USTICA (A. T., 27-28-29)
La 'Οστεώδης dei greci, Ustica dei Romani, sorge dai fondali del Tirreno a circa 55 km. dalle coste settentrionali della Sicilia, quasi a N. di Palermo e a 67 km. di navigazione dal. suo porto. Emerge dal mare su una base lunga circa 3,3 km. da SO. a NE. e larga 2,5 km. La superficie è di 8,65 kmq.; lo sviluppo costiero di oltre 12 km. Le coordinate (edificio del semaforo) sono: 13° 10′ 43′′ long. E. e 38° 42′ 24′′ di lat. N. Le massime quote del rilievo sono di 230 m. s. m. per M. Guardia dei Turchi e di 239 m. per Punta Maggiore.
Ustica si potrebbe considerare pertinente all'Arcipelago delle Eolie, perché anch'essa di origine vulcanica e giacente sull'allineamento Salina-Alicudi. Ma non le mancano i caratteri di una propria individualità.
L'isola attuale è il relitto di un più vasto edificio vulcanico, che rientra nel quadro del vulcanismo neozoico del Mediterraneo. Sorge su uno zoccolo assai ampio, per la più grande parte sommerso, esteso verso O. e NO., con affioramento di scogli e secche, una delle quali (la secca di Apollo) dista oltre due chilometri dalla costa. La base emersa dell'isola è costituita da espandimenti basaltici e banchi di scorie, attraversati da dicchi andesitici; nella costa orientale sono sviluppati i tufi subacquei, dalla tinta fulva caratteristica, accompagnati da lembi di panchina fossilifera (a specie tutte viventi).
Il rilievo originario, creato dall'attività costruttrice del vulcano è stato modificato dall'abrasione marina e dal movimento di emersione. Diversi terrazzi (Tramontana, Spalmatore, Mezzogiorno, Ogliastrello) testimoniano l'azione livellatrice del mare, della quale restano tracce evidenti sino a circa 130 m. di altezza sul livello marino.
Attraversa l'isola un sistema di alture che, dall'abitato di Ustica, si estende, con direzione E.-O., fino al M. Guardia dei Turchi. Quest'ultimo è appena l'avanzo di un cono vulcanico, che il sollevamento sottrasse alla totale demolizione da parte delle onde; le alture centrali sono anch'esse reliquie di un edificio tufaceo, in massima parte obliterato. Il Monte Falconara, isolato, a NE. dell'abitato, è il resto d'un cono più recente, che conserva in parte la cavità craterica.
Colate laviche e prodotti di esplosioni si osservano in dipendenza del M. Guardia dei Turchi e verso l'altura del semaforo, ma nessun ricordo di attività vulcanica si ha nella sua storia. Ustica è zona di almeno mediocre sismicità ed è memorabile la serie di terremoti del 1906, accompagnati da boati intensi, che causarono il temporaneo esodo della popolazione.
Il clima di Ustica differisce di poco da quello della costa settentrionale della Sicilia, ma è spiccatamente influenzato dal fattore marittimo. L'isola manca di corsi d'acqua, sorgenti, falde freatiche di acqua potabile.
La prima colonizzazione dell'isola si fa risalire ai Fenici. Ma probabilmente, ai tempi delle guerre tra Siracusa e Cartagine, l'isola era pressoché disabitata. Monete e musaici romani provano l'esistenza di una colonia sotto il dominio di Roma.
Dall'inizio delle incursioni saracene in Sicilia e durante la dominazione araba, Ustica fu scalo di navigli arabi e barbareschi. Sotto i Normanni fu sede di un cenobio benedettino distrutto sul principio del sec. XIV dai barbareschi che, per quattro secoli, tennero l'isola come appoggio delle loro scorrerie.
La fortificazione di Ustica, voluta dal parlamento siciliano sotto Filippo III, per oltre un secolo fu ostacolata dai vescovi di Palermo. Nel 1737 una colonia di Trapanesi si trasferì sull'isola, ma, sotto la minaccia dei pirati, presto si ritirò.
Ceduta l'isola al re di Sicilia, il viceré Fogliani, ancora prima di curarne la fortificazione, consentì nel 1761 che vi si trasferisse una colonia di Liparoti. Ma i pirati algerini nel 1762 assalirono l'isola e, uccisi molti dei coloni, condussero schiavi gli altri. Soltanto allora si provvide a fortificare e presidiare l'isola; un nuovo nucleo di coloni (circa 400), venuti ancora da Lipari, vi si insediò in modo definitivo.
Solo centro abitato è Ustica, a 54 m. s. m., dominante la piccola cala di S. Maria. La popolazione che era di 900 ab. nel 1768, crebbe sino a raggiungere un massimo di 3633 nel 1852. Diminuita la feracità del suolo si rese necessaria l'emigrazione che si orientò in parte verso il regno, in parte verso l'Africa settentrionale e negli Stati Uniti d'America. Il censimento del 1931 dava una popolazione di 2171 ab. Gli Usticani, oriundi dalle Eolie, della popolazione liparota hanno le caratteristiche somatiche e morali. L'isola è sede di una colonia di coatti, l'origine della quale rimonta al regno di Ferdinando I delle Due Sicilie.
Il comune di Ustica (diversamente da Lipari) è compreso nella circoscrizione provinciale di Palermo col quale è collegato mediante cavo telegrafico.
La superficie coltivata dell'isola è di circa 600 ettari. La proprietà terriera vi è minutamente frazionata. Le colture più diffuse sono quelle della vite, del grano (tenero), dei legumi e quella orticola. Ustica è assai povera di alberi. Molto meno estesa è la superficie incolta, nella quale vegeta spontaneo il lentisco.
Bibl.: R. Gregorio, Descrizione di Ustica, Palermo 1853; Arciduca Ludovico Salvatore, Ustica, Praga 1893; E. Martinelli, La sismicità all'isola di Ustica, in Ann. Uff. centr. di meteor. e geodin., XXX (1908); A. Martelli, L'isola di Ustica, in Mem. della Soc. dei XL, Roma 1912.