nel carattere rude e schietto, riservato e superstizioso, capace di scatti impetuosi, che hanno avuto il loro giuoco nelle alternative rivoluzionarie del sec. XIX. I movimenti politici prendono le mosse e prosperano principalmente nelle campagne. La calda ospitalità con cui si accoglie in campagna il forestiero e il passante non ha riscontro in altri paesi moderni.
Condizioni economiche. - L'Uruguay è un paese tipicamente pastorale, e l'allevamento ovino e bovino, che può disporre di pascoli vasti ed eccellenti, è la risorsa fondamentale del paese, che nel 1930 possedeva 7.120.000 bovini, 20.558.000 ovini, 623.000 cavalli, 308.000 suini, 26.000 caprini e 15.000 asini e muli. La crisi economica mondiale ha avuto una ripercussione sfavorevole anche sull'allevamento e gli estancieros furono costretti a realizzare affrettatamente una parte almeno dei capitali investiti aumentando la macellazione e l'esportazione di animali vivi: cosicché il patrimonio zootecnico si è impoverito. Sembra, ad esempio, che il numero degli ovini fosse sceso, già nel 1932, a 13.406.000 capi (diminuzione di 1/4).
Una delle maggiori cure degli allevatori è quella del miglioramento delle razze, e in ciò sono incoraggiati dal governo, che, oltre a favorire fiere-esposizioni annuali in ogni capoluogo di dipartimento, con disposizioni precise ed energiche combatte le malattie del bestiame. Verso la metà del sec. XVIII furono impiantati i primi saladeros, e s'iniziò la grande industria della lavorazione e conservazione delle carni, oggi base della ricchezza uruguayana. Annualmente viene abbattuto in media un milione di bovini; il numero degli ovini abbattuti varia molto da un anno all'altra (640.000 capi nel 1925, oltre 2 milioni nel 1931, 1,2 milioni nel 1933). Le carni vengono congelate, refrigerate o salate (la carne salata è chiamata charque) e inoltre se ne fanno estratti. L'industria frigorifera ha accentrato e assorbito anche l'industria delle carni salate e degli estratti. Le quattro società frigorifere esistenti dispongono di 3 frigoriferi a Montevideo e di uno a Fray Bentos (l'antico saladero Liebig), di 4 saladeros a Montevideo, 3 a Paysandú, uno ad Artigas, 4 fabbriche di estratti e conserve a Montevideo, 2 a Salto e una a Paysandú. Nel 1928 il governo impiantò un frigorifero nazionale, cui fu riservato il monopolio della mattazione del bestiame nel dipartimento di Montevideo. Esso provvede anche alla vendita e all'esportazione dei prodotti e dei sottoprodotti dell'allevamento. Gli estancieros che vendono il loro bestiame al frigorifero nazionale partecipano agli utili dell'impresa.
La produzione del latte si aggira su 1,7 milioni di ettolitri annui; limitata è quella del burro e formaggio. La lana nella quasi tvtalità viene esportata: 656.000 q. nel 1931, 263.000 q. nel 1934. Soddisfano le esigenze interne le industrie delle pelli e del cuoio in genere (350-400 mila quintali annui) e quella delle calzature.
L'agricoltura va acquistando sempre maggiore importanza: il suolo è fertile e facilmente irrigabile, e il clima favorevole; un ostacolo allo sviluppo agricolo è dato dalla scarsezza di mano d'opera rurale, alla quale si cerca di ovviare mediante un largo uso di macchine agricole. Del suolo uruguayano appena il 7,5% è occupato da colture; il 20% è ad economia mista (agricoltura e allevamento insieme); il 60% è a pascoli, e il resto è improduttivo. Predominano le medie (10-50 ettari) e le piccole proprietà (meno di 10 ettari); le prime sono il 57% del numero totale, e le seconde il 30%. Le aziende che superano i 100 ettari sono appena il 3%.
Metà dell'arativo è occupato dai cereali; il grano, coltivato in particolare nei dipartimenti di Colonia, San José, Soriano e Canelones, occupa dai 350 ai 450 mila ettari, sui quali si raccolgono annualmente circa 3 milioni di quintali di prodotto. Nel 1933-34 si giunse quasi ai 4 milioni di q. Il rendimento medio è di appena 9 quintali per ettaro. La produzione soddisfa il fabbisogno interno e inoltre alimenta una notevole esportazione, soprattutto di farina.
Il mais si coltiva specialmente nel dipartimento di Canelones, poi in quelli di San José e di Minas. Occupa circa 200.000 ettari, complessivamente, e se ne ottengono annualmente 1,5 milioni di quintali (il rendimento oscilla dai 5 ai 7 quintali per ettaro). Di solito la produzione è inferiore alla richiesta del paese.
Largamente esportato, invece, è il seme di lino; il lino è coltivato su 100-150 mila ettari, e dà in media 750.000 q. annui di prodotto. Le oscillazioni da un anno all'altro sono fortissime. I maggiori quantitativi di seme di lino provengono dai dipartimenti di San José e di Paysandú.
Importanza soltanto locale hanno le colture dell'avena (350-400 mila q. annui), dell'orzo (30-50 mila q.), del riso (sui 50 mila quintali), della segala, del sorgo, dei legumi, delle patate, ecc. La viticoltura, iniziata nel 1874, si è estesa soprattutto nell'Uruguay sud-occidentale, e occupava, nel 1934, 14.600 ettari. La produzione del vino è di quasi 600.000 ettolitri annui. Predominano ottimi tipi italiani (Nebiolo, Barbera, Grignolino, ecc.), francesi e spagnoli.
Nei dipartimenti settentrionali si va diffondendo la coltivazione degli agrumi, e in quelli meridionali la coltura di peschi, peri, meli, fichi e di altre piante da frutto. Le colture specializzate di piante legnose coprono in complesso una superficie di quasi 34.000 ettari. All'inizio sono le colture del tabacco (produzione di 3-4 mila q. di foglia) e della barbabietola da zucchero. Mezzo milione di ettari sono dedicati alle colture foraggere. Scarsa è l'importanza dello sfruttamento forestale. I boschi e le foreste coprono quasi 600.000 ettari e sono ricchi di essenze pregiate.
Il sottosuolo è conosciuto ancora solo sommariamente, e lo sfruttamento minerario è agl'inizî e non ha molta importanza.
Marmi si estraggono nei dipartimenti di Lavalleja, Maldonado e Florida, graniti e porfidi in quelli di Canelones e Maldonado; questi prodotti vengono largamente esportati in Argentina. Si estraggono anche in piccole quantità opali, agate e onici (Salto, Artigas), oro (Rivera), manganese e argento.
Delle industrie, oltre a quelle collegate con l'allevamento, sono da ricordare quelle dei mobili, dei profumi, dei tabacchi, dello zucchero, del cioccolato, del cemento, dei fiammiferi, dei cappelli, dei tessuti di lana, ecc., quasi tutte agl'inizî. Il governo le deve sostenere con la protezione doganale.
Comunicazioni. - In proporzione alla sua superficie l'Uruguay è il paese sudamericano meglio dotato di ferrovie (la prima linea, Montevideo-Santa Lucia, fu inaugurata nel 1869). Lo sviluppo della rete ferroviaria (1600 km. nel 1890, 1944 nel 1905, 2786 nel 1934) è stato facilitato dalla configurazione topografica del terreno. La quasi totalità delle linee è a scartamento normale, poiché soltanto 80 km. sono a scartamento ridotto. La rete appartiene per 290 km. allo stato, e per il resto a società private (capitali inglesi). Le linee principali irraggiano da Montevideo: Montevideo-Lavalleja (125 km.), dalla quale si distacca la Olmos-Maldonado-Punta del Este (121 km.) che ha poi la diramazione San Carlos-Rocha-Puerto de la Paloma (99 km.); Montevideo-Melo (421 km.), con la diramazione Nico Pérez-Treinta y Tres-Artigas (confine brasiliano: 227 km.); Montevideo-Río Negro-Rivera (confine brasiliano: 567 km.; dal 1912 in collegamento con la rete brasiliana) con le diramazioni Río Negro-Paysandú-Salto-Quarahim (confine brasiliano: 495 km.; se ne distaccano la Tres Árboles-Piedra Sola, 58 km., e la Algorta-Fray Bentos, 141 km.), e 25 de Agosto-Mercedes (237 km.; se ne distacca la linea Mal Abrigo-Colonia, 114 km.). È prevista la costruzione di altri 2700 km. circa di linee ferroviarie.
Il rapido diffondersi degli automezzi ha reso necessaria la trasformazione graduale delle strade ordinarie già esistenti e la costruzione di nuove con criterî moderni. Lo sviluppo della rete stradale raggiunge i 14.000 km. circa, dei quali circa 500 di carreteras (strade a fondo artificiale), e il resto di caminos (a fondo naturale). Dopo l'Arentina e il Brasile, l'Uruguay è il paese sudamericano più ricco di automezzi (quasi 43.000 nel 1935).
La navigazione fluviale è assai attiva; il Río de la Plata e l'Uruguay possono essere percorsi da navi di grosso tonnellaggio durante tutto l'anno: fino a Fray Bentos anche da grandi transatlantici, purché a velocità ridotta e con la guida di piloti pratici; fino a Paysandú, da navi con non più di 5 m. di pescaggio, e fino a Salto da navi che non peschino più di 3 m. Il Río Negro con l'aiuto di speciali rimorchiatori è navigabile su quasi 300 km. da battelli che non peschino più di m.1,50.
Le coste uruguayane per la loro conformazione presentano raramente buoni e sicuri approdi: Montevideo è l'unico porto importante della repubblica, anzi uno dei più attivi di tutta l'America Meridionale.
Altri 18 porti naturali o artificiali si trovano sul litorale dell'Atlantico, sull'estuario platense e sui fiumi Uruguay e Negro: Maldonado, la Paloma, Piriapolis, Sauce, Colonia, Conchillas, Nueva Palmira, Fray Bentos, Paysandú, Salto, Soriano, Mercedes, ecc. La marina mercantile uruguayana ha scarsa importanza (il Lloyd's Register non la menziona) ed è adibita quasi esclusivamente a traffici di cabotaggio: in tutto comprende una sessantina di piccole navi per poco più di 10.000 tonnellate.
Due linee di navigazione aerea nordamericane congiungono l'Uruguay con varî altri paesi americani: una, gestita dalla Pan-American Grace Airways Inc., fa il percorso Miami-Kingston-Buenaventura-Guayaquil Lima-Antofagasta-Santiago del Chile-Mendoza-Buenos Aires-Montevideo; e un'altra, gestita dalla Pan-American Airways Inc., il percorso Miami-Port au Prince-Pará-Natal-Rio de Janeiro-Santos-Rio Grande-Montevideo.
Il centro dell'aviazione civile (affiliata alla Federazione aeronautica internazionale) ha sede nell'aeroporto di Melilla a 11 chilometri da Cerro de Montevideo. Una convenzione aerea stipulata tra il governo dell'Uruguay e il governo argentino regola il traffico aereo fra le due nazioni. La società Air-France ha un accordo con le autorità postali uruguayane per il trasporto della posta aerea fra l'Uruguay e l'Europa.
Commercio. - Il commercio uruguayano è basato principalmente, come già si è accennato, sull'esportazione di prodotti derivanti dall'allevamento e di quelli agricoli, e sull'importazione di tessuti, olî minerali, ferro, macchine e altri manufatti. La bilancia commerciale è in genere favorevole all'Uruguay. Dalle statistiche ufficiali si rileva un notevole e graduale incremento sull'insieme del commercio uruguayano dal 1900 fino agli anni della crisi mondiale; nel 1928, 1929 ed anche nel 1930 aveva raggiunto un volume rilevante; declinò poi rapidamente, pur mantenendosi sempre notevole. Solo nel 1921 e nel 1931 il saldo della bilancia commerciale fu particolarmente sfavorevole all'Uruguay; nel 1913, 1924 e 1926 si ebbero invece saldi attivi di circa 20 milioni di dollari. Attualmente (1934) il saldo attivo si aggira sui 7 milioni di dollari.
Nella categoria dei prodotti dell'allevamento del bestiame entrano principalmente le carni congelate, refrigerate e gli estratti, che costituiscono in media il 31% circa del valore totale delle esportazioni; seguono la lana, con il 25% circa, le pelli, con il 13%, e gli animali vivi, con il 40%. Principale mercato acquirente di tali prodotti è la Gran Bretagna, che assorbe il 90% della produzione mondiale esportabile delle carni; l'Uruguay vi concorre con il 10%.
Dei prodotti agricoli, il seme di lino, il grano e la farina di grano sono i più esportati. I prodotti minerari hanno scarsa importanza.
La sola Gran Bretagna assorbe da 1/4 a 1/5 del valore totale delle esportazioni; seguono la Germania con 1/6, l'Italia, l'Argentina, il Belgio, il Brasile, la Francia e gli Stati Uniti.
Il commercio d'importazione è rivolto principalmente ad alcuni generi alimentari (in media 18% del valore totale), ora in sensibile contrazione, e ai prodotti tessili (15%) e meccanici (12%), i primi in diminuzione, i secondi, invece, in notevole incremento, come anche gli olî minerali (14%). Seguono i cristalli e le ceramiche (9%) e il legname e i lavori in legno (8%).
Attualmente la Gran Bretagna è la più importante fornitrice dell'Uruguay, con il 16% circa del valore totale, seguita dagli Stati Uniti (15%); è da osservare peraltro che fino a qualche anno fa la partecipazione degli Stati Uniti era assai più forte (30% circa), superiore di gran lunga a quella della Gran Bretagna. Anche la Germania è in regresso sugli anni decorsi (circa il 9% in confronto all'11%), mentre l'Argentina e l'Italia sono rimaste pressoché stazionarie (il 9% e il 50% rispettivamente). In aumento è invece il Brasile (circa l'8%) e in notevole diminuzione la Francia (appena il 2%).
L'Italia esporta nell'Uruguay prodotti tessili, macchine e loro parti, apparecchi, lamiere di ferro e d'acciaio, cordami e spaghi, pneumatici e camere d'aria, zolfo, olio d'oliva e riso, quest'ultimo per buona parte del fabbisogno della repubblica; ne importa in cambio carni congelate, pellami e lana.
Il movimento commerciale esterno avviene per il 76% attraverso il porto di Montevideo e per il 13% attraverso quello di Fray Bentos.
Divisione amministrativa. - Amministrativamente il paese è diviso in 19 dipartimenti, come mostra la tabella che segue:
Bibl.: Carte. - L'Instituto geográfico militar uruguaiano ha in corso di pubblicazione una carta della repubblica alla scala di 1 : 200.000 e una a 1 : 50.000. Per il dipartimento di Montevideo e per parte di quello di Canelones esiste una levata a 1 : 20.000. Altre carte notevoli sono: J. Forest, Nuevo mapa de la República Oriental de Uruguay 1 : 600.000, Parigi 1929, e S. Cortesi, Carta della Rep. dell'Uruguay 1 : 1.000.000, Montevideo 1927.
Opere di carattere generale. - H. Burmaister, Reise durch die La Platas Staaten ausgeführt in den Jahren 1857-1860, I, Halle 1861; O. Kende, Paraguay und Uruguay, Berlino 1926; B. Frescura, Le repubbliche del Rio de la Plata, Paraguay, Uruguay, Argentina, Milano 1926; O. Bürger, Uruguay. Land, Volk und Staat-Wirtschaft und Einwanderung, Lipsia 1928; B. F. Lemert, Uruguay and the Uruguayans, in Journal of Geogr., Chicago 1934, pp. 289-303; M. Mori, Uruguay, Roma s. a.; Touring Club Italiano, Argentina, Paraguay, Uruguay, Milano 1932; E. S. Giuffra, La República del Uruguay, Montevideo 1935; Dirección general de Estadística, Anuario estadístico de la Rep. Oriental del Uruguay, Montevideo.
Geologia. - K. Walther, Über permotriassische Sandsteine und Eruptivdecken aus dem Norden der Rep. Uruguay, in Neues Jahrbuch fur Mineralogie, XXXI (1911), pp. 575-609; id., Über den gegenwärtigen Stand der geologischen Erforschung der Rep. Uruguay, in Zeitschrif. deutsch. Wiss. Ver. zur Kultur und Landeskunde Argentiniens, V, 1919, pp. 373-399; id., Noch unbekanntes-Strukturelement in Uruguay, in B. I. de Geol., Montevideo 1927, pp. 349-381; id., Rezente Verwitterungen in Uruguay, ivi 1931; R. Marstrander, Bibliografía de la geología, mineralogía y paleontología de la República Oriental del Uruguay, in Proceed. II Panamerican Scient. Congr., Washington, VIII (1917), pp. 659-674; E. Feruglio, Ricerche geologiche nell'Uruguay, in Boll. Soc. geol. ital., 1927, pp. 67-77; J. Frenguelli, Apuntes de geología uruguaya, Montevideo 1930; V. Oppenheim, Petroleum Geology of Central sedimentary Basin of Uruguay, in Bull. Amer. Ass. of Petroleum Geologists, Tulsa 1935, pp. 1205-1318.
Condizioni antropiche ed economiche. - J. H. Figuera, Los primitivos habitantes del Uruguay, Montevideo 1892; A. d'Orbigny, L'homme américain de l'Amérique Méridionale, Parigi 1838; K. Zbinden, Die schweizerische Auswanderung nach Argentinien, Chile und Paraguay, Lucerna 1931; L. E. Azarola Gil, Los orígenes de Montevideo, Buenos Aires 1933; C. Nin y Silva, La république oriental de l'Uruguay, in Rev. écon. int., Bruxelles 1930, pp. 25-58 e 59-78; A. Murphy Simpson, Economic Conditions in the Republic of Uruguay (1933), Londra 1934 (Departm. of Overseas Trade); M. Mori, Cenni sull'allevamento nell'Uruguay, in L'agric. colon., 1927, pp. 94-101; A. A. Guffanti, Strade dell'Uruguay, in Le strade, Roma 1935, pp. 345-354.
Ordinamento.
Costituzione. - Secondo la costituzione del 10 settembre 1829 rinnovata il 19 aprile 1934, l'Uruguay è una repubblica unitaria. Il presidente della repubblica, irresponsabile e inamovibile, è eletto per quattro anni con voto diretto e generale del popolo; è rieleggibile quattro anni dopo la fine del suo precedente mandato. Egli rappresenta lo Stato nelle sue relazioni esterne, può sciogliere l'Assemblea nazionale, nomina i ministri, è comandante delle forze armate. L'Assemblea generale si compone di due camere elette per quattro anni, con voto generale, diretto e segreto: la Camera dei senatori, composta di 30 membri aventi 30 anni compiuti, e la Camera dei rappresentanti, composta di 99 membri aventi 25 anni compiuti. I seggi del senato sono divisi in parti uguali fra i due partiti che hanno ottenuto maggior numero di voti. I rappresentanti sono eletti invece secondo il sistema proporzionale in base a liste distrettuali. È elettore ogni cittadino dall'età di 20 anni, se celibe, di 18, se coniugato. I ministri, in numero di 9, sono eletti dal presidente e responsabili di fronte alle camere. Essi sono scelti fra i due partiti politici che hanno ottenuto il maggior numero di voti alle elezioni presidenziali: alla maggioranza sono assegnati sei portafogli e tre alla minoranza.
La magistratura suprema è rappresentata dalla Suprema corte di giustizia di Montevideo formata da 5 giudici eletti dalle Camere riunite. L'istruzione primaria è obbligatoria. A Montevideo esíste un'università della repubblica.
Culti. - La completa separazione dello Stato dalla Chìesa è stata attuata dalla costituzione del 1919, e mantenuta in seguito. La religione professata dalla maggioranza degli abitanti è la cattolica; si calcolavano nel 1930 circa 6000 protestanti e 1800 anglicani. La gerarchia cattolica comprende l'arcivescovato di Montevideo (vicariato apostolico, 1818; vescovato, 1878; metropolitana, 1879), con suffraganei Florida e Melo (già Melo, 1897; sedi unite, 1931), Salto (1897).
Forze armate. - Esercito. - Esercito permanente, a reclutamento volontario in tempo di pace, obbligatorio in tempo di guerra. Spesa bilanciata per la difesa nazionale (guerra e marina) milioni 8,5 di pesos pari a circa 40 milioni di lire italiane. Consta: dell'esercito attivo, della riserva mobile, della riserva territoriale.
L'esercito attivo, destinato alle operazioni di campagna, comprende: l'esercito permanente; la riserva dell'esercito permanente; le forze ausiliarie, costituite dal personale civile e assimilato dell'amministrazione militare; le forze di polizia. La riserva mobile ha il compito di rinforzare l'esercito di campagna e, particolarmente, di attendere al servizio delle retrovie; la riserva territoriale, in caso di guerra, presidia il territorio e assicura il funzionamento degli organi e dei servizî indispensabili al paese e alle forze combattenti.
Il territorio uruguayano è diviso in quattro zone militari, ciascuna comprendente una brigata mista (unità delle varie armi e servizî).
L'esercito ha in complesso: 19 battaglioni di fanteria, 9 reggimenti di cavalleria, 3 reggimenti di artiglieria, 4 battaglioni del genio, 3 squadriglie d'aeronautica ed elementi dei servizî.
Il personale volontario per l'esercito è reclutato in tutto il territorio nazionale. Ferma minima, 1 anno.
Esistono inoltre volontarî riservisti, che non compiono ferme speciali, ma si addestrano, in brevi corsi pratici, presso le unità di istruzione o nei poligoni di tiro a segno dell'esercito.
Marina. - La marina militare uruguaiana è costituita di poche unità antiquate (cannoniere, rimorchiatori armati) di scarsa importanza bellica, di cui la più importante è la cannoniera Uruguay (1910: 1150 tonn., 21 nodi, 2/120, 4/76, 2 tubi di lancio) usata come nave scuola. La base navale è Montevideo. Gli effettivi della marina sono di 600 uomini di cui 112 ufficiali.
Aviazione. - L'aviazione dell'esercito è posta alle dipendenze dell'ispettore generale dell'esercito e del Ministero della difesa nazionale. L'aeroporto principale è situato a otto chilometri da Montevideo. Esistono inoltre alcuni campi di fortuna situati nelle vicinanze di Salto, Treinta y Tres, Durazno, Cerro Largo, Rivera e Artigas.
L'aviazione della marina è sotto il controllo dell'ispettorato generale della marina. Ha un idroscalo militare all'Isola di Libertad, usato anche come idroscalo civile. Nell'Uruguay non esistono ditte costruttrici di velivoli, motori e materiale aeronautico in genere. Tali forniture vengono eseguite all'estero e principalmente in Italia, Francia e Inghilterra.
Finanze. - Bilanci e debito pubblico. - Si può dire che già alla fine del 1935 l'Uruguay fosse riuscito a superare la crisi, che aveva raggiunto il suo acme nel 1932, quando il deficit commerciale e lo squilibrio tra prezzi industriali e prezzi agrarî toccarono il loro massimo. Riequilibrata la bilancia commerciale e dei Pagamenti, rimborsati in grandissima parte i debiti derivati dal consolidamento dei crediti commerciali congelati, risanato il bilancio dello stato, estinto completamente, mediante i profitti della rivalutazione delle riserve metalliche della Banca, il debito pubblico a breve termine contratto per fronteggiare il deficit degli esercizî precedenti e riorganizzata l'emissione e la circolazione dei biglietti di banca, la ripresa si è andata poi accentuando e consolidando.
Al 31 dicembre 1935 il debito pubblico estero ammontava a 146,5 milioni di pesos e quello interno consolidato a 177,0.
Moneta e credito. - L'unità monetaria è il peso oro (di gr. 1,697 a 917°0 di fino, equivalente a 1,7510 dollari degli S.U.); le monete d'oro però (tranne una piccola emissione commemorativa del 1930) non circolano e i biglietti di banca hanno corso forzoso. La legge del 14 agosto 1935 ha reso autonomo il dipartimento di emissione dalla Banca della Repubblica.
Al 31 dicembre 1935 i biglietti in circolazione ammontavano a 75 milioni di pesos, e alla stessa data la riserva aurea della Banca della Repubblica comprendeva 46 milioni in oro e 5 in argento.
I principali istituti di credito sono: il Banco Comercial, il Banco Frances, Supervielle y C.ia, il Banco italiano del Uruguay, il Banco territorial del Uruguay, il Banco popular del Uruguay, il Banco Mercantil del Rio de la Plata, la Caja obrera, il Banco Credito, il Banco Cohanzas locaciones y anticipos. Notevole attività svolgono pure, tra le banche straniere, la B. of London and South America, la National City. B. of New York, la Royal B. of Canada, ecc.
Storia.
I territorî a oriente del fiume Uruguay - già nel sec. XVII noti col nome di Banda Oriental del Uruguay per distinguerli dalla Banda occidental, comprendente i territorî oggi argentini - fecero parte, dal 1618, del governatorato spagnolo di Río de la Plata, il cui centro era Buenos Aires.
Posti al limite delle zone spagnole e portoghesi fissate dal trattato di Tordesillas (1494), essi furono teatro di una lotta sorda e incessante a causa del possesso della Colonia del Sacramento (oggi Colonia) fondata dai Portoghesi, quasi di fronte a Buenos Aires, nel 1680. A infrenare le continue espansioni portoghesi, il governatore di Buenos Aires, B. M. de Zabala, fondò, nel 1726, Montevideo popolandola con famiglie di coloni provenienti da Buenos Aires. Ma non per questo la lotta cessò, e dopo alterne vicende, solo col trattato di San Ildefonso (1777), che fissò i confini della Banda Oriental col Brasile, Colonia fu definitivamente assegnata agli Spagnoli. Intanto, il 22 dicembre 1649, era stato fondato il governo di Montevideo che nel 1776, creato da Carlo III il vicereame del Río de la Plata, fu incluso nell'intendenza di Buenos Aires.
Per questo periodo v. anche america: Storia dell'America latina; argentina: Storia; brasile: Storia.
Al principio del sec. XIX Montevideo si dovette difendere dagli attacchi degl'Inglesi che, durante sette mesi, fino al 7 settembre 1807, esercitarono sulla città un dominio effettivo.
Sviluppatosi il movimento d'indipendenza contro la Spagna (maggio 1810) e stabilitasi a Buenos Aires una giunta rivoluzionaria, Montevideo, mostratasi leale verso la Spagna, fu per qualche tempo sede del vicereame. Un primo tentativo rivoluzionario nella Banda Oriental fu organizzato da un parroco, Silverio Antonio Martínez, ma fallì (11 febbraio 1811). Entra allora in scena José Gervasio Artigas, una delle più simpatiche figure dell'indipendenza americana. Artigas, postosi al servizio della giunta di Buenos Aires, riuscì in breve a conquistare tutta la Banda, ma la sua opera fu frustrata a causa dell'atteggiamento della giunta di Buenos Aires la quale, di fronte all'intervento dei Portoghesi del Brasile sollecitato dallo stesso viceré spagnolo, riconobbe l'autorità spagnola nella Banda Oriental. Ad Artigas non rimase che ritirarsi, lungo l'alto corso dell'Uruguay, seguito da 16.000 patrioti (éxodo del pueblo oriental). Si delinea fin da questo momento il contrasto, caratteristico di tutto questo primo periodo della storia uruguaiana, fra i patrioti locali desiderosi d'indipendenza dalla Spagna, ma anche di autonomia di fronte a Buenos Aires, e la giunta argentina, che desidera l'indipendenza della Banda unicamente per aggregarla al proprio dominio e che, di fronte alle resistenze dei patrioti, non disdegna di ricorrere all'intervento brasiliano.
Il 4 aprile 1813 Artigas riunisce il primo Congresso nazionale dell'Uruguay, che riconosce la costituente di Buenos Aires a condizione che sia rispettata l'autonomia della provincia. Di fronte alle resistenze argentine, Artigas abbandona l'assedio di Montevideo, stretto da Argentini e Inglesi, e, sollevate le provincie del litorale, muove guerra agli Argentini che il 10 gennaio 1815 sono gravemente sconfitti dal luogotenente di Artigas, Fructuoso Rivera. Il 9 luglio 1816, il primo congresso delle Provincie Unite del Río de la Plata riunito a Tucumán dichiara l'indipendenza dalla Spagna. Ma Artigas lotta per l'indipendenza della Banda Oriental e spera per un momento di averla raggiunta quando questa è dagli Argentini, preoccupati dalla rivolta di altre provincie, abbandonata a sé stessa.
Approfittando della situazione i Portoghesi che, nel settembre 1816 invadono la Banda: il 3 gennaio 1817, nonostante l'attività di Artigas, essi sono padroni di Montevideo. Battuto nuovamente nel gennaio 1820 dai Portoghesi, preso alle spalle dagli Argentini, Artigas finisce con ritirarsi nel Paraguay. Il 18 luglio 1821 un'assemblea di Uruguaiani (il cosiddetto Congresso Cisplatino) decide l'accettazione della costituzione portoghese e l'unione dell'Uruguay al Regno Unito del Portogallo Brasile e Algarve, col nome di Stato Cisplatino.
La separazione del Brasile e la sua erezione a impero (1822) ebbero ripercussioni anche nella Banda: nelle dispute fra i partigiani della monarchia lusitana e di don Pedro I, la Sociedad de los Caballeros orientales lavora per l'autonomia dello stato, d'intesa coi patrioti uruguaiani emigrati a Buenos Aires. Un antico ufficiale di Artigas, Juan Antonio Lavalleja, si pone a capo del movimento e il 19 aprile 1825 sbarca con trentadue compagni sulla spiaggia di La Agraciada. Il giorno appresso s'inizia la famosa marcia dei "Treinta y Tres" che in breve riescono a sollevare tutto il paese. È eletto un governo nazionale presieduto da Manuel Calleros il quale convoca l'Assemblea generale degli Orientali che a Florida, il 25 agosto, proclama l'indipendenza del paese contro ogni potere straniero e la volontà del popolo uruguaiano di essere libero per decidere lui stesso del proprio destino. Dopo questa rivendicazione del diritto di autogoverno, l'assemblea decide che la "Provincia Oriental" si aggregherà alle Provincie unite del Río de Ia Plata, condizione questa necessaria per ottenere l'appoggio militare degli Argentini, appoggio che, nonostante le discordie fra capi argentini e uruguaiani e di questi fra loro, sarà decisivo.
Il 20 febbraio 1827 l'esercito brasiliano fu definitivamente sconfitto a Ituzaingo. Don Pedro I imperatore del Brasile, di fronte anche alla trionfale invasione del territorio di Las Misiones ad opera del generale uruguaiano Rivera, propose la pace, che, con la mediazione del ministro britannico a Rio de Janeiro, consacrò la volontà del popolo uruguaiano (25 agosto 1828).
Eletto capo del governo provvisorio il generale argentino José Rondeau (22 dicembre 1828), quattro giorni dopo l'evacuazione dei Brasiliani da Montevideo, la nuova costituzione fu approvata il 10 settembre 1829 e giurata il 18 luglio 1830: da questo giorno si suol datare l'esistenza della "República oriental del Uruguay".
Intanto si erano già venuti formando due partiti - che saranno detti più tardi, a causa delle loro rispettive divise: bianche e rosse, dei blancos e dei colorados - cappeggiati rispettivamente da Juan Lavalleja e Fructuoso Rivera e che dovevano in seguito, per quasi un secolo, funestare con il loro contrasto la vita della giovane repubblica. Fu eletto primo presidente costituzionale il Rivera (1830-34) e quindi (1834) Carlo Auaya al quale succedette il blanco Manuel Oribe (1835-37). Questi volle intentare un processo al Rivera il quale a sua volta, forte del suo prestigio, sollevò il popolo. Oribe, emigrato in Argentina, si alleò col dittatore Rosas il quale lo inviò prima a reprimere una rivolta scoppiata in altre provincie argentine e poi contro l'Uruguay. Un primo attacco degli Argentini ebbe luogo nel 1839 sotto il comando del generale Echague. Il Rivera, che era stato rieletto presidente della repubblica (1838-43), sconfisse l'invasore a Cagancha. Una nuova spedizione di 14.000 uomini alla testa di Oribe si scontrò con le truppe di Rivera che, passato l'Uruguay, avevano invaso la provincia argentina di Entre Ríos. Nella battaglia di Arroyo Grande, Rivera fu gravemente sconfitto e vide pressoché distrutte le sue truppe.
Nel febbraio 1843 assunse il governo uruguaiano Joaquín Suárez, il quale, poiché Rosas e Oribe affermavano di lottare contro Rivera, ordinò l'esilio di questi. Ma non riuscì a evitare che Montevideo - rifugio di tutti gli emigrati argentini mal tolleranti la dittatura di Rosas - fosse stretta d'assedio. Alla difesa della città parteciparono volontarî francesi, spagnoli e numerosi italiani al comando di Giuseppe Garibaldi. Dopo otto anni di assedio, la situazione cominciò a volgersi contro Rosas. L'Inghilterra e la Francia inviarono navi contro Rosas, il Brasile gli dichiarò la guerra e il generale argentino Urquiza entrò in trattative con le autorità di Montevideo: l'8 ottobre 1851 fu firmata la pace riconoscendosi nel trattato che non vi erano stati né vincitori né vinti. Argentini, Brasiliani e Uruguaiani alleati si rivolsero quindi contro Rosas che fu definitivamente sconfitto nella battaglia di Caseros.
Nonostante la pace sopravvenuta dopo i 9 anni della "grande guerra", nonostante i trattati stipulati coi vicini argentini e brasiliani, la situazione interna si presentava piena d'incognite. Desolate le condizioni dell'economia, violente, senza quartiere, le lotte fra i partiti. Per cinquant'anni - fino alla fine del secolo - fu un continuo succedersi di presidenti (J. F. Giro, 1852; V. Flores, 1854; M. B. Bustamante, 1855; G. A. Pereira, 1856; B. Prudencio Berro, 1860; A. C. Aguirre, 1860; T. Villalba, 1865; V. Flores, 1865; L. Battle, 1868; T. Gomensoro, 1872; J. E. Ellaurri, 1873; P. Varela, 1875; L. Latorre, 1876; F. A. Vidal, 1880; M. Santos, 1886; M. Tajes, 1886; J. Herrera y Obes, 1890; J. Idiarte Borda, 1894; J. L. Cuesta, 1897) di rivolte, di guerre (l'Uruguay partecipò, a fianco dell'Argentina e del Brasile, alla guerra contro il Paraguay; v. paraguay: Storia), di epidemie. Tuttavia, specialmente dal generale Venancio Flores, fu dato qualche impulso alle costruzioni ferroviarie e alle industrie connesse con l'allevamento (massima ricchezza del paese), alla legislazione sociale (Flores promulga i codici civile e di commercio), all'istruzione pubblica. Lindolfo Cuestas, che governò dal 1897 al 1903, sciolse le camere e diede inizio a un'epoca di pace e di riorganizzazione interna che durò, quasi senza interruzione, fino ai nostri giorni. Benefica sotto ogni rapporto fu l'amministrazione di José Battle y Ordóñez, che tenne il potere dal 1903 al 1907 e dal 1910 al 1911, e di Claudio Williman (1907-10). Fu dato grande impulso alla legislazione sociale (legge sulla giornata di 8 ore, abolizione della pena dl morte, divorzio, legge sull'insegnamento primario, secondario e universitario gratuito), all'industria delle carni congelate; fu inaugurata (1912) la linea Montevideo-Rio de Janeiro; fu favorita con ogni mezzo l'immigrazione e, con due successivi trattati (1° maggio 1910 e 7 maggio 1913) fu regolata la questione delle frontiere col Brasile e dell'uso dell'acqua del Río Jaguarón e della Laguna Merim. Battle, convinto che il potere di cui disponeva il presidente fosse un grande incentivo al sorgere di moti rivoluzionarî, tentò anche una riforma costituzionale proponendo di sostituire al presidente una Commissione amministrativa di 9 membri. Il progetto non fu accolto, ma l'influenza di Battle riuscì a imporre un sistema transazionale per il quale, lasciate al presidente le funzioni rappresentative e quelle relative agli atti di autorità (funzioni di ministro degl'Interni, Esteri e Difesa nazionale), il potere esecutivo era affidato, per la parte amministrativa (atti di gestione), a una commissione di 9 membri dei quali tre per la minoranza e 6 per la maggioranza parlamentare. La riforma della costituzione in questo senso fu attuata durante la presidenza di Feliciano Viera (1915-1919) e andò in vigore il 1° marzo 1919: oltre la divisione del potere esecutivo la nuova costituzione sancì la completa separazione della Chiesa dallo Stato e un forte decentramento amministrativo.
L'Uruguay tenne, durante la guerra mondiale, un atteggiamento nettamente favorevole all'Intesa: pur senza giungere a una formale dichiarazione di guerra, ruppe le relazioni diplomatiche con la Germania (6 ottobre 1917) e dichiarò (15 ottobre) che non si potevano applicare agli Alleati le regole della neutralità. Da questa politica il paese trasse grandi vantaggi economici sia attraverso la concessione, da parte della Francia e dell'Inghilterra, di due prestiti di complessivi 30.000.000 di pesos, sia attraverso l'incremento delle sue relazioni commerciali con gli Stati Uniti. Il presidente Baltasar Brum (1919-23), che svolse una politica in senso nettamente panamericano, concretò trattati di arbitrato con l'Inghilterra, la Francia e l'Italia, diede impulso alla legislazione sociale e strinse un trattato di commercio con l'Argentina. Gli succedettero José Serrato (123-27) e Juan Campistegui (1927-31).
Gabriel Terra, eletto nel 1931 e rieletto per il periodo 1934-38 di fronte all'opposizione della Camera a una serie di misure eccezionali da lui adottate, sciolse la camera (31 marzo 1933) e con un colpo di stato (1° aprile) abolì la commissione amministrativa riassumendo in pieno la responsabilità del potere. La nuova costituzione - che sancì questo stato di fatto - andò in vigore il 29 aprile 1934.
Durante la presidenza di Terra fu emanata (26 ottobre 1932) una legge che chiuse praticamente l'immigrazione. Furono riprese le relazioni diplomatiche con l'U. R. S. S. (agosto 1933), rotte di nuovo, con un atto unilaterale dell'Uruguay, il 27 dicembre 1935, avendo l'Uruguay affermato che l'ambasciata sovietica fomentava un centro di organizzazione comunista che avrebbe dovuto far scoppiare una rivoluzione il 2 marzo 1936. Di fronte alle proteste dell'U.R.S.S., la questione fu deferita alla Socieià delle nazioni che, con deliberato del 25 gennaio 1936, lasciò la questione praticamente insoluta, deferendola al giudizio dell'opinione pubblica mondiale.
Anche attualmente la vita politica del paese è praticamente dominata dai due partiti dei blancos (o "nazionalisti") a tendenze conservatrici, e dei colorados, liberali. Alle elezioni del 1934 risultarono eletti 55 deputati colorados, 32 blancos, 2 socialisti, 2 cattolici indipendenti e un comunista.
Bibl.: F. Baura, La dominación española en el Uruguay, Montevideo 1880; V. Arreguine, Historia del Uruguay, ivi 1892; C. M. Malso, El Uruguay al través de un siglo, ivi 1910; E. Acevedo, Manual de historia uruguaya, ivi 1916; H. J. Gordon Ross, Argentina and Uruguay, Londra 1917; C. Pereyra, Historia de la América española, IV: Las Repúblicas del Plata, Madrid 1927; R. Giudici, Battle y el Battlismo, Montevideo 1928.
Arte.
Architettura. - La dominazione spagnola (1660-1815) nell'Uruguay non lasciò molti monumenti architettonici perché Montevideo, San Carlos e Maldonado cominciavano appena ad avere qualche importanza, quando il paese conquistò l'indipendenza. I gesuiti avevano fondato numerose missioni per evangelizzare gl'Indiani e nessuna di esse mancava della sua cappella, come mostrano le rovine, abbastanza ben conservate, delle cappelle "de las Huérfanas" nel dipartimento di Colonia e della borgata di Farruco in quello di Durazno. La chiesa parrocchiale di Soriano in quel primo tempo era la cappella della missione francescana fondata nel 1624.
A Montevideo la chiesa, divenuta poi cattedrale, fu iniziata nel 1790 su progetti preparati dall'ingegnere militare Custodio de Sáa y Faría: compiuta soltanto nel 1861, ha carattere totalmente neoclassico. Anche il "Cabildo", antica sede municipale, costruito nei primi anni del secolo XIX, ha aspetto classico o piuttosto "neoherreriano".
Tra le poche opere architettoniche, fuori della capitale, costruite durante la dominazione spagnola, le più importanti sono le chiese di San Carlos e di Maldonado. La prima, eretta sembra nel 1801, è una costruzione solida e pesante, con vòlta a botte, e sostenuta da grossi muri puntellati da immensi contrafforti. La chiesa di Maldonado, cominciata negli ultimi anni del sec. XVIII, ma terminata solo verso il 1870, ha in tutto carattere accademico. A questo suo accademico classicismo contrasta la chiesa parrocchiale di San Carlos con la sua massa rozza, solida e pesante e con gli immensi contrafforti che puntellano i muri laterali e la vòlta: costruzione d'interessante ingenuità, che sembra fosse compiuta nel 1801. Dell'architettura militare si conserva un bell'esempio nella fortezza di Santa Teresa, nel dipartimento di Rocha, la cui costruziime durò più di quindici anni (1765-1780). Esempio di casa coloniale resta a Montevideo la casa chiamata "de Lavalleja", nella Via Zabala, dei primi anni del sec. XIX.
Le guerre continue sostenute dall'Uruguay per ottenere la bramata indipendenza impedirono o ritardarono ogni attività costruttiva. Nondimeno nell'ultimo tempo della dominazione brasiliana, circa il 1825, veniva collocata la prima pietra dell'Ospedale Maciel, su progetti dell'architetto Tomás Toribio: edificio di architettura severa e corretta, nello stile neoclassico. Durante il lungo assedio di Montevideo s'iniziarono importanti costruzioni, una delle quali è il Teatro Solts, opera dell'architetto Garmendia. Il tempio inglese, costruito dall'architetto uruguayano Antonio Paullier, accenna a influenza dell'architettura francese. Nel 1831, a Montevideo, Tomás Toribio costruiva la sontuosa casa "dei Montero" (oggi "de Roosen"), notevole per la sua corretta architettura neoclassica e per la ricchezza dei materiali. Dopo la guerra civile, durata dal 1843 al 1851, vi fu una larga immigrazione europea, nella quale si contavano alcuni eccellenti tecnici che orientarono la nascente architettura montevideana verso le forme del Rinascimento italiano. Bernardo Poncini, architetto ticinese, faceva progetti per la sistemazione urbanistica della capitale, costruiva i begli edifici conosciuti col nome di "Hotel Bella Barcelona" e "Palacio de Gobierno", che presentano una certa somiglianza coi palazzi del Palladio e dello Scamozzi, e la "Rotonda" del cimitero centrale. L'influenza del Rinascimento si fece sentire anche in molti edifici privati, in cui alle proporzioni e alla correttezza dell'architettura si aggiunge la piacevole nota policroma prodotta dagli ornamenti in terracotta. Nel periodo tra il 1865 e il 1880, che fu d'intensa attività costruttiva, compariscono nuove architetture che rappresentano l'eclettismo di quel tempo. L'architetto francese Victor Rabu costruisce edifici in stile ogivale e del Rinascimento francese o romanico. Ignacio Pedralbes, uruguaiano, adotta il gotico inglese per l'edificio del Ministero delle industrie, uno stile romanico alquanto indefinito per la chiesa di San Francesco; nel 1877 l'architetto italiano Innocenzo Reyna costruiva l'attuale porta d'entrata del cimitero centrale, in cui si osservano male amalgamati elementi classici e bizantini. Fu ogivale anche lo stile preferito per i numerosi villini di campagna che si costruirono nei dintorni di Montevideo. Negli ultimi quinquennî del sec. XIX persero terreno gli stili medievali, usati solo in casi isolati e tornò di moda il Rinascimento italiano, specialmente per opera dell'architetto Juan A. Capurro e degl'ingegneri Giovanni Tosi e Luigi Andreoni. Del Capurro, uruguaiano di origine, ma formatosi in Italia, ricordiamo l'ex-Ministero dell'interno, esempio di architettura palladiana, e il teatro Cibils; del Tosi l'edificio dell'amministrazione del Lotto; dell'Andreoni la sede del "Club Uruguay", la stazione della ferrovia centrale, la legazione francese, le sedi delle banche italiana e spagnola, l'ospedale italiano, ecc. Gli architetti tedeschi Parcus e Siegerist costruirono, nello stile del Rinascimento italiano, un po' germanizzato, gli uffici del municipio di Montevideo. Persino nell'architettura religiosa di questo periodo si osserva l'influenza italiana, dalla quale invece si scostarono sensibilmente l'architetto Uruguaiano Julián Masquelez, uscito dalla scuola di belle arti di Parigi, e lo spagnolo Emilio Buix, che furono i primi a insegnare architettura nella facoltà di matematiche di Montevideo. Tra i numerosi edifici pubblici di costruzione recente risalta per magnificenza il Palazzo legislativo, i cui primi piani furono tracciati dall'architetto italiano Vittorio Meano e modificati poi sostanzialmente dall'altro italiano Gaetano Moretti. Alla fine del sec. XIX e al principio del XX torna a prodursi una certa confusione nell'architettura privata: compariscono stili nuovi, come quello chiamato neo greco, in cui si è cercato d'imitare le modellature e gli ornamenti greci, la tanto decantata arte nuova, così in voga in Europa verso il 1900, e finalmente gli stili francesi Luigi XV e Luigi XVI, che predominarono per quasi un trentennio. Presentemente questi "stili" perdono terreno davanti all'influenza della moderna architettura razionale.
Scultura. - L'unica opera di una certa importanza, anteriore al 1850, è il monumento funebre del colonnello Bernabé Rivera, di stile neoclassico, esistente nel cimitero di Montevideo. Verso il 1850 giungeva a Montevideo lo scultore italiano Giuseppe Livi, autore della statua della Libertà, collocata sulla colonna della piazza Gagancha, e della Deposizione dalla croce, ora nel museo municipale. Il Livi ancora esitava tra le due tendenze dominanti alla sua epoca: si mostra classico nella prima di quelle due opere, mentre nella seconda inclina decisamente al romanticismo. All'opposto, Domenech Mora, scultore catalano stabilitosi nell'Uruguay poco dopo il Livi, forse nel 1864, fu piuttosto "costumista"; le sue statue e bassorilievi, di un realismo sorprendente, sono una documentazione esatta del tipo e del vestito dei vigorosi gauchos. Juan Luis Blanes (1856-1896), figlio del pittore Juan Manuel Blanes, è probabilmente il primo scultore di origine uruguaiana. La sua opera più conosciuta è la statua di Joaquín Suárez, alla quale si rimprovera un certo verismo fotografico. Di Nicanor Blanes nato nel 1857 e scomparso in Italia nel 1894 senza lasciare tracce, non resta che una statua del cacicco Zapicán, piena di movimento e di espressione, che fa simmetria con quella di Abayubá del fratello Luis nel museo di belle arti. Juan M. Ferrari (1873-1916), figlio dello scultore italiano dello stesso nome e cognome (uno dei Mille), fu allievo di Ettore Ferrari e di Ercole Rosa, e partecipò pertanto alle tendenze naturalistiche dei suoi maestri. L'opera che ne ha consacrato la fama è il monumento colossale eretto nelle vicinanze della città argentina di Mendoza in onore dell'Esercito delle Ande e situato sulla collina detta "il Colle della Gloria" immensa composizione che ha per oggetto la commemorazione dell'ardita impresa effettuata dal generale argentino San Martín nel 1817, quando alla testa di settemila soldati diede la scalata alle Ande per andare a liberare il Chile dalla dominazione spagnola, e che nell'insieme respira un evidente realismo. Il Ferrari morì poco tempo dopo aver terminato il gigantesco monumento,
Recentemente la scultura ha avuto un sensibile sviluppo nell'Uruguay, come dimostrano numerosi e pregevoli monumenti commemorativi che contribuiscono all'abbellimento di Montevideo e di alcune altre città dell'interno. José Belloni è l'autore del superbo gruppo intitolato La Carretta, situato nel parco Batlle y Ordóñez di Montevideo: scultura realisticamente meticolosa, è nello stesso tempo forte e sobria. Nel monumento al Gaucho, anch'esso a Montevideo José Zorilla de San Martín continua ad essere naturalista, ma accentua maggiormente l'impressionismo; nel suo Artigas nel Paraguay lo Zorrilla segue le orme del Rodin, e così Pablo Mañe nel monumento dedicato al barone de Rio Blanco, che si eleva a Pocitos, ma negl'interessanti bassorilievi del basamento egli mostra piuttosto l'influenza del Bourdelle.
Scultori stranieri hanno eseguito nell'Uruguay opere importanti. Angelo Zanelli dà prova del suo talento nella grandiosa statua equestre di Artigas in Piazza dell'Indipendenza. Leonardo Bistolfi ha arricchito il cimitero del Buceo con due monumenti funebri. Nella stessa necropoli si distingue un mausoleo scolpito dallo spagnolo Miguel Blay y Fabregas. Di Lorenzo Coullaut Valera, anch'egli spagnolo, è il monumento innalzato in onore di Bruno Mauricio de Zabala, una delle buone composizioni decorative di Montevideo.
Attualmente un gruppo di giovani scultori non rimane estraneo al diffondersi delle teorie "espressioniste": e nelle esposizioni d'arte compaiono opere che indicano chiaramente che i loro autori preferiscono Mestrović a Rodin e a Bourdelle. Né mancano esempî della scultura "geometrizzante" posta in voga da alcuni moderni maestri tedeschi.
La pittura. - Durante l'epoca coloniale e la prima metà del sec. XIX, la pittura ebbe scarsissima importanza nell'Uruguay. Per trovare un pittore di vaglia bisogna scendere fino a Juan Manuel Blanes (1830-1900). Da principio autodidatta, eseguì (1855-1856) grandi dipinti di battaglie per il generale argentino Urquiza nel suo palazzo di San José presso Concepción, opere notevoli solo per un primitivo realismo. Dopo aver studiato tre anni a Firenze presso il Ciseri, ritornato in patria, iniziò una feconda attività trattando soggetti storici, militari, di costume e il ritratto, e mostrandosi ora romantico, ora realista e sempre buon disegnatore e colorista. Diógenes Hequet (1867-1902) si dedicò quasi esclusivamente ai soggetti militari, mostrandosi impressionato dal Detrille e dal De Neuville. Manuel Larravide (1871-1910) fu invece esclusivamente pittore di marine, come il suo maestro, l'italiano Eduardo de Martino. Carlos Maria Herrera (1875-1916), dopo avere studiato a Roma coi pittori spagnoli Sánchez Barbudo e Barbasán, e a Madrid presso il Sorollá, trasse da questi le tendenze naturalistiche; fu eccellente ritrattista.
Ricordiamo ancora Cárlos F. Sáez (1879-1901), pittore di doti eccezionali che si mostrano specialmente nei ritratti, e Pedro Blanes Viale (1879-1926), paesista, prima in rapporto con gl'impressionisti francesi, poi con lo spagnolo Santiago Rusiñol. L'impressionismo continua ad avere molti aderenti nell'Uruguay, e alcuni di essi hanno prodotto lavori interessantissimi; ma questa scuola incomincia a cedere dinnanzi al postimpressionismo di Cézanne, Van Gogh, Matisse e anche di Picasso, seguito da alcuni giovani pittori uruguayani.
V. tavv. CXV e CXVI.
Bibl.: J. M. Fernandez Saldaña, Pintores y escultores uruguayos. Historia y Critica de Arte, Montevideo 1916; id., Juan Manuel Blanes. Su vida y sus cuadros, ivi 1931; El libro del centenario del Uruguay (1825-1925), ivi 1925.