Uruguay
(XXXIV, p. 831; App. I, p. 1104; II, ii, p. 1077; III, ii, p. 1059; IV, iii, p. 774; V, v, p. 710)
Geografia umana ed economica
di Elio Manzi
Popolazione
La popolazione (3.289.000 ab. secondo stime del 1998) aumenta ormai (seconda metà del decennio Novanta) a un ritmo moderato, tra il 5 e il 6‰ annuo; la popolazione considerata urbana rappresenta oltre il 90% del totale (1998), soprattutto per effetto della capitale, Montevideo, la cui area metropolitana ospitava 1.378.700 ab. al censimento del 1996, cioè il 42% dell'intera popolazione uruguaiana.
La struttura territoriale dell'U. mantiene sempre una netta dicotomia fra il 'centro' e la 'periferia': la regione metropolitana di Montevideo costituisce di gran lunga l'area di maggior addensamento demografico, il motore decisionale e funzionale, il fulcro dell'economia secondaria e terziaria; il resto del paese è invece debolmente popolato e urbanizzato, destinato principalmente alla zootecnia estensiva, voce forte dell'economia. Una lettura territoriale più approfondita consente, però, di individuare tre assi di sviluppo, che coincidono sostanzialmente con i tre lati del 'triangolo' territoriale uruguaiano. Spicca l'asse meridionale, compreso fra il Río de la Plata e Punta del Este, giacché si impernia su Montevideo, con il suo porto e lo scalo aereo internazionale di Carrasco, che risentono dell'attrazione gravitazionale e funzionale di Buenos Aires, dirimpettaia sul Río de la Plata. Questo tratto di costa è l'area di maggiore dinamismo perché si impernia su altri due nodi dello sviluppo territoriale: a occidente, la regione del Río de la Plata è sede di un'agricoltura razionale e altamente produttiva, mentre, a oriente, quella di Punta del Este è il teatro privilegiato del turismo. Gli altri due assi coincidono con le regioni frontaliere dei versanti argentino e brasiliano, entrambe al centro di progetti di sviluppo in cooperazione con Argentina e Brasile. Sono aree di transizione, crocevia di flussi commerciali e di traffici non sempre legali, sedi di centri urbani sorti a cavaliere delle linee di confine, le cosiddette città doppie. Dunque, la 'periferia' economica vera e propria coincide con l'area centrale del territorio, dove la densità demografica è pari a 4÷5 ab./km² giacché vi dominano le estancias, le grandi aziende dell'allevamento estensivo. Tale dualismo impronta fortemente l'armatura urbana del paese: da un lato c'è Montevideo, dall'altro ci sono piccole città che non raggiungono i 100.000 abitanti, principalmente disposte lungo gli assi prima evidenziati, quali Salto, Paysandú e Rivera.
Condizioni economiche
L'U. sta cercando, con fatica, di risalire la china della crisi economica pluridecennale che ha fatto svanire il suo passato ruolo di 'Svizzera del Sudamerica'. Il PIL per ab. (6180 dollari nel 1998) risulta il più elevato nell'America Meridionale dopo quello dell'Argentina, ma il problema economico principale resta la necessità di diversificazione rispetto all'attività primaria, fondamentale ma ipertrofica. L'allevamento semibrado, imponente rispetto alle dimensioni del paese, nel 1998 contava 17.800.000 ovini e 10.475.000 bovini; la cerealicoltura è la seconda attività rurale per estensione e importanza economica.
La via della diversificazione ha portato il paese a investire nell'industria che, nonostante qualche recente sviluppo dei settori energetico, siderurgico e meccanico, resta sostanzialmente legata al settore agroalimentare. Anche all'interno del comparto agricolo si sta tentando di creare alternative all'imperante settore zootecnico, con la diffusione di colture di cereali e di alberi da frutta, come nel caso della risicoltura irrigua, sviluppatasi nel Sud-Est, e dell'agrumicoltura, diffusasi nelle regioni di Paysandú e Bella Vista. Fra le piante industriali spiccano quelle oleifere (girasole, lino, arachidi) e la soia, affiancate da barbabietola da zucchero e tabacco. Ottime potenzialità ha l'energia idroelettrica, che fornisce già il 70% del fabbisogno. Il turismo, che può contare su oltre due milioni di presenze all'anno, provenienti soprattutto da Argentina e Brasile, è senz'altro uno dei comparti più ricchi di potenzialità per il futuro. L'U. nel 1994 disponeva di 8 aree naturali protette, estese su 32.000 ha, e di una 'riserva della biosfera', estesa su 200.000 ha.
La principale sfida che attende nei prossimi anni l'U. è costituita dalla risposta che verrà data all'esigenza di grandi riforme strutturali, che dovranno rendere più dinamica e competitiva l'economia nazionale, continuando a perseguire la via della diversificazione e del riequilibrio delle disparità regionali. L'U. potrà beneficiare della contiguità territoriale di Brasile e Argentina, cercando di conservare una propria individualità fra questi due grandi Stati confinanti, che sono i suoi principali partner commerciali, seguiti dagli USA e dai maggiori paesi dell'UE. L'importanza di questi 'vicini di casa' nella struttura economica si è rafforzata con la fondazione del MERCOSUR (Mercado Común del Sur), il mercato comune che riunisce Argentina, Brasile, Paraguay e U., operante dal 1995. Oltre ai legami commerciali, tra i paesi interessati sono in atto progetti comuni di gestione e valorizzazione delle regioni transfrontaliere, che tuttavia stentano molto a decollare.
Storia
di Emma Ansovini
La lunga tradizione liberal-democratica e parlamentare dell'U., già messa in crisi dalla crescita del movimento di guerriglia dei Tupamaros - fortemente radicatosi a partire dalla metà degli anni Sessanta nella popolazione delle città -, venne definitivamente travolta nel 1973 da un colpo di Stato. Solo dopo dodici anni di spietata dittatura militare, nel 1985, fu possibile il ritorno del potere civile, che avvenne all'insegna di una sostanziale continuità con il passato. La vita politica del paese riprese pertanto a essere dominata dai due partiti storici dei colorados (Partido Colorado, PC) e dei blancos (Partido Nacional, PN). Le aspirazioni originarie dei due partiti (cui spettava da 150 anni il monopolio della vita politica uruguaiana), rispettivamente democratica per il primo e conservatrice per il secondo, si erano però andate via via omogeneizzando fino a convergere su una sostanziale identità di programmi di stampo liberal-conservatore. Il confronto politico aveva finito così per essere legato alle caratteristiche personali dei diversi esponenti politici e alla presenza di legami familiari che delineavano, all'interno di ciascun partito, situazioni di tipo 'dinastico'.
La legge elettorale che consentiva a ciascun partito di presentarsi alle consultazioni presidenziali con più candidati, tutti i voti dei quali si riversavano alla fine sul candidato meglio piazzato, aveva contribuito a rafforzare personalismi e localismi e spinto i partiti a occupare il più ampio spazio politico senza grande attenzione alla coerenza ideologica e programmatica. Questo scenario subì una brusca modifica, relativamente inattesa, quando con le elezioni del 1994 il raggruppamento di sinistra, Encuentro Progresista, quasi riuscì a far eleggere il proprio candidato alla presidenza. La sinistra aveva costituito, fino ad allora, una presenza minoritaria e di testimonianza nel panorama politico dell'U., concentrata soprattutto negli insediamenti urbani e messa in difficoltà sia dalle politiche sociali dei governi - che avevano esteso la copertura del welfare più che in ogni altro Stato del subcontinente - sia dalla crescita, fino ai primi anni Settanta, di un'ala eversiva e rivoluzionaria.
In seguito alla vittoria del PC nelle presidenziali del novembre 1994, J.M. Sanguinetti, in carica dal marzo 1995 alla guida di un governo comprendente anche esponenti del PN e formazioni moderate minori, avviò subito una riforma del sistema previdenziale e della sicurezza sociale all'interno di un vasto programma di liberalizzazione dell'economia. Le scelte del nuovo esecutivo suscitarono la dura opposizione dei sindacati e un vasto malcontento sociale, espressosi già nel giugno 1995 in un imponente sciopero generale. Nonostante le proteste, però, la nuova legislazione fu approvata in agosto e seguita da una serie di misure volte alla ristrutturazione del settore del pubblico impiego. Ciò valse all'U. nuovi finanziamenti del Fondo monetario internazionale, erogati nel marzo 1996 e nel giugno 1997.
Nel luglio 1995 fu inoltre modificato il sistema per le elezioni del presidente della Repubblica: fu abolito il controverso sistema (conosciuto come ley de lemas, legge delle bandiere) che consentiva a ciascun partito di presentare più candidature e fu istituito il doppio turno. Mentre la prima modifica ottenne l'appoggio delle opposizioni, l'istituzione di un sistema di ballottaggio, fortemente voluto dai partiti di governo timorosi della crescita della sinistra e pronti ad allearsi nell'eventuale secondo turno, incontrò forti resistenze nello schieramento di sinistra, tanto che solo nell'ottobre 1996 il governo riuscì a trovare la maggioranza necessaria per approvarlo. Un referendum, svoltosi nel dicembre successivo, ratificò definitivamente, con il 50,5% dei voti, gli emendamenti costituzionali.
Negli anni successivi si rafforzò l'intesa politica tra PC e PN, mentre nella coalizione dei partiti di sinistra cominciarono a manifestarsi posizioni contrastanti sia in merito alle privatizzazioni sia in merito alla questione irrisolta dei desaparecidos. Questa, emersa già alla fine degli anni Ottanta, si ripropose con forza nel corso del 1999, quando esplose il caso del nipote del poeta argentino J. Gelman scomparso negli anni della dittatura, a testimoniare le difficoltà che il paese incontrava nel raggiungere una reale pacificazione.
Il Frente Amplio - Encuentro Progresista ritrovò comunque la sua compattezza di fronte all'accentuarsi dell'approccio neoliberista della politica economica del governo che, per contrastare gli effetti della crisi finanziaria verificatasi nell'autunno 1998 in Brasile (uno dei maggiori partner commerciali dell'U.), varava ulteriori misure restrittive con pesanti ripercussioni sull'occupazione. La costante crescita delle forze di opposizione emerse clamorosamente nelle elezioni generali dell'ottobre-novembre 1999, quando il Frente Amplio - Encuentro Progresista divenne con il 38,5% dei consensi il primo partito sia alla Camera (40 seggi) sia al Senato (12 seggi). Il PC ottenne solo il 31,3% dei voti (33 seggi alla Camera e 10 al Senato) e il PN il 21,3% (22 e 7 seggi).
Il successo riportato dalla sinistra era il risultato di un programma che prevedeva un piano di emergenza per creare occupazione, investimenti sociali, aumenti delle imposte per i redditi più alti e crediti alle medie e piccole industrie.
Anche il primo turno delle elezioni presidenziali, svoltosi contemporaneamente, vide l'affermazione del candidato delle sinistre T. Vázquez, sindaco di Montevideo, che ottenne il 39% dei voti. Nonostante l'ulteriore incremento di consensi - raggiunse infatti il 45% dei voti - Vázquez fu sconfitto nel ballottaggio dal candidato del partito colorado J. Battle, che poté contare sui voti del PN e che venne eletto presidente con il 54,1% dei voti, ma cui comunque la maggioranza relativa conquistata dalle sinistre nel Parlamento imponeva una difficile convivenza.
bibliografia
W.C. Davis, Warning from the far South. Democracy versus dictatorship in Uruguay, Argentina and Chile, Westport 1995; A. Barahona de Brito, Human rights and democratization in Latin America. Uruguay and Chile, Oxford 1997.