utopia
Dal nome fittizio di un paese ideale, coniato da Tommaso Moro (➔) nel suo Libellus vere aureus nec minus salutaris quam festivus de optimo reipublicae Statu deque nova Insula Utopia (1516; trad. it Utopia), con le voci greche οὐ «non» e τόπος «luogo»; quindi «luogo che non esiste». Ogni formulazione di ideale politico o sociale corrispondente perfettamente a determinate idee, etiche o religiose. La funzione delle u. è molteplice: esse additano ideali etico-politici che non esigono realizzazione istituzionale, ma si pongono come fini all’azione politica; funzionano come ipotesi di lavoro, rendendo sensibili i risultati che si potrebbero ottenere a mezzo di certe istituzioni totalmente differenti da quelle tradizionalmente vigenti; e infine servono alla critica delle istituzioni vigenti, o per contrasto, o per ironia, ecc. Come tipo di queste ultime vale proprio l’Utopia di Moro, come tipo delle posizioni di ideali filosofici vale la Repubblica (➔) platonica, come tipo dell’u. quale «ipotesi di lavoro» (la formulazione è di Sorel) vale la Société des égaux di F.N. Babeuf, accanto a molte altre.
Nell’antichità, oltre la Repubblica di Platone (pur preceduta da rappresentazioni poetiche di tipo utopistico, quali quelle della terra dei Feaci, delle isole dei Beati, dell’età dell’oro, ecc.), si hanno gli scritti di u. filosofico-religiosa di Teopompo, Zenone, Evemero, Ecateo e il resoconto di un fantastico viaggio nelle isole felici della città del sole, all’Equatore, attribuito a Giambulo (in Diodoro); la Ciropedia di Senofonte può valere invece come rappresentazione utopistica del sovrano ideale. Ma l’u., respinta durante il Medioevo ai margini della vita intellettuale, ebbe i periodi di massima fioritura nei secc. 16°-17° e 18°-19°. Nell’età del Rinascimento, della Riforma e della Controriforma si incontrano le u. più famose: accanto a quella di Moro (1516) si segnalano la Città del Sole (➔) di Campanella (1611, pubblicata nel 1620), gli scritti di Johann-Valentin Andreae Reipublicae Christianopolitanae descriptio (1619), nella quale è forte l’elemento satirico, e la Christenburg (1626), nella quale prevale l’elemento allegorico, infine la Nuova Atlantide di F. Bacone (post., 1627), che è invece uno Stato ideale. In questo periodo si hanno anche due tentativi di realizzare ‘Stati ideali’, entrambi religiosi, se pure antitetici: quello degli anabattisti a Münster (1525), sotto la guida di Th. Münzer, e quello dei gesuiti nel Paraguay, che ebbe maggiore successo.
Man mano che ci si avvicina ai tempi più recenti le u. si colorano sempre più di interesse sociale: benché questo fosse già forte nella Città del Sole, acquista maggiore concretezza di programma di istituzioni politiche nell’u. di J. Harrington, The Commonwealth of Oceana (1656; trad. it. Repubblica di Oceania), maggiore chiarezza di motivi egualitari nel Code de la nature di Morelly (1755; trad. it. Codice della natura); così si preparava la via a Babeuf, che con il circolo di seguaci noto come Société des égaux, fondato sulle dottrine rousseauiane e sulle esperienze e le aspirazioni delle masse popolari durante la Rivoluzione francese, apre la serie delle u. socialiste moderne (1797-98). Agli autori e ai propagatori di queste, a Saint- Simon, a B.P. Enfantin, a Owen, a Fourier, a L. Blanc, a W. Weitling, viene dato più comunemente il nome di «utopisti» nella storia delle dottrine politiche, e più propriamente «socialisti utopisti». Mentre Babeuf, che scriveva ai primordi del movimento politico delle classi proletarie, teneva ancora molto delle vecchie u. filosofico-religiose, e proponeva accanto a un’indifferenziata comunanza dei beni, e come corrispettivo di essa, un ascetismo universale, Saint-Simon, Fourier, Owen, scrivendo mentre si andavano delineando le lotte di classe del 19° sec., cercavano di superare le scissioni e le difficoltà inerenti al loro sviluppo con piani di riforma totalitaria della società, secondo determinati principi e leggi sociali di valore universale che essi presumevano di avere scoperti. Fourier credeva d’avere scoperto le leggi della vita sociale con la sua Théorie des quatre mouvements (1808; trad. it. Teoria dei quattro movimenti e altri scritti), sulla quale elevava la teoria e il sistema dell’«armonia universale», fondando il tutto sul «principio d’associazione»; e cercava un filantropo che gli permettesse di realizzare un «falansterio», cellula, esempio, modello dell’ultima fase del progresso umano. Saint-Simon deduceva dall’esaltazione dell’industrialismo e dall’interesse sentimentale per le classi povere e diseredate un «nuovo cristianesimo» fondato solo sull’etica sociale, al quale egli sperava di convertire con la propaganda e la persuasione le classi ricche, che non avrebbero potuto che trovare vantaggio dal miglioramento della situazione di quelle povere. I sansimonisti accentuavano sotto la guida specialmente di Enfantin i motivi sociali e solidaristici del loro maestro. Owen voleva riformare la società con una nuova ripartizione dei beni su base egualitaria, da raggiungersi attraverso l’educazione e l’evoluzione pacifica, il movimento cooperativo e la fondazione di colonie comuniste, che avrebbero esercitato grande efficacia propagandistica; famoso fra tutti i suoi tentativi quello di New-Lanark. L’importanza di questi utopisti risiede soprattutto nel lato negativo delle loro dottrine, cioè nella critica, spesso aspra e profonda, della società industriale e dei suoi conflitti: mentre le loro tesi positive sulla società futura e i loro ideali di armonia, solidarietà, pace sociale andavano perdendo valore a mano a mano che lo svolgimento storico delle lotte sociali faceva avvicinare gli utopisti piuttosto alle tendenze conservatrici che a quelle innovatrici. Accanto a questi utopisti va annoverato Weitling, di ben altro vigore rivoluzionario, con il suo Evangelium des armen Sünders (1845), come pure E. Cabet con il suo Voyage en Icarie (1842; trad. it. Viaggio in Icaria). Con il marxismo sono passate in primo piano, nella vita intellettuale dei movimenti rivoluzionari, la concezione materialistica della storia e la lotta fra le due classi fondamentali, borghesia industriale e proletariato di fabbrica. Ma aspetti utopici sono stati rintracciati anche in idee-forza del comunismo e dell’anarchismo: rivoluzione mondiale, dissoluzione ultima dello Stato, assoluto egualitarismo. Il 20° sec., con la suggestione delle opere fondamentali di Sorel, ha visto, nei più vari settori politici e sociali, la sostituzione dell’u. con il «mito»; anche la creazione fantastica a tema politico non si è più volta verso un mondo ideale, dove siano risolte le contraddizioni del presente, ma, al contrario, verso la critica delle conseguenze ultime della civiltà moderna, in nome dei valori della personalità.