UZBEKISTAN.
– Demografia e geografia economica. Storia
Demografia e geografia economica di Michele Castelnovi. – Stato interno dell’Asia centro-occidentale. L’U. è uno dei più estesi Paesi dell’Asia centrale, con una superficie di 447.400 km2, ma la maggior parte del la popolazione è concentrata nelle valli di Fergana (in parte condivisa con il Tagikistan) e di Tashkent, oppure a ridosso del lungo confine turkmeno lungo l’antica Via della Seta meridionale, in capoluoghi dal fascino millenario in cui si parla ancora il tagiko, come Samarcanda o Buhara. L’U. è anche il maggiore Stato di quest’area per demografia: meno esteso del limitrofo Kazakistan, ma nettamente favorito per la latitudine più meridionale e per la posizione lungo i percorsi storicamente più trafficati: nel 1990 aveva 20.780.000 ab., mentre nel 2014, secondo una stima UNDESA (United Nations Department of Economic and Social Affairs), gli abitanti sono stati 29.324.920, con una crescita di quasi il 50% in venticinque anni, soprattut to nelle zone rurali. L’unica città con più di mezzo milio ne di abitanti è la capita le, Taškent, che era la quarta per popolazione nell’URSS: la popolazione è aumentata leggermente, da 2.100.000 ab. del 1990 agli odierni 2.309.300, confermando il suo ruolo come la maggiore metropoli in questo scacchiere dell’Asia centrale.
Il territorio dell’U. si presta maggiormente all’agricoltura, sia per il clima, sia per la presenza di tre grandi fiumi, il Syrdar′ja, l’Amudar′ja e lo Zeravsan, al centro di un’intensa rete di canali artificiali realizzata in epoca sovietica (in parte responsabile del disastro ambientale del lago di Aral). La popolazione, nel tempo, si è distribuita su tutte le aree di territorio coltivabile, tanto che negli anni Novanta del secolo scorso si era registrata una crescita maggiore nelle zone rurali, soprattutto nella fertile valle Fergana (dove vivono più di sei milioni di persone); negli ultimi anni invece si rileva una tendenza all’urbanizzazione. La popolazione è molto giovane: più del 40% degli abitanti ha meno di 15 anni, e soltanto il 5% ha più di 65 anni.
Una significativa minoranza russa è in gran parte emigrata dopo che, nel 1994, il Parlamento ha reso ufficiale la lingua e la scrittura uzbeca in sostituzione del cirillico. La presenza russa è scesa dall’8,3% del 1991, al 2,5 del 2012. Nel frattempo l’etnia principale dell’U. è salita dal 71,4% al 78,3%. Sostanzialmente stabili le altre etnie: tagichi (4,7%), kazachi (4,1%), tatari (3,3%), kirghisi (0,9%). Da segnalare una significativa presenza (circa l’1%) delle famiglie di lavoratori provenienti dalla Repubblica di Corea, concentrati attorno agli stabilimenti industriali della Daewoo (settori automobilistico e tessile). Un capitolo a sé è costituito dall’etnia dei karakalpaki, stabili attorno al 2,1%, concentrati nella Repubblica Uzbeca del Karakalpakstan, in prossimità del confine nord-occidentale. La plurisecolare comunità ebraica, che ancora negli anni Novanta contava più di centomila persone, risulta emigrata completamente dall’U. (soprattutto verso Israele), a causa delle tensioni sociali e religiose. In ambito geopolitico, l’U. ha vissuto fasi alterne. Fino al 1991 nell’URSS; dal 1991 al 1995 nella Comunità di Stati Indipendenti; dal 1995 al 1999 una cooperazione con la NATO; dal 1999 al 2005 l’adesione al GUAM con Georgia, Ucraina, Azerbaigian e Moldavia; dal 2001 membro del Patto di Shanghai, ossia SCO (Shanghai Cooperation Organisation) insieme a Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan.
Storia di Riccardo Mario Cucciolla. – A partire dai primi anni del 21° sec. il presidente Islom Karimov, al potere dal 1989 consolidò il proprio potere autoritario, aumentando il controllo sulla società e sulla vita economica e politica dell’Uzbekistan. Nel 2007, al termine del suo incarico, il presidente uscente aggirò il limite costituzionale che imponeva il limite massimo di due mandati e venne ricandidato alla presidenza dal Partito liberaldemocratico dell’Uzbekistan (OLDP). Karimov venne così riconfermato alle elezioni presidenziali del 23 dicembre 2007 con l’88,1% dei voti, battendo gli altri tre candidati filogovernativi Asliddin Rustamov (3,17%), Diloram Tashmukhamedova (2,94%) e Akmal Saidov (2,85%).
I quattro partiti (filogovernativi) ammessi alle elezioni parlamentari del 27 dicembre 2009 e del 10 gennaio 2010 furono l’OLDP, che ottenne 53 seggi, il Partito democratico popolare dell’Uzbekistan (OXDP) che ne conquistò 32, il Partito democratico della rinascita nazionale dell’Uzbekistan (OMTDP) che ne vinse 31 e il Partito socialdemocratico «Giustizia» (ASDP) che se ne aggiudicò 19; mentre i restanti 15 seggi furono riservati – in base alla riforma elettorale del 2008 – al Movimento ecologico dell’Uzbekistan (OEH). Nel dicembre 2011 vennero introdotte alcune modifiche costituzionali che ridussero il mandato presidenziale a 5 anni e nel marzo 2012 un ulteriore emendamento fissò le successive elezioni presidenziali al 2015, prolungando il mandato di Karimov di quasi un anno.
Si aprì, inoltre, una lotta per la successione politica a Karimov, che nell’autunno 2013 estromise, con accuse di corruzione, la sua primogenita Gulnara Karimova, già imprenditrice, cantante, stilista e diplomatica. La Karimova, che fino ad allora era parsa l’erede designata, divenne – una volta marginalizzata – una dissidente e attivista per i diritti umani in Uzbekistan. Il 21 dicembre 2014 si tennero le elezioni parlamentari – con un secondo turno il 4 gennaio 2015
– in cui vennero eletti 52 deputati di OLDP, 36 di OMTDP, 27 di OXDP, 20 di ASDP e i restanti 15 riservati a OEH. Pur avendo avviato una maggiore apertura dell’economia con un programma di privatizzazioni annunciato nel giugno 2012, il regime politico uzbeko rimase profondamente autoritario, la situazione sociale precaria, frequenti le violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali – come lo sfruttamento del lavoro minorile nella raccolta del cotone – e continuarono le repressioni sulle opposizioni e sulle organizzazioni della società civile. Nelle elezioni presidenziali di marzo 2015, Karimov fu nuovamente confermato alla guida del Paese con il 90,4% dei voti.
Sul piano internazionale, l’U. partecipò al processo di stabilizzazione in Afghānistān – promuovendo diversi modelli negoziali di riconciliazione e concedendo supporto logistico alla coalizione occidentale – e alla lotta al terrorismo jihādista combattendo i militanti islamisti sia in patria sia nei vicini Afghānistān e Tagikistan.
I rimproveri occidentali verso il regime uzbeko – accentuati dopo il massacro di civili ad Andijan nel maggio del 2005 – crearono un gelo diplomatico e frenarono sostanzialmente la cooperazione logistica con diversi membri della coalizione impegnata in Afghānistān, ISAF (International Security Assistance Force), fino al 2007. Successivamente, il progressivo alleggerimento delle sanzioni e l’attenuarsi dell’atteggiamento critico occidentale verso il regime di Karimov e la revoca dell’embargo sulle armi nel 2009 ripristinarono gradualmente la cooperazione tra l’Occidente e l’U., soprattutto dal 2012, quando la NATO (North Atlantic Treaty Organization) iniziò a valutare seriamente le rotte centroasiatiche per le operazioni di ritiro dall’Afghānistān.
Rimasero tese le relazioni con i vicini Tagikistan e Kirghizistan – per le dispute sulle questioni idriche e sulle forniture di gas ed energia elettrica – e continuò lo scetticismo verso le piattaforme regionali: pur rimanendo un membro della Comunità degli Stati indipendenti (v. CSI) e della sua area di libero scambio, nel giugno 2012 l’U. sospese la propria partecipazione all’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (CSTO) e non mostrò particolare interesse per le nuove iniziative multilaterali promosse dal Cremlino, come l’Unione economica eurasiatica. In ogni caso, l’intensificazione degli interscambi con la Russia e la sostanziale cancellazione del debito uzbeko nel dicembre 2014 riavvicinarono i due Paesi, rafforzando una vecchia amicizia e aprendo ulteriori margini di collaborazione.