V
- Ventesima lettera dell'alfabeto italiano e dell'alfabeto latino. Come le altre lettere u, w e y, essa è derivata dal segno che i Greci avevano adottato per indicare la vocale v e che, anche nella stessa area, compare nelle iscrizioni sotto le due forme Y e V. La lettera greca a sua volta risale alla sesta lettera dell'alfabeto fenicio, in cui aveva però la forma Ϥ e indicava il suono di u semivocale. La storia della letterattura greca è però oscura e non è facile spiegare il passaggio della wāu fenicia in fondo all'alfabeto (quello fenicio terminava con la lettera tāu). Questa circostanza ha fatto pensare anzi che ci si trovi di fronte a un'innovazione greca. I Romani ebbero il loro alfabeto da Cuma, dove la v aveva l'originario suono di u italiano e non quello di ü che l'esempio di Atene fece in seguito prevalere; questa lettera valse a rappresentare i suoni prossimi u, u̯, v non solo nel latino, ma anche nell'italiano, sino al tempo di G. G. Trissino (v. u).
Come suono, la v rappresenta la fricativa labiodentale sonora in quasi tutte le lingue europee che usano l'alfabeto latino; tuttavia, il tedesco, nelle parole germaniche, le dà il suono sordo dell'f italiana e l'olandese un suono intermedio tra v ed f. Una fricativa bilabiale sonora ha lo spagnolo con la b intervocalica; tale suono esiste in qualche dialetto sardo e in dialetti medio-tedeschi.