V L (Valerius, Valens, Ulpis?)
La firma abbreviata di uno scultore: VL f(eci)t, si trova incisa sul lembo inferiore della toga di una statua della seconda metà del IV sec. d. C., nell'Antiquario Flegreo (Pozzuoli).
Si tratta della statua ritratto di Virius Audentius Aemilianus, consolare della Campania già noto da altre iscrizioni (C.I.L., x, 3714, 3482, 3866), scoperta nell'area urbana di Puteoli (v. pozzuoli) con altri monumenti tardo-romani. È di poco anteriore al 379, quando Emiliano è ricordato in Africa con titoli superiori a quelli della dedica di Pozzuoli (C.I.L., viii, 1296, 14728, 24588), e l'eventualità che si tratti di una statua reimpiegata è da escludere perché il marmo è monolitico e non ha alcuna traccia di rilavorazione. Al ricco modellato della toga, che è del disegno tradizionale come in poche altre statue di personaggi di rango senatorio nel IV sec., corrisponde una notevole sensibilità pittorica nella gradualità dei piani del volto e nel morbido graffito della barba; qualche durezza si avverte solo nella capigliatura e nella semplificazione volumetrica delle mani. Abbiamo dunque il documento della cultura classicheggiante di uno scultore romano in un momento di particolare floridezza del maggior porto della Campania, immediatamente anteriore all'età di Teodosio, ed una prova della continuità d'ispirazione tra la "rinascenza" costantiniana e quella teodosiana, uno dei problemi di maggiore interesse per la comprensione di un largo settore della scultura tardoantica.
Bibl.: M. Napoli, Statua ritratto di Virio Audenzio Emiliano, Consolare della Campania, in Boll. d'Arte, II, 1959, pp. 107-113. Sul problema iconografico della toga di tipo antico in monumenti del IV sec., l'interpretazione della R. De Chirico, in Bull. Com., LXIX, 1941, p. 113 ss., che si tratti di un segno distintivo di attaccamento alla tradizione pagana non appare soddisfacente: v. anche R. Brilliant, Gesture a. Rank in Roman Art, New Haven 1963.