vacare
Latinismo inaugurato da D., che lo adotta quattro volte nella Commedia (tre non a caso nell'ultima cantica), ora in forma finita ora nel participio presente; più numerosi gli esempi distribuiti fra le opere latine, con esatti parallelismi ma anche diversi ed esclusivi orientamenti sul piano sintattico e semantico: mancano, così, nel D. volgare l'accezione e il costrutto di Ep V 24 (si... mundi gesta revisere vacet) e VE I XIII 1 (si rimari vacaverit), o quello di II XIII 1 (Rithimorum quoque relationi vacemus).
Nel valore intransitivo assoluto, riferito (come in Ep VI 3 solio augustali vacante) a carica, ufficio, che " è o si rende libero " per qualche eventuale pretendente o alla luce di una superiore giustizia: Pd XVI 113 sempre che la vostra chiesa vaca (detto della sede vescovile nella diocesi fiorentina); XXVII 23 il luogo mio, che vaca / ne la presenza del Figliuol di Dio (nell'invettiva di s. Pietro), con allusione a Bonifacio, secondo il poeta usurpatore del soglio papale al cospetto divino. È l'interpretazione ormai invalsa, dal Landino (" Non vaca adunque tra gli uomini, perché il suo decreto vale... ") ai moderni (Tommaseo, Torraca, ecc.); tuttavia il Sapegno sottolinea piuttosto " l'antitesi fra il giudizio umano, che si fonda sull'apparenza, e quello divino, che risale alla sostanza reale delle cose ", senza escludere un possibile consenso alle accuse d'illegittimità canonica mosse al pontefice dai suoi avversari.
Allo stesso orizzonte semantico ci riporta, ma in funzione attributiva e con ellissi del sostantivo (‛ sede ' o ‛ rendita ') mutuata dal formulario curiale, il participio presente di Pd XII 92 la fortuna di prima vacante, " il godimento del primo beneficio ecclesiastico che si rendesse libero ".
Nel sintagma con ‛ essere ', lo stesso participio vale invece " mancare ", " essere privo ", o simili: If XVI 99 a Forlì di quel nome è vacante, cioè il fiume " non ha più " quel nome, l'ha cambiato, in altre parole non si chiama più Acquacheta, ma Montone. Con questo impiego può andare (almeno per il significato) l'uso del verbo latino determinato nell'ablativo: VE I XVIII 3 [il volgare illustre] in humilibus hospitatur asilis, cum aula vacemus (cfr. XVIII 5 cum curia careamus); Mn I XVI 2 [ai tempi di Augusto] nullum nostrae felicitatis ministerium ministro vacavit; meglio ancora Ep II 8 equis armisque vacantem... me detrusit.