VACCA
– Famiglia di artisti che tra il XVII ed il XVIII secolo caratterizzò la scena artistica piemontese distinguendosi in diversi campi: pittura, scenografia, litografia.
Il capostipite fu probabilmente Carlo: fratello di Gerolamo – protomedico di Carlo Emanuele I duca di Savoia che lo nominò conte (Crollalanza, 1965) –, cognato del pittore Cesare Arbasia e suo probabile allievo. Forse fu un discendente di una nobile famiglia saluzzese: fu attivo principalmente a Torino nel XVII secolo (Goria, 1999, p. 53). Rientrato in Piemonte nel 1607 dopo un soggiorno romano, durante il regno di Carlo Emanule I divenne pittore di corte a seguito della morte di Jan Kraeck; nel 1611 fu registrato l’ultimo pagamento in suo favore (Arena, 1999). Della sua produzione artistica rimangono alcune testimonianze: nel 1608 fornì alla corte torinese «quadri, pitture et altre cose»; nel 1610 ricevette 600 scudi per quadri «fatti da lui» (Bava, 1995). Gli sono attribuiti tre pezzi appartenenti alla serie dei Santi della legione tebea (Merlotti - Bava, 2008).
Secondo la Miscellanea Vico (Torino, Biblioteca della Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici del Piemonte, L inf. I 27, fasc. 17), Angelo Bartolomeo il Vecchio nacque nel 1746 e sarebbe un erede dei marchesi Vacca di Saluzzo: forse potrebbe essere discendente del precedente artista. Fu un virtuoso della pittura, e difatti praticò il ritratto, la natura morta, la miniatura, la scenografia. Iniziò come decoratore di tabacchiere presso la Regia Fabbrica del tabacco. Le prime tracce della sua attività ruotano attorno a due quadri di tema storico: il primo – datato 1773 – rappresenta un episodio tratto dalla storia romana, il secondo – datato 1775 – raffigura Alessandro Magno incontra la famiglia di Dario (Cifani - Monetti, 1993, ad ind.). I registri di corte annotano pagamenti per svariati lavori successivi: nel 1787 pitture per il teatro Carignano; nel 1789 quadri per l’appartamento dei duchi d’Aosta e sovrapporte per quello di madama Felicita. A Rivoli sopravvivono poche pitture eseguite nel 1794 con motivi a fiori, frutti e animali nella sala dei Falconieri, nella sala degli Stucchi, nella sala del Sorgere del giorno (Bruno, 2007). Dipinse anche alcune sale del palazzo Valperga di Masino presso Torino (Cibrario, 1846). Divenuto celebre, ricoprì alcuni incarichi presso l’Accademia di pittura di Torino (Cifani - Monetti, 2017). Datate 1790-91 sono le pitture di «fiori, ghirlande, volatili e quadrupedi» in una sala della palazzina di caccia di Stupinigi (Mallé, 1968).
Morì nel 1814 a Torino (Cifani - Monetti, 2017).
Da Angelo discese una stirpe di numerosi artisti, alcuni dei quali raggiunsero grande fama: Luigi, Felice Domenico Maria, Angelo Antonio Pasquale, Giacomo Domenico Maria, Giovanni Maria Basilide, Carlo Vincenzo, Baldassarre Giacinto Maria, Giovanni Battista Simplicio.
Luigi nacque nel 1777 secondo la data riportata sull’atto di battesimo (Vertova, 2009, ad ind.); è considerato il più importante membro della famiglia. La sua produzione è ricca e differenziata: affreschi in ambito civile, religioso, scenografie per diversi teatri piemontesi. Dopo aver ricevuto una prima formazione dal padre Angelo, divenne allievo dello scultore Filippo Collino e in seguito entrò all’Accademia di pittura e scultura sotto la guida di Laurent Pécheux. Le prime prove artistiche sono di natura religiosa: alcune scene nel coro e presbiterio della chiesa di S. Giacomo a Coazze; nella parrocchiale di S. Margherita Ligure un Martirio e gloria dei santi. Ulteriori testimonianze si trovano nel duomo di Carmagnola, nella chiesa di S. Teresa e in quella dei Ss. Martiri a Torino, una Gloria di s. Filippo Neri nella sacrestia della chiesa di S. Filippo, una Crocefissione e altre opere nel duomo di Biella. Rilevante, duratura, vasta fu la produzione scenografica, spesso in collaborazione con il figlio Raffaele: iniziò appena ventenne con la decorazione del soffitto del teatro Regio con Divinità dell’Olimpo. Per il teatro Carignano realizzò gli scenari di: L’elisir d’amore (1832), Parisina (1834), Caterina di Guisa (1836), Il segreto (1836), La Cenerentola (1836), Otello ossia Il Moro di Venezia (1836), Il pirata (1837), I briganti (1838), La marescialla d’Ancre (1841), L’Aretino (1842), Linda di Chamounix (1842). Lavorò per altri teatri della capitale sabauda – tra questi il D’Angennes e il Sutera – e di altre città piemontesi e della Savoia: Ivrea, Saluzzo, Tortona, Chambéry; l’attività di scenografo è perduta e testimoniata solamente da un nucleo di disegni conservati presso l’Accademia Albertina di Torino. La popolarità raggiunta gli permise di ricevere commissioni, non attuate, dai teatri di Vienna e Dublino (Dragone, 2002). Dal 1825 al 1829, insieme ai fratelli Giovanni e Simplicio, lavorò alacremente nel cantiere dell’abbazia di Hautecombe: realizzò, disegnò e supervisionò le decorazioni pittoriche nella chiesa e negli appartamenti reali per il re Carlo Felice (Vertova, 2009, ad ind.). Su incarico del sovrano rappresentò nel salone del castello di Govone Storie di Niobe nel soffitto e figure monocromatiche alle pareti (Cornaglia - Moro, 2000). All’apice della carriera fu nominato da Carlo Felice pittore di corte nel 1823, e l’anno successivo ottenne la carica di professore di pittura all’Accademia (Dragone, 2002, ad ind.). Prese parte numerose volte alle esposizioni della Promotrice torinese (Bellini, 1998, p. 415).
Morì nel 1854.
Felice Domenico Maria nacque nel 1778; si crede che ricevesse educazione artistica dal padre e che questi lo aiutasse nei suoi vari cantieri (Gabrielli, 1934). Viene definito pittore di «fiori, animali e decorazioni»; la sua attività non è ancora stata indagata a fondo per mancanza di riferimenti certi: si conserva unicamente una Madonna col Bambino nella chiesa dell’Immacolata Concezione di Torino.
Morì dopo il 1856 (Cifani - Monetti, 2017, pp. 101-116).
Angelo Antonio Pasquale il Giovane nacque nel 1781; la critica lo vuole allievo di un certo Bussolino, probabilmente Vittorio (Baudi di Vesme, 1968, p. 1063). Tale notizia non può essere avallata in quanto questo artista è vissuto posteriormente; probabilmente come per i fratelli, il suo apprendistato va ipotizzato presso il padre. Si specializzò nella miniatura divenendo un valente miniaturista di corte dei re Vittorio Emanuele I (Bertana, 1996, pp. 7, 23, 25) e Carlo Felice.
Morì nel 1823.
Giovanni Maria Basilide nacque nel 1784; fu allievo del padre e successivamente, come il fratello Luigi, studiò e collaborò con Laurent Pécheux. La sua attività fu variegata e si svolse in diversi campi: con Luigi e Simplicio si cimentò nell’impresa decorativa dell’abbazia di Hautecombe (Vertova, 2009, ad ind.); insieme al nipote Raffaele e altri artisti creò l’apparato figurativo per il centenario del santuario di Oropa (Avogadro di Valdengo, 1846). Particolare applicazione in campo pittorico furono le decorazioni di due carrozze: la prima detta di Maria Teresa, costruita nel 1817 circa per le nozze di Carlo Alberto con Maria Teresa d’Asburgo Lorena, con delicate figure allegoriche dai toni pastello; la seconda detta il Telemaco, realizzata nel 1817 circa, utilizzata per il matrimonio di Vittorio Emanuele II con Maria Adelaide d’Austria, e raffigurante le avventure dell’eroe Telemaco (Carrozze e livree, 1992).
Morì nel 1839.
Carlo Vincenzo nacque nel 1789. Fu operoso come miniatore di corte dei re Carlo Felice e Carlo Alberto. Allievo e collaboratore del fratello Angelo, gli viene attribuita la produzione di miniature eleganti e garbate (Centuries of style, 2010).
Morì nel 1848.
Giovanni Battista Simplicio nacque nel 1792. Con i fratelli Luigi e Giovanni Maria collaborò nel cantiere di Hautecombe: diede il suo contributo realizzando una sovrapporta e diversi altri lavori d’ornato.
Morì nel 1834 (Vertova, 2009, ad ind.).
Raffaele nacque nel 1801, figlio di Luigi. Fu un artista poliedrico attivo come litografo specializzato in ritratti – il cantante d’opera Vincenzo Galli (Baudi di Vesme, 1968, p. 1066) – e come miniaturista – La Beata Vergine della Consolata esposta alla mostra della Società promotrice di Torino del 1844 (Bellini, 1998, p. 416). In collaborazione con il padre e con Carlo Sciolli lavorò alle scenografie del teatro Carignano: Ginevra di Firenze (1841), La vestale (1841), Maria de Rudenz (1841), La regina di Golconda (1842), Maria regina d’Inghilterra (1843), Nabucodonosor (1843), Don Procopio (1844), La favorita (1848), Lorenzino de’ Medici (1848), Piero de’ Medici (1849), Lucrezia Borgia (1854), Saffo (1854), Poliuto (1855).
Morì nel 1858.
Cesare Angelo Giuseppe nacque nel 1805, anche lui figlio di Luigi. Si dedicò alla scenografia; tra il 1830 e il 1835 lavorò a Sassari affrescando ambienti nel palazzo civico, nell’aula magna dell’Università, nel duomo.
Morì nel 1836 (Vertova, 2009, ad ind.).
Le fonti storiche menzionano altri personaggi che, nonostante avessero in comune il cognome e la città di residenza, non è chiaro che tipo di legame parentale possedessero con gli altri membri della discendenza qui trattata; sono riscontrabili poche informazioni e appare arduo determinare dove e come si sia svolta la loro attività. Di un certo Giacomo – «Jacques Vacca, peintre», considerato «verosimilmente» figlio di Angelo Bartolomeo – si ha notizia che fu condannato nel 1804 a quattordici anni di «ferri» (Baudi di Vesme, 1968, p. 1064); Pietro è documentato nel 1813, quando viene menzionato nella classe di disegno dell’Accademia di Torino (Courrier de Turin, 26 agosto 1813).
Fonti e Bibl.: Torino, Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici, Miscellanea Vico, L inf. I 27, f. 17: Memorie biografiche di Luigi Vacca regio pittore e di tutta la famiglia Vacca, benemerita dell’arte nel nostro Paese e molto stimata anche all’estero.
Courrier de Turin. Journal politique, littéraire, 26 agosto 1813, p. 517; M. Paroletti, Turin et ses curiosités..., Torino 1819 pp. 412-413; Catalogo degli oggetti ammessi alla pubblica esposizione procurata dalla Società promotrice delle belle arti in Torino, Torino 1844, p. 31; G. Avogadro di Valdengo, Storia del santuario di Nostra Signora d’Oropa ne’ monti di Biella, Torino 1846, p. 162; L. Cibrario, Storia di Torino, II, Torino 1846, p. 684; G.E., in Bullettino delle arti del disegno, I (1854), p. 23; C. Rovere, Descrizione del Reale Palazzo di Torino, Torino 1858, pp. 43, 85 s., 115, 166-168, 170, 200; A. Dufour - F. Rabut, Notes pour servir à l’histoire des Savoyards de divers états..., in Mémoires et documents publiés par la Société Savoisienne d’histoire et d’archéologie, XII (1870), p. 272; A. Stella, Pittura e scultura in Piemonte..., Torino 1893, pp. 28-31; M. Soldati, Catalogo della Galleria d’arte moderna del Museo civico di Torino, Torino 1927, p. 180; N. Gabrielli, V., in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXXIV, Leipzig 1934, pp. 21 s.; L. Chiappino, La litografia in Torino durante il Regno Sardo, Torino 1939, p. 26; L. Servolini, Dizionario illustrato degli incisori italiani moderni e contemporanei, Milano 1955, p. 810; G.B. di Crollalanza, Dizionario storico-blasonico..., III, Bologna 1965, p. 59; A. Baudi di Vesme, Schede Vesme. L’arte in Piemonte dal XVI al XVIII secolo, III, Torino 1968, pp. 1062-1066; L. Mallé, Stupinigi..., Torino 1968, pp. 190-203, 491; Dizionario enciclopedico Bolaffi dei pittori e degli incisori italiani, XI, Torino 1976, pp. 211-213; F. Dalmasso, Luigi Vacca, in Cultura figurativa e architettonica negli Stati del Re di Sardegna 1773-1861 (catal.), a cura di E. Castelnuovo - M. Rosci, III, Torino 1980, p. 1492; G. Romano, Nicolò Musso (catal.), Torino 1990, pp. 38, 46; Carrozze e livree (catal.), a cura di E. Carnelli - E. Coppola, Roma 1992, pp. 36-49; A. Cifani - F. Monetti, I piaceri e le grazie. Collezionismo, pittura di genere e di paesaggio fra Sei e Settecento in Piemonte, Torino 1993, ad ind.; A.M. Bava, La collezione di pittura e i grandi progetti decorativi, in G. Romano - A.M. Bava, Le collezioni di Carlo Emanuele I di Savoia, Torino 1995, p. 247; C.E. Bertana, Miniature sabaude, Torino 1996, pp. 7, 22 s., 25; G. Merlo et al., Gli artisti a Torino dai censimenti 1705-1806, Cavallermaggiore 1996, ad ind.; E. Bellini, Pittori piemontesi dell’Ottocento e del primo Novecento (dalle Promotrici Torinesi), I, Torino 1998, pp. 415 s.; R. Arena, Approdi caravaggeschi in Piemonte, in Percorsi caravaggeschi tra Roma e Piemonte, a cura di G. Romano, Torino 1999, pp. 81-160 (in partic. pp. 81-112); Old master pictures (catal.), Londra, Christie’s, 27 ottobre 1999, lotto 91; C. Goria, Le lettere di Ercole Biga ai «pittori eccellentissimi» Giovanni Antonio Molineri e Carlo Vacca, in Studi piemontesi, XXVIII (1999), pp. 47-62; P. Cornaglia - L. Moro, Gli appartamenti del primo piano, in Il Castello di Govone. Gli appartamenti, a cura di L. Moro, Torino 2000, pp. 10-39; P. Dragone, Pittori dell’Ottocento in Piemonte: arte e cultura figurativa, 1800-1830, Torino 2002, ad ind.; A. Bruno, Il Castello di Rivoli, Torino 2007, pp. 73-78; A. Merlotti - A.M. Bava, in La Reggia di Venaria e i Savoia. Arte, magnificenza e storia di una corte europea (catal.), II, Torino 2008, pp. 54-58, nn. 3.1-3.12; M.L. Vertova, Hautecombe. Il restauro ottocentesco, Torino 2009, ad ind.; Centuries of style. Silver, european ceramics, portrait miniatures and gold boxes... (catal.), Londra, Christie’s, 10 giugno 2010, lotto 93; C. Roggero Bardelli, Torino tra Illuminismo e Restaurazione: quattro inedite vedute della città e del suo paesaggio, in La festa delle arti. Scritti in onore di Marcello Fagiolo per cinquant’anni di studi, a cura di V. Cazzato - S. Roberto - M. Bevilacqua, I, Roma 2014, pp. 104-111; Arredi e dipinti antichi (catal.), Vercelli, Meeting art casa d’aste, asta n. 800 del 1° novembre 2015, lotto 239; Decorazione d’interni (catal.), Vercelli, Il Ponte casa d’aste, asta n. 336 del 3 febbraio 2015, lotti 489, 491; A. Cifani - F. Monetti, Un dipinto inedito di Angelo Bartolomeo Vacca senior (1746-1814). Nuovi documenti per il pittore e la sua famiglia, in Studi piemontesi, XLVI (2017), pp. 101-116.