USTILAGINACEE (da ustitlo "brucio"; lat. scient. Ustilaginaceae)
Famiglia di Funghi, appartenente alla serie degli Emibasidî, prossima a quella delle Tilletiacee (v.), insieme con la quale costituisce l'ordine degli Ustilaginali. Sono funghi sempre parassiti di piante superiori, il cui micelio manda austorî nelle cellule dei tessuti della pianta ospite, ma senza produrre danni evidenti se non quando dà origine alle spore, il che avviene di solito in determinate parti dell'ospite stesso, per lo più le parti fiorali. Le spore (clamidospore) si formano in grande numero dalle abbondanti ramificazioni delle ife miceliari, a membrana gelatinizzata, che costituiscono una massa molliccia la quale, col maturare delle spore, gradatamente si trasforma in una polvere bruno nerastra.
Le spore mature, sempre unicellulari, isolate o, più di rado, riunite in glomeruli, posseggono una robusta membrana, spesso minutamente aculeolata o granulosa, e sono perciò molto resistenti. Germinando esse producono un basidio rudimentale (promicelio o emibasidio) che, a differenza di quello delle Tilletiacee, è pluricellulare, sia pure per la presenza di pochi setti trasversali, qualche volta anche ramificato, e che porta le basidiospore (sporidioli) tanto all'apice quanto lateralmente.
Il genere più importante e più ricco di specie è il gen. Ustilago, al quale si debbono in gran parte quelle malattie dei cereali note ab antiquo sotto il nome di "carboni". Ricordiamo, ad esempio il carbone del frumento prodotto dall'U. tritici, quello dell'avena dovuto all'U. avenae e all'U. levis, quello dell'orzo prodotto dall'U. hordei e dall'U. nuda, quello del mais prodotto dall'U. maydis, che si comporta un po' diversamente dagli altri in quanto non si manifesta soltanto sulle parti fiorali ma anche sui culmi e sulle foglie, formandovi tumori che possono raggiungere dimensioni cospicue. Contro queste malattie dei cereali si può lottare trattando i semi, prima di affidarli al terreno, con sali di rame sciolti nell'acqua o impiegati allo stato polverulento, oppure con composti organici di mercurio o anche con l'immersione in acqua calda a 54-55°. Alcune specie di Ustilago, che attaccano piante foraggere, possono provocare disturbi negli animali che ne ingeriscano quantità notevoli, avendo proprietà analoghe a quelle della segala cornuta, per cui in qualche paese vengono anche usate come medicamento: il loro principio attivo prende il nome di ustilagina.