USTRINO
. La voce ustrinum designava per i Romani uno speciale luogo, presso le necropoli e i colombarî, dove i parenti bruciavano i corpi dei loro cari per poi raccoglierne i resti combusti in urne marmoree od olle fittili che depositavano nel vicino sepolcro. Nella pietosa operazione erano assistiti da esperti in materia, che si dicevano ustores.
A Roma ve ne furono molti sino alla fine della repubblica nelle vicinanze del campus Esquilinus, dove erano vaste necropoli popolari. Un editto del pretore L. Sextius della fine del sec. I a. C. proibì che si stabilissero ustrina a una certa distanza dal campus Esquilinus e dal pagus Montanus. Più tardi furono tutti relegati fuori della città. La legge della Colonia Iulia Genetiva in Hispania proibisce lo stabilirsi di nuovi ustrina a meno di 500 passi dalla città.
Il rito della cremazione (crematio) si svolgeva così. Gettati fiori o corone sulla catasta lignea (rogus), le si dava fuoco fra nenie di lamento e si versavano sulle fiamme vino o profumi. Spente le brace, si raccoglievano fra le ceneri le ossa combuste del morto; che talvolta si aspergevano con vino o con miele. Accuratamente asciugate, si racchiudevano nell'olla o nell'urna, che veniva deposta nel sepolcro con alcuni vasetti di olio o di unguenti. Eccezionalmente si costruirono entro Roma l'ustrinum imperiale presso il mausoleo di Augusto (Augusteum) nel Campo Marzio e il grandioso ustrinum Antoninorum, anch'esso nel Campo Marzio, identificato nel 1703 dall'architetto Francesco Bianchini, nei pressi della piazza di Montecitorio e precisamente dove sorgeva la chiesa e la casa dei Signori della Missione.
Un altro ustrinum imperiale fu messo in luce, vicino al precedente, nel 1910 durante i lavori di fondazione del nuovo braccio del palazzo di Montecitorio, dove ora sorge l'aula parlamentare. Questi ustrina erano formati da un recinto quadrato a pilastri di travertino con inferriata, di circa m. 30 di lato (100 piedi romani). Seguiva un secondo recinto di 23 m. di lato; nel mezzo vi era una base quadrata di 13 m. di lato (cfr. Herodian, IV, 1). L'ustrinum augusteo era invece di forma circolare (Strab., V, 3, 8).
Bibl.: I. Marquardt, Das privatleben der Römer, Lipsia 1886, p. 381 segg., trad. franc. di Henry, in Manuel des antiquités romaines, XIV, i, Parigi 1892, p. 432 segg.; H. Blümner, Die röm. Privataltertümer (Handbuch der klass. Altertumswissenschaft, IV, 2, 2), Monaco 1911, pag. 499; Ch. Lécrivain, in Daremberg e Saglio, Dictionnaire des antiquités grecques et romaines, V, Parigi 1913, p. 605; G. Mancini, Le recenti scoperte di antichità a Monte Citorio, in Studi romani, I (1913), p. 3 segg.