URUGUAY.
– Demografia e geografia economica. Storia. Bibliografia. Cinema
Demografia e geografia economica di Anna Bordoni. – Stato dell’America Meridionale. Il Paese conta 3.418.694 ab. (stima UNDESA, United Nations Department of Economic and Social Affairs, del 2014) e una bassa densità abitativa (19,4 ab./km2), mentre il tasso di urbanizzazione è elevato (94%), soprattutto grazie all’area metropolitana della capitale, Montevideo, che al censimento del 2011 accoglieva 1.738.479 ab., pari a circa il 53% della popolazione complessiva. Negli ultimi decenni il numero degli abitanti è rimasto pressoché invariato, per il debole tasso di natalità (14,5‰ nel 2013) e per l’emigrazione di giovani adulti; di conseguenza, la percentuale di anziani (13,9%) sulla popolazione totale è la più alta dell’America Latina. Complessivamente, gli uruguayani che vivono all’estero sono circa 500.000 e le loro rimesse contribuiscono a formare l’1% del PIL. La qualità della vita è superiore alla media del continente, grazie anche all’elevato livello di spesa sociale: nell’Indice di sviluppo umano l’U. si classifica al 50° posto su 187 Paesi. Il PIL pro capite a parità di potere d’acquisto (PPA) nel 2014 è stato pari a 20.497 $, ma questo discreto reddito non è distribuito equamente.
Le recenti scelte di politica economica hanno permesso al Paese di superare brillantemente la crisi finanziaria globale del 2008 e di rilanciare la crescita, legata soprattutto all’andamento delle esportazioni, dirette verso gli altri Paesi del MERCOSUR (MERcado COmún del SUR) e verso la Cina, e agli investimenti esteri in entrata, più che triplicati nell’arco degli ultimi anni. In particolare, è il Brasile a essere intervenuto in importanti settori quali l’agricolo, il petrolifero e il bancario, mentre l’Argentina riveste un ruolo di spicco nel commercio fluviale, in quanto le vie di comunicazione tra i due Paesi sono le medesime e costituiscono una risorsa strategica per entrambi. L’attuale governo sta cercando di stimolare anche investimenti privati nelle infrastrutture e di introdurre provvedimenti volti a diminuire la povertà e il grado di diseguaglianza nel Paese. Il tasso di disoccupazione è contenuto (6,8% nel 2014). Per quanto riguarda le attività produttive, rimane trainante il settore agricolo: la coltura più redditizia è quella della soia, largamente esportata, che con 3 milioni di t (2012) pone l’U. all’ottavo posto nella graduatoria mondiale. Altra risorsa del Paese è l’allevamento, da cui si ricavano carne, prodotti caseari e lana per l’esportazione. Il settore energetico presenta buone possibilità di sviluppo, in quanto sarebbero stati individuati significativi giacimenti di petrolio e gas naturale e sono in corso prospezioni offshore.
Storia di Paola Salvatori – La vittoria elettorale della coalizione di centro sinistra Frente amplio-Encuentro progresista (FA-EP) e del suo candidato Tabaré Ramón Vázquez Rosas alla presidenza (2004) pose fine a oltre un ventennio di governi conservatori e permise l’avvio di una nuova fase politica che si consolidò negli anni successivi, durante i quali il Paese conobbe un sensibile miglioramento delle condizioni sociali ed economiche. I programmi di welfare e gli investimenti pubblici attuati dal nuovo governo permisero infatti di ridurre i tassi di povertà e disoccupazione, di rivitalizzare il mercato interno e attirare investitori stranieri. Fu attuata una riforma fiscale che puntò a un riequilibrio tra la tassazione diretta, aumentata e resa progressiva, e quella indiretta, che fu invece diminuita; vennero promossi partenariati pubblico-privati per migliorare le infrastrutture e venne apportata una severa revisione dei criteri di spesa così da tenere sotto controllo il debito pubblico, pur incrementando i finanziamenti destinati all’infanzia, all’istruzione, alla sanità e allo sviluppo tecnologico e scientifico. Sul piano politico venne riaffrontata la questione delle sparizioni degli oppositori durante la dittatura militare e tra il 2006 e il 2007 furono arrestati numerosi responsabili di violazioni dei diritti umani, tra cui l’ex presidente Juan María Bordaberry Arocena, poi condannato (2010) a trent’anni di detenzione per il colpo di Stato del 1973.
Le elezioni del 2009 diedero nuovamente la vittoria al Frente amplio, che conquistò 50 seggi, contro i 30 del Partido nacional e i 17 del Partido colorado, e José Alberto Mujica Cordano subentrò a Vázquez (che non poteva ripresentarsi perché la Costituzione vietava due mandati consecutivi) nella carica di presidente. Ex guerrigliero tupamaro, Mujica, detto Pepe, riprese le linee guida del predecessore in campo economico e avviò ulteriori riforme in politica interna. Accanto ai rinnovati piani di potenziamento delle infrastrutture attraverso il coinvolgimento dei privati e di lotta alla povertà, il nuovo presidente dedicò grande attenzione alle libertà sociali, trasformando l’Uruguay in un laboratorio politico sui diritti civili in America Latina. Durante il suo mandato vennero varati programmi contro la discriminazione razziale e la violenza domestica, furono approvate la legge sulla legalizzazione dell’aborto (2012) e quella sui matrimoni gay (2013), e venne autorizzata e regolamentata la produzione, la distribuzione e la vendita di cannabis (2013) con l’obiettivo di combattere il traffico illegale proveniente dal vicino Paraguay.
Duramente contestate dalle opposizioni e criticate anche da una parte della stessa maggioranza di governo, le riforme incontrarono il sostanziale favore della popolazione che confermò con il voto il suo appoggio all’esecutivo. Mujica, del resto, era riuscito a coagulare grandi consensi intorno alla sua persona anche per lo stile di vita integerrimo e dimesso che aveva mantenuto durante il suo mandato, conquistando l’appellativo di ‘presidente povero’ per la decisione di devolvere il 90% del suo stipendio ad attività sociali. Nelle nuove elezioni generali svoltesi nell’ottobre 2014 il FA mantenne, per la terza volta consecutiva, la maggioranza in Parlamento e il suo candidato, l’ex presidente Vázquez, conquistò al secondo turno, con il 53% dei voti, la presidenza battendo Luis Alberto Lacalle Pou del Partido nacional (41%).
Sul piano internazionale l’U. avviò in questi anni una politica di apertura e di dialogo con le altre potenze regionali, in particolare Brasile e Argentina, e svolse un ruolo attivo nella politica del MERCOSUR (Mercado Común del Sur) promuovendo, nel semestre di presidenza uruguayano (genn.-giugno 2013), negoziati con l’Unione Europea per la conclusione di un accordo di libero scambio. Vennero inoltre rinsaldati i legami con gli Stati Uniti e incrementate le relazioni con Cina, India e Russia.
Bibliografia: J.E. Pribble, Welfare and party politics in Latin America, Cambridge 2013; J. Lanzano, Uruguay’s social democratic experiment, «Current History», 2014, 113, pp. 76-78.
Cinema di Daniele Dottorini. – Dopo il ritorno della democrazia nel 1984 e soprattutto a partire dall’ultimo decennio del 20° sec., l’U. ha conosciuto un periodo di costante crescita economica, grazie a una politica finanziaria che ha proiettato il Paese in una fase di stabilità e ricchezza, facendolo diventare una delle nazioni più stabili del subcontinente americano. La creazione e lo sviluppo di fondi statali per le produzioni audiovisive (FONA, Fondo para el fomento y desarrollo de la producción audiovisuales, fondato nel 1995) e la nascita di strutture statali tese a sviluppare una politica degli audiovisivi nel Paese (ICAU, Instituto del Cine y Audiovisual del Uruguay), ha garantito, dopo un inizio problematico, una circolazione di capitali che ha permesso all’U. di sviluppare una politica di produzioni e coproduzioni (queste ultime soprattutto con altri Paesi latinoamericani, come Argentina, Messico e Colombia) tale da aprire la strada a una generazione di giovani registi capaci di raccontare la contemporaneità e la transizione di una generazione alla democrazia. Così registi come Pablo Stoll e Juan Pablo Rebella, che avevano dato il via alla nuova ondata del cinema uruguayo con 25 watts (2001), hanno realizzato Whisky (2004), che ha vinto la sezione Un certain regard al Festival di Cannes.
Se la tendenza a realizzare film intimisti, minimali, capaci di raccontare le ripercussioni intime di una modernità – come, per es., Ruido (noto con il titolo Noise) di Marcelo Bertalmío (premio del pubblico al Festival internazionale di Valladolid nel 2005), El cuarto de Leo (2009) di Enrique Buchichio, o Confesiones de un taxista (2011) di Valeria Puig – costituisce la prima tendenza riconoscibile nella nuova ondata del cinema dell’U., altri autori continuano la tradizione del cinema surreale e grottesco che deriva in parte dalla scuola letteraria del realismo magico latinoamericano: ne sono rappresentanti registi come César Charlone ed Enrique Fernández (autori di El baño del Papa, 2007) o Álvaro Brechner (che ha realizzato Mal día para pescar, 2009, e Mr. Kaplan, 2014).
Anche il cinema di genere ha conosciuto un ulteriore impulso, come testimonia la nuova commedia urbana (Gigante, 2009, di Adrián Biniez), il nuovo horror rappresentato da La casa muda (2010; La casa muta) di Gustavo Hernández, uno dei grandi successi internazionali del cinema uruguayo; o come testimonia ancora il successo di un film di animazione come Anina (2013) di Alfredo Soderguit, trasposizione animata di un famoso libro per l’infanzia di Sergio López Suárez, che ha aperto la strada a una scuola di animazione capace di confrontarsi con le maggiori tendenze internazionali. Lo sviluppo economico dell’industria cinematografica uruguaya è dovuta anche, come già segnalato, a una costante politica di coproduzioni, che ha permesso alle case di produzione private o a partecipazione pubblica di sviluppare una politica di finanziamenti per le produzioni locali. Tra i film più importanti coprodotti dall’U. si segnalano Historía del miedo (2014) del regista argentino Benjamín Naishtat, i documentari Ojos bien abiertos (2010) di Gonzalo Arijón, Ella(s) (2010) di David Baute.