UŠHEBTI
HEBTI Si indicano col nome u. le statuette, di materiale e di dimensioni variabili, che si trovano nelle tombe egiziane a cominciare dal Medio Regno (v. egiziana, arte) e che si fanno sempre più numerose a partire dal Nuovo Regno (mentre nell'età più antica uno o due bastavano, le tombe regali della XVIII e XIX dinastia ne hanno centinaia e anche le tombe private di epoca più tarda ne sono ricchissime).
Il significato del nome è ancora incerto, ma si accetta per lo più che significhi "colui che risponde" (al posto, cioè, del defunto che la statuetta rappresenta). Quale fosse lo scopo di porre nella tomba gli u. è fatto evidente dal testo della formula magica che troviamo scritta su figurine del Medio Regno e poi del Nuovo Regno (quando la formula è stata assunta nel Libro dei Morti, dove è conosciuta come il Cap. VI) e che dice: "O Ušvhebti, quando io (il defunto) sarò chiamato e contato per compiere i lavori che si fanno nell'Aldilà, per far crescere i campi, per irrigare le rive, per trasportare la sabbia dall'Est all'Ovest, allora tu devi dire: Eccomi". E quindi evidente che gli u. si riallacciano alle scene raffigurate sulle pareti delle tombe egiziane dell'Antico Regno, dove appaiono artigiani e contadini o domestici al lavoro, che debbono provvedere ai bisogni del morto; e si riallacciano ache alle statuette di pietra o di legno (le cosiddette "statuette di servitori") che vengono deposte nelle tombe col resto del corredo funerario dalla fine dell'epoca menfita e fino al Medio Regno.
Nelle tombe, gli u. possono essere contenuti in apposite cassette di legno, a tempietto, o coperte di decorazioni e ornate di obelischi; l'uso delle cassette per gli u. risale alla XVIII dinastia e continua fino all'epoca saitica.
Gli u. hanno caratteristiche diverse nelle varie epoche, per cui è possibile stabilirne una tipologia: gli esemplari, non troppo frequenti, del Medio Regno sono sempre di pietra, e il defunto vi è rappresentato mummiforme; verso la fine del secondo Periodo Intermedio, nella XVII dinastia, gli u. sono di legno, estremamente grossolani, con solo il viso abbozzato e il corpo informe, su cui è scritta con inchiostro la formula magica succitata. Nel Nuovo Regno si ha invece varietà nel materiale (legno, pietra, terracotta smaltata o metallo) e nella rappresentazione, poiché il morto può essere raffigurato sia mummifonne che rivestito del suo abito di vivente, e fornito di strumenti agricoli di ogni tipo, zappe, sacche, e vasi, spesso due, appesi alle due estremità di un bastone; oppure con strumenti del proprio mestiere, come nel caso dell'u. dell'architetto Neferhotep a Bruxelles, con mazza e squadra a triangolo. Dopo la XX dinastia, e fino alla XXV, gli u. sono regolarmente di terracotta smaltata blu, ma col passar del tempo, fino alla XXV dinastia, diventano sempre più grossolani, e piccoli, e l'iscrizione, abbreviandosi si riduce al solo nome del defunto; si arriva infine a fabbricare u. di terracotta non più smaltata ma dipinta di verde, o addirittura si fanno u. di fango scuro. Lo stile e la qualità migliorano durante la XXV dinastia, quando troviamo di nuovo belle figurine funerarie di pietra, mummiformi, accanto ad esemplari di terracotta smaltata di verde; quest'ultimo tipo è quello degli u. della seguente età saitica, mummiformi, con barba e pilastrino dorsale, con iscrizione incisa; in questa età gli u. sono prodotti in serie, industrialmente, con stampi per lo più di accuratissima fattura. Il tipo saitico continua fino alla XXX dinastia, epoca dopo la quale gli u. tendono a scomparire dall'uso.
Bibl.: L. Speelers, Les figurines funéraires égyptiennes, Bruxelles 1923; W. M. F. Petrie, Shabtis, Londra 1935; J. Capart, in Chr. d'Eg., 32, 1957, p. 199-200; J. Carny, Le caractère des Oushebits d'après les idées du Nouvel Empire, in Bull. Inst. Franç. Arch. Or., XLI, 105-153; H. Bonnet, Reallexikon der äg. Religionsgesch., Berlino 1952, pp. 849-853.