UTICA (Utica)
Città antica dell'Africa settentrionale, di origine punica. La forma semitica ed il significato del nome latinizzato in U. non si conoscono con certezza. Le rovine si trovano nella pianura del corso inferiore del Medjerdah (antico Bagradas), a 34 km N-O di Tunisi, a metà della odierna strada Tunisi-Biserta.
Anticamente, U. si trovava sul mare; in seguito all'azione alluviale del Medjerdah, la linea costiera si è però gradualmente spostata in direzione N-E e attualmente i resti della città si trovano ad una distanza di oltre 11 km dalla costa. Secondo antica tradizione U. era la più antica colonia fenicia del bacino occidentale del Mediterraneo. La sua fondazione risalirebbe a Tyro o a Sidone, verso la fine dei XII sec. a. C. Tuttavia, nonostante ricerche sistematiche, non si è riusciti a trovare prove archeologiche per tale età, che concederebbe un'anzianità maggiore a U. che a Cartagine. Il più antico materiale conosciuto data dalla prima metà del VII sec. a. C.; l'accertamento degli strati più antichi è reso difficile dall'alto livello dell'acqua sotterranea.
Sulla storia più remota della città non si ricava praticamente nulla dalle fonti letterarie. Da notizie databili al IV sec. a. C. e successive, risulta che essa godeva di una posizione privilegiata fra le città dipendenti da Cartagine. Nel suo complesso, la storia di U. è strettamente legata a quella della metropoli punica. Durante la spedizione di Agatocle, U., probabilmente dopo qualche esitazione, scelse la parte dei Cartaginesi e in seguito a ciò fu assediata ed occupata dal tiranno siracusano. Anche nelle prime due guerre puniche U. dimostrava la sua fede a Cartagine, eccetto una breve ribellione durante la guerra dei mercenarî. Nella terza guerra punica invece, essa, ancora prima della dichiarazione ufficiale di guerra, si schierò dalla parte dei Romani. Dopo la caduta di Cartagine (146 a. C.) ebbe inizio il periodo più importante della sua storia.
Come premio per la sua resa volontaria ottenne, insieme ad altre sei città africane, lo stato di città libera: essa conservava autonomia interna, fu esonerata da tasse ed il suo territorio fu escluso dalla centuriazione della nuova provincia romana. Ancora oggi, mediante l'aiuto della fotografia aerea, si possono riconoscere i contorni del territorio non centuriato, situato lungo entrambi i lati del Medjerdah. Di grande importanza per lo sviluppo della città in quel periodo fu il fatto che essa venne scelta come residenza per il governatore della provincia romana. Ciò favoriva l'affluenza di cittadini romani, che si stabilirono dentro la città in un conventus indipendente e che ben presto presero ad esercitare molta influenza. Come sede del governo e guarnigione delle truppe romane stazionanti in Africa, U. fu ripetutamente coinvolta nelle guerre civili nel I sec. a. C., guerre che raggiunsero il loro culmine nel conflitto fra Cesare e Pompeo. Sostenuta da uno degli ultimi baluardi del partito senatoriale, dopo la sconfitta di quest'ultimo presso Tapso ed il successivo eroico suicidio di Catone, la città aprì le sue porte a Cesare nel 44 a. C. Durante il principato U. fu presto messa in ombra da Cartagine, che nel frattempo era stata ricostruita, soprattutto dopo che la residenza del governatore venne trasferita in quest'ultima città. La data precisa di tale trasferimento non è nota. Ad ogni modo ebbe luogo dopo l'anno 12 d. C. poiché, come risulta da un'iscrizione, il proconsole L. Domizio Enobarbo risiedeva ancora in U. in quell'anno. Nei primi due secoli dell'Impero la prosperità di U. non fu intaccata e in quello stesso periodo fu portata a termine la romanizzazione politica e culturale iniziata nel periodo repubblicano: nel 26 a. C., U. ricevette da Ottaviano diritti municipali; sotto l'imperatore Adriano la città raggiunse - insieme a Bulla Regia e Zama - lo stato di colonia, con il titolo colonia Iulia Aelia Hadriana Augusta Utika (C.I.L., viii, 1181). Nel corso del III sec. U. dovette combattere il graduale insabbiamento del porto. Dal testo dello stadiasmus maris magni risulta che, nell'epoca in cui fu composto questo scritto (prima metà del IV sec. d. C.), la città non disponeva più di un porto. In seguito, una crescente decadenza economica ed il formarsi di paludi malsane nei dintorni a poco a poco fecero andar in rovina Utica. Le prime notizie sull'esistenza di una comunità cristiana in U. datano dalla metà del III sec. d. C. (partecipazione del vescovo Aurelio al Concilio di Cartagine nel 256; martirio della "massa candida" nel 258). In seguito si fa menzione di vescovi di U. fino alla fine del VII secolo.
Le rovine della città presso l'attuale Henchir Bou Chateur, hanno nel loro complesso sofferto molto per lo sfruttamento come cave di pietra. Coprono una superficie di circa quaranta ettari e si estendono su una falda bassa del Djebel Menzel Roul. A partire dal sec. XIX sono stati effettuati degli scavi. Di interesse scientifico sono in primo luogo le ricerche sistematiche svolte tra il 1948 ed il 1958. Finora manca qualsiasi traccia delle costruzioni della città punica menzionate nelle fonti letterarie: porti, fortificazioni, il tempio di Apollo (questo ultimo secondo la tradizione databile all'epoca della fondazione della città). Nemmeno l'estensione e la posizione del nucleo più antico della colonia punica sono note con esattezza. La datazione di un elevato altopiano, spesso annotato come "cittadella punica", nel centro delle rovine, è estremamente incerta. Del periodo punico sono state esaurientemente esaminate, finora, soprattutto le necropoli, le parti più antiche delle quali, a giudicare dalle forme delle tombe e dai corredi sepolcrali (fra l'altro, con importazione greca e fenicia) risalgono alla prima metà del VII sec. a. C. Fra i resti dell'epoca romana venuti alla luce durante gli scavi, meritano attenzione soprattutto alcune case - tanto dal punto di vista architettonico (elementi dell'epoca repubblicana) quanto in base ai mosaici ed alle tarsie di marmo, tra i più antichi, finora noti, dell'Africa romana. Altri monumenti identificabili che si trovano nel territorio e che risalgono a questo periodo sono: i resti di due teatri (uno del periodo repubblicano ed il secondo - ora pressocché irriconoscibile - del periodo del principato), le rovine di un grande edificio di terme (nella pianta quasi identico ad un complesso di terme in Utina e probabilmente databile al regno di Adriano), i resti di un acquedotto (Adriano) con relative grandi cisterne, il podio di un tempio (probabilmente il Campidoglio), le tracce di un circo e di un anfiteatro scavato nel dorso di una collina. Del periodo paleocristiano non si sono ritrovati in U. resti importanti, eccezion fatta per alcune tombe, una piccola cappella bizantina ed alcune iscrizioni. I ritrovamenti di U., provenienti da scavi e da esplorazioni più antiche, sono stati distributi in varî musei (il Bardo, il Louvre, il British Museum, il museo di Leida). Il materiale degli scavi recenti (1948-1958) è stato riunito in un Antiquarium allestito a tale scopo sul luogo.
Bibl.: Storia: S. Gsell, Histoire ancienne de l'Afrique du Nord (8 voll., 1913-1923), passim; P. Romanelli, Storia delle provincie romane dell'Africa, Roma 1959; P. Mesnage, L'Afrique chrétienne, Parigi 1912, s. v. Chateur (bou); G. Ville, in Pauly-Wissowa, Suppl. IX, 1962, s. v., col. 1869 ss. - Scavi: P. Cintas, in Karthago, II, 1951, ss. (con bibliografia completa di tutti gli scavi anteriori al 1951; id., ibid., V, 1954, 89 ss.; E. Colozier, ibid., 156 ss.; G. Picard, ibid., 162 ss.; A. Lézine, ibid., VII, 1956, i ss.; id., ibid., 127 ss.; P. A. Février, ibid., 139 ss.; J. Le Gall, ibid., IX, 1958, 119 ss.; P. Veyne, ibid., X, 1959-60, 81 ss.; G. Ville, La maison et le mosaïque de la classe Utique, ibid., XI, 1961, p. 17 ss.; P. Veyne, ibid., 9 ss. - Singoli monumenti: teatri: A. Lézine, in Karthago, VII, 1956, 127 ss.; circo: A. Lézine, ibid., 136 s.; terme: A. Lézine, Architecture romaine d'Afrique, Parigi 1963, 27 e fig. 10. - Ritrovamenti (mosaici, sculture) distribuiti in varî musei: Bardo: Bull. Arch. du Com. des travaux hist. et scientif., 1928-29, 297; Louvre: Inv. des Mos., II, i, nn. 907-929; British Museum: R. Hinks, Catal. of the Greek Etruscan and Roman Paintings and Mosacis, 1933, nn. 6, 43-45; Leida: Oudheidkundige Mededelingen uit het Rijksmuseum van Oudheden, XXXVIII, 1957, 15 ss.; ibid., XLI, 1960, 59 ss. (con pianta generale delle rovine).