usuriere (usoriere)
Forma francesizzante, che indica l' " usuraio ", " colui che esercita l'usura " (v.), seguendo così altra via da quella indicata da natura e arte (If XI 109), dalle quali, come vuole la Genesi, convene / prender sua vita e avanzar la gente (vv. 107-108; cfr. Gen. 2, 15 " Tulit... Dominus Deus hominem, et posuit eum in paradiso voluptatis, ut operaretur et custodiret illum "; 3, 19 " In sudore vultus tui vesceris pane ").
Spiega il Boccaccio che " chiamasi ‛ usuriere ' per ciò che egli vende l'uso della cosa la quale di sua natura non può fare alcun frutto, cioè de' danari "; ma più colorito è il ritratto che ne fa il Lana: " cosa natural non è che uno denaio faza un altro denaio, come vol che faza l'usurario, e però offende Deo; che sello investisse in altra cosa, come in bestiame, naturale cosa è che frutifica e multiplica, in terreni e vigne, naturale è che frutifica; in altre mercadandie ch'enno sottoposte a le stasuni e ai casi che possono avignire per ordene e per voluntà de Deo. Ma l'usurario è desolto da tai casi ch'è tal, s'el piove come neva e como sia tempesta e bonaza in mare, el pur vole ch'i' soi dinari avanzino cotanto per libra... ".
Un'altra occorrenza in Fiore CXVIII 1 Vedete che danari hanno usorieri, / siniscalchi e provosti e piatitori!